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Nuovo trasferimento per Davide Rosci

teramoantifaTeramo. “Questa mattina il compagno Davide Rosci è stato trasferito dal carcere di Teramo ad altra destinazione per ora sconosciuta. Dal carcere non hanno risposto alle richieste di informazioni dell’avvocato”. Lo ha annunciato il consigliere di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo che da tempo si batte in difesa del giovane teramano.

“Riprende Continue reading


Lettera di Davide Rosci

cordatesaDa infoaut pubblichiamo una nuova lettera di Davide Rosci, richiuso nel carcere di Teramo da sette mesi – dopo aver trascorso 10 mesi ai domiciliari – per gli scontri avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011:

Carissim* compagn*

Da circa un’ora è terminato il presidio che i compagni/e hanno organizzato all’esterno del carcere di Teramo e l’urlo di libertà è rimbombato forte nelle sezioni del penitenziario.

Nei giorni precedenti noi detenuti, dopo esserci confrontati Continue reading


Sciopero della fame dei detenuti, anche Davide Rosci aderisce alla protesta

cordatesaE’ il Comitato formato da amici e famigliari di Davide Rosci(nella foto), “Liberiamo Davide”, a confermare che l’attivista teramano, attualmente all’isituto penitenziario di Castrogno, ha aderito allo sciopero della fame indetto da diversi detenuti in tutta Italia per protestare contro le condizioni di vita delle carceri: “L’iniziativa che vedrà 8 giorni di sciopero della fame e 12 di mobilitazioni autodeterminate – si legge in una nota -, vuole attirare l’attenzione Continue reading


Sciopero della fame nel carcere di Viterbo

sciopero-della-fameRiceviamo da Davide Rosci e diffondiamo con la più totale solidarietà e complicità

Viterbo 8 Maggio 2013

In accordo con altri compagni e detenuti abbiamo deciso d’intraprendere uno sciopero della fame che inizierà Mercoledì 22 Maggio per appoggiare il corteo che si svolgerà a Parma il 25 Maggio contro il sistema inumano delle carceri, la differenziazzione, il carcere duro e l’isolamento. Il nostro fine è cercare una solidarietà di classe a sostegno delle lotte di tutti i prigionieri. E’ una forma estrema, ma siamo consapevoli che solo con la lotta da dentro e fuori queste mura si possano ottenere cambiamenti.
Quello che avviene in questi luoghi è sconosciuto ai più e solo costretto a vivere determinati abusi può testimoniare quanto sia aberrante il trattamento che questo stato riserva a chi ha sbagliato. L’obiettivo della Continue reading


Lettera di Davide Rosci del 2\4

cincazziamodavvero

Car* compagn* e fratelli carcerati,

Ho ricevuto l’opuscolo n. 77 dove veniva pubblicata la mia lettera dal carcere di Teramo. Da allora ad oggi (parliamo di poco più di un mese) me ne hanno fatte di tutti i colori. Per chi vive la nostra situazione potrebbe essere qualcosa di strano, ma penso che per molti, così come anche per me, è assurdo questo trattamento.

Il mio è stato un arresto politico che mirava a zittirmi e creare terra bruciata intorno a me, volevano farmi capire che mettersi contro questa società ingiusta comportava un prezzo alto da pagare e che combattere il sistema borghese non poteva avvenire così come stavamo facendo noi.

Infatti nella mia piccola Teramo si era creato un movimento non solo attivo, ma anche forte numericamente e determinato. Vedevano in noi un pericolo e hanno così utilizzato le loro armi per annientarci. Prima ci hanno accusato di essere un’associazione a delinquere e poi incriminati per i fatti di Roma. La macchina dello stato ha fatto il meglio di sé e lo ha fatto perché aveva paura di chi non era disposto ad abbassare la testa. Io ho deciso di affrontarli a viso aperto e quando hanno capito che dal carcere di Teramo non ero cambiato, mi hanno trasferito prima a Rieti, dove mi hanno messo solo in cella e trattenuto la corrispondenza e poi, non contenti, mi hanno portato nel carcere di Viterbo (carcere duro) e messo per 4 giorni in isolamento in una cella senza riscaldamento dove non avevo coperte e ho dormito con il giubbotto ad una temperatura intorno ai 4/5°. Sia a Rieti che a Viterbo non mi hanno motivato il trasferimento, di fatto agivano come nei peggiori anni della dittatura fascista. Solo quando sono venuti i consiglieri del PRC del Lazio, guarda caso, mi hanno portato in sezione 1/2 ora prima che venissero davanti alla mia cella.

È un modo di fare squallido, penoso oltre che vile. Fanno gli angeli quando sanno di avere le spalle al muro e poi come dei lupi ti sbranano quando chiudono i cancelli. Io non mi son perso d’animo, e da subito ho informato fuori di quanto accadeva. Ho capito che l’unica arma che abbiamo è quella della controinformazione. Ho affidato comunicati ai miei cari e fuori molti si sono indignati.

Non contenti di quanto mi avevano già fatto, mi hanno messo in cella con un macedone con l’AIDS. Io non ho nulla contro chi purtroppo ha contratto questa malattia, ma porca puttana neanche me lo hanno detto, lo sono venuto a sapere da terzi e poi ho avuto conferma da lui. Dico, almeno informatevi in caso di ferimenti…

Io non so più che si vogliono inventare, ma non cadrò alle loro provocazioni e anche se a volte la testa viaggia e pensa a male, io resterò lucido.

So di non essere solo e che fuori i compagn* si stanno muovendo per sputtanare il loro modo di agire e forte del loro sostegno io lotto fino alla fine.

Come noi sono stati molti i compagni e le compagne che hanno pagato con la galera le proprie idee e dalla loro resistenza dobbiamo prendere esempio. La storia ci ha insegnato che chi si metteva contro veniva perseguitato e che le loro idee di libertà e giustizia sociale erano giuste.

Dobbiamo essere fiduciosi e spingere chi è fuori a continuare la battaglia, dobbiamo fargli sentire la nostra voglia di non mollare ed essere tenaci. Raccontiamo quello che subiamo e quello che vediamo, se stiamo in silenzio facciamo il loro gioco.

La situazione carceraria è la vergogna dell’Italia in terra ma a conoscerla siamo solo noi e i nostri cari, sono convinto che se solo qualcuno entrasse e vedesse questo scempio le chiuderebbero tutte. Qui dentro non ci sono regole ed è l’unico posto in Italia dove vige una situazione senza alcun controllo.

Proviamo a cambiare lo stato di cose chiedendo a chi è fuori di essere la nostra voce. Ci vogliono 10-100-1000 Ampi Orizzonti. Spezziamo le catene, liberiamo la mente. Un abbraccìo! Davide (falce martello stella)

Viterbo, 2 aprile 2013 [ndr: data timbro]

Davide Rosci, strada San Salvatore, 14b – 01100 Viterbo


Repressione 15 ottobre – Appello per giornata di mobilitazione in solidarietà con imputati e arrestati

diffondiamo da informa-azione

a1107913524Il 4 aprile si terrà a Roma la prima udienza per  25 persone accusate di devastazione e saccheggio e resistenza per la giornata di rivolta del 15 ottobre a Roma. Altre 16 persone hanno già ricevuto in primo grado condanne dai 2 ai 9 anni.
In tutto 6 persone si trovano ai domiciliari, due in carcere e una decina sono sottoposti all’obbligo di firma.
Dopo la rivolta di Genova 2001 è fin troppo chiaro l’utilizzo del reato di devastazione e saccheggio come monito teso a scoraggiare il ripetersi di rivolte popolari ed a smorzare il desiderio di esternare in maniera efficace il proprio dissenso, com’è chiaro l’intento dello stato di tener divisi gli imputati, di processarli separatamente al fine di isolarli e “annientarli”, come è capitato per i primi ad essere giudicati e condannati.
Non ci può più essere l’illusione di poter chiedere, interagire, cambiare qualcosa stando seduti ai tavoli della democrazia o sperando nella giustizia.
E’ fondamentale non lasciare soli i condannati e gli accusati per il 15 ottobre 2011: che nessuno in galera o tra le mura di una casa trasformata in prigione si senta solo; che mai gli venga il dubbio che forse non ne valeva la pena. Affinchè la gioia di una città illuminata dalle fiamme della rivolta non si spenga mai; affinchè il coraggio di abbandonarsi alla passione dei propri desideri e della propria rabbia non diventi mai un rimorso.
E’ fondamentale ribadire che chiunque abbia partecipato alla rivolta del 15 ottobre a Roma ha fatto bene ad esserci.
Che da più città possibili si alzi un grido di rabbia in solidarietà ai prigionieri e agli inquisiti!
Ne va della libertà di tutti noi! Non lasciamoli soli!


La libertà non cade dal cielo

diffondiamo da Rete evasioni

15-ottobre-225Il 15 Ottobre 2011, come a Genova nel 2001, eravamo 300.000 a gridare per le strade di Roma la nostra rabbia contro le politiche di austerità, un grido che voleva risvegliare le coscienze di una Italia ancora assopita di fronte alla crisi economica provocata dalle grandi lobby del capitalismo globale e fatta pagare in maniera pesantissima,per intero, alle classi subalterne. Questo mentre in tutta Europa e nei Paesi arabi si sviluppavano mobilitazioni e rivoluzioni.

Una manifestazione che non poteva essere incastonata nelle logiche del corteo – parata  più affini alla rappresentanza politica sindacale. Le tante iniziative prodotte sin dalla partenza del corteo, infatti, hanno voluto segnalare simboli e responsabili della crisi, indicando nella riappropriazione diretta l’unica possibilità di porre le nostre vite “contro e  fuori” dalle politiche di saccheggio ed austerità che stiamo subendo.

Come tutti e tutte sappiamo, non si è fatto attendere l’intervento dei tutori dell’ordine, che hanno tentato di stroncare sul nascere la combattività di una manifestazione e di un possibile movimento attraverso una gestione di piazza letteralmente criminale, con caroselli di blindati lanciati a tutta velocità, utilizzo di lacrimogeni e idranti, cariche che hanno tentato di sgomberare piazza San Giovanni.
La resistenza della piazza, però,  è stata forte, partecipata e determinata, nutrita da una rabbia covata nella quotidianità per le condizioni di ingiustizia, sfruttamento, saccheggio dei territori che ci vengono consegnate ed imposte. Una resistenza ed una rabbia che rivendichiamo non solo come giuste, ma anche come necessarie  allo sviluppo di un processo di trasformazione radicale dell’esistente che ci porti a liberare le nostre vite dallo sfruttamento e dalle gabbie del capitalismo.
In quella giornata e nei mesi successivi si sono susseguiti arresti e processi, con condanne pesantissime. Oggi è arrivata a chiusura l’indagine che coinvolge 25 compagne e compagni accusati del reato di devastazione e saccheggio. Un nuovo processo sta così per cominciare. Si, perché ancora una volta proprio come a Genova 2001 lo Stato e i suoi magistrati hanno “tirato fuori dal cilindro” questo reato per affibbiare condanne pesantissime,un monito a chiunque pensi e provi a mettere il proprio corpo e le propria esistenza in gioco, partecipando a un processo di conflitto e di cambiamento. Una drammatica beffa visto che quel giorno, come altre mille e mille volte eravamo scesi in piazza proprio contro chi devasta e saccheggia quotidianamente le nostre vite!
Al di là della narrazione e delle valutazioni su quella giornata e delle sue conseguenze legali, sentiamo con forza la necessità di aprire, dentro ed oltre i recinti delle realtà di movimento, un confronto ed una discussione che non eluda il tema della repressione, ma che ci porti al contrario collettivamente a farcene carico e ad affrontarlo. L’utilizzo della fattispecie di reato di“devastazione e saccheggio” viene sempre più di frequente utilizzata per colpire ogni forma di espressione di rabbia e conflittualità. Le lotte sociali sono ridotte così a mero problema di ordine pubblico, additate come fatto delinquenziale.
Su questa base, vorremmo iniziare un ragionamento concreto, partendo da un confronto tra chi agisce le lotte sociali qui a Roma, città grande, difficile, complessa, ricca di storia, di esperienze e pratiche concrete dell’alternativa allo stato di cose presenti. Un confronto che sia in grado di superare i disperati ed isolati urli contro la repressione, che abbia la capacità di costruire un filo rosso che a partire della rivendicazione di una “libertà di movimento e di conflitto” riesca, quindi, a proiettarsi ben oltre la miseria del presente.
E’ in atto, infatti, un ampio processo di criminalizzazione sociale e di controllo sociale preventivo che colpisce chiunque non si piega alle leggi del mercato, marcando in forme diverse la propria alterità e/o incompatibilità. Pensiamo, ad esempio, a quei particolari laboratori della repressione che si sperimentano negli stadi, sui migranti, sul precariato delle periferie.
Non solo, va posta la giusta attenzione al tentativo di interdizione delle lotte sociali attraverso l’uso di dispositivi di controllo e repressione, il bavaglio mediatico imposto alle opposizioni, il controllo poliziesco sugli attivisti, l’uso della legislazione speciale antiterrorismo. Tasselli che, se considerati nel contesto politico e sociale nel quale si ascrivono,  contribuiscono a delineare uno scenario  a dir poco preoccupante ed allarmante, una vera e propria svolta autoritaria e liberticida degli apparati dello stato.
La proposta che lanciamo è quella di confrontarsi e  ragionare insieme attorno a questi temi per costruire una campagna politica comune: perché se è vero che la migliore risposta alla repressione la si dà continuando a portare avanti e a sviluppare i propri percorsi di lotta giorno dopo giorno; è altrettanto vero che, per dare spazio allo sviluppo dei conflitti stessi, è necessario denunciare con forza che problemi sociali come la casa, il lavoro, la scuola, non possano essere trattati come questioni di ordine pubblico. Che si criminalizzano studenti, lavoratori, sfrattati, disoccupati che legittimamente protestano contro i tagli a scuola, sanità, la riforma pensionistica, lo smantellamento dei residui di welfare, la precarietà delle condizioni di vita e di lavoro, le privatizzazioni, i licenziamenti, la devastazione dei territori in nome del profitto.
Questo, come abbiamo detto, in una fase in cui le condizioni di vita di larghe fasce di popolazione sono letteralmente in caduta libera,rappresenta un segnale chiaro e preoccupante rispetto al presente ed al futuro che la governance capitalistica vorrebbe cucirci addosso. Appare necessario e urgente, di contro, trasformare l’ingovernabilità e la rabbia crescente, indicare la direzione di marcia collettiva verso un’altra idea di società, verso una nuova utopia possibile da immaginare e conquistare insieme.
Lanciamo già da ora un presidio per il 4 aprile prossimo, di fronte al Tribunale di Roma, per sostenere i compagni e compagni che vedranno iniziare il processo contro di loro e proponiamo un’assemblea pubblica per il 12 aprile prossimo che, a partire dalla ineludibile solidarietà e complicità con gli/le compagni/e sotto processo, abbia la volontà di iniziare a tessere un ragionamento collettivo ed un percorso comune.
Inoltre in solidarietà con le/i compagne/i di Teramo ed in particolar modo con Davide Rosci, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio sotto al Tribunale di Roma l’11 aprile, giorno in cui si esprimerà il Tribunale del riesame.
Libere Tutte – Liberi Tutti
 
 
Compagni e Compagne di Roma

Lettera di Davide Rosci dal carcere di Viterbo

PowerTorno a scrivere dopo alcuni giorni passati in isolamento. Sì, mi sono fatto 4 giorni di isolamento dopo essere stato trasferito dal carcere di Rieti al carcere di Viterbo.

Ora voi vi chiederete cosa mai io abbia potuto fare. La risposta è niente, giuro niente! Così come quando mi tradussero da Teramo a Rieti: non avevo fatto nulla e, per di più non ho potuto conoscere le motivazioni che giustificato questi trasferimenti.
C’è la chiara volontà di punirmi, facendomi capire con questo modo di fare, che la mia voglia di informare chi è fuori e la lotta di tutti coloro che mi sono vicini sono da arginare. Hanno dapprima trattenuto tutta la posta in arrivo che gli scorsi lunedì e martedì mi era arrivata a Rieti, giustificando, in maniera fantasiosa, che all’interno vi fosse qualcosa di pericoloso(?) anche se le avevano aperte e avevano visto che non c’era niente (per la cronaca si trattava di due lettere di miei amici, 4 lettere di mia zia contenenti le foto dei miei adorati nipoti e due cartoline). Hanno di fatto violato la mia privacy e deliberatamente censurato ogni tipo di corrispondenza in arrivo. È palese che hanno agito in modo illegale ed incostituzionale

Poi, non contenti, hanno fatto la cosa più vile ed infame, trasferendomi qui a Viterbo e mettendomi in isolamento! Non mi hanno giustificato la cosa e mi hanno sbattuto in una cella di 5 mq senza riscaldamento e senza poter avere contatti con nessuno. Mi hanno vietato di prendere una coperta e ho dormito tre notti(!) al gelo con solo il giubbino. Ditemi voi se questo è un atteggiamento da paese civile! Trasferire, lasciare al freddo e in isolamento una persona che non ha avuto rapporti disciplinari o altro è il chiaro modo di fare di chi, nel buio e nel silenzio delle carceri italiane, ignora ogni legge morale e giuridica.

Non nascondo di aver provato sconforto, provate a mettervi al posto mio e a vivere in 20 giorni tre cambi di carcere, la censura delle lettere e l’isolamento totale senza sapere quanto tempo duri. È qualcosa che ti fa perdere la fiducia nelle istituzioni, oltre che la testa. Così mi sono affidato ai miei libri e solo la lettura di “Gramsci in carcere e il Partito” e “Oltretorrente”, che narra le gesta di Guido Picelli, gli Arditi del Popolo e le barricate di Parma, mi ha dato la forza e la serenità per affrontare queste vicissitudini. L’esempio di Gramsci e quello di Picelli sono stati per me qualcosa di indescrivibile. Attraverso quelle pagine rigo dopo rigo ho ricaricato il mio cuore e la mia mente.
Ormai pensavo al peggio, convinto di dover rimanere in quello scempio di posto fino all’11 Aprile, data nella quale a Roma ci sarà l’appello per l’aggravamento degli arresti domiciliari in custodia cautelare, invece mi hanno portato in sezione. Solo dopo che il consigliere regionale di Rifondazione Comunista del Lazio, che ringrazio di cuore, era venuto a trovarmi.

Concludo con la mia convinzione personale che continuerò ad urlare: potranno imprigionare il mio corpo, mai la mia mente.
A testa alta! La lotta non si arresta!

Viterbo, Domenica 17/03/13

Davide Rosci

 

da controlacrisi


Repressione 15 Ottobre – Davide Rosci trasferito a Viterbo e altri aggiornamenti

potere-repressione_fondo-magazineDavide è stato nuovamente trasferito, dal carcere di Rieti a quello di Viterbo. In realtà a Rieti è stato in isolamento solo i primi giorni, probabilmente perchè in sezione nuovi giunti.
L’11 Aprile avrà un’udienza al tribunale di Roma per tentata evasione dai domiciliari.

Altri imputati per il 15 ottobre, avranno invece l’udienza preliminare a Roma il giorno 4 aprile, e ci sarà probabilmente un presidio davanti al tribunale. Tra questi anche l’udienza per Mauro accusato di tentato omicidio (carabiniere della camionetta).

Si è invece capito che Massimiliano, il sesto condannato di Roma, oltre ai 5 teramani, è un fascio. Sempre troppo tardi, però è importante diffondere la notizia.

per scrivere e dare solidarietà a Davide:

DAVIDE ROSCI
Casa circondariale di VITERBO
Strada Santissimo Salvatore, 14/b
01100 –   VITERBO


Repressione 15 Ottobre – Davide Rosci trasferito nel carcere di Rieti

indignati-romaApprendiamo la notizia del trasferimento di Davide Rosci nel Carcere di Rieti. Davide, già ai domiciliari per i fatti del 15 Ottobre, è stato condannato in primo grado a 9 anni (diventati 6 per la scelta del rito abbreviato), per devastazione e saccheggio e resistenza e lesioni pluriaggravate a pubblico ufficiale per i fatti del 15 Ottobre.
Il 18 Febbraio era stato prelevato dal posto di lavoro e trasportato nel carcere teramano di Castrogno per una tentata evasione dai domiciliari risalente al 26 Gennaio.

SOLIDARIETA’ A DAVIDE! SOLIDARIETA’ A TUTTI/E GLI/LE INQUISITI/E E CONDANNATI/E DI ROMA!

Per scrivergli:

DAVIDE ROSCI
Casa Circondariale di Rieti.
Via Maestri del Lavoro 2 C
02100 Rieti


Comunicato x Davide Rosci e contro la repressione

roma

Apprendiamo con rabbia e tristezza che nella mattina di lunedì 18 febbraio le porte del carcere di Castrogno si sono aperte per Davide Rosci, uno dei compagni di Teramo Antifascista costretti ormai da mesi ai domiciliari perchè condannati a 6 anni per i fatti di Roma 15\10.
La richiesta di carcerazione è stata giustificata per una sua presunta tentata evasione, avvenuta nella mattina di Sabato 26 gennaio quando Davide sbadatamente uscì per andare a lavoro nonostante i permessi fossero solo da Lunedì a Venerdì.
I nostri collettivi si sentono particolarmente vicini ai compagni di Teramo. Ci accomuna un’idea di sport popolare antifascista e anticapitalista, la stessa idea che il mese prossimo animerà il decennale di Dax, ci accomuna la stessa rabbia che ha portato in piazza 300.000 persone quel giorno a Roma, ci accomuna la stessa repressione che instancabile serpeggia in tutta la penisola da Nord a Sud.
Negli scorsi mesi abbiamo avuto modo già due volte di raccogliere fondi per le loro spese processuali e di ragionare pubblicamente sulla spropositata condanna da cui sono stati colpiti e sull’uso repressivo del reato di devastazione e saccheggio.
Con questo comunicato vogliamo invece ragionare sull’incoerenza di questa nuova vicenda successa a Davide e sull’insostenibile precarietà degli arresti presso il domicilio.
Una persona che ha sulle spalle 9 anni di pena detentiva, scesa a 6 con il rito abbreviato, non organizza di certo la sua evasione dai domiciliari passando di mattina per le Poste in una cittadina piccola come Teramo (è lì che è stato fermato dai Carabinieri).
È una pena troppo pesante e ingiusta per rischiare di scontarla in carcere infrangendo gli arresti domiciliari. Girando per le sezioni di qualunque carcere molte sono le storie di ragazzi tornati dentro perché accusati ingiustamente di aver infranto i domiciliari.
Ogni storia è particolare e assurda ma nella sua assurdità condiziona il futuro e la libertà di un uomo: chi era sotto la doccia e non ha fatto in tempo a uscire, chi aveva avvisato in questura di avere un guasto al citofono e di poter essere avvisato telefonicamente dagli agenti preposti al controllo, chi alle 4 di notte non ha sentito il citofono perché ovviamente dormiva.

Possiamo metterci nei panni dello Stato, sordo e malfidente, a cui queste storie non interessano, a cui sono sufficienti le parole di qualche ottuso e indolente appuntato che piuttosto di faticare un solo
minuto di più per assicurarsi dell’effettività dell’evasione, preferisce fare rapporto e incarcerare.
Oppure possiamo metterci nei panni di tutti quei ragazzi che rischiano di cadere dalla padella alla brace, quelli che devono dormire con un orecchio aperto, che devono uscire dalla doccia in cinque secondi, quelli che non possono parlare al telefono o ricevere amici, quelli per cui la libertà sarebbe a portata di mano e invece resistono sopportando la loro condizione di prigionieri.
Da che parte stare non lo scegliamo, ci viene naturale e spontaneo come ci viene naturale pensare che se l’evasione è un reato allora siamo tutti criminali in potenza, essendo l’evasione è una scelta consapevole e bellissima di libertà, un diritto naturale, una tendenza di fondo per qualunque essere vivente.

Vogliamo esprimere a Davide tutta la nostra vicinanza sia politica che umana, sperando in qualche modo che questo possa aiutarlo a resistere e non lasciarsi andare, a camminare in sezione a testa alta e non abbassarla di fronte a nessun secondino.

Complici e solidali F.O.A. Boccaccio e Cordatesa
Per scrivergli: Davide Rosci c\o Casa Circondariale di Teramo, strada Comunale Rotabile, loc. Castrogno, Teramo 64100


Scontri a Roma: revocati i domiciliari per Davide Rosci che torna in carcere

Teramo. Torna in cella Davide Rosci, l’esponente di Azione Antifascista Teramo condannato a sei anni di reclusione per gli scontri di Roma del 15 ottobre del 2011.

indignati-romaI carabinieri del nucleo informativo del reparto operativo del comando provinciale di Teramo questa mattina gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per violazione degli obblighi dell’autorità giudiziaria. In sostanza Rosci è accusato di essere “evaso” dagli arresti domiciliare, beneficio che gli è stato concesso prima del processo romano e attraverso il quale sta scontando la pena detentiva.

I carabinieri hanno rimesso una informativa all’autorità giudiziaria romana all’esito di un controllo, due settimane fa, in cui Rosci era stato sorpreso fuori dalla sua abitazione: era un sabato e il giovane teramano, contrariamente al resto della settimana quando gli è consentito di recarsi al lavoro, doveva trovarsi a casa. Ciò non è stato e da qui la decisione del tribunale di Roma di revocargli il beneficio dei domiciliari. Rosci è uno dei giovani condannati a Roma, in solidarietà dei quali sabato 19 febbraio, a Teramo, è stato organizzato un partecipato corteo.

Fonte


Lettera aperta di Davide Rosci, condannato per i fatti del 15 ottobre 2011

Quando sono stato arrestato il 20 aprile scorso, dissi che ero sereno; ciò che mi portava ad esserlo era la fiducia che riponevo nella giustizia, la consapevolezza che gli inquirenti non avessero in mano niente di compromettente e la percezione che, nonostante il grande clamore creato ad hoc dai mass-media, il processo fosse equo ed imparziale, così come previsto dalla legge.
davide-rosciMi sbagliavo! Ieri ho visto la vera faccia della giustizia italiana, quella manipolata dai poteri forti dello stato, quella che si potrebbe tranquillamente definire sommaria. Una giustizia che mi condanna a pene pesantissime, leggete bene, solo per esser stato fotografato nei pressi dei luoghi dove avvenivano gli scontri. Avete capito bene, ieri sono stato punito non perché immortalato nel compiere atti di violenza o per aver fatto qualcosa vietato dalla legge, ma per il semplice fatto che io fossi presente vicino al blindato che prende fuoco.
Non tiro una pietra, non rompo nulla, non mi scaglio contro niente di niente. Mi limito a guardare il mezzo in fiamme in alcune scene, e in un’altre ridere di spalle al suddetto.
Tali “pericolosi” atteggiamenti, mi hanno dapprima fatto guadagnare gli arresti domiciliari (8 mesi) ed ora anche una condanna (6 anni) che definirla sproporzionata sarebbe un eufemismo.
Permettetemi allora di dire che la giustizia fa schifo, così come fa schifo questo “sistema” che, a distanza di anni e anni, dopo una lotta di liberazione, concede ancora la possibilità ai giudici di condannare gente utilizzando leggi fasciste. Si, devastazione e saccheggio è una legge di matrice fascista introdotta dal codice Rocco nel 1930, che viene sempre più spesso riesumata per punire dissidenti e oppositori politici solo perché ritenuti scomodi e quindi da annientare.
Basta! Non chiedetemi di starmi zitto e accettare in silenzio tutto ciò, consentitemi di sfogarmi contro questo sistema marcio, che adotta la mano pesante contro noi poveri cristi e che invece chiude gli occhi dinanzi a fatti ben più gravi come il massacro della Diaz a Genova e i vari omicidi compiuti dalle forze dell’ordine nei confronti di persone inermi come Cucchi, Aldrovandi, Uva e molti altri ancora.
Non posso accettarlo! Grido con tutta la voce che ho in corpo la mia rabbia a questo nuovo regime fascista che mi condanna ora a Roma per aver osservato un blindato andare in fiamme e che ora mi accusa di associazione a delinquere a Teramo, solo per non aver mai piegato la testa.
Non mi resta altro che percorrere la via più estrema per far sì che nessun’altro subisca quello che ho dovuto subire io e pertanto così come fece Antonio Gramsci, durante la prigionia fascista, anche io resisterò fino allo stremo per chiedere l’abolizione della legge di devastazione e saccheggio, la revisione del codice Rocco e che questo sistema repressivo venga arginato.
Comunico pertanto che da oggi intraprenderò lo sciopero della fame e della sete ad oltranza fino a quando non si scorgerà un po’ di luce in fondo a questo tunnel eretto e protetto dai soliti noti.
Concludo nel ringraziare i mie fratelli Antifascisti, i splendidi ragazzi della Est, i firmatari del Comitato Civile, i tantissimi che mi hanno dimostrato solidarietà in questi mesi e soprattutto quanti appoggeranno questa battaglia.
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere!
Rosci Davide
MASSIMA SOLIDARIETA’! ACAB! LIBER* TUTT*!