Tag Archives: prigionieri
MORTI DI CARCERE
2 – NAPOLI – 55enne muore nel carcere di Secondigliano
4 – FROSINONE – 60enne muore in carcere
7 – LIVORNO – 58enne si toglie la vita nel carcere Le Sughere
12 – NAPOLI – 53enne muore di infarto nel carcere di Poggioreale
13 – MANTOVA – 29enne si uccide nella sua cella
16 – IVREA – 43enne si impicca nella sua cella
PRIGIONIER* IN LOTTA
2 – PIACENZA – Carcere delle Novate, nella sezione femminile aggredita un’agente
3 – BARI – In una settimana aggrediti 7 agenti in carcere
4 – ASCOLI – Minaccia 2 agenti con una lametta, ne ferisce uno
5 – FROSINONE – Telefonini nelle celle e due tentativi di suicidio nel carcere di Cassino
7 – TARANTO – Tenta di impiccarsi, l’unico agente in servizio lo ferma
8 – REGGIO EMILIA – Detenuto prende a pugni comandante di reparto
9 – FROSINONE – Prova a darsi fuoco in cella, gli agenti lo fermano e ne ferisce gravemente uno
10 – NAPOLI – Atti di autolesionismo da parte di 2 detenuti, trasferiti in ospedale
10 – MANTOVA – Detenuto cerca di impiccarsi in cella
11 – SCIACCA – Tenta il suicidio, tensione in carcere
13 – ARIANO IRPINO – Rivolta dei detenuti nel carcere, quattro agenti in ostaggio
14 – CASTELVETRANO – Detenuto aggredisce agente facendogli sbattere la testa contro il blindo
14 – TRAPANI – Detenuto manda in ospedale guardia per una TAC
15 – LIVORNO – Detenuti aggrediscono una guardia con una caffettiera, 7 punti di sutura in testa
15 – FOGGIA – Agente lo segnala, prigioniero si vendica e lo prende a pugni
15 – BARI – Agente penitenziario aggredito nel carcere di San Severo
15 – RAGUSA – Detenuto perde le staffe e sfascia l´infermeria del carcere
16 – AGRIGENTO – Agente preso a pugni mentre cerca di sedare un diverbio tra detenuti
16 – REGGIO EMILIA – Carcerato da fuoco alla cella e minaccia agenti con lametta
16 –TERAMO – Detenuto manda in ospedale tre agenti
16 – TORINO – Violenta lite tra detenuti a Torino. Un agente finisce all’ospedale
16 – VERONA – Vuole festeggiare la fine del Ramadan, negato il permesso aggredisce guardia
16 – BOLOGNA – Rissa in carcere minori, 4 agenti feriti
17 – PESARO – Detenuto assale due agenti con una lametta nascosta in bocca
18 – VELLETRI – Tentato suicidio di un giovane detenuto
18 – RIMINI – Detenuto si rifiuta di entrare in cella e aggredisce guardia
19 – VITERBO – Detenuto aggredisce e tiene in ostaggio due agenti nel carcere
19 – PERUGIA – Calci, pugni e morsi al collo a 3 guardie da parte di un detenuto
20 – SULMONA – Aggredito con olio bollente, agente della penitenziaria in ospedale
21 – BARI – Detenuto picchia due agenti in carcere alla fine dei colloqui
21 – TORINO – Lite tra detenuti nel carcere minorile: ferito un agente
21 – SANREMO – 3 coltelli rudimentali sequestrati ai detenuti
22 – PRATO – Prigioniero picchia agente dopo aver ingerito lametta, in isolamento appicca il fuoco
23 – COSENZA – Detenuto sta andando ai colloqui incrocia e si scaglia contro guardia
24 – CREMONA – Detenuto incendia la cella, tre guardie intossicate
24 – CAGLIARI – Nel carcere minorile di Quartuccio un detenuto aggredisce guardia
24 – MESSINA – Detenuta tenta di impiccarsi in cella
25 – AVERSA – Ispettore penitenziario aggredito da detenuto, portato in ospedale
25 – ROMA – Detenuto 41bis spacca setto nasale ad un suo carceriere
27 – PORDENONE – Prigioniero aggredisce 2 guardie
28 – PADOVA – Lametta in mano e aggredisce due poliziotti in carcere
29 – FOGGIA – Detenuto si scaglia contro agente e lo ferisce con lo sgabello
30 – LA SPEZIA – Detenuto a fine pena dà fuoco alla cella per evitare l’espulsione dall’Italia
EVASIONI
4 – SVIZZERA – Evade di prigione ma si ferisce gravemente
25 – VICENZA – Esce dal carcere per andare ai domiciliari ma fa perdere le sue tracce
26 – TORINO – Gli concedono il permesso premio: detenuto non torna in carcere
27 – ORVIETO – Detenuto in permesso premio evade dal carcere di via Roma
27 – TORINO – Altro permesso premio altra evasione
27 –BARI – Detenuto tenta la fuga ma all’ultimo muro rimane incastrato nel filo spinato
27 – BOLZANO – Evade dal carcere per una regolazione di conti
NOTIZIE INFAMI
8 – SARDEGNA – Piano segreto: trasformare il carcere di Iglesias nella Guantanamo dei jihadisti
11 – BERGAMO – Corruzione e tentata truffa in carcere. Sei arresti, c’è anche l’ex direttore
15 – ITALIA – Denuncia del Garante: “Negli hotspot violati i diritti fondamentali dei migranti”
15 – LECCE – Giudice arrestata per concussione, interrogatorio in carcere
17 – MONZA – Carcere, a Milano e Monza nasce lo Sportello del Garante
21 – VENEZIA – Sesso con le detenute e molestie nel carcere della Giudecca, condannato medico
RESTO DEL MONDO
5 – TURCHIA – Vignettista turco in carcere perchè “insulta” Erdogan
11 – PALESTINA – 56 donne palestinesi detenute nelle prigioni di Damon e Hasharon
14 – SVIZZERA – Domanda di asilo respinta: una migrante si suicida in carcere
14 – RUSSIA – Prigioni “tirate a lucido” per ospitare gli hooligans
19 – ISRAELE – Proposta di carcere per chi filma i soldati
20 – UNGHERIA – Passa la legge: carcere per chi aiuta i migranti
22 – USA – Carcere in Virginia, giovani immigrati picchiati e costretti a ogni tipo di umiliazione
29 – URUGUAY – Rivolta in carcere a Montevideo, due guardie in ostaggio
AL DI FUOR
29 – BOLOGNA – Vandali davanti al carcere della Dozza: danneggiata l’auto di una agent
23 – ALTAMURA – 25enne muore in ospedale psichiatrico impiccandosi
Commenti disabilitati su Bollettino Anticarcerario di CordaTesa – Giugno 2018 | tags: bollettino anticarcerario, CordaTesa, detenute, evasioni, giugno 2018, lotta dei prigionieri, morti di carcere, prigionieri | posted in Bollettini, Contro carcere, CIE e OPG
Morti di carcere
1 – NAPOLI – Detenuto 44enne muore nel carcere di Poggioreale
6 – PERUGIA – Detenuta 42enne trovata morta in cella nel carcere di Capanne
17 –PESCARA – Detenuto 41enne si suicida nel carcere SanDonato
22 – VITERBO – Detenuto 36enne si impicca in cella di isolamento al Mammagialla
23 – NAPOLI – Detenuto 30enne muore nel carcere di Secondigliano
25 – VERONA – Detenuto si toglie la vita nel carcere di Montorio
Prigionieri in lotta
2 – SIRACUSA – Carcere di Cavadonna, detenuto aggredisce un agente di Polizia
4 – SANREMO – Detenuto da in escandescenza per mal di denti e parte la protesta dei detenuti
4 – GENOVA – Carcere di Marassi, i detenuti appiccano un incendio nella cella
7 – CASERTA – Agente pestato nel carcere di Carinola
7 – CIVITAVECCHIA – Una detenuta ha aggredito una assistente di polizia penitenziaria
9 – ARIENZO – Detenuto tenta di impiccarsi in cella
9 – SULMONA – Tentato suicidio di un detenuto nel carcere
10 – ACIREALE – Incendio in cella al carcere minorile, un intossicato
11 – SASSARI – Prigioniero prende a bastonate 2 agenti
12 – BENEVENTO – Detenuto devasta una cella e ferisce un agente
14 – TORINO – Detenuto in permesso di lavoro per fare il barista torna in carcere ubriaco
18 – AVELLINO – 2 aggressioni a guardie nel carcere di Bellizzi
19 – GENOVA – Vari episodi di rivolta, incendio, autolesionismo e bombolette lanciate al Marassi
20 –MATERA – Agente aggredito da 2 detenuti
20 – MANTOVA – Detenuto aggredisce 3 agenti
21 – ROMA – Tensione nel carcere di Rebibbia, feriti poliziotti
25 – GENOVA – Detenuto devasta la cella d’isolamento dopo aver scatenato una guerriglia
27 – SALERNO – Rissa tra detenuti, ferito un agente della Polizia Penitenziaria
29 – FIRENZE – Detenuto colpisce agente penitenziario con uno sgabello
30 – GENOVA – Detenuto da fuoco alla sua cella nel carcere di Pontedecimo
30 – BOLOGNA – Un giovane ha dato fuoco ai materassi di una cella del carcere minorile del Pratello
31 – SALERNO – Rissa in carcere: feriti due agenti penitenziari
31 – PESARO – Detenuta schiaccia nel blindo il dito di una agente di polizia penitenziaria
Evasioni
6 – LODI – Clamorosa fuga dal carcere: detenuto fugge dal cortile passeggi
7 – RIMINI – Detenuto bloccato mentre provava a calarsi dal tetto del carcere
11 – BOLOGNA – Giovane detenuto evade dal carcere minorile del Pratello
15 – REGGIO CALABRIA – Non rientra in carcere e consuma 4 rapine in 32 giorni
19 – MILANO – Prigioniero evade dal carcere “modello” di Bollate
19 – PRATO – Detenuto tenta evasione scavalcando 2 muri
23 –MILANO – Detenuto evade dal carcere fingendo il suicidio
31 – GENOVA – Tentativo di evasione scavalcando i muri del Marassi
31 – BENEVENTO – Scappa dal carcere minorile dopo la partita di calcetto: arrestato
Notizie infami
1 – FORLI’ – Carcere, apertura del nuovo padiglione femminile
13 – VERONA – I secondini si candidano nei paesini, il carcere di Montorio si svuota di agenti
16 – MONZA – Firmato l’accordo per avvicinare il carcere alle imprese
22 – MILANO – Per la Consulta è giusto il carcere per i writers
24 – AVELLINO – Ad Ariano Irpino, troppi agenti candidati, carcere in tilt
25 – GENOVA – Uno scudo elettromagnetico per schermare i cellulari nel carcere di Marassi
26 – REGGIO EMILIA – Prelievi del Dna su 247 detenuti al carcere della Pulce
27 – CASERTA – Indagati 5 agenti della penitenziaria, pacchi sospetti e regali ai mafiosi
28 – FIRENZE – Nel carcere di Sollicciano 6 detenuti su 10 sono malati
29 – SASSARI – L’ex carcere di San Sebastiano verrà convertito in polo giudiziario
30 – VELLETRI – Nel 2009 pestano detenuto, 2 agenti prima assolti ora condannati
Resto del mondo
10 – INDONESIA – 5 agenti di polizia e un detenuto sono morti durante una rivolta in prigione
16 – LIBANO – L’organizzatore del Gay Pride di Beirut è stato arrestato
16 – PALESTINA – 500 palestinesi arrestati dal governo israeliano a causa di post pubblicati su FB
16 – FRANCIA – Detenuto evade beffando le guardie, lettera alla direttrice: «Ora sono libero»
17 – SVIZZERA – Tripla evasione dal carcere di Favra, segano le sbarre e si calano fuori
19 – VENEZUELA – Sanguinosa rivolta in carcere a Iribarren, 11 morti
21 – ARABIA SAUDITA – In carcere donne che si battevano per il diritto di guidare
24 – LIBIA – Fuga di massa da un carcere libico. I trafficanti sparano sulla folla, 20 feriti
24 – SPAGNA – Il rapper spagnolo Valtonyc in fuga pur di farsi carcerare per una canzone
25 – TURCHIA – In carcere per un disegno. Ora la pittrice curda Zehra Dogan, dipinge col sangue
Commenti disabilitati su Bollettino Anticarcerario di CordaTesa – Maggio 2018 | tags: bollettino anticarcerario, CordaTesa, detenute, evasioni, lotta dei prigionieri, maggio 2018, morti di carcere, prigionieri | posted in Bollettini, Contro carcere, CIE e OPG
Diffondiamo da anarhija
Il processo che vedrà imputato Riccardo si terrà il 5 di ottobre alle h.9.00 presso il tribunale di Altona – Amburgo (Max Bauer Allee 91.)
Sarà a porte aperte ma non ci è ancora dato di sapere se avverrà la sentenza nello stesso giorno o se slitterà ad un’altra data. Dipende dall’iter processuale (in molti casi hanno sentenziato in un solo giorno anche perché gli imputati hanno confessato).
Sarà giudicato tramite il secondo grado di una corte che prevede pene dai due anni in su (in Germania le corti sono divise in 3 livelli in base alla pena richiesta, non è una corte speciale).
I capi di accusa formalizzati sono: interruzione della pace pubblica, attacco tramite assalto (che equivale a lesioni – concorso in Italia) e resistenza.
Per quanto riguarda la censura Continue reading
Commenti disabilitati su Aggiornamenti sul processo a Riccardo, imprigionato ad Amburgo | tags: g20, hamburg, prigionieri, riccardo
diffondiamo da informa-azione
«… i sogni sono da realizzarsi qui nel presente e non in un ipotetico futuro, dato che l’avvenire l’hanno sempre venduto i preti di qualsiasi religione o ideologia per poterci impunemente derubare. Vogliamo un presente che meriti di essere vissuto e non semplicemente sacrificato ad attesa messianica di un futuro paradiso terrestre. Abbiamo per questo voluto parlare in concreto di un’anarchia da realizzare ora, non domani. Il “tutto e subito” è una scommessa, una partita che ci giochiamo dove la posta in gioco è la nostra vita, la vita di tutti, la nostra morte, la morte di tutti…»
Pierleone Mario Porcu
Conosciamo persone… persone mute e loquaci, timide e audaci, umili e arroganti…
Persone che vivono obbedienti, come pecore, e altri che non si nascondono a tradimento, ti guardano negli occhi e rimangono sempre spalla a spalla qualunque cosa Continue reading
Commenti disabilitati su Scritto per Davide Delogu e prigionieri/e anarchici/che – Sempri ainnantis! | tags: anarchici detenuti, anticarceraria, comunicato solidarietà, detenuti in lotta, prigionieri, repressione, solidarietà
“MILANO 15 DICEMBRE.DANNEGGIATE PIU’ DI 20 MACCHINE DI ENJOY,SERVIZIO DI AUTONOLEGGIO IDEATO DA E.N.I. IN PARTNERSHIP CON TRENITALIA FRECCIAROSSA E FIAT.QUESTA AZIONE IN SOLIDARIET A GIANLUCA E ADRIANO E TUTT* GLI/LE ANARCHIC* PRIGIONIER*”
Fonte
Commenti disabilitati su Milano – Danneggiate macchine ENI | tags: adriano e gianluca, eni, prigionieri, solidarietà | posted in Contro carcere, CIE e OPG
Commenti disabilitati su Monza -iniziativa prigionieri palestinesi- 15 maggio 2014 | tags: donne, monza, palestina, prigionieri, tortura, women in stuggle
Commenti disabilitati su Monza iniziativa NO TAV proiezione “colpevoli di resistere” + cena benefit | tags: carcere, cena benefit, Chiara Mattia Nicolò e Claudio, colpevoli di resistere, no tav, prigionieri
9 maggio, 2013
COMUNICATO:
Il Wallmapu (Territorio Mapuche) è in continua mobilitazione, in tutto il territorio, inclusa la città di Temuco, viene espressa la rabbia generalizzata per l’attitudine della polizia repressiva nei confronti delle comunità mapuche, le quali non molleranno mai la giusta lotta per il Territorio, costruendo il cammino verso la nostra autonomia come Popolo nazione Mapuche.
Uscire nelle strade è la nostra forma di solidarizzare con le nostre sorelle e i nostri fratelli ricordando la guerra che si mantiene intatta contro lo stato-capitale e tutte le forme di dominio.
Questa guerra si manifesta nella strategia repressiva che ha messo in moto il potere nei confronti di chi lotta, con montaggi polizieschi, persecuzioni, sgomberi e perquisizioni operati dalla polizia (PDI-ERTA) all’interno dei territori che resistono all’intervento dello stato e del capitale, trattando di domare l’autonomia individuale e territoriale.
LIBERTA’ SENZA CONDIZIONI A TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI !!!
NO AL MONTAGGIO DEL 28M !!!
FUORI GLI SBIRRI DALLE COMUNITA’ MAPUCHE!!!
Commenti disabilitati su Barricate in strada in solidarietà con i prigionieri mapuche | tags: 28M, anticarceraria, barricate in strada, cile, CordaTesa, lotta mapuche, mapuche, prigionieri, solidarietà | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Mondo in cella, Presidi, cortei, saluti e iniziative, Scarcerazioni e carcerazioni, Tutti
diffondiamo da informa-azione
Martedì, 16 di Aprile, Gabriel è passato davanti all’Audiencia Nacional. Non ha dichiarato niente riguardo ai fatti di cui è accusato in Italia, rifiutando così di uniformarsi a false categorie quali innocenza o colpevolezza. Così che si è trattato solo della convalida del Mandato di arresto europeo spiccato contro di lui. Gli argomenti presentati dalla difesa sono stati accolti dal Tribunale e pare che l’Euro-mandato non può essere eseguito al momento. Per ora non sono stati fissati i termini della prossima udienza.
Il compagno continua ad essere fermo e forte. Da parte nostra continueremo attenti alla prossima sporca giocata dei diversi Stati che, con le loro leggi, con le loro gurerre e la distruzioine generalizzata non hanno remore nel seminare terrore per aumentare il controllo su ogni aspetto della vita e trarre profitto da ogni cosa.
Con rabbia e ribellione! Per l’anarchia!
Commenti disabilitati su Prigionieri – Aggiornamenti su Gabriel Pombo Da Silva | tags: anarchico, anticarceraria, carcere, CordaTesa, detenuto, Gabriel Pombo Da Silva, Mandato di arresto europeo, prigionieri | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Silvana e Jota Pe agli arresti domiciliari
Oggi 5 Aprile, alle 9:00 am presso il Tribunale di Temuco si è svolto l’appello della compagna
Silvana e del compagno Jota Pe, ricordiamo che entrambi si trovavano sequestrati nelle carceri di
Temuco, all’interno del montaggio del 28 Marzo.
Nell’appello si è deciso di concedere l’arresto domiciliare notturno a entrambi, mentre dura
l’inchiesta. Da una parte ci rallegra sapere che non si trovano più abitando le fredde celle dello stato
cileno, ma dall’altra parte dobbiamo continuare vigili in quanto ancora si trovano prigionieri e sotto
inchiesta. Inoltre ricordiamoci che Yaritza, Ariadna e Roxana si trovano ancora incarcerate.
Contro tutte le gabbie!
[NdA: ai 2 compas ai domiciliari avevano accollato un pò d’erba mentre ai 3 in gabbio gli hanno accollato i fantomatici ordigni esplosivi]
jota pe
Commenti disabilitati su 2 dei 5 compas di Temuco sono ai domiciliari | tags: 28 marzo, anticarceraria, Ariadna, cile, jota pe, mapuche, prigionieri, Roxana, silvana, Temuco, Yaritza | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Scarcerazioni e carcerazioni, Tutti
diffondiamo da informa-azione
Riceviamo e diffondiamo un breve resoconto del prigioniero anarchico Giuseppe Lo Turco sulle condizioni detentive del carcere di Ferrara:
Pare che i giornali avessero già preannunciato il nostro arrivo, con relativo mugugno delle guardie.
In tutto ci sono sei celle. Al momento non c’è neanche il frigo. Non esistono spazi comuni, eccetto un cortile di circa 12×6 m. Quindi, se non vai all’aria, te ne resti in cella. Assente ogni minima forma di palestra o attrezzatura. Solite due o tre battiture al giorno e frequenti perquisizioni in cella. Ovviamente impossibile ogni contatto con altri detenuti. Anche se non la chiamano sezione Alta Sicurezza 2, chiaramente lo è a tutti gli effetti.
Così almeno tutti si possono fare un’idea della situazione.
Peppe
Per scrivere ai compagni anarchici prigionieri a Ferrara:
Sergio Maria Stefani,
Stefano Gabriele Fosco,
Alessandro Settepani,
Giuseppe Lo Turco,
Nicola Gai ,
Alfredo Cospito
C.C. Via Arginone, 327
44122 Ferrara
Commenti disabilitati su Prigionieri – Sulla sezione per anarchici nel carcere di Ferrara | tags: Alessandro Settepani, alfredo cospito, carcere, ferrara, Giuseppe Lo Turco, Nicola Gai, prigionieri, Sergio Maria Stefani, sezione anarchici, situazione carceraria, Stefano Gabriele Fosco | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Il numero di detenuti in sciopero della fame nel super carcere di Guantanamo è in forte aumento. Lo afferma il Dipartimento di Giustizia americano, sottolineando che si contano 25 detenuti che rifiutano cibo, di cui otto sono alimentati in modo forzato attraverso sondine nel naso. Due sono stati ricoverati per disidratazione.
Ma secondo i legali di alcuni detenuti – riporta il New York Times – il bilancio di coloro in sciopero della fame è decisamente più elevato, tanto che gli avvocati si sono rivolti alle autorità militari per chiedere un intervento che migliori la situazione.
Fonte
Commenti disabilitati su Guantanamo: aumentano detenuti in sciopero fame, è allarme | tags: anticarceraria, CordaTesa, guantanamo, prigionieri, sciopero della fame, stati uniti, USA | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Al Jazeera riporta la notizia secondo cui le condizioni del carcere di massima sicurezza di Guantanamo siano ulteriormente peggiorate. I detenuti avrebbero iniziato, ormai un mese fa, uno sciopero della fame, e ora alcuni riversano in gravi condizioni di salute.
Sono anni che si sente parlare di Guantanamo, l’infernale prigione all’interno della base navale Usa sull’isola di Cuba. Un carcere di massima sicurezza in cui i detenuti sono costretti a subiretorture e seviziequotidianamente, senza alcun rispetto per il loro essere umani.
Da circa un mese, dunque, 130 prigionieri hanno deciso di protestare. Smettendo di mangiare. Uno sciopero della fame, che ha come scopo quello di attirare l’attenzione mondiale sull’ulteriore peggioramento delle condizioni carcerarie.
A parlarne per prima è stata Al Jazeera, l’emittente televisiva del Qatar. In un lungo servizio riguardante appunto Guantanamo, ha spiegato la situazione in cui riversano tutti i detenuti, sospettati di essere terroristi islamici e per questo rinchiusi nel centro di detenzione senza previo processo.
Da quanto riportato dai giornalisti arabi, i prigionieri sono vittime non solo di vessazioni, ma anche di totale incuria e abbandono. La loro salute stessa non è considerata prioritaria. “Gli avvocati di alcuni detenuti”, spiegano dall’emittente “sostengono che i loro clienti hanno frequenti perdite di coscienza e tossiscono sangue.”
Una tesi immediatamente smentita dal responsabile della struttura, il quale ha specificato tramite una e-mail come solo sette dei 166 prigionieri di Guantanamo stiano conducendo lo sciopero della famen, e le condizioni di salute di tutti siano costantemente monitorate.
Sebbene, nel 2008, Barack Obama, appena eletto, promise che avrebbe fatto chiudere il centro detentivo, a tutt’oggi poco è cambiato e “Alcuni avvocati dei diritti umani sostengono che le condizioni carcerarie nella prigione sonoulteriormente peggiorate”, continua Al Jazeera.
D’altronde, sarebbe una grande perdita d’immagine, per il presidente americano, mantenere la sua promessa e far sbarrare i cancelli del carcere. Due sondaggi condotti dal Washington Post e dall’emittente Abc durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2012, e riportati dai giornalisti arabi, “rivelano un altro punto di vista: più di due terzi degli statunitensi sono favorevoli al mantenimento del carcere di Guantanamo, mentre solo il 24 per cento pensa che la prigione dovrebbe essere chiusa”.
Fonte
Commenti disabilitati su Guantanamo. Uno sciopero della fame lungo un mese | tags: anticarceraria, carcere, CordaTesa, guantanamo, prigionieri, sciopero della fame, USA | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Un ordine di servizio impone, nel penitenziario cagliaritano, una conta numerica notturna, alle 3 del mattino. “Un inutile dispendio di energie” in un carcere “sovraffollato”, dove un centro clinico ospita una trentina di ammalati e anziani, (tra cui diverse persone con gravi disturbi psichici) e dove più di un terzo dei detenuti (oltre 200) sono tossicodipendenti. E’ la denuncia di Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che contesta l’ordine di servizio, assunto per riaffermare il principio della massima sicurezza negli Istituti Penitenziari.
“Sorprende”, afferma la Caligaris , “che il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria possa ritenere di risolvere il problema della sicurezza con irruzioni notturne dentro le celle nel cuore della notte, senza considerare invece che l’Istituto conta oltre 540 detenuti anziché 345, secondo quanto stabilisce la capienza regolamentare, e che non è stato ancora colmato il deficit di circa 60 Agenti di Polizia Penitenziaria. Sembra inoltre che si voglia ignorare che dalla Casa Circondariale è quasi impossibile evadere”.
Secondo il consigliere regionale un’iniziativa di questa portata rischia di esasperare gli animi dei reclusi, costretti a condividere uno spazio ridottissimo anche in 6 persone. Potrebbe infatti suscitare reazioni finora scongiurate grazie ad un clima, improntato al dialogo e alla responsabilità dei detenuti “nonché incentrato sulla professionalità degli operatori”.
La conta numerica avviene in diverse momenti del giorno, come al mattino alle 6, e della sera e contempla spesso anche delle perquisizioni nelle celle. “Un tale controllo sistematico, nel cuore della notte, sarebbe inoltre impossibile senza un rafforzamento dell’organico”, aggiunge la Caligaris, “altrimenti si verificherebbe un’esposizione a rischio degli Agenti nel servizio notturno quando sono presenti soltanto 11 operatori per altrettante sezioni ciascuna delle quali è strutturata in più celle con letti che arrivano ai soffitti. Il Dipartimento”, conclude, “dovrebbe impegnarsi a favorire la territorialità della pena e ad attivare tutte quelle iniziative utili a ridurre il numero di detenuti, anziché continuare ad ammucchiarli e pretendere di fare nozze con i fichi secchi”.
Commenti disabilitati su Buoncammino: “No alla conta dei detenuti alle 3 del mattino” | tags: anticarceraria, buoncammino, carcere, conta dei detenuti, CordaTesa, perquisizioni, prigionieri, situazione | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Hanno le barbe lunghe e incolte la maggior parte delle guardie carcerarie delle prigioni libiche dell’era post Gheddafi. Proprio come quelle che portavano gli islamici nel mirino del deposto regime di Muammar Gheddafi. E sono proprio loro, gli ex detenuti, a essere diventati i secondini delle carceri della nuova Libia, le cui celle ospitano ora coloro che torturarono gli oppositori di allora.
Si stima che nel Paese molti degli uomini che ora controllano i circa ottomila prigionieri arrestati durante e dopo la Rivoluzione libica siano ex ribelli o ex detenuti. Alla guida del governo libico e dei servizi di sicurezza ci sono persone legate al Gruppo combattente islamico libico che ha contrastato il regime di Gheddafi negli anni Novanta. Ex membri di questo gruppo estremista fanno anche parte della nuova guardia nazionale.
Il nuovo capo del carcere di Tripoli, Mohamed Gweider, è un ex ribelle islamico che ha trascorso oltre dieci anni in una prigione libica. Due delle guardie che lo hanno torturato sono ora suoi prigionieri, così come l’ex capo dell’intelligence Abdullah al-Senussi. Gweider spiega che è “impossibile” che la Libia invii all’estero questi detenuti, anche se Senussi e Saif al-Islam Gheddafi sono accusati dal Tribunale penale internazionale di crimini per crimini di massa e altre atrocità durante la rivoluzione libica del 17 febbraio 2011. Per Gweider, come per molti altri, si tratta di una missione personale. Gweider, 49 anni, fu arrestato nel 1986 con l’accusa di cospirazione all’interno di una cellula jihadista mentre era agente dell’intelligence guidata da Senussi. Uscito dal carcere di Abu Salim nel 1997, ha sofferto delle torture subite per dieci anni sia sul piano fisico, sia su quello psicologico.
La maggior parte dei prigionieri libici è stato “detenuto per oltre un anno senza un’accusa e senza aver accesso a un legame”, ha denunciato Human Rights Watch nel suo rapporto del 2013, nel quale si legge che in alcune strutture i carcerati erano “ripetutamente torturati e morti in custodia”. E ora il rischio è quello di ritorsioni e vendette.
Fonte: Aki
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Scontri tra palestinesi e forze della sicurezza israeliana sono scoppiati per il secondo giorno consecutivo in Cisgiordania e a Gerusalemme Est a margine delle manifestazioni per chiedere il rilascio dei detenuti in sciopero della fame in Israele. Un portavoce dell’esercito israeliano ha dichiarato che tra i 300 e i 400 palestinesi hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani a Hebron. Scontri si sono registrati anche nei pressi di due checkpoint fuori Ramallah e in tre altre località nel nord della Cisgiordania.
Decine di manifestanti sono stati feriti, la maggior parte per l’inalazione del gas lanciato dai lacrimogeni o per essere colpiti da pallottole di gomma. A Hebron è intervenuta anche la polizia palestinese per contenere la rivolta.
Due dei quattro detenuti palestinesi in sciopero della fame, Samer Issawi e Ayman Sharawneh, sono stati rilasciati nell’ottobre 2011 nell’ambito dell’accordo tra Israele e Hamas per la liberazione del caporale Gilad Shalit in cambio di oltre mille detenuti palestinesi in carceri israeliane. Issawi venne riarrestato nel luglio dello scorso anno in base alla legge civile israeliana sulla detenzione che consente l’arresto di palestinesi in base alla minaccia che questi rappresentano per la sicurezza nazionale di Israele. Issawi ha rifiutato cibo per oltre 200 e pesa meno di 50 chili. Ieri è stato condannato a otto mesi di carcere per aver lasciato Gerusalemme violando i termini dell’amnistia in base alla quale era stato rilasciato.
Fonte Aki
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diffondiamo da informa-azione
Giovedì 14 febbraio intorno alle 16, una ventina di compagni hanno improvvisato un saluto sotto il carcere di Alessandria per esprimere la nostra solidarietà a due nostri compagni, Sergio ed Alfredo, in sciopero della fame da diversi giorni per l’impossibilità di avere i colloqui con le loro compagne. In diversi interventi è stato poi ricordato come nel carcere di Alessandria esista una sezione di AS2 in cui sono rinchiusi solo compagni anarchici, una separazione evidentemente voluta dalle autorità per indebolire preventivamente la nascita e lo sviluppo di conflitti, in un momento in cui l’insofferenza per le condizioni di prigionia sempre più dure rischia di far esplodere la rabbia un po’ ovunque. Sono poi stati salutati alcuni prigionieri comuni da poco trasferiti lì per motivi punitivi e si è infine ricordato del comunicato fatto uscire dai prigionieri di Saluzzo in cui oltre ad avvertire del possibile inizio di una protesta si esprimeva solidarietà ai prigionieri rinchusi nell’AS2 di Alessandria.
Solidarietà a tutti i prigionieri in lotta
Solidarietà a Sergio ed Alfredo in sciopero della fame
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Riceviamo e diffondiamo un documento firmato da 245 prigionieri del carcere di Saluzzo. Ricordiamo il presidio che si terrà sotto quelle mura il 16 febbraio 2013.
Comunicato
Noi sottoscritti detenuti della Casa di Reclusione di Saluzzo, con la seguente, vogliamo rendere testimonianza di tutti gli abusi che quotidianamente subiamo presso l’istituto di Saluzzo ad opera della direzione e di tutti gli organi dirigenziali.
Faremo alcuni esempi di quello che siamo costretti a subire nell’attesa che siano presi seri provvedimenti e che vengano rispettati i diritti di noi detenuti come previsto da norme e leggi.
Chiediamo che:
Art. 6 O.P. – La direzione si faccia carico di voler provvedere alla consegna di coperte, piatti e posate per tutti i nuovi giunti, perché è ignobile che chiunque arrivi in questo istituto non abbia coperte per ripararsi dal freddo e piatti con posate per mangiare.
Art. 8 O.P. – Chiediamo che ci venga concesso di poter avere detersivi, spazzolone, scopa e stracci e secchi per l’igiene della cella, così come shampoo, saponi, dentifrici, spazzolini, etc., per l’igiene e la cura della persona.
Art. 12 O.P. – Facciamo presente che i prezzi del sopravvitto lievitano ogni mese, oltre ad essere prodotti di sottomarca dei discount li paghiamo come generi di prima qualità ed i prezzi non coincidono mai con il listino della spesa perché subiscono sempre aumenti, non consono rispetto a quanto previsto dall’Ordinamento Penitenziario perché i prezzi subiscono variazioni di mercato ed ogni tre mesi devono essere visionati come previsto dall’O.P.
Art. 11 O.P. – Il vitto prevede che nei giorni feriali e festivi sia passato una sola volta al pranzo, così chi non ha la possibilità di potere cucinare viene costretto ad un digiuno forzato, come avviene attualmente per l’elevato numero di detenuti indigenti e extra-comunitari. (*)
Caloriferi – La direzione, nonostante il freddo gelido e le elevate temperature invernali, nel pomeriggio spegne i caloriferi dalle ore 15.30 sino alle ore 18.15 per poi spegnerli di nuovo alle ore 20.30 e riaccenderli alle ore 7.30 senza tenere conto del freddo insopportabile e delle rigide temperature esterne e interne.
Art. 36 O.P. D.P.R. N°230 – In questo istituto non vengono consegnati gli opuscoli dove c’è scritto “Diritti e doveri” di ogni singolo detenuto, così come sancito dal D.P.R. N°230 dove è scritto chiaramente che: il regolamento interno deve essere portato a conoscenza di detenuti e internati. Questo non avviene, contravvenendo alla seguente norma del 30-6-2000 n° 230.
Usufruizione dei benefici – Tantissimi detenuti con pene residue e irrisorie si vedono negati ogni beneficio, a nessuno viene concesso di poter usufruire di pene alternative come: l’affidamento, la semilibertà oppure permessi premio; il piano trattamentale è accessibile solo per pochissimi ristretti, dato il numero esiguo degli educatori, impossibilitati a seguire 420 detenuti.
Lavoro detenuti – Il lavoro per i detenuti è concesso solo a pochissime persone, in più vengono retribuiti con miseri stipendi, pagati per 2 o 4 ore, mentre le ore lavorative svolte superano le 6 / 8 ore, così come viene sfruttata la manodopera a favore dell’Amministrazione Penitenziaria.
Per concludere: vogliamo sottolineare l’importanza di questa nostra petizione che sarà portata all’attenzione dell’opinione pubblica sul sito internet “informa-azione.info“, per sensibilizzare le persone su quanto accade nell’istituto di Saluzzo, date che tantissimi scioperi della spesa non hanno sortito nessun effetto e non hanno portato la direzione a risolvere i nostri problemi.
Inoltre:
Desideriamo ringraziare tutti/e i/le compagni/e che verranno qui fuori a manifestare in solidarietà con tutti noi detenuti e prigionieri; un abbraccio a tutti/e i/le detenuti/e in lotta contro abusi, pestaggi, prevaricazioni e quant’altro avviene in tantissimi carceri d’Italia, affinché questo obbrobrio finisca e vengano rispettati i diritti di noi detenuti; solidarietà a tutti/e i detenuti nelle sezioni di isolamento, trattenuti contro la loro volontà e che lottano per il rispetto dei diritti di tutti/e i/le detenuti/e; e solidarietà per i compagni di Alessandria nella sezione AS2.
Per terminare:
Ci riserviamo in futuro di intraprendere altre forme di proteste pacifiche e iniziative volte ad ottenere il rispetto della dignità umana oltre che i nostri diritti, perché prima che detenuti siamo esseri umani.
P.S. Un ringraziamento particolare a tutti/e i/le volontari/e che prestano il loro aiuto ai detenuti.
In fede i detenuti
[Seguono 245 firme]
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SASSARI. «San Sebastiano, una Guantanamo ante litteram». Dove nel 2000 la violenza di agenti della Penitenziaria contro una trentina di detenuti – in quella che i giudici hanno ribattezzato «galleria degli orrori» – «fu un vero e proprio atto di tortura».
Sono passati tredici anni da quegli abusi, otto trascorsi in un’aula di Tribunale per arrivare a una sentenza di prescrizione. Ma solo ora, per uno dei reclusi che subì umiliazioni da chi doveva prendersene cura, botte con pezze bagnate, manganellate sui genitali, ora forse si apre lo spiraglio della giustizia europea. La Corte di Strasburgo ha avviato l’istruttoria per l’allora detenuto V.S., originario del Sassarese, che si è rivolto ai magistrati garanti della Convenzione sui diritti dell’uomo per violazione dell’articolo 3, che vieta la tortura e «pene o trattamenti inumani o degradanti». Il ragionamento del suo avvocato, Giuseppe Onorato, è semplice. V.S., come tantissimi altri “ospiti” del carcere sassarese, in quel 3 aprile 2000 era affidato all’amministrazione penitenziaria. Eppure, è la stessa sentenza di primo grado (2009) a riconoscere come «la Repubblica italiana non sia stata in grado di garantire il rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Convenzione». Dunque, chiede alla Corte di condannare il nostro Paese, così come l’8 gennaio Strasburgo ha fatto con la sentenza che ci bacchetta per la stessa violazione – trattamento inumano e degradante – ma per il sovraffollamento nelle galere di Stato. Un verdetto che ha riaperto il dibattito sulla necessità di codificare il reato di tortura, che avrebbe potuto evitare, ad esempio, la prescrizione delle lesioni inflitte dagli agenti di polizia alla Diaz, durante il G8, in qualche modo simili a quelle di San Sebastiano. Perché quello di tortura sarebbe un reato che il tempo non può scalfire. V.S. non ha ottenuto alcun risarcimento per essere passato attraverso la «galleria degli orrori», caso che sollevò un’onda di indignazione in tutta Italia. Anche per la freddezza con la quale sarebbe stata portata avanti. Quella esplosa tra le mura dell’istituto sembrò violenza su commissione dell’allora amministrazione penitenziaria regionale, con agenti chiamati da altri penitenziari. Ma la verità processuale sconfessa in parte questa ricostruzione. Dopo le botte molti detenuti vennero trasferiti per evitare contatti con i parenti e denunce. Forse proprio per l’unicità del caso, a tre anni dal ricorso, la Camera – così si chiama il collegio composto da 7 giudici – sta valutando il merito delle richieste e ha informato la parte convenuta, cioè il Governo italiano. Lo ha comunicato all’avvocato del ricorrente con una lettera datata 8 gennaio.
Alla rappresentanza nostrana a Strasburgo si impone di rispondere a sei quesiti entro il prossimo 30 aprile, poi potrebbe essere fissata la data di udienza e sentenza. All’Italia si chiede, ad esempio, se chi è stato processato per quei fatti sia poi stato oggetto di procedimenti disciplinari e quali sanzioni, eventualmente, abbia subito. E poi se il ricorrente abbia la possibilità di ottenere una “compensazione” economica in altri modi; se l’inchiesta penale, alla luce della tutela processuale, abbia soddisfatto i criteri della Convenzione, oppure se il detenuto non abbia già ottenuto un ristoro per quei fatti. Ma non potrebbe mai averlo avuto, proprio perché non si può chiedere il risarcimento per un reato che non esiste, la tortura.
All’inaugurazione dell’Anno giudiziario il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, ha ricordato come sull’introduzione di questa fattispecie nel nostro ordinamento, l’Italia sia «in notevole ritardo».
Fonte
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questo e’ quello che scrivono i pennivendoli
I carabinieri hanno bloccato il tentativo di evasione progettato da due pericolosi malviventi detenuti a Tolmezzo
Una fuga di quelle degne del migliore film d’azione con tanto di elicottero che atterra nel cortile del penitenziario. Fosse andato in porto, il tentativo di evadere diMaurzio Alfieri di 49 anni, detenuto per associazione a delinquere (fa parte di una gang milanese specializzata in rapine) e Valerio Salvatore Crivello di 39 anni, detenuto per vari reati, avrebbe suscitato sicuramente un acceso dibattito sulla sicurezza del carcere di Tolmezzo, considerato tra i più efficienti del Nord. I due e i loro numerosi complici, però, non avevano fatto i conti con la determinazione della Polizia penitenziaria e con la capacità dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale e territoriali, di fare bene il loro mestiere.
I dettagli dell’operazione “Escape” che ha sventato il tentativo sono stati illustrati ogginel corso della conferenza stampa alla quale erano presenti il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Roberto Del Piano, il procuratore capo di TolmezzoGiancarlo Bonocore, il comandante del Ros di Udine capitano Gabriele Passarotto, il commissario Raffaele Barbieri, comandante della Polizia penitenziaria della casa circondariale di Tolmezzo e il capitano Mauro Bonometti, comandante della compagnia carabinieri di Tolmezzo.
La rete è stata tirata dagli investigatori ieri, quando ormai erano chiari modalità e organizzazione del tentativo, ma i carabinieri al caso lavoravano da tempo, dall’agosto del 2012, quando emergono segnale sul fatto che uno degli agenti ha rapporti poco chiari con alcuni detenuti.
La guardia carceraria corrotta, M.E. di Tolmezzo, è stata subito trasferita ad altro istituto con una scusa, per essere sostituita da un carabiniere infiltrato dei Ros che si è finto un agente di polizia penitenziaria pronto a fare “favori”. In due date, il quattro ottobre e il 17 dicembre, Romolo Alfieri, fratello di uno dei detenuti, ha consegnato all’esterno di un locale, poco distante dal casello autostradale di Amaro, quattro coltelli a serramanico e circa un etto di hashish: “Un piccolo tesoro da utilizzare all’interno del carcere – come ha spiegato Bonocore – per tessere alleanze con altri detenuti e consolidare i rapporti ottenendo preziosa collaborazione in vista della fuga”.
Il piano era di noleggiare un elicottero spacciandosi per ricercatori e, una volta partiti dall’eliporto di Tolmezzo, distante in linea d’aria tre chilometri e mezzo, dirottarlo costringendo il pilota ad atterrare verosimilmente dentro uno dei cortili della casa circondariale. “Il messaggio è molto chiaro – ha sottolineato il commissario Barbieri: le mele marce nella Polizia penitenziaria non hanno futuro e chi si sporca le mani non ha futuro”.
L’operazione è riuscita molto bene ed è la dimostrazione di cosa si possa ottenere quando le varie forze di polizia collaborano. Emerge tuttavia il malcelato disappunto del Procuratore per il parziale accoglimento delle richieste di custodia cautelare in carcere, concesse dal Gip solo per Alfieri già detenuto, trasferito a Saluzzo, e per uno degli altri dodici indagati, Cosimo Damiano Alario, che ha fornito la droga, ufficialmente operaio ma ritenuto molto vicino agli ambienti della n’drangheta , mentre per altri due, fra i quali Romolo Alfieri, pure arrestato in flagranza di reato, è stato disposto l’obbligo di dimora.
Desta un certo sconcerto il fatto che Maurizio Alfieri sia diventato una sorta di icona dei movimenti di protesta dopo aver fomentato in carcere varie azioni di protesta, diventando così una sorta di paladino dei diritti dei carcerati, mentre invece si tratta semplicemente di un criminale.
Fonte> ilfriuli.it
Riceviamo e diffondiamo
GRAVE PROVOCAZIONE NEI CONFRONTI DI MAURIZIO ALFIERI
Ritorsioni e rappresaglie nei confronti di Maurizio Alfieri, dal 18 dicembre nella sezione di isolamento del carcere di Saluzzo, continuano da tempo. Ma ora hanno raggiunto un livello tale per cui è davvero fondamentale che la solidarietà nei suoi confronti diventi quel “giubbotto antiproiettile” a cui Maurizio la paragona spesso nelle sue lettere.
Ecco i fatti relativi all’ultimo periodo di carcerazione a Tolmezzo.
Poco prima che Maurizio venisse trasferito, una guardia (dedita a traffici di alcol e fumo con i detenuti) aveva chiesto a un familiare di Maurizio di portare due coltelli e un po’ di fumo nel tale posto alla tale ora per farli entrare in carcere. Il familiare, con molta ingenuità, porta quanto chiesto ma assieme alla guardia trova un… carabiniere in borghese. Dopo il colloquio in carcere, il familiare viene arrestato e, durante l’interrogatorio, il giudice gli parla di un fantomatico piano da parte di Maurizio per evadere con un elicottero assieme ad un altro detenuto. Dopo tre giorni di carcere, al familiare vengono concessi gli arresti domiciliari.
Maurizio, che ha subito scritto al giudice per scagionare il familiare, ammette solo di aver fatto entrare e usato un po’ di fumo (su proposta, da lui ingenuamente accolta, della guardia) e precisa di aver rifiutato le insistenti richieste da parte di quest’ultima (doppiamente infame) di far entrare della cocaina.
Aggiungiamo questo all’episodio di un altro coltello “scoperto” nella cella di Maurizio – e segnalato da un delatore in cambio di qualche “privilegio” – il giorno del suo trasferimento a Saluzzo, e a recenti interessamenti del ROS dei carabinieri nei confronti suoi e di un altro detenuto: il quadro appare tutt’altro che casuale. Chi c’è dietro questa operazione sporca? La direttrice del carcere di Tolmezzo? Il ROS? Qualche Ministero?
Chiunque sia, è evidente il progetto di applicare a Maurizio il 14 bis, che in passato ha già subìto per ben tre volte, o qualcosa di peggio.
Chiunque sia, sappia che Maurizio non è solo.
Ai compagni, alle donne e agli uomini di cuore e di coraggio dimostrarlo nei fatti.
P.S. Anche nel raccontare questa grave provocazione, Maurizio non perde occasione per ringraziare i compagni che hanno organizzato le recenti iniziative solidali a Roma e a Tolmezzo e per salutare quelli rinchiusi in AS2 ad Alessandria.
AGGIORNAMENTO – A quanto pare la macchinazione segnalata da Maurizio si è repentinamente tradotta in un’operazione repressiva guidata dai ROS. In attesa di raccogliere maggiori informazioni e testimonianze, riportiamo quanto diffuso dalle veline di regime sull’ANSA:
TRIESTE, 23 GEN – I carabinieri del Ros stanno eseguendo 4 provvedimenti cautelari, emessi su richiesta della procura della repubblica di Tolmezzo,per tentata evasione, corruzione, traffico di droga e armi. L’operazione, che comprende anche 12 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati in stato di liberta’, in Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte, ha sventato un progetto di evasione spettacolare con uso anche di un elicottero dal carcere di Tolmezzo e un traffico di hashish ed armi.
Solidarieta’ e stima per Maurizio!
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CALENDARIO 2013 BENEFIT PRIGIONIER*
Questo progetto nasce come un benefit per i/le compagn* colpiti dalla
repressione e rinchiusi nei lager di stato.
PER RICEVERNE DELLE COPIE, PER PRENOTAZIONI O INFO scrivere a:
la.zona@canaglie.org
la.zona@live.it
LABORATORIO ANARCHICO LA*ZONA
via bonomelli, 9 BG (bergamo)
X più immagini neroveleno
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8 gennaio 2013 – Un gruppo di detenuti ha appiccato il fuoco ad una ala di massima sicurezza di un penitenziario situato nel centro del Sudafrica. Lo si apprende da una responsabile delle carceri.
“Dei detenuti hanno dato fuoco ad una ala di massima sicurezza del penitenziario di Groenpunt”, ha dichiarato all’Afp Grace Molatedi, vice commissario regionale delle carceri nella provincia dello Stato Libero senza fornire dettagli su eventuali vittime o danni. Il numero dei detenuti non è stato comunicato. A novembre, due prigionieri avevano preso in ostaggio un medico e una infermiera in un carcere privato della stessa regione, nei pressi di Bloemfontein. L’infermiera era stata rilasciata rapidamente mentre il medito era stato tenuto in ostaggio per una ventina di ore.
Nove guardie e 50 detenuti feriti
Cinquanta prigionieri e nove secondini sono rimasti feriti ieri sera nel corso di una rivolta scoppiata in un carcere sudafricano. È quanto ha annunciato oggi la polizia. Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nel penitenziario, utilizzando granate assordanti, per riprendere il controllo di una sezione di massima sicurezza della prigione di Groenpunt, nella provincia dello Stato Libero dove i rivoltosi avevano appiccato il fuoco e eretto delle barricate.
“Cinquanta prigionieri e nove secondini sono rimasti feriti ma non è morto nessuno e nessuno è stato colpito da proiettili”, ha dichiarato il portavoce della polizia, Peter Kareli. Questa sezione della prigione conta 750 prigionieri. Secondo gli investigatori, i detenuti hanno criticato la qualità del cibo e rifiutato di prendere i pasti a fine pomeriggio prima di attaccare i secondini e dare fuoco a delle celle. La rivolta ha causato ingenti danni alla prigione. A novembre, due detenuti avevano preso in ostaggio un medico e una infermiera in una prigione privata nella stessa regione, nei pressi di Bloemfontein. L’infermiera era stata rilasciata rapidamente mentre il medico era rimasto nelle mani dei detenuti per una ventina di ore.
Fonte: ristretti.org
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Uno dei tre albanesi che all’alba di lunedì hanno tentato la fuga dal carcere di San Giovanni di Alghero, lavorava in una officina all’interno della casa di reclusione,
Non è stato difficile per lui procurarsi alcuni seghetti con i quali nella notte tra venerdì e sabato hanno concluso il lavoro di segare le sbarre.
Poi con una corda realizzata unendo diverse lenzuola arrotolate, sono usciti dalla finestra della cella fino al cortile sottostante che si trova a una decina di metri di altezza .
Uno di loro è riuscito a salire sul tetto della direzione del carcere ma in quel momento è stato subito inquadrato dalle telecamere della sala di regia.
Da quell’istante ogni mossa dei tre albanesi è stata controllata. Il sottufficiale di servizio ha allertato gli uomini in turno notturno, tre agenti per 130 detenuti. Dopo un primo tentativo di saltare il muro di via Catalogna , oltre 15 metri, un’impresa a rischio di rompersi l’osso del collo, uno dei tre ha raggiunto il muro di cinta dalla parte di via Vittorio Emanuele, in corrispondenza del del passo carraio, dove l’altezza è inferiore.
Ma proprio sul muro è stato raggiunto da un agente di Polizia Penitenziaria che gli ha puntato la pistola d’ordinanza. L’albanese, e gli altri due compagni di fuga, hanno a quel punto capito che l’evasione era fallita.
Nel frattempo nel carcere di San Giovanni erano già arrivati gli uomini del Commissariato di Polizia e subito dopo i Vigili del Fuoco, allertati sempre dalla cabina di regia .
Nel giro di un’ora gli agenti del carcere, in collaborazione con i poliziotti, avevano rimesso le manette ai polsi dei tre e li avevano rinchiusi nuovamente in cella a disposizione della Procura della Repubblica per i reati commessi nel tentativo di evasione.
I tre stavano scontando condanne per reati di droga, contro il patrimonio ed estorsione. Uno di loro aveva soltanto qualche mese da scontare, gli altri due diversi anni. Nel corso della perquisizione personale a uno dei tre sarebbe stato trovato addosso un telefonino . Secondo gli agenti della Polizia Penitenziaria e gli uomini del Commissariato, i tre avevano dei complici all’esterno, si parla anche di una donna, che avrebbero dovuto accoglierli e proteggerne la fuga.
La mancata evasione dei tre detenuti dal carcere di San Giovanni testimonia l’efficienza del servizio di vigilanza interna nonostante una situazione a dir poco tragica per quanto riguarda l’organico in servizio attivo.
Fonte: buongiornoalghero.it
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Il compagno Alfonso Fernandez é stato scarcerato oggi alle 18, dopo aver passato piu di due mesi nel carcere madrileno del Soto del Real, sotto regime Fies ( Ficheros de Internos de Especial Seguimiento). É in libertá vigilata. La sua scarcerazione é una vittoria della solidarietá contro la meccanica repressione dello Stato bugiardo. Resistenza sempre!
Spagna – Cresce il numero di prigionieri politici in Europa. In seguito al primo sciopero paneuropeo del 14 novembre, c’è un compagno in carcere. Non una persona a caso, in quanto Alfonso Fernandez “Alfon”, così come sua madre, sono noti attivisti, antifascisti e anticapitalisti, particolarmente attivi nel quartiere proletario di Vallecas a Madrid. Alfon, un ragazzo di 21 anni, è stato arrestato la mattina del 14 novembre, a 100 metri dalla sua abitazione, mentre con la sua compagna si stava recando ad un punto informativo, con l’accusa di stare trasportando una tanica di benzina. Sono seguiti interrogatori continui da parte della polizia, uno ogni due ore, torture e minacce, anche di morte, nei confronti loro e della loro famiglia, da parte di sbirri con il volto coperto. Mentra la compagna è stata rilasciata, Alfon è tuttora prigioniero presso il modulo F.I.E.S. del carcere di Soto del Real a Madrid. Secondo gli ultimi aggiornamenti, oltre alle restrizioni su comunicazioni, colloqui e posta, pratiche afflittive tipiche del regime punitivo F.I.E.S., Alfon viene minacciato di trasferimento presso un carcere alle Canarie, lontano da compagni e affetti. I collettivi solidali invitano a non scrivere direttamente al prigioniero, onde evitare l’interruzione di comunicazioni prioritarie visto il limite imposto di 2 lettera a settimana.
Georges Ibrahim Abdallah è libero!
Giovedì 10 gennaio Georges Ibrahim Abdallah è stato finalmente liberato dopo oltre 28 anni trascorsi in detenzione in Francia.
Malgrado questa detenzione eccezionalmente lunga, la cui entità è a misura della complicità delle autorità francesi con lo stato sionista e imperialista USA, G.I. Abdallah è rimasto fedele al proprio impegno al servizio dei popoli arabi, libanesi e palestinesi contro il sionismo, l’imperialismo e la reazione araba. Georges I. Abdallah era divenuto contemporaneamente un esempio di accanimento della repressione imperialista e un esempio di resistenza e determinazione rivoluzionarie.
Il Soccorso Rosso Internazionale è fiero d’aver iniziato, oltre dieci anni fa, la campagna per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah. Da questo «calcio d’inizio» sono decine le iniziative fatte in una mezza dozzina di paesi da diverse organizzazioni partecipanti alla costruzione del Soccorso Rosso Internazionale e, nel corso degli anni, abbiamo visto la solidarietà verso Georges estendersi sempre più, con l’aggregazione di nuove forze, e trasformarsi infine in un grande movimento che denuncia il mantenimento in prigione di G.I.Abdallah. Il successo, dopo tanti anni di lotte, della mobilitazione per la liberazione di G.I.Abdallah ci invita a raddoppiare gli sforzi per strappare tutti i prigionieri rivoluzionari, comunisti, antifascisti, anarchici condannati dalla giustizia di classe e tenuti in ostaggio nelle carceri della borghesia imperialista.
Libertà per tutti i prigionieri rivoluzionari !
La Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale (Zurigo-Bruxelles)
Soccorso Rosso Arabo (Parigi)
10 gennaio 2013
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Un’azienda americana responsabile delle torture nel carcere iracheno:
5 mln di dollari per 71 ex prigionieri.
Un’azienda appaltatrice, la cui filiale era stata accusata di cospirazione per le torture subite dai detenuti del carcere iracheno di Abu Ghraib, ha raggiunto un accordo pari a 5 milioni di dollari per risarcire 71 ex prigionieri.
LA SOMMA DALLA L-3 SERVICES.Secondo quanto ha riferito la Bbc online, a versare la somma è previsto sia l’americana Engility Holdings, per conto della L-3 Services.
Quest’ultima era quella che ha fornito traduttori all’esercito americano dopo la guerra in Iraq.
Nel 2006, L-3 Services aveva più di 6 mila traduttori in Iraq con un contratto di 450 milioni di dollari, come riferì all’epoca uno dei dirigenti durante una conferenza di investitori.
PRIMO STORICO RISARCIMENTO. Il pagamento della Engility ha segnato il primo tentativo riuscito da parte degli avvocati degli ex prigionieri iracheni contro appaltatori della difesa nei processi relativi alle torture subite.
Un avvocato per gli ex-detenuti, Baher Azmy, ha detto che ciascuno dei 71 iracheni ha ricevuto una parte della liquidazione per aver sofferto «vaste e feroci torture e abusi».
L’avvocato Azmy ha detto che anche se alcuni soldati hanno affrontato la corte marziale per il loro ruolo negli abusi ad Abu Ghraib, l’esercito americano non ha perseguito gli appaltatori privati.
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Centinaia di prigionieri del Carcere Numero 6 di Kopeisk, nella regione degli Urali della Russia, hanno combattuto feroci battaglie contro le forze di sicurezza e hanno lanciato una occupazione sul tetto per una protesta contro le condizioni draconiane, oltre che di torture, estorsioni e l’uso dell’isolamento. Quattro detenuti sono morti in carcere negli ultimi anni in seguito alle percosse usate dal personale. La protesta è durata per due giorni prima che la polizia e le forze speciali dell’esercito riuscisseo a riprendere il controllo.
La rivolta è iniziata quando circa 250 prigionieri hanno rifiutato di seguire le regole e la routine della prigione, chiedendo la liberazione immediata di quelli che erano in isolamento, oltre la fine di un trattamento barbaro e l’estorsione usata dai loro aguzzini. Sul tetto, i prigionieri esponevano cartelli con scritto “Aiutateci” e “Siamo migliaia in sciopero della fame”
Circa 300 familiari e amici dei prigioniri, così come molti ex detenuti, si sono raccolti al di fuori del carcere, e hanno messo in scena una protesta. Gridavano oscenità e lanciavano bottiglie contro la polizia e il personale penitenziario. La polizia ha percosso i manifestanti e ne hanno 39 arresti prima che la protesta si concludesse.
Un giornale locale ha riferito che:
“L’attivista per i diritti umani, Oksana Trufanova, ha detto alla stazione radio Ekho Moskvy che le truppe dell’OMON (polizia anti-sommossa) hanno attaccato il gruppo al di fuori del carcere. Ci hanno picchiato con bastoni, ha detto Trufanova. “I loro occhi brillavano.” Non sono mai stato in tale caos”
Alla sorella di un prigioniero, Olga Belousova, è stato permesso l’ingresso in carcere insieme ad un piccolo numero di parenti. Ha dato una breve intervista dopo aver lasciato il carcere:
“C’erano 60 persone nella stanza, tutti erano in piedi in silenzio. Ho detto loro che li sosteniamo e sono venuti per assicurarci che tutto va bene e che vogliono fare in modo che le loro voci siano ascoltate al di fuori della prigione.”
Le denunce, che sono stati lette dai detenuti, sono esempi esaurienti di estorsione, uso improprio ed eccessivo della forza e continue umiliazioni. Belousova ha aggiunto che:
“Essi non toccano coloro che gli danno i soldi, e spesso percuotono gli altri per costringere i parenti a pagare”
La madre di un ex prigioniero afferma che suo figlio è stato torturato innumerevoli volte e che gli agenti di polizia penitenziaria hanno sessualmente abusato di lui al carcere Numero 6.
Il padre di un altro ex prigioniero ha detto ad una agenzia di notizie locale che ha dato i suoi risparmi al personale del carcere in due occasioni:
“Ogni mese … se portavo i soldi, non c’erano problemi. I pagamenti in carcere sono spesso indicati come contributi volontari ”
Un mediatore che ha indagato sulle denunce precedenti, ha riferito che il denaro richiesto dal personale del carcere può essere fino a 200.000 rubli ($ 6.400). In confronto, il salario medio in Russia è di soli $ 10.000.
Il direttore del carcere non nega l’estorsione del suo staff. Ha incontrato i parenti e ha annunciato che è disposto a sopprimere i “contributi volontari”. I parenti sono preoccupati che una mossa del genere porterebbe portare ritorsioni da parte di costoro.
Dopo due giorni di disordini e di controllo del carcere da parte dei detenuti, la polizia, l’esercito e le forze speciali sono riusciti a riprendere il controllo della struttura. Ci sono 250 poliziotti in tenuta antisommossa all’interno del carcere.
Fonte: Libcom traduzione: ienaridensnexus.blogspot.it
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Le violenze sono scoppiate a seguito di un tentativo fallito di evasione da un penitenziario a Gomez Palacio, nel nord del Paese.
Secondo tentativo di evasione dal carcere di Gómez Palacio, in Messico, nel giro di due mesi. L’ultima volta la tentata evasione era stata bloccata sul nascere e due detenuti erano rimasti uccisi negli scontri. Ieri, invece, la situazione è degenerata in pochissimo tempo, tanto da richiedere l’intervento dei militari dell’esercito, e 17 persone – 11 detenuti e 6 guardie –sono rimaste uccise.
La rivolta è scoppiata intorno alle 17 di ieri, all’indomani di un’ispezione della struttura che aveva portato al sequestro di numerosi telefoni cellulari, armi e piccoli elettrodomestici introdotti illegalmente dai detenuti. Evidentemente non tutte le armi sono state sequestrate: un gruppetto di detenuti ha cominciato a sparare contro le torri di guardia e gli altri militari presenti nella struttura, mentre un altro gruppetto di carcerati ha tentato di fuggire passando attraverso un tunnel e cercando di superare la recinzione posteriore.
Nel panico generale, scrive El Pais, i militari hanno esploso diversi colpi in aria a scopo di avvertimento. Non avendo sortito alcun effetto, hanno preso a sparare contro i detenuti in fuga, uccidendone undici. A questi morti si aggiungono le sue guardie rimaste uccise nel conflitto, prima che intervenisse l’esercito e ristabilisse l’ordine.
Al di là di quest’ultimo episodio di violenza e del precedente, la struttura Gómez Palacio, nello stato di Durango, è stata oggetto anche in passato di scontri e scandali. Nel 2010, ad esempio, l’ex direttore del penitenziario era finito in manette per aver autorizzato alcuni detenuti vicini al cartello degli Zetas ad uscire dal carcere per regolare i conti con alcune persone all’esterno.
Si stima che le carceri messicane, e questa non fa eccezione, siano controllate per il 60% dalla criminalità organizzata e non è escluso che la rivolta di ieri sia collegata proprio ai gruppi criminali che da anni stanno dilaniando il Messico. Il fatto che il giorno prima fossero stati sequestrati armi ed altri oggetti potenzialmente pericolosi, ha spinto le autorità a credere che qualcuno dall’esterno – o forse addirittura qualche guardia corrotta – abbia contribuito a reintrodurre a tempo di record un nuovo arsenale.
Le indagini sono ancora in corso.
Fonte: Crimeblog
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