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BRASILE: FESTINO IN PRIGIONE CON LE GUARDIE, EVASI 26 DETENUTI

carcere-1-144x200Una notizia che ha dello sconvolgente quella che giunge dal Brasile, dove 26 detenuti sono evasi dal carcere di Nova Mutum, a 269 km di Cuiabà. Ad organizzare tutto sono state le mogli di tre carcerati, che hanno organizzato un festino all’interno della struttura drogando le guardi, in modo da  favorire la fuga dei detenuti.

A scappare indisturbati sono stati 26 reclusi, che la polizia militare sta ora cercando di ricatturare. Il direttore della casa di pena è intanto stato arrestato in flagranza di reato. Con abiti succinti, le giovani hanno quindi servito drink contenenti droghe agli agenti, che nel giro di poche ore sono sprofondati nel sonno. A quel punto le ragazze hanno preso le chiavi delle celle e liberato una trentina di galeotti.


Stadio Manaus potrebbe diventare carcere

cordatesaL’Arena Amazonas di Manaus, uno degli stadi del Mondiale in Brasile, dopo il torneo potrebbe diventare un carcere per far fronte, almeno provvisoriamente, al sovraffollamento dei penitenziari nella regione: lo suggerisce un giudice locale, Sabino Marques, secondo il quale l’Arena resterebbe ”totalmente inutilizzata” dopo i Continue reading


Brasile: massacro di Carandiru, emesse le prime condanne

carandiru_divulgac3a7c3a3oUn tribunale brasiliano ha condannato a 156 anni di carcere ognuno dei 23 poliziotti accusati dell’omicidio di dodici prigionieri durante il “massacro del carcere di ” a , avvenuto il 2 ottobre del 1992, nel quale avevano perso la vita 111 detenuti.

La sentenza è stata annunciata ieri dal giudice José Augusto Nardy Marzagão e corrisponde alla prima parte del processo, diviso in quattro fasi, riportano i media locali.

Nel processo saranno giudicati un totale di 79 agenti per la strage avvenuta quando gli agenti erano intervenuti nella prigione per sedare una rissa tra fazioni rivali. Nessun poliziotto Continue reading


Brasile, al via processo a 26 poliziotti per massacro di Carandiru

carandiru-13-g-20120925Rio de Janeiro (Brasile), 8 apr. (LaPresse/AP) – Si è aperto in Brasile il processo a 26 ufficiali di polizia accusati di responsabilità nel massacro del 1992 nel carcere di Carandiru a San Paolo, in cui morirono 111 detenuti. Gli ufficiali imputati, alcuni ancora in servizio, sono incriminati per l’omicidio di 15 carcerati. Ore dopo l’inizio dell’udienza, i giudici l’hanno aggiornata alla prossima settimana, in un processo che secondo le previsioni dovrebbe durare due settimane e che sarà seguito nei prossimi mesi da quelli nei confronti di altri ufficiali. In tutto, sono 79 gli agenti accusati in relazione al massacro del 2 ottobre 1992, che mise fine alla rivolta nella sovraffollata prigione di San Paolo, la più grande del Brasile.

Molti critici ritengono ‘il massacro di Carandiru’ un simbolo della brutalità della polizia brasiliana e dell’impunità di cui essa gode. Molti ufficiali coinvolti negli omicidi sono infatti stati promossi e due decenni dopo i fatti un solo ufficiale è stato processato per il suo ruolo nel massacro. Si tratta del colonnello Ubiratan Guimaraes, condannato nel 2001 a 632 anni di carcere per uso eccessivo della forza quando ordinò alla polizia di sedare la rivolta. Nel 2006, però, una Corte d’appello ribaltò la sentenza sulla base del fatto che Guimaraes stava solo eseguendo degli ordini. Sette mesi dopo, il colonnello fu trovato morto nel suo appartamento di San Paolo, ucciso da sei spari al petto. La sua fidanzata è stata processata per omicidio e poi prosciolta.

Nel carcere, quel 2 ottobre, tutto iniziò da una rissa tra gruppi di carcerati, che si allargò velocemente e diede il via a una vasta rivolta, complice il fatto che la struttura era stata creata per ospitare 4mila detenuti ma ne ospitava quasi 8mila. La violenta protesta durò tre ore, poi 300 agenti fecero irruzione nel penitenziario sparando a 111 detenuti in meno di mezz’ora. Le autopsie rivelarono poi che erano stati uccisi con una media di cinque proiettili ciascuno. Nessun ufficiale perse la vita. Dieci anni dopo il massacro, il carcere è stato demolito e ha lasciato il posto a un parco. I fatti del 1992 hanno ispirato il film del 2003 ‘Carandiru’ del regista brasiliano Hector Babenco, che ha contribuito a far sì che i riflettori non si spegnessero del tutto sulla vicenda.

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Brasile: la madre di Max Tosoni “in quella prigione disumana la vita di mio figlio è a rischio”

images (17)L’ex assicuratore 29enne è accusato di duplice omicidio. Trovare un avvocato difensore è stata un’odissea. Parla la mamma di Max Tosoni detenuto in un carcere brasiliano “Ho compreso la sua innocenza dallo sguardo più che dalle parole” Lo sguardo di un figlio può ingannare tutti ma non una madre. Quando Michelina ha guardato fisso negli occhi Massimiliano sapeva già la risposta alla domanda che le stava uscendo dalle labbra, dopo averle tormentato il cuore per due mesi. “No, mamma – le ha sussurrato, non ho ucciso io quelle persone”. E per Michelina è stato come se entrasse un filo di luce in un tunnel e come se quell’inquietante parlatorio di un carcere che non esita a definire “lager” diventasse per un attimo più umano. Il doppio incontro con Massimiliano, insieme al primo “abbraccio” al nipotino Davi, è il ricordo più confortante che Michelina Tosoni porta dal Brasile. Un viaggio della speranza compiuto per cercare, con la forza della disperazione di una madre, di riannodare i fili di una vicenda che vede suo figlio stritolato nella spirale di verità contrastanti, in bilico fra il ruolo di carnefice e quello di capro espiatorio. Dal 18 febbraio Massimiliano Tosoni, ex assicuratore 29enne di Montichiari, è detenuto nel carcere di Itaitinga perché ritenuto la mente e l’esecutore degli omicidi di Andrea Macchelli, imprenditore emiliano di 48 anni, e di Hedley Lincoln Dos Santos, funzionario di un istituto di cambio brasiliano di 25 anni. Il 31 gennaio le vittime sono state immobilizzate, derubate e infine sgozzate nel residence di Fortaleza occupato da Tosoni, che dopo una fuga di 18 giorni si è costituito. A puntare il dito contro l’ex assicuratore di Montichiari sono due adolescenti arrestati poco dopo la rapina sfociata in un bagno di sangue. Ma il 29enne si professa innocente, affermando di essere stato usato come esca dalla baby gang per attirare in trappola Macchelli. “Dopo quindici giorni trascorsi in Brasile mi sono resa conto che in quel Paese può capitare tutto e il contrario di tutto – racconta Michelina Tosoni -: questo fa aumentare la mia angoscia sulla sorte di “Massi” prima ancora che sull’esito della vicenda giudiziaria”. Le condizioni di detenzione sono dure. “È dimagrito di venti chili, e anche se davanti a me ha ostentato serenità, è chiaramente provato anche dal punto di vista psicologico. Non potrebbe essere altrimenti, visto che deve condividere una cella di pochi metri quadri con altri otto detenuti. Ci sono solo sette giacigli simili a loculi e in due persone dormono su materassi appoggiati sul pavimento. Turca e doccia sono praticamente nello stesso vano, con tutti i problemi di igiene connessi”. Ma non sarebbe tutto. “C’è un detenuto con una profonda ferita all’addome, che non è neppure chiaro come se la sia procurata, e non viene curato adeguatamente – racconta Michelina. L’alimentazione è povera e nei giorni di festa lasciata al buon cuore dei parenti dei detenuti. Ho buone ragioni insomma per temere per l’incolumità di mio figlio”. Itaitinga è sulla carta un carcere di massima sicurezza ma, rimarca con ansia Michelina Tosoni, “proprio mentre ero in Brasile è scoppiata una sommossa innescata pare da un regolamento di conti fra detenuti. Qualcuno ha dato alle fiamme dei materassi e nel rogo sono morte dieci persone e altrettante sono rimaste gravemente ustionate. Non so in queste condizioni fino a quando Massimiliano potrà resistere”. Tanto più che garantirgli una difesa dignitosa è stata un’odissea e il sostegno delle autorità consolari in Brasile “ridotto al minimo indispensabile. Il consiglio di fuggire del primo avvocato ha peggiorato la posizione giudiziaria di mio figlio. Così abbiamo contattato altri legali che avanzavano richieste economiche spropositate per chiunque, figuriamoci per una famiglia come la nostra che non dispone di grandi risorse – spiega Michelina Tosoni. Alla fine ci siamo rivolti al legale che aveva assistito Massimiliano nel 2009, in occasione della prima disavventura giudiziaria in Brasile”. All’epoca l’accusa era di truffa per l’ex assicuratore fuggito dai domiciliari tre anni fa mentre scontava una pena per una serie di rapine compiute nel bresciano. In Brasile Tosoni si è rifatto una vita con una compagna brasiliana che lo ha reso padre. “Anche stavolta Massimiliano può aver commesso qualche errore, ma non è stato lui ad uccidere”.

Fonte Brescia oggi


31ore di rivolta nel carcere di Contagem – Brasile

cordatesaLa mattina di giovedì 21 molti detenuti del carcere Nelson Hungria, a Contagem , zona metropolitana di  Belo Horizonte hanno dato vita ad una grande rivolta. Due persone – una guardia carceraria e un insegnante – sono stati presi in ostaggio, secondo il Dipartimento di Stato di difesa sociale (SED). Le truppe della Polizia Militare (MP) sono sul posto. La rivolta, secondo il PM, è iniziata nel padiglione 1. L’addetto stampa della Regione 2 PM, il maggiore Sergio Dourado ha riferito che non ci sono feriti.

Secondo il Segretario dell’Amministrazione Penitenziaria, Murilo Andrade de Oliveira, sono stati coinvolti nella rivolta 90 detenuti. In questo padiglione sono prigionieri i condannati per reati come traffico di droga, furto e rapina, e sempre secondo il maggiore Dourado ci sono possibilità che i ribelli abbiano 2 armi, ma hanno riferito che non sono state ancora viste dalla polizia. Due prigionieri intanto sono alla negoziazione.

I prigionieri hanno lasciato le loro celle e sono nel cortile. Hanno bruciato materassi e pezzi di stoffa che avevano precedentemente utilizzato per cercare di fuggire attraverso il tetto del padiglione. In questo momento, sono state utilizzate granate stordenti per evitare una possibile fuga, secondo il Maggiore. Hanno anche fatto una scritta che si poteva leggere dall’alto con le parole “oppressione del sistema” sul pavimento del cortile del padiglione. Un elicottero della polizia segue le azioni. La polizia è sui muri di recinzione monitora i detenuti.

Le forze speciali di polizia sono arrivate alla prigione alle 12.20 per seguire i negoziati. Alcuni detenuti sono sui tetti e staccano tegole da usare per la rivolta. Una persona si è nascosta sotto una pila di materassi. Ma è stata portata via subito dopo.

Un principio di ribellione nel padiglione 6 è stata confermata, ma la polizia militare ha detto che la rivolta è già controllata. Il fumo si è visto da un’altro padiglione. La rivolta si sta allargando.

Il segretario avrebbe detto, secondo una fonte vicina a lui, che i ribelli si lamentano del ritardo nell’autorizzazione di visite e chiedono di vietare la reclusione di donne in stato di gravidanza. Essi si lamentano anche della direzione del carcere, delle percosse, dei trattamenti inumani e chiedono anche revisione della pena.

 

La rivolta è terminata alle 22 del giorno seguente, dopo 31 ore.


Sposa in carcere il killer della gemella

torta-zombie-spalleBuenos Aires – Una vicenda in piena Patagonia che è un po’ telenovela, un po’ film horror: una giovane di 22 anni ha sposato l’uomo condannato a 13 anni di carcere con l’accusa di aver ucciso nel 2010 la sorella gemella. Le nozze, seguite passo passo da giorni dai media locali, si sono svolte nel giorno di San Valentino.

Victor Cingolani, 28 anni s’è sempre proclamato innocente. E ha sposato Edith Casas a Pico Truncado , località patagonica argentina. «L’ho fatto per amore» ha detto senza esitazione poco prima del brindisi, nella prigione dove sta scontando la condanna. L’uomo sembrava tranquillo, nonostante l’arrivo della coppia in Comune sia stato salutato da centinaia di persone al grido di «assassino» e con lancio di pietre.

«Voglio formare una famiglia con la donna che amo», ha tagliato corto Victor, la cui sorella, Claudia, ha d’altra parte ricordato che «i festeggiamenti avranno luogo in carcere, durante una cerimonia organizzata da chi vuole stare vicino a mio fratello. Non facciamo una festa – ha puntualizzato – perché ovviamente in prigione non è permesso».

I media argentini ricordano che per l’omicidio di Johana è stato arrestato non solo Cingolani ma anche un altro ex fidanzato della ragazza, Marcos Diaz, pure lui in prigione. La madre delle gemelle, Marcelina Orellana, per bloccare il matrimonio giorni fa aveva presentato un ricorso alla giustizia, che ne aveva ordinato la sospensione. Poi però, un’altra istanza della magistratura ha cancellato tale risoluzione, aprendo così la strada al matrimonio. Dopo le nozze, anche Marcelina ha parlato con la stampa: «Confermo che secondo me Victor è un assassino. E ora ho paura per Edith», ha detto senza nascondere l’angoscia.

Al centro dell’intera vicenda c’è il misterioso omicidio di Johana, la gemella di Edith. La giovane fu uccisa nel 2010 con due colpi di pistola e il suo corpo gettato alla periferia di Pico Truncado. Al momento dell’uccisione, Edith era già stata con Victor, ma usciva con Marcos Diaz.

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Brasile: attentati lanciati dal carcere, paralizzato lo stato di Santa Caterina

Lo stato di , nel sud del , è diventato teatro di attentati contro autobus e commissariati della polizia organizzati da detenuti del gruppo Primeiro Grupo Catarinense (), che rivendicano maggiori diritti nelle carceri. Lo stato ha registrato 54 attacchi dal 30 febbraio, e il governatore Raimundo Colombo ha chiesto l’appoggio del governo federale per far fronte alla crisi.

carcere-brasiliano-brasile-espirito-santoL’ondata di violenza, nella quale sono stati dati alle fiamme veicoli, autobus e basi di polizia in 18 città dello stato, ha finora lasciato un morto, un ferito e 24 arresti. Si tratta della seconda serie di attentati in Santa Catarina da novembre, quando il Pgc aveva realizzato i suoi primi attacchi, almeno 68.

Colombo, riunitosi questa settimana con il ministro della Giustizia José Eduardo Cardozo, ha proposto il trasferimento dei detenuti Pgc in carceri federali di massima sicurezza.

Secondo la stampa locale, la mole di attentati è aumentata dopo che il quotidiano A Noticia, di Joinville (la maggiore città dello stato), diffondesse un video girato il 18 gennaio che mostra alcuni agenti penitenziari che maltrattano dei prigionieri, nudi e accovacciati, con bombe lacrimogene, spray al peperoncino e proiettili di gomma. Tutti gli agenti sono stati licenziati e sono sotto processo per abusi.

Il segretario della Sicurezza Pubblica dello stato, Cesar Grubba, ha ammesso che gli attacchi sono diretti dalle carceri.

Il Pgc segue il modello di attacchi ideato da Primeiro Comando da Capital (), la maggiore organizzazione criminale brasiliana nata nel 1993 da narcotrafficanti attualmente detenuti nel carcere di Taubaté, a 141 chilometri da . Nel 2008 Pcc ha paralizzato la più grande città brasiliana con una serie di attentati. Entrambe i gruppi entrano in azione, coordinando attacchi contro le città, quando si verificano abusi delle autorità nei centri penitenziari.

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Brasile, carcerati evadono dalle fogne

sewer-3Più di venti detenuti sono fuggiti da una prigione nella città brasiliana di Rio de Janeiro attraverso le fogne.
Le autorità carcerarie del penitenziario di Vicente Piragibe hanno dichiarato di aver rimprigionato solo quattro fuggitivi.
Inoltre, essi affermano che nessuno degli altri prigionieri sono risaliti dal sistema fognario.
La polizia sta interrogando le guardie che trattieni 1700 detenuti.

Fonte

Traduzione CordaTesa


Evasione di massa dal carcere in Brasile

27gennaio2013 – Circa 30 detenuti del penitenziario Profesor Anníbal Bruno, nella città di Recife,
(Brasile nord-orientale) son riusciti ad evadere dalla prigionia dopo una rivolta,
così riferisce la polizia.

liberiI fatti sono avvenuti questa mattina, quando i prigionieri approfittando delle visite
dei familiari, hanno preso in ostaggio mogli e fidanzate per fuggire dal centro, ubicato
nella zona ovest di Recife.

La polizia militare riferisce che la sommossa ha portato ad un bilancio di 5 detenuti
e di due guardie, feriti da proiettili, e che sedici fuggiaschi sono stati catturati poche
ore dopo nelle vicinanze della prigione.

Qualche testimone riferisce che colpi di arma da fuoco abbiano anche ucciso, ma questo
non è stato ancora confermato dalle autorità.

“I prigionieri hanno approfittato della visita dei familiari per fuggire, la polizia
penitenziaria, per garantire la sicurezza, non ha reagito per evitare che potesse accadere
qualcosa ai parenti dei detenuti, proteggerne la vita ed evitare qualsiasi tipo di scontro”
ha detto ai media il colonnello Romero Ribeiro.

Secondo il funzionario, i prigionieri hanno preso in ostaggio poliziotti, sequestrato
le armi e usato alcuni parenti come scudi, uscendo dalla porta della prigione.

La polizia sta contando i prigionieri all’interno del carcere per sapere con
esattezza quanti evasi ci sono, che secondo i media locali, possono arrivare a 40.

Inoltre i controlli nelle vicinanze del lager sono state intensificate, molti detenuti
sono stati catturati mentre si nascondevano in case della zona.

La prigione rinchiude circa 1400 detenuti, tre volte la sua capacità. Il gruppo degli
evasi riusciti a scampare alla cattura, è formato dai criminali più pericolosi.

Fonte

Traduzione by CordaTesa


Brasile: usavano un gatto per evadere dal carcere

Molti sono i sistemi che fino ad oggi sono stati usati dai detenuti da ogni parte del mondo per tentare di evadere dalla loro prigione dove si ritrovano, di caso in caso, a scontare la loro pena per il loro reato, ma, di certo, tra i tanti e i diversi modi, quello usato da alcuni detenuti brasiliani ha destato la sorpresa di molti.

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Un felino complice dei detenuti brasiliani – Un gruppo di prigionieri brasiliani, scoperti solo pochi giorni fa, utilizzavano un gatto come complice per far entrare in galera e far arrivare alle loro celle telefoni cellulari e strumenti per organizzare una fuga: l’originale idea è stata resa nota dai media

 della città di Arapiraca. Quello che agli occhi delle guardie sembrava un innocuo gattino era in realtà l’aiutante e il complice di narcotrafficanti e assassini che erano rinchiusi a scontare la loro pena nella prigione di Alagoa, nel Nordest del Brasile.

Lo smascheramento del gatto – A scoprire l’ingegnoso sistema dei criminali, che avevano addestrato il gatto ad andare e venire dal carcere con i preziosi ‘carichi’, è stato un poliziotto. La guardia, infatti, la notte di Capodanno, vedendo il felino entrare dalla porta del carcere con passo appesantito, e capendo che qualcosa non andava, ha fermato il furtivo animale e ha controllato. Nel controllo ha scoperto l’arcano, ovvero, che il gatto era usato da tramite per far entrare all’interno della struttura carceraria oggetti che servivano ai detenuti per la fuga. In effetti, il poliziotto ha trovato addosso al gatto una piccola borsa con lime, punte di trapano e un telefono cellulare con caricatore. Il micio andava e veniva spesso dalla prigione e i parenti dei detenuti a volte lo avevano riportato con loro dopo alcune visite. Per i detenuti ora si prospettano controlli più serrati.