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Evasione dal carcere di Varese: in tre segano le sbarre ed evadono

LAME SEGANella notte tre detenuti di origine romena sono evasi dal carcere dei Miogni, a Varese, “segando le sbarre della cella e guadagnando la fuga con modalità in corso di accertamento”. Ne ha dato notizia Angelo Urso, segretario nazionale Ulilpa penitenziari. Si tratta di Mikea Victor Sorin, nato nel 1983, detenuto per sfruttamento della prostituzione, condannato definitivamente a due anni con fine pena giugno 2013; Marius Georgie Bunoro, nato nel 1989, imputato in attesa di giudizio per furto aggravato, e Parpalia Daniel nato nel 1984, imputato in attesa di giudizio per furto aggravato.

Secondo le ricostruzione della squadra mobile di Varese i tre uomini, che dormivano nella stessa cella, hanno segato le sbarre della finestra e sono riusciti a calarsi dal muro di cinta utilizzando lenzuola legate. Ad accorgersi dell’evasione sono stati gli agenti della polizia penitenziaria, che nel corso della notte non hanno più visto i tre uomini nella loro cella. La polizia ha allestito dei posti di blocco anche sulle strade che conducono al vicino confine con la Svizzera, nell’ipotesi che i tre evasi possano tentare la fuga all’estero.

Fonte

 


Alghero – in tre tentano evasione dal carcere

Uno dei tre albanesi che all’alba di lunedì hanno tentato la fuga dal carcere di San Giovanni di Alghero, lavorava in una officina all’interno della casa di reclusione,

fugaNon è stato difficile per lui procurarsi alcuni seghetti con i quali nella notte tra venerdì e sabato hanno concluso il lavoro di segare le sbarre.

Poi con una corda realizzata unendo diverse lenzuola arrotolate, sono usciti dalla finestra della cella fino al cortile sottostante che si trova a una decina di metri di altezza .

Uno di loro è riuscito a salire sul tetto della direzione del carcere ma in quel momento è stato subito inquadrato dalle telecamere della sala di regia.

Da quell’istante ogni mossa dei tre albanesi è stata controllata. Il sottufficiale di servizio ha allertato gli uomini in turno notturno, tre agenti per 130 detenuti. Dopo un primo tentativo di saltare il muro di via Catalogna , oltre 15 metri, un’impresa a rischio di rompersi l’osso del collo, uno dei tre ha raggiunto il muro di cinta dalla parte di via Vittorio Emanuele, in corrispondenza del del passo carraio, dove l’altezza è inferiore.

Ma proprio sul muro è stato raggiunto da un agente di Polizia Penitenziaria che gli ha puntato la pistola d’ordinanza. L’albanese, e gli altri due compagni di fuga, hanno a quel punto capito che l’evasione era fallita.

Nel frattempo nel carcere di San Giovanni erano già arrivati gli uomini del Commissariato di Polizia e subito dopo i Vigili del Fuoco, allertati sempre dalla cabina di regia .

Nel giro di un’ora gli agenti del carcere, in collaborazione con i poliziotti, avevano rimesso le manette ai polsi dei tre e li avevano rinchiusi nuovamente in cella a disposizione della Procura della Repubblica per i reati commessi nel tentativo di evasione.

I tre stavano scontando condanne per reati di droga, contro il patrimonio ed estorsione. Uno di loro aveva soltanto qualche mese da scontare, gli altri due diversi anni. Nel corso della perquisizione personale a uno dei tre sarebbe stato trovato addosso un telefonino . Secondo gli agenti della Polizia Penitenziaria e gli uomini del Commissariato, i tre avevano dei complici all’esterno, si parla anche di una donna, che avrebbero dovuto accoglierli e proteggerne la fuga.

La mancata evasione dei tre detenuti dal carcere di San Giovanni testimonia l’efficienza del servizio di vigilanza interna nonostante una situazione a dir poco tragica per quanto riguarda l’organico in servizio attivo.

Fonte: buongiornoalghero.it


Tentativo d’evasione con corda sventato nel carcere di Busto Arsizio

Purtroppo,

Sventata evasione dal carcere di Busto Arsizio: la Polizia Penitenziaria ha fermato un sudamericano che aveva già progettato la fuga come nel più classico dei film polizieschi. Durante i controlli notturni le guardie si sono accorte che il detenuto non prendeva mai sonno. Da qui i primi sospetti: la Polizia Penitenziaria ha così deciso di trasferire di cella l’uomo, in modo da perquisire quella dove alloggiava con un altro carcerato. In effetti, i sospetti erano fondati: una volta entrati nella stanza i poliziotti hanno trovato tutto quello che cercavano.

Lo straniero aveva nascosto sotto il letto a castello una lunga e solida corda rudimentale realizzata con ritagli di lenzuola e coperte, una corda molto resistente. La componente di metallo posta al lato del letto come protezione si prestava inoltre ad essere utilizzata come gancio per tenere ben salda la corda alla finestra del bagno, già divelta: con un seghetto l’uomo aveva realizzato anche due piccole fessure in una delle sbarre protettive di ferro. Per non farsi scoprire aveva inoltre riempito le fessure con del sapone. Anche la battitura sulle sbarre eseguita dai poliziotti non consentiva di avvertire l’anomalia.

La finestra è affacciata su un piccolo cortile non molto distante dal muro esterno dell’istituto penitenziario. Per il carcerato sarebbe stato quindi facile, una volta calatosi dalla finestra, scalare la cinta e fuggire dalla casa circondariale. L’uomo è ora tenuto in stretta sorveglianza: sarà trasferito in un altro istituto.

Fonte:  poliziapenitenziaria.it