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Pubblichiamo qui di seguito il testo prodotto dall’assemblea tenutasi oggi, mercoledì 19 giugno, a seguito dell’operazione poliziesca contro chi si oppose allo sgombero della Libreria Ex-Cuem dell’Università di Milano.
Libreria Ex-Cuem – Università Clandestina
Mercoledì 19 giugno alle 6 di mattina la polizia si è presentata nelle case di dieci ragazzi e ragazze per i fatti del 6maggio. Sette di loro sono agli arresti domiciliari, tre indagati a piede libero. Le accuse sono resistenza, danneggiamento e travisamento.
Quei giorni li ricordiamo tutti. Il Continue reading
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Diffondiamo da informa-azione
Apprendiamo che nella mattinata del 12 giugno sono state effettuate perquisizioni, particolarmente incentrate sul sequestro di indumenti, a danno di sei compagni tra Milano, Verona e Modena.
Le accuse riguardano resistenza a pubblico ufficiale, porto e accensione di ordigni esplosivi e travisamento; imputazioni relative al presidio sotto il carcere di Alessandria dello scorso settembre. Nessun arresto.
Solidarietà e complicità con i compagni perseguitati, anche da CordaTesa
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La donna è stata condannata a 11 anni di carcere per alcune frasi scritte su Twitter. Il suo nome è Huda al-Ajmi, ha 37 anni, di professione insegnante. Huda al-Ajmi è anche una blogger: i tweet che le sono costati 11 anni di carcere erano rivolti contro l’emiro Sheik Sabah al-Ahmad al-Sabah. La sentenza è stata proclamata in Kuwait, nazione che di certo non è considerata fra le più estremiste fra quelle presenti nel Medio Oriente.
Huda al-Ajmi aveva protestato contro l’emiro Continue reading
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“La pazienza ha un limite” ha annunciato ieri un adirato Erdogan accusando ancora una volta gli oppositori di teppismo e denunciando che, fra l’altro, molti di loro erano entrati in una moschea del centro con bottiglie di birra e senza togliersi le scarpe.
Come previsto dunque la tregua tra islamisti e laici non è durata e da ieri a Istanbul sono ripresi, durissimi, gli scontri tra polizia e manifestanti. Scontri che malgrado le ipocrite e svogliate ramanzine della UE sono più volte degenerati nella violenza più bestiale come raccontano molti giornali turchi a partire Continue reading
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Una sciarpa che copre il volto per sfuggire all’occhio “invadente” delle telecamere Digos. Una mano sulla bocca per non respirare l’odore acre dei lacrimogeni. O un cappello “tenuto basso” per non essere del tutto riconoscibili: scene classiche da manifestazioni. Scene che da oggi potrebbero essere punite con il carcere. E’ questo, in soldoni, quello che prevede una condanna del tribunale della Procura di Genova che ha disposto pene variabili fra i nove e i quattordici mesi per sette persone accusate di resistenza e “travisamento”.
Gli accusati, sette studenti liguri che Continue reading
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ANSA – Il web siriano è nuovamente offline in tutto il Paese dalle 10 locali, le 9 in Italia. Lo riferisce l’azienda Usa Renesys Corporation. L’accesso ad alcuni siti web governativi è bloccato: lo si può verificare utilizzando i tool online di monitoraggio dei siti web.
Stamani, intanto, una potente esplosione è stata avvertita nel cuore di Damasco, nei pressi di piazza degli Omayyadi. Lo riferiscono attivisti anti-regime. Secondo le prime informazioni si tratterebbe di una autobomba esplosa davanti al teatro dell’Opera della capitale. Un corrispondente occidentale riferisce un primo bilancio di almeno due feriti gravi. L’ultimo attentato nel centro di Damasco risale all’8 maggio. Almeno due colpi di mortaio sono caduti sulle alture del Golan occupate da Israele, nei pressi del monte Hermon. Lo scrive il Continue reading
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Fu vittima di torture, picchiato e umiliato nel carcere vergogna di Guantanamo. Mohamedou Ould Slahi, un cittadino della Mauritania, ha deciso di raccogliere in un libro di memorie la sua storia, raccontata dalla rivista Slate che ne ha pubblicato diversi estratti. Dal racconto emergono dettagli imbarazzanti per gli Stati Uniti: nonostante Obama abbia ribadito pochi giorni fa di non aver cambiato linea e di continuare a ritenere necessario la chiusura del centro di detenzione, la situazione resta pesante. Anche perché da due settimane prosegue lo sciopero della fame all’interno della struttura penitenziaria. L’immagine della guerra al terrore voluta da George W. Bush dopo l’11 settembre.
IL RACCONTO E LE TORTURE – Detenuto a Guantanamo Bay a Continue reading
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riceviamo e diffondiamo
Siamo stanchi di sopportare questi atti repressivi: fogli di vie, denunce, perquisizioni a casa, in auto, nelle borse degli attivisti che viaggiano in giro per l’Italia e adesso anche due arresti (per fortuna sono tornati subito fra le nostre braccia); stanchi degli abusi e dell’arroganza della polizia e del commissario Presti che ha oltrepassato il limite , noi non dimentichiamo la violenza che hanno subito le nostre mamme, non dimentichiamo l’aggressione alla nostra sorella Desy, a Turi, Nicola e a tutti noi.
Diciamo basta alla presa per il culo dei politicanti, al governo fantoccio italiano che sia di centrodestra o centrosinistra che sia di tecnici o dei saggi loro, sono tutti palesemente pro Muos.
L’abbiamo capito il giorno precedente della prima manifestazione nazionale, Continue reading
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Presentiamo la lettera di A.D.Bourzoukos, uno dei 4 compagni anarchici arrestati il 1 Febbraio 2013 per la doppia rapina realizzata nella località di Velventòs.
“Mancava ancora molta luce perchè albeggiasse
Ma io non ho accettato la sconfitta”
Mezzogiorno e 25 minuti. L’ultima volta che ho guardato l’orologio. Dietro di noi un’auto pattuglia, dentro nel furgone i miei due compagni, l’“ostaggio” e io. Solo alcune ore prima le nostre emozioni erano totalmente differenti. Per un istante, all’apparenza, tutto andava perfettamente, fino a che hanno arrestato il nostro compagno nell’“ambulanza”. Quindi, di colpo la situazione ci ha abbattuto, ma nonostante tutto questo abbiamo mantenuto la Continue reading
Commenti disabilitati su Grecia: Lettera del prigioniero anarchico Andreas-Dimitris Bourzoukos | tags: anarchici, Andreas-Dimitris Bourzoukos, anticarceraria, azione diretta, brutalità della polizia, carcere, compagni incarcerati, CordaTesa, Cospirazione delle Cellule di Fuoco, grecia, I 4 di Kozani, lettera dal carcere, prigionieri politici, prigioniero anarchico, repressione, repressione di stato, solidarietà, terrorismo di stato | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Corrispondenze galeotte, Dentro le mura, Mondo in cella, Tutti
Un tribunale brasiliano ha condannato a 156 anni di carcere ognuno dei 23 poliziotti accusati dell’omicidio di dodici prigionieri durante il “massacro del carcere di Carandiru” a San Paolo, avvenuto il 2 ottobre del 1992, nel quale avevano perso la vita 111 detenuti.
La sentenza è stata annunciata ieri dal giudice José Augusto Nardy Marzagão e corrisponde alla prima parte del processo, diviso in quattro fasi, riportano i media locali.
Nel processo saranno giudicati un totale di 79 agenti per la strage avvenuta quando gli agenti erano intervenuti nella prigione per sedare una rissa tra fazioni rivali. Nessun poliziotto Continue reading
Commenti disabilitati su Brasile: massacro di Carandiru, emesse le prime condanne | tags: anticarceraria, brasile, carandiru, condanne per poliziotti, CordaTesa, massacro in carcere, processo, repressione | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
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In questo numero:
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Commenti disabilitati su Opuscolo OLGa n° 78 di marzo | tags: anticarceraria, carcere, contro il carcere, CordaTesa, download, Informazione, marzo, n 78, olga, opuscolo, repressione | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Download, Tutti
http://libertad28m.blogspot.com.ar/
Questo è il nuovo blog aperto per informare a riguardo dex compagnx detenutx e arrestatx a Temuco, in Cile, durante la infima repressione del 28 marzo
Commenti disabilitati su Temuco: Nuovo blog per i compagni del 28M | tags: 28M, anarchici, anticarceraria, carcere, cile, compagni incarcerati, CordaTesa, detenuti, nuovo blog, processo, repressione, Temuco | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
da informa-azione
Cie di Modena, 7 aprile 2013.
Nel pomeriggio i reclusi ci fanno sapere che dalla mattina è in corso una rivolta, scaturita dalle proteste per il trasferimento dal carcere al Cie di una persona diabetica in preoccupanti condizioni di salute. I detenuti si chiudono dentro la sezione e cercano di resistere, da fuori i carabinieri cercano di sfondare per entrare, mostrando l’intenzione di sopprimere la protesta con le manganellate.
Tra le 16.30 e le 17.00 i carabinierieri arrivati in forze riescono a sfondare e ad entrare nella sezione e iniziano il pestaggio. Almeno uno dei reclusi rimane a terra ferito. Da fuori dal CIE si sentono urla e battiture.
Un’ambulanza arriva e se ne va, non si sa se con qualcuno a bordo (le “forze dell’ordine” dicono ai detenuti dentro che il ferito è stato portato in ospedale).
A sera ci fanno sapere che la protesta è ancora in corso, e alcuni solidali da fuori sentono urla e battiture.
Solidarietà a chi si ribella.
Basta CIE, basta galere, basta gabbie!
MODENA – Ancora una protesta al Cie di Modena. Ieri sera, nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie), è scoppiata una rivolta presto sedata dalle forze dell’ordine. Stando alle prime informazioni, non ci sono stati feriti.
Gli stranieri si sono barricati nella struttura e la polizia è intervenuta per rimettere ordine e fermare una “protesta pacifica”. All’esterno, riferiscono alcuni testimoni, “si sentivano urla”. Subito è scattato il tam-tam sui social network per portare all’attenzione dell’opinione pubblica quanto stava accadendo all’interno del Centro: “Andate al Cie! Fate girare!”. Qualcuno parla di “grida urla e strazianti” provenire dall’interno.
Fonte
Commenti disabilitati su Modena, stranieri in rivolta al Cie | tags: anticarceraria, basta cie, centro di identificazione ed espulsione, CIE, CordaTesa, modena, protesta degli immigrati, repressione, rivolta nel cie, tumulti | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Temuco. Ieri mattina, 28 marzo, la polizia ha effettuato una serie di perquisizioni tra cui due case occupate. Una in Plaza Dreve conosciuta come Espacio Pandemia e l’altra è la biblioteca Amanecer. Secondo la procura, la polizia e la stampa durante le perquisizioni sarebbero stati trovati estintori, polvere nera, timer, gas butano e un manuale di bombe artigianali. Infine dicono di aver trvato un testo rivendicativo di un’azione.
Molti compagni sono stati arrestati anche solo per non aver dato i loro nominativi agli sbirri. I compagni arrestati, invece, per il possesso d’armi sono 2 o 3 e non si esclude che possono essere accusati per la legge contro il terrorismo.
Il 26 marzo, quindi due giorni prima, i compagni di Espacio Pandemia avevano scritto un comunicato in cui parlavano di un continuo controllo, da circa due mesi, da parte degli sbirri nei loro confronti e dello spazio. I bastardi in divisa hanno, più volte, chiesto agli abitanti della zona cosa i compagni facessero in quel posto, e cosa organizzassero senza mai ottenere nulla. Il magistrato che si occupa di tutta questa storia è Paredes Cristian. Seguiranno aggiornamenti…
SOLIDARIETA’ CON I COMPAGNI ARRESTATI A TEMUCO!
La mattina del 28 marzo, in cui si commemorava la “giornata del giovane combattente”, la polizia ha fatto irruzione in due si ti compagni: L’occupazione di Dreves e la Biblioteca Amanecer.
Ivan Bezmalinovic, celebre generale di Pacos, ha praticamente affermato che questa è un’indagine coordinata tra Carabineros e magistratura, e che sono stati trovati, durante le perquisizioni, timer simili a quelli usati negli attacchi contro la Gendarmeria e gli stessi Carabineros.
A detta degli infami repressori, nell’occupazione di Dreves, sarebbero stati trovati 400gr di polvere nera, due estintori, fusibili, gas butano, orologi, batterie, cavi ed altro materiale secondo loro molto importante. Nella Biblioteca Amanecer, invece, sarebbe stato trovato un taccuino in cui ci sarebbe stata scritta una rivendicazione.
In questa operazione sono stati arrestati 12 compagni: 7 per aver negato l’identificazione agli sbirri, 2 per detenzione di marihuana e 3 sulla legge sul controllo di armi.
Il procuratore di Temuco, Cristian Perez, ha tenuto a precisare, come procedura usuale di ogni fottuta democrazia, che nel mirino non c’è tutto il movimento ma solo tre persone che si sono macchiate di certi reati.
Agli arrestati è stato fatto il prelievo di DNA per compararlo con quello degli oggetti rinvenuti dopo gli attacchi. In Cile, come in tutto il mondo, è diventata una pratica molto diffusa quella di fare una banca genetica. In Cile, i prigionieri Mapuche, hanno anche subito percosse e torture per l’estrazione del DNA.
I compagni nella stessa serata del 28/03 sono stati trasferiti dal Commissariato al Tribunale.
Il giorno seguente il Tribunale di Temuco era circondato in tutto il perimetro da un grosso contingente di sbirri anti sommossa; questo è accaduto per la prima volta da quando è stato costruito.
Ci sono state udienze diverse, in base al reato imputato, contro i compagni arrestati.
Tre compagne, Ariadna Torres Torres, Roxana Marin Laurie e Yaritza Grandòn sono state accusate di appartenere alla “Cèlula Nòmade Incendiaria”, quindi per fabbricazione e porto di materiale esplosivo nei due attacchi contro la Gendarmeria e le Forza Speciali, ma senza essere formalizzata sotto la legge Anti-terrorismo.
Le tre compagne durante l’udienza hanno rilasciato delle dichiarazioni in cui fanno capire(Ariadna e Roxana che è incinta di 5 mesi) che sia l’estintore che il taccuino, rispettivamente, non sono stati trovati durante la loro presenza ma sono apparsi all’improvviso. Yaritza, invece, ha affermato che i giorni 26 e 27 febbraio lei era a fare un esame a Talcahuano, ed ha preso un autobus per tornare a Temuco il 3 marzo arrivando a casa alle 05:00 del mattino.
Il giudice ha concesso 5 mesi di indagine e gli arresti preventivi per tutte e tre le compagne.
In un’altra udienza è stato valutato il reato per possesso di droga(100gr di marihuana) nei confronti dei compagni arrestati nella casa di Amanecer. In questo caso il giudice ha decretato 3 mesi di indagini e l’arresto preventivo per i tre compagni.
Questa situazione, a detta dei compagni di quelle zone, ricorda molto l’arresto del compagno Esteban Huiniguir nel 2008. Fu arrestato in seguito ad una perquisizione a casa e dove furono trovate, a tre compagni che vivevano con lui, alcune moltov. Esteban per alcune piante di marihuana, che gli furono trovate a casa, fu accusato di “semina” e “microtraffico” e condannato a 3 anni ed un giorno + 541 giorni per un’altra condanna per aver fatto parte del MJL(Movimento Juvenil Lautaro). Esteban è stato scarcerato nel 2012.
Per gli altri 7 compagni arrestati per non aver permesso la loro identificazione, la corte ha deciso di condannarli con una multa di 2 UTM, a cui i compagni hanno già dichiarato di appellarsi, e sono stati poi scarcerati.
Le difese dei compagni arrestati per entrambe i tipi di reati ricorreranno alla Corte d’Appello.
Bisogna ricordare che già in passato la polizia aveva fatto irruzione in alcune case dicendo di aver trovato polvere nera, esplosivi,estintori e fusibili. In due casi in particolare furono arrestati due compagni. Nel 2009 il compagno basco Luzarraga Asel che fu condannato a 220 giorni di carcere, senza che gli venisse formalizzata l’accusa per la legge Anti-Terrorismo. Nel 2010 Waikilaf Cadin Calfunao fu condannato a 3 anni e 541 giorni di reclusione.
SOLIDARIETÀ CON TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI A TEMUCO!
FUOCO ALLE GALERE DI TUTTO IL MONDO!
Commenti disabilitati su Cile – Temuco – Maxi Repressione per i compagni anarchici..aggiornamento | tags: anarchiche arrestate, anarchici, anticarceraria, cile, CordaTesa, repressione, solidarietà ai compagni, Temuco | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Commenti disabilitati su Mobilitazioni in solidarietà agli arrestati di Roma 15 ottobre | tags: 15 ottobre, anticarceraria, arrestati roma, assemblea, carcere, chiamata di solidarietà, CordaTesa, mobilitazione, repressione | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Presidi, cortei, saluti e iniziative, Tutti
Il regime teocratico, per paura delle rivolte dei prigionieri, è ricorso a manovre anti-sommossa in varie prigioni di tutto il paese. Manovre simili sono già state messe in atto nelle prigioni delle città di Ardakan, Yadz, Arak, Naghadeh, Abadeh, Maragheh, Marvdasht, Ghom, Yassouj e altre. Sono state portate a termine con la collaborazione del Ministero dell’Intelligence, delle Forze di Sicurezza, dell’Ufficio del Governatore, del Dipartimento dei Vigili del Fuoco e dei servizi di emergenza di queste città. Gli agenti del regime hanno affermato che lo scopo di tali manovre è “garantire la sicurezza nelle prigioni,” “preparazione e miglioramento della capacità di affrontare potenziali disordini e sommosse all’interno delle prigioni,” “affrontare situazioni con rapimento di ostaggi,” “minacce,” “aumento del livello di preparazione della polizia penitenziaria, coordinamento con altri organi e controllo delle crisi.” Nel frattempo, il 19 Marzo 2013, gli agenti “per la sicurezza penitenziaria” hanno brutalmente ispezionato i bracci maschile e femminile dei prigionieri politici nella prigione di Evin. Le forze anti-sommossa al comando dell’IRGC hanno anche partecipato a varie esercitazioni per contrastare “le proteste popolari” a Tehran. Queste manovre repressive in varie prigioni e città servono a reprimere le rivolte dei prigionieri contro le orribili condizioni delle prigioni, l’esplosione della rabbia popolare e le masse di gente affamata, in particolare alla vigilia delle elezioni-farsa del regime.
Fonte
Commenti disabilitati su Iran, manovre anti-sommossa nelle prigioni per paura delle proteste, ispezionato Evin | tags: anti-sommossa, anticarceraria, carcere, CordaTesa, detenuti, iran, paura di rivolte, possibili disordini, prigioni, repressione | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
diffondiamo da informa-azione
Il 4 aprile si terrà a Roma la prima udienza per 25 persone accusate di devastazione e saccheggio e resistenza per la giornata di rivolta del 15 ottobre a Roma. Altre 16 persone hanno già ricevuto in primo grado condanne dai 2 ai 9 anni.
In tutto 6 persone si trovano ai domiciliari, due in carcere e una decina sono sottoposti all’obbligo di firma.
Dopo la rivolta di Genova 2001 è fin troppo chiaro l’utilizzo del reato di devastazione e saccheggio come monito teso a scoraggiare il ripetersi di rivolte popolari ed a smorzare il desiderio di esternare in maniera efficace il proprio dissenso, com’è chiaro l’intento dello stato di tener divisi gli imputati, di processarli separatamente al fine di isolarli e “annientarli”, come è capitato per i primi ad essere giudicati e condannati.
Non ci può più essere l’illusione di poter chiedere, interagire, cambiare qualcosa stando seduti ai tavoli della democrazia o sperando nella giustizia.
E’ fondamentale non lasciare soli i condannati e gli accusati per il 15 ottobre 2011: che nessuno in galera o tra le mura di una casa trasformata in prigione si senta solo; che mai gli venga il dubbio che forse non ne valeva la pena. Affinchè la gioia di una città illuminata dalle fiamme della rivolta non si spenga mai; affinchè il coraggio di abbandonarsi alla passione dei propri desideri e della propria rabbia non diventi mai un rimorso.
E’ fondamentale ribadire che chiunque abbia partecipato alla rivolta del 15 ottobre a Roma ha fatto bene ad esserci.
Che da più città possibili si alzi un grido di rabbia in solidarietà ai prigionieri e agli inquisiti!
Ne va della libertà di tutti noi! Non lasciamoli soli!
Commenti disabilitati su Repressione 15 ottobre – Appello per giornata di mobilitazione in solidarietà con imputati e arrestati | tags: 4 aprile, anticarceraria, appello, carcere, CordaTesa, davide rosci, dayvid, giornata di mobilitazione, libertà x ciga, repressione, roma 15 ottobre, solidarietà | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Presidi, cortei, saluti e iniziative, Tutti
Davide è stato nuovamente trasferito, dal carcere di Rieti a quello di Viterbo. In realtà a Rieti è stato in isolamento solo i primi giorni, probabilmente perchè in sezione nuovi giunti.
L’11 Aprile avrà un’udienza al tribunale di Roma per tentata evasione dai domiciliari.
Altri imputati per il 15 ottobre, avranno invece l’udienza preliminare a Roma il giorno 4 aprile, e ci sarà probabilmente un presidio davanti al tribunale. Tra questi anche l’udienza per Mauro accusato di tentato omicidio (carabiniere della camionetta).
Si è invece capito che Massimiliano, il sesto condannato di Roma, oltre ai 5 teramani, è un fascio. Sempre troppo tardi, però è importante diffondere la notizia.
per scrivere e dare solidarietà a Davide:
DAVIDE ROSCI
Casa circondariale di VITERBO
Strada Santissimo Salvatore, 14/b
01100 – VITERBO
Commenti disabilitati su Repressione 15 Ottobre – Davide Rosci trasferito a Viterbo e altri aggiornamenti | tags: anticarceraria, carcere, CordaTesa, davide rosci, repressione, roma 15 ottobre, trasferimenti, viterbo | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Attentato Adinolfi: restano in carcere i due anarchici insurrezionalisti
Genova. Restano in carcere Nicola Gai e Alfredo Coppito, i due anarchici insurrezionalisti accusati dell’attentato all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, del 7 maggio scorso a Genova.
La seconda sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso della difesa dei due.
Gai e Coppito sono detenuti nel carcere di Sanremo dopo l’arresto avvenuto il 14 settembre dello scorso anno.
Repressione – Nuovo 270 bis per Anna Beniamino
AGGIORNAMENTI SU REPRESSIONE – 7 marzo. Mi è stato notificato stamattina, da quattro ceffi di Ros e Digos di Genova, l’ avviso di garanzia per
”270 bis c.p.p. (partecipazione ad una associazione che si propone atti di violenza contro persone, quali Roberto Adinolfi ed istituzioni con finalità di terrorismo ed eversione del’ ordine democratico )” oltre all’ accusa di porto in luogo pubblico o aperto di armi da fuoco (accertato il gennaio 2013 ).
In questo nuovo procedimento siamo indagati Alfredo, Nicola ed io. Contestualmente è stato notificato il sequestro delle armi da fuoco di proprietà del padre di Nicola, regolarmente denunciate e già presenti nel corso delle scorse perquisizioni. L’acrobazia inquisitoria è la seguente: in sede di incidente probatorio su due caschi sequestrati a casa di Nicola, è stato verificato che erano presenti tracce di polvere da sparo non compatibili con il munizionamento utilizzato nel ferimento Adinolfi, tali tracce presupporrebbero che i caschi fossero utilizzati con altre armi ovvero quelle in disponibilità del padre che verranno ora fatte oggetto di perizia. Traduzione di tutto questo: che le perizie hanno avuto esito negativo, visto che sto continuando ad aggiornare sulla situazione repressiva in corso e a solidarizzare con i compagni in carcere ad Alessandria ed altrove , visto che il procedimento x 280 cp. per Nicola ed Alfredo è in procinto di chiudersi per fine indagini, quindi dovrebbero finalmente concedermi i colloqui con Alfredo, arriva puntuale questa ennesima forma di pressione dalla procura genovese. Se il tentativo è quello di spezzare la solidarietà tra noi sappiano che non ci riusciranno ,ne ora ne mai .Solidarietà ad Alfredo, Nicola ed a tutti i compagni in carcere, in Italia e ogni dove…
Per l’ anarchia.
Anna Beniamino
per contatti: nidieunimaitres@gmail.com
Prigionieri – Sergio, Stefano e Alessandro trasferiti da Alessandria a Ferrara
Sergio, Stefano e Alessandro , per iniziativa della Procura di Milano (seppure la stessa non abbia ancora emesso un mandato di cattura nei confronti di quest’ultimo ),sono stati trasferiti oggi 6 marzo nel carcere di Ferrara. Sembra che il senso sia quello di evitare rapporti tra loro tre e Alfredo e Nicola, detenuti anche loro nella sezione AS2 di Alessandria.
Sergio Maria Stefani,
Stefano Gabriele Fosco,
Alessandro Settepani
C.C. Via Arginone, 327
44122 Ferrara
La competenza per il processo è passata per Stefano, Elisa, Sergio e Giuseppe alla Procura di Milano. Per i primi tre c’è già stato il riesame (per Giuseppe ci sarà a fine mese) che ha dato esito negativo per la loro scarcerazione.
Per Sergio al Tribunale della Libertà di Milano è caduto il punto B dell’ordinanza di custodia cautelare (attentati alla Bocconi e al direttore del Cie di Gradisca) ed è stato introdotto il reato di istigazione a delinquere adducendo come prova gli scritti, i comunicati, le lettere diffuse dal compagno durante la precedente carcerazione per l’operazione Shadow. Ieri c’è stata anche l’udienza per decidere se potrà avere finalmente i colloqui con Katia, cosa per cui è ancora in sciopero della fame.
Per Stefano ed Elisa in sede di riesame è caduto il 280 mentre sono rimasti il 270 e l’istigazione a delinquere. Le motivazioni addotte in sede di riesame per tenerli in carcere riguardano principalmente l’attività del blog Culmine, attraverso il quale gli inquirenti sostengono di aver riscontrato il “contributo ideologico” alla presunta associazione sovversiva, il “superamento dei limiti di comunicazione e conoscenza” oltre a mettere sotto accusa la solidarietà e il supporto ai prigionieri.
Per Paola, Giulia, e Alessandro è arrivata la notifica di chiusura delle indagini per quanto riguarda il 270 avente base in Perugia.
La Cassazione per Alessandro ha stabilito che per entrambe le associazioni la competenza territoriale è della procura di Perugia.
In attesa di ulteriori aggiornamenti.
Cassa di solidarietà Aracnide
Lettera e aggiornamenti da Madda
Petrusa,19/02/13
Ciao Compà,
scusate il ritardo nel confermarvi l’arrivo del materiale richiesto, è perchè ho finito le buste e solo oggi mi sono arrivate! Beddi, vedete che qui mi stan facendo troppo incazzare. Di ciò che vi avevo richiesto, han lasciato entrare solamente il codice, il mio scritto impaginato e alcuni fogli di giornale, mentre il resto è fermo in direzione, in attesa di una decisione. Stessa cosa vale per l’opuscolo di OLGA.
A causa del procedimento aperto dal carcere palermitano (per ciò che è accaduto negli ultimi mesi), ci sono indagini in corso, e ho capito che con questo pretesto han bloccato tutto. Come se bloccare dei libri potesse essere“utile alle indagini”, o “prevenire reati” o garantire la “sicurezza interna”! Ora, io ho fatto richiesta di parlare con chi me li ha bloccati (il direttore) e vediamo… Se a giorni non si presenta mi muoverò in altri modi… Con calma utilizzo le loro fottute formalità (che tanto so già che mai portano a qualcosa) solo perchè così non possono dire che non ci ho provato… Anche perché in nessun altro carcere mi han mai trattenuto libri (neanche sotto le varie censure) […]
Comunque, oltre a tutto questo, ancora sto in isolamento… Mi han dato altri dieci giorni dopo i quindici accollatami appena finito il 14 bis, per una zuffa con le guardie a Palermo (che ha portato a questo trasferimento. Pensare che avevo sperato che cambiando aria avrei preso un attimo di respiro, e invece…)… Inutile pensare a queste cose in certi luoghi! Qua non la vedo tanto differente da Palermo… Già se inizia così! Ma…
Comunque, il giorno 25 febbraio ho udienza a Trapani e chiederò i domiciliari in Sardegna. Quindi aspetto a vedere che deciderà ‘sto giudice! […] Ora mi pare di essere nuovamente al 14 bis, non avendo, oltre al fornellino, nemmeno la tv, che per un incidente è da sistemare ( e mi vogliono pure far pagare il danno!). […]
Qua la struttura è piccola, poche detenute (le ho viste solidali però!) il freddo costante come in ogni carcere e il trattamento riservatomi è il medesimo da AS2, con le solite dinamiche interne di minaccia di rapporto. Me ne hanno accollato uno per una stronzata che se ve la racconto non si sa se ridere o piangere! […]
Ah, in questo carcere non fanno entrare i bolli per corrispondenza, così se volete rigirare questo fatto oltre alla situazione esposta sopra mi fareste un piacere. […]
Chiudo con una forte stretta sempre colma d’odio per chi reprime
e d’amore per la completa Libertà
Madda
Da una successiva lettera, datata il 4 marzo, apprendiamo che si trova attualmente in sciopero della fame. Dopo essere stata trasferita dal Pagliarelli di Palermo al carcere di Petrusa, sta scontando ancora un ciclo di 8 giorni di isolamento, dopo averne già fatti prima 15 e poi in 10 (in tutto ormai un mese!). Due settimane fa ha chiesto di parlare con il direttore, al fine di ricevere chiarimenti circa questo prolungarsi della misura punitiva: vuole accertarsi di non essere ancora in isolamento per fatti già scontati, visto che i procedimenti sono tutti partiti da Palermo. Non avendo ancora ottenuto la possibilità di parlare con il direttore, è entrata in sciopero della fame dal giorno 28 febbraio.
Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali
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Apprendiamo la notizia del trasferimento di Davide Rosci nel Carcere di Rieti. Davide, già ai domiciliari per i fatti del 15 Ottobre, è stato condannato in primo grado a 9 anni (diventati 6 per la scelta del rito abbreviato), per devastazione e saccheggio e resistenza e lesioni pluriaggravate a pubblico ufficiale per i fatti del 15 Ottobre.
Il 18 Febbraio era stato prelevato dal posto di lavoro e trasportato nel carcere teramano di Castrogno per una tentata evasione dai domiciliari risalente al 26 Gennaio.
SOLIDARIETA’ A DAVIDE! SOLIDARIETA’ A TUTTI/E GLI/LE INQUISITI/E E CONDANNATI/E DI ROMA!
Per scrivergli:
DAVIDE ROSCI
Casa Circondariale di Rieti.
Via Maestri del Lavoro 2 C
02100 Rieti
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Saluti a tuttx.
Probabilmente la maggioranza di voi avrà già sentito parlare della situazione in cui si trova Mario Augusto Silva Sosa, meglio conosciuto da tutti come “Mayin”.
Ricordiamo la sua partecipazione in diverse lotte, in passato fu parte integrante del collettivo anarcovegan nella città del Messico, da allora ha intrapreso la scelta di una dieta vegana che continua da più di 10 anni, anche in questi ultimi mesi in cui si trova in carcere, nonostante le difficoltà che questo implica.
È anche partecipe del progetto di occupazione di Casa Naranja, appoggiandola nelle sue diverse attività.
Mario si trova prigioniero dal 18 novembre 2012 a causa di una denuncia di rapina, in un caso pieno di irregolarità, arbitrarietà da parte dell’apparato giudiziale e del corpo di polizia.
Il 25 gennaio c’è stata l’ultima udienza, tra il 10 e il 15 febbraio dovrebbero esserci le conclusioni e una settimana dopo ci sarà la sentenza. Il pronostico più positivo riguardo al risultato finale sarebbe la possibilità che Mayin esca libero su cauzione, tuttavia per il modo in cui si sta sviluppando il caso questa possibilità ci risulta onestamente difficile. Nel peggior caso Mayin potrebbe ricevere una sentenza fino a 8 anni.
Qui in Casa Naranja si è cercato di seguire da vicino lo sviluppo del suo caso e cercato di fornirgli settimanalmente alimenti vegani, appoggiandolo per quanto possibile in questo aspetto.
Durante il processo e la sua permanenza in prigione c’è stato bisogno di trovare il denaro necessario per pagare le pratiche, l’alimentazione e la corruzione interna nel carcere, in cui ha subito estorsioni fino alla rapina. La somma necessaria per appoggiarlo ha raggiunto la quantità approssimativa di 4.000 pesos al mese, questo carico è risultato eccessivo, per cui noi e Mayin facciamo una chiamata di fraternità a tuttx gli/le amicx, partecipi della sua vita e a chiunque desideri solidarizzare con il compagno in questa difficile situazione della sua vita.
Centro Sociale Occupato Casa Naranja
fonte
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Diffondiamo da RadioAzione
La Prigione, la tortura e l’ingiustizia non vanno in vacanza
Dopo l’assalto più recente e persecutoria – l’apparato repressivo – la polizia, l’accusa e la Corte hanno concluso sospendendo il processo di preparazione che era in Corte costituzionale dal mese di agosto dello scorso anno, con l’obiettivo di invalidare l’intero pantano delle prove già escluse e rifiutate nel processo, prova che è stata archiviata dalla Corte Militare e portata avanti dal torturatore Roberto Reveco al Pubblico Ministero (legittimando, in questo modo, gli atti di persecuzione e di odio).
Sei mesi dopo, nel febbraio 2013, l’inganno continua ancora oggi, e lo fa presentando una nuova accusa contro il giudice che, si baserebbe sui dubbi che egli ha sulle prove di porcellana ed i querelanti. Nel frattempo restiamo imprigionati, e la Corte d’Appello si occuperà sul valutare la disputa sul falso “onore” tra di loro, tutto quanto abilmente costruito dai persecutori. Ma non è questa la tendenza occulta, e il trucco in fondo non serve solo per rimuovere il giudice. Il suo scopo è quello di ripartire con un nuovo processo, in cui tutte le prove dell’accusa già escluse, eliminate sotto le proprie leggi, possono essere integrate di nuovo, a qualunque costo, rispondendo così alle esigenze di repressione, persecuzione e punizione- esigenze politiche di uno Stato che ci fotte con il suo ordinamento giudiziario.
L’insostenibilità del processo si riflette nelle pratiche aberranti per giustificare questa prigionia. Dove la macchina oppressiva deve dare una condanna esempio.
Così noi, ribelli, libertari, sovversivi siamo temporaneamente in carcere, con un altalenante processo in cui si azzuffano nelle loro interpretazione legale delle loro leggi, i quali neppure con tutto questo inganno attuale stanno assicurando gli interessi inquisatorial dellostato e della loro struttura giudiziaria repressiva. Così, in contraddizione palpabile con le proprie norme, questo caso è stato aperto per più di cinque anni, politicamente sostenuto dalla ragione di Stato e senza alcun fondamento giuridico. Una detenzione che cercano di legittimare semplicemente perché noi ci facciamo carico delle nostre vite e non abbiamo mai avuto a che fare con il controllo capitalista imposto. Ariamo il percorso di emancipazione, che non rientra nei loro codici, e questo è il motivo per cui cercano di reinterpretare le proprie leggi, creando leggi temporanee, la riforma delle riforme e, attraverso la ragion di Stato, danno indiscutibile autorità e legittimità alla dottrina sacra del potere militare e le sue garanzie costituzionali.
Oggi, con una voce assetata di potere e importanza, la lingua d’argento di un procuratore vuole e deve mantenere le sue pene infernali. La sua manovra per avviare il processo tutto da capo non sarà il suo ultimo rantolo. Ieri, la persecuzione per annientare l’idea è stata effettuata con il piombo, oggi dosare la persecuzione nei regimi giudiziari per dare lo stesso risultato che il piombo mortale non gli ha portato.
I nostri cuori battono indomabile, respiriamo profondamente, amando la vita, amando i nostri amori!
Cerchiamo di vincere la nostra paura e rompere con indifferenza.
La solidarietà è un’arma, dobbiamo moltiplicare le iniziative, azioni e proteste, personali o collettivi.
Facciamo vedere allo Stato e alla sua stampa borghese
che, mentre vi è miseria, ci sarà la ribellione!
CONTRO LO STATO-PRIGIONE-CAPITALE: GUERRA SOCIALE!
Juan, Marcelo e Freddy
Febbraio 2013
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Mercoledì, 6 Febbraio, il prigioniero Spiros Dravilas è stato trasferito al Centro Salute di Domokos. Gli hanno detto che dovrebbe iniettarsi un siero, ma ha rifiutato (a causa dello sciopero della fame, iniziato il 4 Febbraio, i suoi livelli di zucchero sono scesi a 55 in soli due giorni).
Spiros è tornato ancora una volta nel carcere Domokos, dove continua la sua lotta per i giorni di congedo di cui è privato a causa della vendetta del meccanismo poliziesco-giudiziario.
La lotta continua
“Non ho imparato nella mia vita a chinare la testa o di ingoiare l’ingiustizia. Così, a partire da Lunedì, 4 Febbraio, conduco uno sciopero della fame fino a quando otterrò giustizia e il mio diritto sottratto per i giorni di congedo dal carcere mi venga restituito, in modo da recuperare un soffio di libertà che mi merito dopo tanti anni di soggiorno nelle infernali del sistema greco “penitenziario”.
-Estratto dalla recente lettera di Spyros Dravilas
Il dignitoso prigioniero Spyros Dravilas aveva già condotto con successo un’altro sciopero della fame nel mese di Aprile 2012, quando l’amministrazione penitenziaria, infine, gli aveva concesso il primo congedo temporaneo per il quale aveva diritto da molto tempo prima. Dopo qualche tempo, e secondo il regolamento carcerario, a Spyros è stato concesso un secondo permesso. Oggi, con il pretesto di un reato del 2007, un caso di rapina in banca nella città di Naflpion (nella cui Spyros non ha avuto alcun coinvolgimento di sorta), il pubblico ministero della prigione gli nega i giorni di concedo, anche se è chiaro che egli ha questo diritto proprio come nei mesi scorsi. L’amministrazione penitenziaria afferma che “ci sta un procedimento in corso contro di lui, così non può essere rilasciato nemmeno per un paio di giorni”. Tasos Theofilou, incarcerato nell’inferno di Domokos pure, e tutti i membri imprigionati dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco, sostengono la lotta di Dravilas. Di seguito è riportato un’altro messaggio di prigionieri in solidarietà:
“Siamo solidali con Spyros Dravilas che dal 4-2-2013 ha iniziato lo sciopero della fame scegliendo così di lottare dignitosamente per un respiro di libertà, come lui stesso dichiara.
La nostra solidarietà per Spyros e per ogni detenuto che sceglie di alzarsi in piedi di fronte alla politica repressiva dello stato , non è negoziabile.
Babis Tsilianidis, Kostas Sakkas, Alexandros Mitroussias, Giorgos Karagiannidis, Spyros Stratoulis, Rami Syrianos, Mustafa Ergün”
Inoltre, 94 detenute delle carceri femminili di Koridallos hanno inviato una lettera aperta al Ministero Greco della Giustizia, chiedendo che lo scioperante della fame Spyros Dravilas ricevesse i suoi giorni di congedo previsti dalla legge.
Fonte
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da informa-azione
Riceviamo e diffondiamo questo comunicato di Maurizio Alfieri sulle montature nei suoi confronti ad opera di repressione e pennivendoli di regime, ed una in cui annuncia l’inizio di uno sciopero della fame contro la noncuranza del dirigente sanitario e l’impossibilità di avere accesso alle giuste cure.
Ricordiamo che il 16 febbraio si terrà a Saluzzo un presidio anticarcerario in solidarietà con Maurizio e tutti i prigionieri di Saluzzo.
Comunicato di Maurizio Alfieri
Carissimi/e compagni/e,
desidero scrivervi questo comunicato per poter esprimere innanzitutto il mio eterno bene per tutti/e voi, che lottate con ideali e principi contro le ingiustizie di fascisti pronti a reprimere con violenze e abusi tutti coloro che portano la solidarietà nelle piazze, nelle fabbriche, nelle carceri e in tutti i luoghi comuni.
Oggi da una missiva di un mio caro fratello oltre che compagno ho appreso una notizia che mi ha fatto andare su tutte le furie…
Desidero esprimere al giornalista che ha scritto l’infame e indegno articolo pubblicato sul “Gazzettino” quello che penso di lui. Premetto che per la mia buona educazione voglio riservarmi dall’esprimere epiteti verso costui, servo del sistema di cattiva informazione per fuorviare da ciò che accade nel carcere di Tolmezzo.
Questo signore si è permesso di dire che io e Valerio abbiamo sfruttato (i miei cari/e compagni/e e fratelli anarchici) per i nostri scopi!!!
Lei signor giornalista è un codardo, un vile, le povere persone come Enzo Tortora sono morte per gentaglia come lei, che per scopi di lucro scrivevano articoli falsi, così come è abituato a fare lei, non sapendo il significato di dignità e onestà.
Lei sicuramente sarà amico della direttrice e del comandante del carcere di Tolmezzo, forse la retribuiranno! Magari il direttore della sua testata le ha promesso una promozione!!!
A parer mio lei è un vero sfruttatore, non noi. Gli sfruttatori sono la feccia dell’umanità, sono i magnaccia, coloro che delle donne vorrebbero fare merce di scambio, ed io per costoro (giornalisti e magnaccia) provo disgusto, schifo e ribrezzo.
Lei signor giornalista cerchi di preoccuparsi dei pestaggi e di tutto ciò che è accaduto dentro il carcere di Tolmezzo, ma sicuramente lei sarà lo stesso giornalista che alcuni mesi fa sul “Gazzettino” parlava di Tolmezzo come di un albergo a cinque stelle!!!
Si vada a leggere le tante denunce di molti detenuti che sono stati massacrati, lei è un colluso della direttrice, si vergogni per come svolge il suo lavoro e non dimentichi tutti/e i fratelli e sorelle che sono morti nelle vostre patrie galere, dove non sono mai emerse responsabilità di terzi, ma solo omissioni e archiviazioni frettolose. Oggi io voglio dedicare un pensiero a tutti/e i fratelli e sorelle che per colpa di qualche aguzzino sono stati strappati all’affetto dei loro cari (io non vi dimenticherò mai e vi porto tutti/e nel mio cuore). Signor giornalista, non si permetta mai più di insinuare infamie, perché questo fa parte solo del suo palmares.
Un abbraccio a tutti/e i compagni/e e grazie per la tanta corrispondenza che ricevo da tutti/e voi, perché allieta le mie giornate, mi scalda il cuore e mi rende libero senza mura e senza sbarre.
Un forte abbraccio, vi voglio bene.
Saluzzo, sezione di isolamento, 30/01/13
Maurizio (“a” cerchiata)
P.S. Ricordatevi che rispondo a tutti/e.
Nota aggiunta da Maurizio
Esimo da ogni responsabilità qualsiasi compagno/a per i fatti di Tolmezzo. Come risulta da tutti gli atti non c’è stato nessun coinvolgimento di qualsiasi persona e compagni/e, per cui nessuno si può permettere come il giornalista di insinuare anche il minimo coinvolgimento dei presidi del 10/09/12 e del 24/11/12.
Desidero inoltre dire a costui o costoro che non devono insinuare nulla verso i presidi di solidarietà contro i pestaggi e gli abusi che avvenivano e avvengono a Tolmezzo.
Doverosi saluti,
Maurizio Alfieri
Lettera di Maurizio sullo sciopero della fame
Saluzzo 4 febbraio 2013
Carissimi/e compagni/e,
mi preme scrivervi quanto mi accade per rendere partecipi tutti/e coloro che vorranno sapere come siamo costretti a vivere e quanto dobbiamo sopportare a Saluzzo. Vi premetto che ho problemi alle ginocchia, dovute a usura delle cartilagini, con segni di meniscopatia, frammenti di cartilagini e una ciste di Baker che mi bloccano l’articolazione. Tutte queste patologie le ho combattute con la forza di buona volontà, correndo “piano” ogni mattina per 1 ora, nonostante mi trattengano in isolamento; qui a Saluzzo è impossibile correre. Aspettavo da giorni dopo aver sollevato il problema, l’ortopedico mi ha prescritto la “cyclette” il 13/01/2013 e di camminare spesso; così stamattina, dopo aver visto che a nessuno interessava del mio stato di salute, ho iniziato lo sciopero della fame. Mentre il dottore di turno misurava tutti i parametri e mi faceva pesare entrò un dottore, e ho saputo solo in un secondo momento che si trattava del dirigente sanitario. Dopo che il dottore di turno gli ha illustrato la mia situazione, questo fantomatico dirigente sanitario mi guarda e mi dice: “guardi per me lei può correre in cella”!!!
In un primo momento pensavo ad una battuta infelice, solo che appena mi sono reso conto che dopo aver detto questo è uscito e stava per andarsene, sono corso fuori e gli ho chiesto se stava scherzando; appena mi ha risposto di no gli ho detto che lui aveva sbagliato lavoro… avrei voluto apostrofarlo, solo che erano presenti alcune donne, così mi sono trattenuto, non sapendo chi era costui. Però adesso avendo saputo che è il responsabile dell’Area Sanitaria, mi chiedo come possa svolgere una mansione così delicata!!! Neanche un veterinario avrebbe risposto in questa maniera, ma evidentemente è la sua indole strafottente. A me, come a tutti/e i detenuti e le detenute deve essere garantito il diritto alla salute.
Costui non può arrogarsi il diritto di contraddire una patologia accertata, addirittura senza neanche visionare la mia cartella clinica! Contravvenendo ad un luminare come l’ortopedico!
Qui a Saluzzo siamo capitati in cattive mani, escludendo gli altri dottori e dottoresse che svolgono il loro lavoro con la massima attenzione, nonostante tutti loro abbiano dato disponibilità a farmi iniziare una fisioterapia, questo fantomatico dirigente sanitario ha stabilito che io posso correre in cella!!!
Questo signore avrebbe bisogno di una visita psichiatrica ed andrebbe esonerato dal suo impiego perché non è idoneo a svolgere la mansione di responsabile sanitario, dato che nessun dottore si sognerebbe di dare una simile risposta.
Adesso resto in attesa che la direzione mi risponda se qui viene garantito il diritto alla salute… e nel contempo auguro un buon appetito a tutti e tutte e inizio il digiuno forzato grazie a persone come questo signor dirigente…
Un abbraccio a tutti e tutte i compagni e le compagne
Con ogni bene
Maurizio
P.S. Vi aggiornerò di tutti gli sviluppi di questa faccenda
Per scrivergli:
MAURIZIO ALFIERI
VIA REGIONE BRONTA N. 19/BIS
12037 SALUZZO (CUNEO)
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Oggi 1° febbraio 2013 il “processone” contro il movimento No Tav ha vissuto un’altra bella giornata di lotta. Lo spostamento della sede del processo nell’aula bunker è stato rifiutato dalle e dagli “imputati” forti di un ampio sostegno.
Davanti al fortino dell’aula bunker, già prima dell’inizio dell’udienza, siamo arrivati tante/i da varie città e dalla Valle, con la determinazione di non accettare alcun isolamento.
L’ingresso in aula è iniziato con tutti i riti del controllo, delle schedature e delle limitazioni. Ad esempio, alla madre di un “imputato”, che doveva riferire all’avvocato dell’assenza del figlio malato, non è stata data la possibilità di entrare; il numero di chi può entrare in aula, esclusi coloro che sono sotto processo, è chiuso, bloccato ad 80! Immediatamente dopo vengono tirati su gli sbarramenti e schierati decine di sbirri pronti alle cariche.
La corte entra in aula puntuale alle 9,30 decisa ad iniziare immediatamente l’udienza; più voci, sia tra gli “imputati” che tra il “pubblico” presente, le fanno notare che almeno due “imputati” si trovano ancora in dirittura d’arrivo alcuni “imputati” sono ancora bloccati fuori dall’aula perchè appunto la polizia non permette loro di entrare. Niente, per i giudici si deve iniziare subito. Le proteste in aula da parte di chi sotto processo e no, sono continuate, per esempio, nel non rispondere all’appello. Dopo circa mezz’ora, fra attese e urla alla corte che continuava ad insistere nel voler cominciare, una compagna”imputata” inizia a leggere a nome di tutte e tutti gli “imputati/e” presenti la dichiarazione seguente:
“La scelta di spostare il processo in quest’aula bunker è in sintonia con l’ondata repressiva sostenuta e legittimata dalla campagna mediatica finalizzata a demonizzare il movimento NO TAV, tentando di indebolirlo e isolarlo dalle lotte che attraversano il paese. Trasferendo la sede del processo voi state tentando di rinchiudere la lotta NO TAV nella morsa della ‘pericolosità sociale’ e delle emergenze.
Noi invece, rivendichiamo le pratiche della lotta ribadendo le ragioni che ci spingono a resistere contrastando chi vuole imporre il Tav militarizzando la Valle, con le conseguenti devastazioni umane, sociali e ambientali.
Le nostre ragioni restano vive, e la vostra scelta di trascinarci in quest’aula bunker non ci impedirà di portarle avanti.
Per questo oggi scegliamo di abbandonare tutte-i quest’aula, lasciandovi soli nel vostro bunker.
Giù le mani dalla Val Susa! Ora e sempre NO TAV! Ora e sempre resistenza!”
Il presidente urla ai carabinieri di segnalare chi ”interrompe” il suo iter, ordinando di prenderne il nome. La nostra risposta non si fa attendere: a sostegno della singola lettura del comunicato parte la lettura collettiva, corale di tutte e tutti. Stupendo vedere corte, pm e sbirri, paralizzati, imbarazzati e muti. A tutti loro viene urlato che la lettura non è una scelta singola, “non c’è nessuno da segnalare”. Fallisce lo stesso loro tentativo di portarsi via la compagna che ha dato inizio alla lettura. Poi tra cori e slogan si abbandona effettivamente l’aula tra le facce attonite e smarrite dei vari accusatori e della loro truppa. L’uscita non è facile.
Ci bloccano, chiudendo i cancelli, vogliono, identificarci, soprattutto vogliono aver il nome della compagna. Chiudono la cancellata d’uscita e schierano i manganellatori. Il presidio sul piazzale che reclama l’apertura degli sbarramenti viene caricato, cercano di allontanarci, ma non ci riescono. Il gruppo di compagni/e entrato in aula viene anch’esso caricato, perché rifiuta l’identificazione. Volano colpi di manganello, gomitate e calci. Il muso a muso va avanti per circa una mezz’ora, finché – grazie all’unità di tutte/i i presenti – sono costretti a lasciare il passo, ad aprire la cancellata.
Il presidio si ricompatta; si sposta, seppur con un po’ di confusione, sul lato del carcere da dove è possibile vedere, sentire ed essere visti ed uditi da chi rinchiuso nelle celle. Da dentro rispondono ai nostri saluti e alle nostre battiture; alcuni prigionieri vedono il campo dove siamo rincorsi ma continuiamo a battagliare per avvicinarci. La sferzata di forza è reciproca; senz’altro di buon auspicio anche per il futuro.
Nei fatti anche oggi il processo alla lotta è stato respinto e ribaltato in momento di liberazione dai riti opprimenti della repressione e allo stesso tempo in un momento di solidarietà a chi resiste in carcere.
Prossima udienza, sempre all’aula bunker, alle 9,30 14 febbraio 2013. Dovrebbe avere inizio formale il processo con la costituzione delle parti civili. Nella stessa mattinata è in preparazione per quel giorno un presidio informativo in città, a Torino.
Alcune/e di noi (“imputati/e) si recheranno comunque in aula.
Commenti disabilitati su La giornata di lotta contro il processo nell’aula bunker del carcere delle Vallette di Torino | tags: anticarceraria, aula bunker, carcere, CordaTesa, giornata di lotta, le vallette, movimento, NOTAV, processo notav, repressione, torino | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Tutti
Riceviamo e diffondiamo
Naufragata la pista sulla trattativa Stato-Mafia, finalmente i ROS scoprono i veri alleati dei clan: gli anarchici! Scoop imperdibile per la stampa locale: dopo al-Quaeda e le BR, quali saranno i prossimi alleati di questi sovversivi? I satanisti? Gli extraterrestri? I testimoni di Geova?
Una storia incredibile quella pubblicata nei giorni scorsi dai media locali, che riporta di fatto l’attenzione sul maledetto carcere di Tolmezzo, anche se cercando di screditare chi solidarizzava con i prigionieri in lotta e non riportando i reali problemi del sistema carcerario italiano.
Uno strano destino quello del capoluogo carnico e la sua prigione, storie di droga e di “mele marce” non fanno più notizia: dentro le sue mura vi sono stati rinchiusi diversi ragazzi che vendevano o detenevano stupefacenti, arrestati proprio dal comandante dei carabinieri Demetrio Condello che poi è stato scoperto essere chi gestiva tutto il traffico della zona!
Questi fatti,e i ripetuti presidi di solidali con i detenuti, ci fanno pensare che qualcuno ha cercato di rifarsi la faccia costruendo ad arte una maxi operazione, con tanto di sventata evasione in elicottero del cosiddetto “Boss” che, guarda caso, è proprio quello che per primo aveva denunciato i pestaggi e le minacce che venivano perpetuate regolarmente all’interno del carcere di Tolmezzo contro i prigionieri! Anarchici e No Tav in tutto questo, “sono stati usati” secondo i giornali, colpevoli (diciamo noi) di aver portato fuori dalle mura le proteste dei detenuti con presidi e volantinaggi. Il nesso tra gli elicotteri e gli anarchici non è chiaro, ma tutto fa brodo!
Invece, si pubblicano poche informazioni sul carcere quando bisogna portare il punto di vista di chi vi è rinchiuso: la prigione è una delle regioni nascoste del nostro sistema sociale, uno dei buchi neri della nostra vita. La prigione è lo specchio deformato ma rivelatore della società, moltiplica tutti i vincoli ideologici dell’ambiente esterno: rispetto assoluto per la gerarchia, coercizione e obbedienza coatta, sfruttamento e alienazione del lavoro, ricatto sulla ricompensa, ricatto sulla punizione, molteplice repressione della sessualità.
Non appena si cerca di rompere il muro dell’omertà e della rimozione denunciando pubblicamente le angherie, le ingiustizie, le violenze perpetrate ai danni dei prigionieri e le perversioni intrinseche al sistema carcerario, scattano meccanismi di mistificazione della realtà, di criminalizzazione e di repressione. Se la realtà trapela, il potere politico, giudiziario e poliziesco deve negarla e contorcerla per i suoi fini. Se i prigionieri alzano la testa e fanno sentire la loro voce, se i solidali fuori dalle mura fanno loro da cassa di risonanza, il potere fa di tutto per rendere la vita impossibile ai primi e per denigrare e/o intimidire i secondi.
Questo emerge dalla vicenda che riguarda il carcere di Tolmezzo e che colpisce drammaticamente nella loro esistenza Maurizio Alfieri e gli altri prigionieri a cui va la nostra solidarietà.
Sbirri magistrati e giornalisti, sono capaci di architettare una montatura tanto ridicola quanto megalomane pur di cercare di riportare tutto nei ranghi, pur di cercare di mettere tutto a tacere, pur di cercare di preservare il loro potere di vita e di morte sui detenuti e sulla società.
Noi vogliamo sapere, e ci proponiamo di divulgare nelle piazze dei paesi e delle città che cos’è la prigione: chi ci va; come e perché ci si entra; quale è la vita dei/delle prigionieri/e; come sono gli edifici, il cibo, l’igiene, il lavoro; come funziona il regolamento interno, come funziona il controllo medico, perché un uomo settantenne, diabetico, con una gamba amputata, debba rimanere in galera e morirci, come è successo a Udine qualche giorno fa.
Noi intendiamo spezzare il doppio isolamento in cui si trovano rinchiusi i/le detenuti/e; vogliamo che possano comunicare tra loro, parlarsi da prigione a prigione, da cella a cella.
Noi non torniamo indietro. Non saranno certo queste campagne mediatiche a farci desistere dal lottare contro il carcere e il suo mondo. Qui come altrove le iniziative anticarcerarie si moltiplicano e sempre più prigionieri trovano il coraggio di denunciare ciò che succede all’interno delle prigioni. L’8 e il 9 Febbraio saremo di nuovo in piazza a Udine per rompere il silenzio, forti della consapevolezza che a chi sta a cuore la libertà, non si fa certo scoraggiare dalle infamie di poliziotti e pennivendoli vari. Per noi i BOSS sono quelli seduti in parlamento, nei consigli di amministrazione delle banche come l’MPS, delle industrie assassine come l’ ILVA o delle lobby del cemento come la CMC. Tutta gente che, guarda caso in prigione non ci andrà mai… Non saranno certo giudici e magistrati (specie quelli che entrano in politica) a cambiare questo stato di cose, sta a noi con le nostre voci e i nostri corpi far sì che in questo muro di silenzio e paura si crei finalmente una breccia per farla finita con le carceri e i loro orrori
Coordinamento contro il carcere e la repressione
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Un post su Twitter può trasformarsi in anni di carcere. Succede in Kuwait dove il tribunale ha condannato un uomo a cinque anni di reclusione per aver insultato l’emiro con un commento sul social network. Mohammad Eid al-Ajmi ha ricevuto la pena massima riservata a questo genere di reati. Si tratta dell’ultimo caso di una lunga serie di episodi di repressione dei media online.
EMIRO INVIOLABILE. Negli ultimi mesi il Kuwait ha perseguito diversi utenti di Twitter per aver criticato l’emiro, figura che la Costituzione del Paese descrive come inviolabile. «Chiediamo al governo di ampliare le libertà e rispettare le convenzioni internazionali sui diritti umani», ha detto l’avvocato Mohammad al-Humaidi, direttore della Società per i diritti umani del Kuwait.
CASO NON ISOLATO. Amnesty International ha documentato che dallo scorso novembre in Kuwait sono aumentate le restrizioni alla libertà di espressione e di riunione. Lo scorso giugno un uomo è stato condannato a ben 10 anni di carcere dopo essere stato accusato di mettere in pericolo la sicurezza dello Stato insultando il Profeta Maometto e i governanti di Arabia Saudita e Bahrain sui social media.
Fonte
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Noelia Cotelo Riveiro è una giovane donna da A Coruña, Spagna nordoccidentale, la sua condanna a servire è stata fissata ad un anno e mezzo, dopo aver rubato una macchina per acquistare della droga. All’interno della prigione, la situazione si è complicata, ed essa si è difesa dai carcerieri. Ora, 5 anni dopo, si trova ancora in carcere.
Il 23 Ottobre 2012, Noelia stava parlando con la sua madre al telefono, spiegando che cosa stava succedendo all’interno del carcere di Brieva (Ávila, Spagna centrale). Ad un certo punto, una guardia femmina l’ha invitata brutalmente a finire la conversazione, urlando verso di lei: “BRUTTA BASTARDA, METTI GIÙ IL TELEFONO”, ma lei ha rifiutato. Dopo una lite con la guardia umana, cinque altri carcerieri l’hanno costretto di lasciare il telefono afferrando il suo polso con forza e rompendolo. L’hanno spostato nella sua cella e l’hanno lasciata ammanettata al letto fino al giorno successivo, senza alcuna assistenza medica. Il giorno dopo, su suggerimento del medico del carcere, è stata trasferita in un ospedale per essere trattata. Le lesioni e le cure prescritte sono dettagliate nella relazione medica.
Durante la notte del 23 Ottobre fino alla mattina del 24, Noelia dormiva ammanettata al letto nella sua cella. Si svegliò ed ha colsi una guardia con il nome di Jesús (il quale avevano partecipato all’aggressione di sopra) che toccava il suo seno e il petto. Preso alla sprovvista e al tentativo di nascondere la propria identità, il carceriere ha gettato il contenuto di una bottiglia d’acqua in faccia di Noelia. Le detenute nelle celle adiacenti sono state svegliate dalla risa e dalla fuga del carceriere.
Inoltre, sembra che una delle valigie di Noelia (con i suoi vestiti invernali) è stata rubata dal magazzino della struttura carceraria. A quanto pare, i suoi vestiti sono stati distribuiti al resto delle prigioniere, dal momento che una di loro, Maria Luisa, ha restituito a Noelia alcuni dei suoi vestiti.
Come tutti sappiamo, questo non è una ricorrenza isolata; vogliamo segnalare la situazione di Noelia, così come quella di molte altre donne e uomini imprigionati che vengono sistematicamente aggrediti. Noelia è stata appena trasferita dalla prigione di Picassent (Valencia), dove aveva presentato una denuncia per maltrattamento.
Dopo questo e la presentazione di una nuova denuncia, Noelia ha iniziato uno sciopero della fame come mezzo di protesta, segnalando e ribellandosi contro la sua situazione, rendendo visibili gli atti i silenzi del sistema. Tuttavia, ha dovuto abbandonare dopo solo 5 giorni perché le guardie della prigione hanno usato il diritto della visita di sua madre per ricattarla e farle pressione per abbandonare la sua protesta.
Durante il mese di Novembre, una guardia femmina ha sbattuto la porta della cella sulla mano rotta di Noelia; le sono state negate le cure mediche; è stata costretta a fare la doccia con acqua fredda; le sue comunicazioni sono state intercettate, e, al fine di isolarla, le sono state negate le visite o le sue ore di visita sono state ridotte. Nei primi di Dicembre, i pasti di Noelia venivano serviti su vassoi preparati da prima, mentre il resto dei prigionieri poteva guardare il loro cibo mentre veniva servito; subito dopo aver mangiato, Noelia dormiva fino la sera, che non era la sua abitudine. Non le è stato permesso di controllare il suo cibo.
Il 9 Dicembre, una marcia è stata richiamata verso la prigione di Brieva a sostegno di Noelia e contro le torture quotidiane e gli abusi subiti in carcere. Decine di persone si presentarono per mostrare il sostegno e la solidarietà con la nostra compagna. Nonostante la forte presenza della Guardia Civile (polizia militare), è stata un’esperienza positiva. Non sono stati in grado di rompere i legami creati dalle grida di sostegno da parte delle donne dall’interno che abbiamo potuto sentire attraverso le mura della prigione.
Il 14 Dicembre, il prigioniero anarchico, Juan Carlos Rico Rodríguez, ha mostrato la sua solidarietà con Noelia attraverso il seguente comunicato.
Oggi, ho saputo attraverso alcuni amici che una compagna nel carcere-macello femminile di Brieva, è stata torturata, e che le guardie carcerarie hanno anche cercato di molestarla sessualmente (cosa che non è “anormale” per niente nelle carceri-macelli Spagnoli) . La nostra compagna si chiama Noelia Cotelo. Mia figlia Noelia (12 anni) e la mia altra figlia Selena (16 anni) sono imprigionate; Noelia si trova a Valladolid (Via Pajarillos 1) e Selena si trova ad Ávila, un altro centro di detenzione giovanile, come sono eufemisticamente chiamate le prigioni per i bambini. Sono stato in prigione per 14 anni. Eppure, sono perfettamente consapevole del fatto che in una società patriarcale come la nostra, le donne imprigionate portano un doppio fardello: il loro status come prigioniere, e come DONNE. Non riesco a eliminare i responsabili diretti di questa violenza contro le donne nelle istituzioni dello STATO OMICIDA con le mie mani (che è ciò che questi tiranni meritano). Perciò, voglio esprimere la mia SOLIDARIETÀ, non solo con Noelia e le mie figlie, ma estenderla anche a tutte le donne del mondo che soffrono la TORTURA della prigione. Dovremmo tenere a mente che qualsiasi tipo di sistema che infligge questo tipo di trattamento sulla popolazione “femminile” all’interno del carcere-macello, così come coloro che lo sostengono, è un sistema/persona malato. E tale “malattia” deve essere estratta dalle radici, qualsiasi sia il costo. In risposta a questa crudeltà, scendo in digiuno simbolicamente il 24 Dicembre, 25 e 31, 2012 e il 1 e 6 Gennaio, 2013.
ELIMINARE UNA VOLTA PER SEMPRE TUTTE QUESTE PRATICHE E LORO CHE LE PRATICANO!
Questo è anche un richiamo alla “società libera”: VENDETTA!
Juan Carlos Rico Rodríguez. Prigione-macello di Aranjuez (Braccio 1, Madrid, Spagna)
Il 14 Gennaio 2013, siamo stati informati che, dopo i disordini del fine Dicembre nel carcere di Brieva, l’orario di aria aperta di Noelia Orario è stato ridotto dalle 3 ore a 1 ora al giorno – o talvolta solo mezz’ora. Oltretutto, la guardia carceraria che l’aveva aggredito sessualmente ha presentato una contro-denuncia contro Noelia, dicendo che era lei l’aggressore; ora lei è quella che soffre le conseguenze, trascorrendo 28 giorni in isolamento.
Dopo tutto questo la nostra compagna non è ancora disposta a contribuire al proprio silenzio ed accettare questi termini. Noelia ha deciso di iniziare uno sciopero della fame a tempo indeterminato l’8 Gennaio, con il sostegno de* suo* compagn* prigionier* in lotta. Le sue richieste sono:
* La fine dei maltrattamenti, delle torture, dei trattamenti degradanti, dei pestaggi, e degli abusi verbali in tutte le carceri;
* La fine della collusione tra medici e giudici;
* Non più un episodio di violenza sessista contro le donne, non più nonnismo e non più un assalto sessuale. Nessun carceriere di sesso maschile negli bracci e le carceri femminili;
* Che nessuna legge o sentenza possa separare una famiglia. No alla dispersione di quelli in prigione. Ogni persona deve rimanere nel suo luogo di residenza. che non ci siano più costanti trasferimenti da un carcere all’altro;
* Che tutte le persone in carcere sono trattate con dignità, che sono forniti con i loro trattamenti, che sono frequentati dal personale medico necessario. Che tale servizio sanitario, qualcosa di così universale, raggiunga tutti. Che non ci siano più MORTI in carcere. Basta con i casi di mallasanità;
* Che non ci vengono dette più bugie – la riabilitazione non è umiliazione. Non abbiamo bisogno di essere assimilati da nessuna parte, abbiamo bisogno di rispetto. L’odio e la violenza generano solo più odio la violenza;
* Che la cosiddetta trasparenza raggiunga le istituzioni penitenziarie e qualsiasi cosa a loro riguardo. Fine all’impunità. Non più insabbiamenti degli omicidi di Stato;
* Che questa farsa volge al termine. Che la povertà non sia punita con la reclusione, che le prigioni traggono profitto dalla povera gente. Che questo sistema mercantilista finisca. Siamo persone, non monete.
Il 16 Gennaio, Noelia ha chiesto di visitare il medico perché aveva un’infezione all’orecchio che si era diffusa alla bocca, diventando molto infiammata. Ma le guardie della prigione hanno risposto che nessun medico l’avrebbe ricevuta, ma se voleva, un carceriere chiamato Adelardo l’avrebbe assistita. Un po’ prima, questo stesso carceriere le ha dato un dosaggio sbagliato di metadone e quasi la fece morire di overdose. Quando arrivò, Noelia gli chiese se poteva andare da un medico, e lui rispose che non aveva bisogno di un medico, perché sarebbe morta lì. Dopo questo incidente con il carceriere Adelardo, Noelia è stata spostata in un’altra cella con una finestra aperta… perfetta per la sua infezione all’orecchio. Si noti che non c’è il riscaldamento nel carcere di Brieva (dove le temperature massime sono 10°C) e che la maggior parte dei suoi abiti invernali sono stati rubati.
Il 25 Gennaio, c’è stato un raduno in piazza Paeria (Lleida) a sostegno di Noelia, che è ancora in sciopero della fame.
Noelia non è sola!
Abbasso le prigioni! Non più prigionieri!
Se volete scrivere e mostrare il vostro sostegno:
Noelia Cotelo Riveiro
CP. Brieva
Ctra. de Vicolozano; 05194
Brieva – (Ávila)
Spain
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Dai compagni di PublicacionRefractario si viene a sapere che i prigionieri del modulo 31, del carcere -impresa (Concessionada) di Llancahue, il 5 gennaio scorso hanno protestato contro gli abusi nei loro confronti. I secondini e il personale anti-sommossa hanno represso la protesta assalendo con i cani e picchiando i prigionieri. I detenuti hanno contattato vari gruppi di media e praticamente hanno fatto sapere che un detenuto è sul punto di perdere un rene a causa delle percosse.
I 16 prigionieri del modulo hanno detto, inoltre, che i carcerieri hanno rotto loro gli oggetti di igiene personale di rompere la loro igiene personale e spruzzato sul loro cibo un gas-pepe, oltre alla furiosa aggressione.
Secondo l’ospedale della prigione il detenuto ferito non aveva lesioni di ogni tipo, poi uno dei paramedici ha rivelato con una spiegazione imbarazzante che “questo era dovuto al fatto che l’uomo era nero, così non gli è stato possibile vedere le ferite “.
L’Istituto Nazionale dei Diritti Umani ha lanciato un appello contro le guardie con l’accusa di tortura, ha nominato un procuratore speciale della corte di appello (Dario Carreta), ha arrestatoo il ministro della giustizia (Patricia Perez) ed il capo della gendarmeria(Luis Masferrer) determinando l’avvio di una indagine sui fatti accaduti.
Fonte
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