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Agente colpito da detenuto finisce all’ospedale

cordatesaUn assistente di Polizia Penitenziaria è stato aggredito da un detenuto, questa mattina, nel carcere di Torino. A riferirlo è il sindacato Sappe.

Il fatto è avvenuto presso la VII Sezione detentiva A, sezione psichiatrica denominata «Sestante»: un detenuto francese di 23 anni, in carcere per furto, ha colpito con un violento pugno l’agente che è caduto, procurandosi anche Continue reading


Aggiornamenti arresti Torino

semilibertaAggiornamento 23 aprile. Ieri pomeriggio anche Greg e Marta sono usciti dal carcere delle Vallette per andare ai domiciliari, con tutte le restrizioni.

A loro, così come a tutti coloro che vedono la casa trasformarsi in cella, va tutta la nostra complicità e solidarietà.


Prigionieri – Lettera di Greg dal carcere di Torino

diffondiamo da informa-azione questa lettera di Greg dal carcere delle Vallette di Torino:

anarchy-liberationCiao a tutti e a tutte, amici e amiche, compagni e compagne.
Innanzitutto un occhiolino a chi pensa a me. Non è perchè sono nei guai che finora non ho potuto mandarvi delle mie notizie. Comunque come diceva uno dei due latitanti foggiani: per mandare una lettera bisogna avere qualcosa da dire. Quindi andiamo.
Sono messo bene in cella con Paolo. Quando la digos mi ha arrestato a due passi dall’Asilo occupato, ho provato a sfuggire dalle loro mani. Appena svegliato e mal organizzato con gli amici perchè non eravamo compatti, non ce l’ho fatta. Cazzo se correvano questi cinque merdosi digossini! Dopo un passaggio all’ospedale, più per rompergli le palle che per le piccole ferite che avevo, quindi costringendoli a portarmi di qua e di là , piuttosto che tornare in strada a fare il loro lavoro infame, mi hanno portato Continue reading


Anarchici hanno assediato il carcere delle Vallette

bahnvelIl 12 aprile, dalle 18,50 alle 19,40 circa, una trentina di anarchici hanno assediato il perimetro del carcere Lorusso e Cutugno scagliando pietre, bombe carta ed altri oggetti contundenti contro il personale di Polizia Penitenziaria. A dichiararlo è Leo Beneduci, segretario del sindacale autonomo di Polizia Penitenziaria Osapp.

Per fortuna, continua Beneduci, in questa occasione non si sono registrati danni fisici agli agenti, ma solo a un’auto protetta inviata sul posto per mantenere l’ordine pubblico. “E’ evidente – afferma Beneduci – che simili aggressioni ai presidi di sicurezza della Repubblica, quali sono gli Istituti Penitenziari, si stanno registrando sempre più frequentemente ed in aree geografiche diversificate ed è per questo che è divenuta necessaria ed improcrastinabile che le massime Autorità Politiche affrontino in modo determinato e risolutivo l’ormai annosa questione penitenziaria”.

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Le Vallette. 30 detenuti dormono per terra senza materassi e senza servizi igienici

Incredibile denuncia dell’Osapp, che dovrebbe far riflettere soprattutto alla luce dei recenti discorsi affrontati relativamente ai problemi economici in cui versa oggi il nostro Paese: nel carcere delle Vallette di Torino, ci sarebbero 500 detenuti in più rispetto al numero di capienza massimo previsto per l’istituto.

Notizia vecchia, questa, potremmo quasi dire, se non fosse che almeno una trentina di questi carcerati starebbero dormendo per terra, senza materassi in locali che, secondo quanto riferito da Leo Beneducci, segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria, sarebbero addirittura privi di servizi igienici.

“Purtroppo a parte l’apparente stabilizzazione numerica del sistema” ha riferito Beneducci, “le emergenze che il personale di polizia penitenziaria affronta quotidianamente in carcere si vanno ad aggravare di giorno in giorno, come nell’istituto di Torino, dove per una capienza di 1050 detenuti ve ne sono invece 1580”.

Quasi il 50% in più di persone rinchiuse, quindi, rispetto a quante ne prevede il carcere, le quali inevitabilmente si ritrovano a dover vivere incondizioni a dir poco improponibili, a causa delle inevitabili carenze dei servizi.

Il problema del sovraffollamento delle carceri è un aspetto della nostra società che non può passare inosservato o in secondo piano, considerando soprattutto il fatto che i tagli economici che inevitabilmente verranno effettuati per far fronte alla crisi non faranno altro che peggiorare questa situazione se non si interverrà adeguatamente per assicurare la garanzia e il mantenimento di tutta quella serie di diritti basilari di cui nessuno al mondo, nemmeno un criminale, può in alcun modo e per nessuna ragione essere privato in uno stato sociale e democratico come il nostro.

Troppo spesso, forse, si tende a dimenticare l’esistenza dei detenuti, chiudendo gli occhi, voltando lo sguardo dall’altra parte, considerandoli addirittura, in alcuni casi, alla stregua di animali da stipare in una gabbia il più a lungo possibile, mentre bisognerebbe invece ricordarli, e ricordare insieme ad essi quanto espresso dalla nostra Costituzione cioè che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” art. 27 comma 3 della nostra Legge Fondamentale.

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Carceri: linea moda disegnata da detenute

230361_detenute modelle genova pontedecimo(ANSA) – TORINO, 17 MAR – Bracciali in stoffa con piccoli volti di donne serigrafati, borsoni militari, borse ricamate a mezzo punto di colori accesi, chiuse e aperte, pochette ed espadrillas cucite artigianalmente: sono alcuni degli accessori moda della nuova collezione Fumne 2013-2014 creata, per il terzo anno dalla donne detenute del carcere Le Vallette di Torino.

Una collezione accurata dai toni sorprendenti, con stoffe raffinate recuperate dalla detenute con mesi di lavoro e realizzata grazie al progetto ‘La casa di Pinocchio’ che dal 2008 organizza laboratori creativi per detenute di eta’ tra i 25 e 55 anni. Alcuni pezzi sono stati presentati al Macef di Milano e a Parigi e sono stati venduti in Giappone, oltre che in alcuni dei negozi piu’ in di Torino e altre citta’. Si tratta di progetti di design esclusivi ai quali hanno collaborato stilisti noti come il piu’ grande naso italiano Laura Tonatto.

”Un progetto che va bene e che da’ molta soddisfazione alle donne coinvolte – hanno spiegato le organizzatrici – ma che ha bisogno d’aiuto per andare avanti e per avere una diffusione che ne permetta il mantenimento. Tra i lavori fatti, anche uno, molto partecipato, sull’immagine della Madonna, analizzata come figura religiosa e come donna. ”Un progetto, quest’ultimo – e’ stato ancora spiegato – che ha dato molta serenita’ e occasione di approfondimento alle detenute coinvolte”.


La giornata di lotta contro il processo nell’aula bunker del carcere delle Vallette di Torino

notav_620Oggi 1° febbraio 2013 il “processone” contro il movimento No Tav ha vissuto un’altra bella giornata di lotta. Lo spostamento della sede del processo nell’aula bunker è stato rifiutato dalle e dagli “imputati” forti di un ampio sostegno.
Davanti al fortino dell’aula bunker, già prima dell’inizio dell’udienza, siamo arrivati tante/i da varie città e dalla Valle, con la determinazione di non accettare alcun isolamento.
L’ingresso in aula è iniziato con tutti i riti del controllo, delle schedature e delle limitazioni. Ad esempio, alla madre di un “imputato”, che doveva riferire all’avvocato dell’assenza del figlio malato, non è stata data la possibilità di entrare; il numero di chi può entrare in aula, esclusi coloro che sono sotto processo, è chiuso, bloccato ad 80! Immediatamente dopo vengono  tirati su gli sbarramenti e schierati decine di sbirri pronti alle cariche.
La corte entra in aula puntuale alle 9,30 decisa ad iniziare immediatamente l’udienza; più voci, sia tra gli “imputati” che tra il “pubblico” presente, le fanno notare che almeno due “imputati” si trovano ancora in dirittura d’arrivo alcuni “imputati” sono ancora bloccati fuori dall’aula perchè appunto la polizia non permette loro di entrare. Niente, per i giudici si deve iniziare subito. Le proteste in aula da parte di chi sotto processo e no, sono continuate, per esempio, nel non rispondere all’appello. Dopo circa mezz’ora, fra attese e urla alla corte che continuava ad insistere nel voler cominciare, una compagna”imputata” inizia a leggere a nome di tutte e tutti gli “imputati/e” presenti la dichiarazione seguente:

“La scelta di spostare il processo in quest’aula bunker è in sintonia con l’ondata repressiva sostenuta e legittimata dalla campagna mediatica finalizzata a demonizzare il movimento NO TAV, tentando di indebolirlo e isolarlo dalle lotte che attraversano il paese. Trasferendo la sede del processo voi state tentando di rinchiudere la lotta NO TAV nella morsa della ‘pericolosità sociale’ e delle emergenze.

Noi invece, rivendichiamo le pratiche della lotta ribadendo le ragioni che ci spingono a resistere contrastando chi vuole imporre il Tav militarizzando la Valle, con le conseguenti devastazioni umane, sociali e ambientali.
Le nostre ragioni restano vive, e la vostra scelta di trascinarci in quest’aula bunker non ci impedirà di portarle avanti.
Per questo oggi scegliamo di abbandonare tutte-i quest’aula, lasciandovi soli nel vostro bunker.
Giù le mani dalla Val Susa! Ora e sempre NO TAV! Ora e sempre resistenza!”

Il presidente urla ai carabinieri di segnalare chi ”interrompe” il suo iter, ordinando di prenderne il nome. La nostra risposta non si fa attendere: a sostegno della singola lettura del comunicato parte la lettura collettiva, corale di tutte e tutti. Stupendo vedere corte, pm e sbirri, paralizzati, imbarazzati e muti. A tutti loro viene urlato che la lettura non è una scelta singola, “non c’è nessuno da segnalare”. Fallisce lo stesso loro tentativo di portarsi via la compagna che ha dato inizio alla lettura. Poi tra cori e slogan si abbandona effettivamente l’aula tra le facce attonite e smarrite dei vari accusatori e della loro truppa. L’uscita non è facile.
Ci bloccano, chiudendo i cancelli, vogliono, identificarci, soprattutto vogliono aver il nome della compagna. Chiudono la cancellata d’uscita e schierano i manganellatori. Il presidio sul piazzale che reclama l’apertura degli sbarramenti viene caricato, cercano di allontanarci, ma non ci riescono. Il gruppo di compagni/e entrato in aula viene anch’esso caricato, perché rifiuta l’identificazione. Volano colpi di manganello, gomitate e calci. Il muso a muso va avanti per circa una mezz’ora, finché – grazie all’unità di tutte/i i presenti – sono costretti a lasciare il passo, ad aprire la cancellata.
Il presidio si ricompatta; si sposta, seppur con un po’ di confusione, sul lato del carcere da dove è possibile vedere, sentire ed essere visti ed uditi da chi rinchiuso nelle celle. Da dentro rispondono ai nostri saluti e alle nostre battiture; alcuni prigionieri vedono il campo dove siamo rincorsi ma continuiamo a battagliare  per avvicinarci. La sferzata di forza è  reciproca; senz’altro di buon auspicio anche per il futuro.
Nei fatti anche oggi il processo alla lotta è stato respinto e ribaltato in momento di liberazione dai riti opprimenti della repressione e allo stesso tempo in un momento di solidarietà a chi resiste in carcere.

Prossima udienza, sempre all’aula bunker, alle 9,30 14 febbraio 2013. Dovrebbe avere inizio formale il processo con la costituzione delle parti civili. Nella stessa mattinata è in preparazione per quel giorno un presidio informativo in città, a Torino.
Alcune/e di noi (“imputati/e) si recheranno comunque in aula.


Tentato suicidio nel carcere di Torino

a14/01/2013 – Uno dei marocchini condannati a 17 anni per l’omicidio del pensionato torinese Sabino Lore’, ha tentato il suicidio impiccandosi con dei lacci a una finestra del carcere delle Vallette. L’uomo, 38 anni, e’ stato salvato dalla polizia penitenziaria e trasportato in ospedale. ”Gli agenti – dice Leo Beneduci, segretario generale del sindacato autonomo Osapp – hanno operato con professionalita’ nonostante la grave carenza di organico”.

Fonte: ANSA