Category Archives: Assassinii di stato
Ha preso i lacci delle scarpe, li ha legati alle sbarre della finestra del bagno della sua cella e si è impiccato. Mustapha Hajjaji, il marocchino di 45 anni che nel novembre scorso uccise a Umbertide i due figli di 8 e 12 anni è morto così nel carcere di Spoleto.
Dagli accertamenti non sono emersi dubbi sul fatto che si tratti di un suicidio. Il suo corpo è stato trovato intorno alle 7 del mattino di sabato dagli agenti della polizia penitenziaria in servizio. L’uomo aveva già tentato di uccidersi ferendosi alla gola e ai polsi, Continue reading
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Tragica fine di un detenuto ieri all’interno del carcere di Nuoro di Badu ‘e Carros. L’uomo, Giampaolo Casula, 45 anni, di Tortolì, si è accasciato al suolo durante una partita di calcio, probabilmente a causa di un arresto cardiaco.
Un fulmine a ciel sereno che ha messo sotto choc sia gli altri detenuti che il personale della polizia penitenziaria che lavora all’interno del carcere.
L’uomo è stato colpito con tutta probabilità da un malore, anche se ancora manca l’ufficialità. Nel momento in cui ha avuto l’infarto stava giocando in porta. A nulla è servito l’intervento del medico del carcere, che dopo aver cercato di fare il possibile non ha potuto far altro che constatare il decesso del detenuto.
Disperazione e sgomento tra i compagni che stavano giocando assieme a lui, Continue reading
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Un giovane di Ventimiglia è morto in circostanze misteriose nello stesso carcere di Grasse, in Costa Azzurra, dove tre anni fa morì, in circostanze drammatiche, un altro italiano, vicenda per la quale sono stati incriminati tre sanitari della struttura.
Ora un nuovo episodio. Il giovane morto si chiama Claudio Faraldi, aveva 29 anni e viveva a Ventimiglia. Aveva precedenti per furti ed era un tossicodipendente. Il suo legale, l’avvocato Lorenzo Rovere di Sanremo, nel 2010 era riuscito a farlo entrare nella comunità di San Patrignano per la terapia di disintossicazione ma Claudio era scappato dopo alcuni mesi. Frequentava spesso al Costa Azzurra anche perché la madre è francese.
Sei mesi fa era stato arrestato e condannato a 5 anni di reclusione per una rapina commessa in Francia. Era finito in carcere a Grasse. Mercoledì i suoi famigliari hanno ricevuto nella casa di Ventimiglia la drammatica notizia. Due giorni dopo la morte del ragazzo, solo una laconica comunicazione: vostro figlio è morto per “arresto cardiaco”. Nulla più e Continue reading
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diffondiamo da Baruda, Polvere da sparo, in ricordo della morte di Ulrike Meinhof avvenuta in carcere il 9 Maggio 1976
Il 9 maggio ricorre (oltre all’anniversario dell’assassinio di Peppino Impastato) l’anniversario dell’assassinio di Ulrike Meinhof, nel carcere di Stammheim. Già in passato questo blog si è occupato di questa figura degli anni ’70 tedeschi, con alcuni stralci presi dalle sue lettere e dai suoi scritti.
E’ il caso, invece, da questo momento in poi (la “serie” sarà un po’ lunga) di mettere in rete un po’ di materiale che dimostra l’assassinio che c’è dietro la sua morte e quella successiva e simultanea di altri 3 prigionieri della stessa formazione , la R.A.F. anche conosciuta come Banda Baader-Meinhof., a partire dal Rapporto della Commissione internazionale d’inchiesta sulla morte di Ulrike Meinhof. Fu ritrovata impiccata, con ancora un piede poggiato sulla sedia, morta da ore…ma come vedremo successivamente, l’autopsia dimostra più che chiaramente come non si sia trattato di Continue reading
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(AGI) – Amritsar (India), 9 mag. – Un pachistano, Sanaullah Ranjay, detenuto nelle prigioni indiane, e’ morto in carcere per le percosse ricevute durante “un regolamento di conti”. Una tale barbarie avrebbe spinto Islamabad ad avviare un’inchiesta internazionale per raccogliere prove sull’orrendo crimine. I dottori che hanno prestato soccorso a Ranjay all’ospedale governativo hanno dichiarato che il 52enne sarebbe morto per un collasso degli organi interni, per colpa di una grave ferita alla testa seguita alle percosse subite nella prigione, a nord della citta’ di Jammu. Il primo ministro di Jammu e Kashmir, stato a maggioranza islamica, ha annunciato che avrebbe fatto delle indagini sull’attacco subito dal prigioniero pakistano, definendola “una questione di grande imbarazzo”. Ma fonti ufficiali pakistane hanno ribattuto che non si sarebbero accontentati di un’inchiesta interna sull’uccisione Continue reading
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TERAMO. Ancora un detenuto morto nel carcere di Teramo per infarto. E’ successo ieri 8 maggio
Il detenuto, di 73 anni, è morto a causa molto probabilmente per arresto cardiaco all’interno della cella del Reparto “protetti” alle ore 22:50 .
L’istituto teramano potrebbe ospitare 240 detenuti invece ne ospita 420, di questi, oltre 300 soffrono di problemi psichiatrici e di salute con difficile gestione, “scaricati” a Teramo per il solo fatto che vi è il servizio di guardia medica h 24 ,un servizio di cardiologia e una psichiatra per alcune Continue reading
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Mercoledì, nell’ospedale psichiatrico di Reggio, un internato di circa 50 anni è stato trovato morto dal personale medico. Lo spiega in una nota Giovanni Battista Durante, del Sappe. L’uomo, Marco Cavara, era originario di Verona e sarebbe morto per arresto cardio-circolatorio. «Com’è noto gli ospedali psichiatrici giudiziari dovrebbero essere dismessi e gli internati, secondo un principio di territorialità, dovrebbero essere gestiti dalle Ausl competenti – spiega – In Emilia-Romagna, già dal 2010, è stato firmato un protocollo d’intesa tra amministrazione penitenziaria e Regione, per la dismissione dell’ospedale psichiatrico giudiziario e la costruzione di una nuova struttura che dovrebbe ospitare gli internati dell’Emilia-Romagna».
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Commenti disabilitati su Un 50enne trovato morto all’Opg | tags: decesso in ospedale psichiatrico, internato muore, morto in opg, opg, ospedale psichiatrico giudiziario, reggio emilia | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Italia in cella, Tutti
Era stato arrestato in Olanda per traffico di cocaina, ma in Francia tutti lo conoscevano come il “cervello” della “la rapina del secolo”.
Questa mattina il cinquantaseienne Marc Armando è stato ritrovato impiccato nella sua cella nella prigione delle Baumettes, a Marsiglia, dove era arrivato poche ore prima, in seguito all’estradizione dai Paesi Bassi. L’uomo, che era già stato condannato a 18 anni di reclusione per la rapina di Tolone negli anni Novanta, oggi pomeriggio era atteso a presenziare di fronte ai giudici, insieme ad altri due francesi, Sarimi Laribi e Lofti Bengadim, suoi complici nel nuovo piano criminale che aveva orchestrato, stavolta senza successo. I tre erano stati fermati a metà aprile a Rotterdam, il più grande porto commerciale d’Europa, dove Continue reading
Commenti disabilitati su Francia. Suicida in carcere l’autore della “rapina del secolo” | tags: anticarceraria, CordaTesa, francia, impiccato in cella, Marc Armando, morte in carcere, rapina del secolo, suicidio in carcere | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Mondo in cella, Tutti
Livorno – (Adnkronos) – Secondo l’inchiesta, a uccidere il ragazzo sarebbe stato un infarto, mentre per la donna il figlio sarebbe morto per un pestaggio subito nella sua cella
Riaprire l’inchiesta sulla morte di Marcello Lonzi, il ragazzo deceduto in una cella del carcere livornese delle Sughere l’11 luglio 2003. A chiederlo e’ la madre della vittima, la signora Maria Ciuffi, che ha sporto querela ai carabinieri di Pisa, citta’ in cui risiede, contro due medici del penitenziario e contro il medico legale che esegui’ l’autopsia all’epoca.
Secondo l’inchiesta, a uccidere il ragazzo sarebbe stato un malore, un infarto, mentre per la donna il figlio sarebbe morto per un pestaggio subito nella sua cella. Alla denuncia, Continue reading
Commenti disabilitati su Caso Lonzi, madre ragazzo morto in carcere chiede riapertura indagini | tags: anticarceraria, caso Lonzi, CordaTesa, livorno, madre ragazzo morto in carcere, marcello Lonzi, morto in carcere, pestaggi, riapertura indagini, ucciso in carcere | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Italia in cella, Tutti
(Adnkronos) – Un giovane di origine magrebina si e’ suicidato oggi pomeriggio nel carcere calabrese di Catanzaro. Lo riferiscono Giovanni Battista Durante, Segretario generale aggiunto e Damiano Bellucci, segretario nazionale del Sappe, aggiungendo che “secondo i primi accertamenti, l’uomo sarebbe morto per asfissia, dopo essersi messo un sacchetto in testa. Sono ancora in corso gli accertamenti”.
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ISLAMABAD – Un indiano detenuto in una prigione del Pakistan per spionaggio e’ morto ieri sera dopo essere stato aggredito da alcuni compagni di cella. Lo riporta oggi Geo News. Sarabjit Singh, 49 anni, era stato ricoverato venerdi’ in un ospedale di Lahore per gravi ferite al cranio e si trovava in coma. Era stato picchiato da due detenuti pachistani. Singh era stato condannato a morte nel 1991 con l’accusa di essere coinvolto in due stragi a Lahore e Faisalab che avevano causato 14 morti.
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Un detenuto di 53 anni è morto per un malore nel carcere di Velletri, dove era recluso dallo scorso mese di marzo. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Il decesso è avvenuto la notte fra il 30 aprile ed il primo maggio. È il quarto decesso registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013; il secondo in poco meno di un mese a Velletri dopo quello del 27 marzo di un marocchino di 27 anni, Mohamed Saadaoui, le cui cause sono ancora in fase di accertamento. Secondo quanto appreso dai collaboratori del Garante l’uomo, originario di Nettuno, ha accusato un malore nel pomeriggio di martedì scorso. Accompagnato da altri compagni detenuti nell’infermeria del carcere, vi è rimasto fino alle 22 rifiutando, a quanto pare, il ricovero in ospedale come suggerito dai sanitari del carcere. Intorno alle 23 ha avuto un nuovo malore e, nonostante l’intervento dei medici dell’Istituto e di quelli del 118, è deceduto alle 00.15 del primo maggio. La salma è stata trasferita al Policlinico “Tor Vergata”, dove Continue reading
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Milano – Un uomo di 78 anni, che stava scontando la sua pena al carcere di san Vittore è morto nella notte tra domenica e lunedì all’ospedale Fatebenefratelli di Milano: l’anziano era malato da tempo, ma le richieste per passare agli arresti domiciliari erano sempre state rigettate. Uno degli aspetti di cui si parla periodicamente riguarda le cattive condizioni in cui versano le persone che si trovano a scontare una pena in carcere e un chiaro esempio di questo sembra essere la vicenda vissuta da un uomo di 78 anni a cui mancavano ancora sei mesi per terminare di scontare la sua pena che si trovava detenuto nel carcere di San Vittore, ma le cui richieste per passare ai domiciliari dettate dal suo negativo stato di salute erano state sempre respinte. L’anziano è però morto in seguito a un breve ricovero all’ospedale Fatebenefratelli di Milano e ora l’intenzione dei parenti, secondo quanto indicato dall’Osservatorio Permanente sulle morti in carcere e l’avvocato Edoardo Lepre, è quella di presentare denuncia alla Procura di Brescia nei confronti Continue reading
Commenti disabilitati su Muore a San Vittore, erano stati negati i domiciliari | tags: anticarceraria, CordaTesa, decesso a san vittore, detenuto morto, milano, morte in carcere, morto, negati i domiciliari, san vittore | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Italia in cella, Tutti
Il regime disumano dei mullah ha impiccato un uomo di 28 anni che aveva tentato di uccidersi la notte precedente, dopo aver subito anni di abusi in carcere. E’stato impiccato il 2 marzo, ma ora è stato rivelato che era già in condizioni critiche, al momento della sua esecuzione dopo essersi tagliato la gola.
In un’altra occasione, il prigioniero Alireza Shahbazi, di 23 anni, si è suicidato in carcere a Gohardasht il 25 aprile, dopo aver sopportato anni di atrocità dietro le sbarre.
Shahbazi stato arrestato all’età di 15 anni, e poiché non poteva permettersi di pagare il prezzo del sangue, ha trascorso otto anni in condizioni spaventose a Gohardasht, che è stato paragonato ad un campo di sterminio.
Shahbazi era stato convocato in Continue reading
Commenti disabilitati su Iran: Detenuto di Bandar-Abbas giustiziato e a Gohardasht uno suicidato | tags: abusi, anticarceraria, carcere, CordaTesa, detenuto, iran, pena capitale, prigioniero giustiziato, suicidio in carcere, torture | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Mondo in cella, Tutti
Due condanne a morte sono state eseguite oggi in Giappone. Le esecuzioni per impiccagione sono il secondo ciclo, dopo quello di tre giustiziati del 21 febbraio, decise sotto il governo guidato dal premier conservatore Shinzo Abe, salito al potere sulla spinta delle elezioni politiche generali ampiamente vinte il 16 dicembre scorso. In base a quanto detto dal ministero della Giustizia, i detenuti giustiziati sono Katsuji Hamasaki (64 anni) e Yoshihide Miyagi (56 anni), affiliati alla yakuza (la mafia nipponica) e giudicati colpevoli dell’omicidio nel 2005 di due uomini legati a un clan rivale, freddati in un ristorante di Ichihara, nella prefettura di Chiba. «Si è trattato di crimini estremamente feroci e crudeli, col rischio di coinvolgimento di gente comune», ha commentato in conferenza stampa il Guardasigilli, Sadakazu Tanigaki, che ha firmato il decreto d’esecuzione.
«Molte persone Continue reading
Commenti disabilitati su Il Giappone ha impiccato due detenuti | tags: anticarceraria, condanne a morte, CordaTesa, detenuti morti, giappone, impiccagione, pena di morte | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Sarebbero 38 in base ai dati preliminari i morti in una clinica neuropsichiatrica fuori Mosca. L’incendio si è generato mentre tutti dormivano. Nella clinica si trovavano 41 persone. Un’infermiera è riuscita a portare in salvo due pazienti, da sola. Per ora i vigili del fuoco hanno trovato 12 corpi. Le autorità inquirenti hanno aperto un procedimento penale ai sensi dell’articolo «violazione della sicurezza antincendio». L’edificio – di legno – si trovava nel villaggio Ramenye Dmitrov. Il rogo si è verificato intorno alle 00.20 italiane.
Iil bilancio definitivo è stato confermato dopo il recupero dei corpi e il riscontro con le liste dei pazienti e del personale medico. Dalle fiamme che hanno avvolto la clinica numero 14, villaggio di Ramenski, a Nord della capitale russa, sono riusciti a fuggire solo un’infermiera e due internati. Sulle cause dell’incendio circolano Continue reading
Commenti disabilitati su Mosca, incendio doloso in ospedale psichiatrico: 38 morti | tags: 38 morti, anticarceraria, CordaTesa, detenuti morti, fiamme in carcere, incendio, internati, mosca, opg, ospedale psichiatrico giudiziario, russia | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Un ragazzo di 24 anni, Denis R. si è suicidato mercoledì notte nella Casa di lavoro di Castelfranco Emilia, dove era internato. Lo rendono noto l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere e Ristretti orizzonti, denunciando che da alcuni giorni era stato disposto il ricovero del giovane condannato in una Casa di cura e custodia. Al trasferimento, firmato dal magistrato di Sorveglianza, non era stato dato corso “neppure quando dopo il colloquio con i familiari, venerdì, Denis aveva dato segni evidenti di malessere psicofisico”.
Il ragazzo, sposato e padre di un figlio di quattro mesi, era depresso. Si è soffocato con un sacchetto della spazzatura infilato in testa e riempito con il gas del fornelletto che aveva in uso. Lo ha trovato un compagno di stanza al rientro dalla “socialità”, steso sulla branda, privo di sensi. Ha provato a rianimarlo, Continue reading
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LUGANO – Un uomo di 40 anni, detenuto al carcere della Stampa, è morto nella tarda serata di mercoledì all’ospedale Civico di Lugano. Lo comunica il Dipartimento delle istituzioni cantonale, precisando che l’uomo è stato ricoverato ieri mattina nel reparto di terapia intensiva in seguito a un malore improvviso. Per chiarire le cause esatte della sua morte è stata ordinata un’autopsia.
L’uomo è stato incarcerato nel 2007 per rapina, furto, lesioni semplici e contravvenzioni alla Legge sulla circolazione stradale, reati che gli erano valsi una condanna a tre anni con trattamento ambulatoriale. In seguito fu pure condannato per reati commessi durante l’espiazione della pena: lesioni semplici, incendio intenzionale, violenza e minaccia contro le autorità e i funzionari.
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CATANZARO / Un altro caso di tentato suicidio in carcere. Un giovane detenuto italiano, rinchiuso nell’istituto penale per minori di Catanzaro, ha tentato di togliersi la vita impiccandosi. Il ragazzo ha utilizzato un lenzuolo nel tentativo di compiere il gesto disperato.
Il personale della Polizia Penitenziaria in servizio e’ prontamente intervenuto scongiurandone la morte.
“Dopo quello della casa circondariale di Castrovillari avvenuto nei giorni scorsi – affermano in una nota Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale, che hanno reso noto l’episodio9 – questo dell’Istituto Penale per Minori di Catanzaro e’ il Continue reading
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(ANSA) – CAGLIARI, 20 APR – Un detenuto marocchino si e’ tolto la vita durante la notte nel carcere di Macomer con l’uso di gas. Lo denuncia il deputato Pdl, Mauro Pili, che ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia. ”Mancanza di personale e precarieta’ del sistema sanitario nelle carceri sono ormai una costante – ha detto Pili – che sta mettendo a serio rischio l’intero sistema carcerario sardo”. Il suicidio e’ avvenuto intorno a mezzanotte e sarebbe stato riscontrato solo alla conta dei detenuti.
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Sassari, 31 marzo 2013. Jacques De Deker, cittadino belga, muore nel Centro clinico del carcere di San Sebastiano. Era malato di cancro al pancreas e aveva 66 anni. Era in carcere all’agosto 2006 e doveva scontare complessivamente 12 anni e 4 mesi, pena derivante da due diverse condanne per traffico di droga.
Il tumore gli era stato diagnosticato nel 2008 e da allora si era battuto per ottenere prima la possibilità di curarsi fuori dal carcere e in seguito – sfumata ormai ogni possibilità di cura – almeno di poter morire “accanto ai miei due bambini e a mia moglie, in Belgio”, come lui stesso scrive in una lettera-appello del marzo 2009. Invece, quattro anni più tardi, morirà in una cella del carcere di Sassari. Di seguito la cronaca della sua vicenda, attraverso le pagine del quotidiano “La Nuova Sardegna”.
Ha un tumore ma resta in carcere
21 aprile 2010
Nell’ottobre del 2008 gli è stato Continue reading
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Tra 436 giorni i procedimenti contro i presunti colpevoli della morte di Giuseppe Uva rischiano di andare in prescrizione. Occorre mobilitarsi affinchè ciò non accada. nei prossimi giorni Lucia Uva ha convocato a Varese una manifestazione, è importante esserci. Contattate Lucia e fate di tutto per sostenere la sua lotta che è anche la nostra, per una giustizia giusta e una sicurezza sicura, e per il diritto alla verità.
Irene Testa
Associazione Detenuto Ignoto
se puoi comunicacelo, scrivendo a questo indirizzo mail: detenutoignotogmail.com
CASO UVA: PM DENUNCIATO = NON NOTIZIA
Nessuna tra le più importanti testate italiane oggi ha riportato questa notizia: una giovane donna, una comune cittadina ha sporto denuncia per favoreggiamento e abuso in atti d’ufficio contro un magistrato. Eppure nella giornata di ieri erano anche uscite un paio di agenzie. I protagonisti della storiaccia sono, loro malgrado la famiglia Uva e il pm Agostino Abate di Varese. La firmataria dell’esposto presentato ieri alla Procura di Brescia è Angela De Milato (figlia di Lucia Uva(nella foto), nipote di Giuseppe morto tra la notte del 14 giugno 2008). La ragazza è stata molto chiara: “Ho deciso di dire basta ai soprusi contro mia mamma e mio zio. Ho sporto denuncia contro il pm. Dovrà processare tutta la nostra famiglia per farci tacere”.
Sull’argomento, nei giorni scorsi Ilaria Cucchi aveva scritto una lettera riferendosi alle accuse mosse dal Csm a taluni magistrati che con le loro dichiarazioni avrebbero nuociuto all’immagine della Magistratura stessa. Ma Ilaria scrive anche: “Da cittadina mi chiedo come si possa non pensare che il primo pm del caso Aldrovandi non abbia nuociuto all’immagine della Magistratura querelando Patrizia Moretti per aver criticato le sue non indagini sulla morte del figlio. E che dire allora del dott. Agostino Abate, titolare personalizzato del caso della morte di Giuseppe Uva?. Quel pm non solo ha manifestato apertamente il suo odio personale nei confronti di Lucia allontanandola arbitrariamente dall’aula del suo processo un paio di volte insieme a noi, non solo l’ha infamata in modo subdolo facendo più volte esplicito riferimento al fatto che lei avrebbe “manipolato” il povero corpo di Giuseppe sul tavolo dell’obitorio in riferimento alle terribili 78 macchie di sangue che avevano i suoi pantaloni e che è stato dimostrato essere uscito dal suo povero ano, ma ora sta facendo di tutto per portare a prescrizione reati commessi in danno di suo fratello la notte in cui morì , sottraendoli alla cognizione di un cip quando lo stesso Giudice penale di Varese aveva ordinato che si procedesse nelle indagini per essi “.
Tornando alla questione Uva, evidentemente trattata come una “non-notizia” visto il silenzio tombale dei quotidiani la preoccupazione è grande. Perché Angela De Milato, semplice cittadina ha avuto un diverso trattamento da parte della stampa rispetto all’ultimo tweet di qualsiasi politicante di passaggio. O presunto tale.
Eppure questa donna nell’esposto presentato dal legale Fabio Amato ha dichiarato cose di importanza generale, considerando che quello che sta passando la famiglia potrebbe accadere ad ognuno di noi.
“Ritengo di dover denunciare le condotte e sottoporle all’autorità giudiziaria, chiedendo che vengano svolte indagini nei confronti del dott. Agostino Abate e di ogni altro che venisse ritenuto responsabile, per le ipotesi di reato che fossero ritenute sussistenti”.
I pm di Varese sono giunti peraltro a dare valutazioni sulle abitudini di vita di Giuseppe Uva definendolo anche un “senza fissa dimora”. Tralasciando poi il “dettaglio” che come era emerso nei giorni scorsi, la famiglia aveva già presentato richiesta di avocazione al procuratore generale della Corte d’Appello di Milano del procedimento penale (5509/09) della Procura di Varese. Un atto deciso alla luce delle stesse parole scritte dal pm: “La conclusione naturale di questa indagine doveva essere quindi la richiesta di archiviazione al competente Giudice, non emergendo ipotesi di reato di responsabilità…(prosegue)”. Smentendo poi se stesso poche righe più avanti: “Essendo quindi emerse ipotesi di reato a carico di persone indicate in rubrica non si procede alla richiesta di archiviazione e si formalizza il presente avviso di conclusione delle indagini ai sensi dell’articolo 415bis”.
Per chi non ricordasse la vicenda di Giuseppe Uva va detto che per quella morte non è ancora stato ascoltato nessun testimone (neppure l’amico Alberto Biggiogero condotto in caserma insieme a Giuseppe la stressa notte) e neppure messe agli atti delle conversazioni telefoniche registrate (disponibili in you tube) tra carabinieri e 118. In compenso però la sorella Lucia Uva è stata denunciata per gli insulti che aveva scritto contro quegli stessi carabinieri che al telefono ridacchiavano tra di loro parlando della notte precedente e facendo il nome di Giuseppe Uva. Traducendo: per il morto viene indagata la sorella per quello che ha scritto.
Ma torniamo all’atto di Angela: “I magistrati sono perfettamente consapevoli che tra 436 giorni si prescrivono tutti i reati configurati dagli avvocati miei e di mia mamma, ma anche dal Giudice penale di Varese, compreso quello ipotizzata bile in via riduttiva di omicidio colposo”.
“Che l’anomalo 425 bis sopra descritto dove si trasforma il 5509/09 in una diffamazione che vede imputata l’originale denunciante Lucia Uva, viene redatto e notificato, stranamente, proprio durante il procedimento istaurato presso la Procura Generale di Milano con richiesta di avocazione di quel fascicolo”. Termini che possono apparire incomprensibili ai non addetti ai lavori ma fondamentali per ogni singolo cittadino che potrebbe trovarsi nelle stesse condizioni della famiglia Uva. Tanto che riprendendo un passaggio della lettera di Ilaria Cucchi ci si chiede: “Forse per la giustizia le vite di Patrizia e Lucia non valgono un procedimento disciplinare verso che ha sbagliato e poi addirittura si accanisce contro di loro?”.
Sulla morte di Uva lo stesso Giudice di Varese Muscato, aveva espressamente disposto e ordinato che la Procura procedesse proprio su questi fatti specifici e sulla notizia di reato. Le parole del Giudice erano state: “Sullo sfondo va rimarcato con chiarezza come costituisca un legittimo diritto dei congiunti di Giuseppe Uva – innanzitutto sul piano dei più elementari sentimenti propri della specie umana – conoscere, dopo quasi quattro anni, se gli accadimenti intervenuti antecedentemente all’ingresso del oro congiunto in Ospedale siano ravvisabili profili di reato; e ciò tenuto conto che permangono ad oggi ignote ragioni per le quali Giuseppe Uva – nei cui confronti risulta essere stato redatto un verbale di arresto o di fermo, mentre sarebbe stata operata una semplice denuncia per la contravvenzione di cui all’art. 659 cp –è stato prelevato e portato in caserma, così come tuttora conosciuti rimangono gli accadimenti intervenuti all’interno della stazione dei carabinieri di Varese (certamente concitati, se è vero che sul posto confluirono anche alcune volanti della Polizia) ed al cui esito Uva – che mai in precedenza aveva manifestato problemi di natura psichiatrica – verrà ritenuto necessitare di un intervento particolarmente invasivo quale il Tso, Trattamento sanitario obbligatorio”.
Ma tutto ciò e molto altro ancora per i giornali è “non-notizia”…
di Elisabetta Reguitti
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ROMA – Aveva tentato di rubare venti euro a un tabaccaio. Per questo motivo, un 57enne era detenuto da un mese e mezzo nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. L’uomo è morto la notte tra lunedì e martedì, probabilmente a causa di un infarto. A darne notizie è il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, precisando che si tratta del terzo detenuto che muore nelle carceri del Lazio da inizio anno.
ALCOLISTA – La vittima, detenuto da un mese e mezzo nella sezione G11 del carcere romano, doveva scontare una condanna per una tentata rapina ai danni di un tabaccaio. L’uomo, a quanto appreso dai collaboratori del Garante, era affetto da dipendenza dall’alcool e per questo, dal momento del suo ingresso in carcere, era stato preso in carico dal Sert ed aveva colloquio periodici con gli psicologi.
USO DEL CARCERE PER REATI MINORI– Martedì mattina l’uomo è stato trovato senza vita nel suo letto, morto probabilmente stroncato da un infarto. «Al di là dei motivi che hanno portato alla morte di quest’uomo – ha detto Marroni – fa riflettere la circostanza che un uomo con tali problematiche sia condannato a scontare in carcere una pena per una tentata rapina di 20 euro. La colpa è di una legislazione che prevede un uso abnorme del carcere, anche per i reati minori».
SOVRAFFOLLAMENTO – «Nelle carceri del Lazio registriamo un tasso di sovraffollamento di quasi il 50% – aggiunge Marroni – Occorrerebbe rivedere l’ordinamento nel senso di prevedere il carcere solo come extrema ratio. Ma, nonostante gli appelli del Presidente della Repubblica e di quelli dei due rami del Parlamento, la politica sembra essersi di nuovo dimenticata del dramma che si sta vivendo nelle carceri italiane».
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Genova – Un detenuto italiano di 45 anni, B.S. condannato per omicidio, è morto questa mattina per infarto nella sua cella all’interno del carcere di Genova Marassi. “La notizia della morte del detenuto intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. A Marassi ad esempio, alla data del 31 marzo scorso, c’erano 792 detenuti stipati in celle realizzate per ospitarne 450 e oltre 100 Agenti di Polizia Penitenziaria in meno rispetto agli organici previsti”.
E’ il commento di Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe: “Questa ennesima morte di un detenuto testimonia ancora una volta la drammaticità della vita nelle carceri italiane. Lo scorso anno, a livello nazionale, sono morte in carcere per cause naturali 97 persone (82 italiani e 15 stranieri) e 56 si sono suicidate (36 italiani e 20 stranieri). Ben 1.308 sono i tentati suicidi sventati per fortuna in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria, che hanno anche impedito che 7.317 atti di autolesionismo (e cioè ingestione di corpi estranei come chiodi, pile, lamette, pile; tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) potessero determinare più gravi conseguenze ai ristretti che li hanno posti in essere. Nello specifico, in Liguria, nel 2012 i detenuti si sono resi protagonisti complessivamente di 92 atti di autolesionismo e 29 tentativi di suicidio. Hanno tentato il suicidio 9 persone a Marassi, 7 a Sanremo, 6 a La Spezia, 5 a Pontedecimo ed 1 a Chiavari e Imperia. Le morti per cause naturali in carcere sono state 5 (3 a Marassi, 1 a Sanremo ed Imperia). Non si sono registrati, per fortuna, casi di suicidio”.
Martinelli sottolinea infine che “dai dati in nostro possesso emerge che circa l’80% dei detenuti oggi in carcere in Italia ha problemi di salute, più o meno gravi. Il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% è sano. Questo va ulteriormente ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 6mila unità. Rinnoviamo allora l’auspicio che la classe politica ed istituzionale del Paese non faccia cadere nel dimenticatoio le importanti e pesanti parole dette in più occasioni dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle nostre carceri “terribilmente sovraffollate” e ci si dia da fare – concretamente e urgentemente – per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, che preveda circuiti penitenziari differenziati a seconda del tipo di reato commesso ed un maggiore ricorso alle misure alternative per quei reati di minor allarme sociale con contestuale impiego in lavori di pubblica utilità per il recupero ambientale del territorio. Oltre all’espulsione degli stranieri condannati per fare scontare loro la pena nelle prigioni del Paese di provenienza”.
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Castiglione, le campionature degli alimenti e delle attrezzature sono già state mandate a Brescia Settanta ospiti colpiti da malesseri dopo la cena. L’autopsia sulla vittima non ha fatto chiarezza
Settanta. Un quarto degli ospiti dell’Opg. È questo il numero dei detenuti che si sono sentiti male dopo la cena di martedì alla mensa dell’ospedale psichiatrico di Castiglione. Tra questi c’era Christian Ubiali, trentunenne bergamasco morto al Poma tre ore dopo il ricovero. L’autopsia, disposta dalla Procura di Mantova, non avrebbe fatto definitiva chiarezza sul decesso, avvenuto, sembrava, dopo una diagnosi di occlusione intestinale. Il magistrato si limita a confermare che saranno necessari «ulteriori accertamenti».
Sotto accusa, per ora, c’è proprio la cena consumata martedì sera alla mensa dell’Opg, in seguito a cui settanta ospiti hanno accusato malori e dissenteria. Di questi dodici hanno manifestato sintomi più seri. Il più grave di tutti era Ubiali, trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Poma, con la diagnosi di occlusione intestinale provocata da un probabile volvolo.
Tutti avrebbero mangiato del pesce che, a questo punto, forse era avariato.
È questo il sospetto della Procura che ha già disposto accertamenti. È stata eseguita una campionatura che attraverso l’Asl è stata inviata al laboratorio di sanità pubblica di Brescia per le analisi tossicologiche. Sono stati eseguiti prelievi sia sulle scorte di pesce che sono rimaste nei frigoriferi sia nelle cucine in particolare sulle attrezzature che sono state utilizzate per preparare la cena di martedì. Le indagini epidemiologiche dovranno identificare le eventuali fonti inquinanti o rintracciare la presenza di tossine. Un attacco batterico che potrebbe essere stato letale per Christian Ubiali, già debilitato per problemi passati di tossicodipendenza.
La Tac, a cui era stato subito sottoposto mercoledì a mezzogiorno al Poma, non aveva confermato la diagnosi dell’occlusione. Ubiali però continuava a lamentarsi dei dolori violentissimi che partivano dallo stomaco.
Per questo era stato disposto il trasferimento nel reparto di chirurgia. In attesa di essere spostato era stato sistemato su una barella. Ad un certo punto era diventato tachicardico e un’infermiera lo aveva accompagnato fuori per permettergli di accendere una sigaretta.
Al rientro, prima che i medici della chirurgia fossero riusciti a prenderlo in consegna per portarlo in reparto, aveva smesso di vivere, tre ore dopo il ricovero.
Originario di Osio di Sotto, un paese del Bergamasco, Ubiali aveva una doppia diagnosi di tossicodipendenza e problemi psichici che aveva convinto i giudici che l’internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario fosse la soluzione migliore per lui dopo aver escluso la possibilità di un percorso riabilitativo in famiglia.
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Un detenuto sottoposto a regime di alta sicurezza si è suicidato nelle carceri di Catanzaro.
Si tratta di un uomo di 55 anni di originalità campana il quale si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella.
A dare la triste notizia di quanto successo è stato il sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe.
Così si sono espressi Giovanni Battista Durante e Damiano Bellucci, rispettivamente segretario generale aggiunto del Sappe e segretario nazionale: “’Un altro morto nelle affollate carceri italiane le cui notizie somigliano sempre di più a un bollettino di guerra”.
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TERAMO. E’ morto in carcere, probabilmente per un infarto.
Vincenzo Fabiano, 35 anni, di Pescara, era rinchiuso nel penitenziario di Castrogno da qualche mese per reati legati allo spaccio di stupefacenti. Si è sentito male nella notte, i suoi compagni di cella lo hanno trovato senza vita e hanno fatto scattare l’allarme. Quando le guardie penitenziarie sono arrivate per prestare i primi soccorsi, però, non c’è stato nulla da fare.
Da qualche settimana l’uomo, insieme al suo avvocato, era impegnato a dimostrare che le sue condizioni di salute non erano compatibili con il regime carcere. Tra qualche giorno era stata fissata anche una udienza davanti al giudice di sorveglianza per decidere se era possibile provvedere a misure restrittive alternative.
«Quella del detenuto Fabiano sembra essere una morte annunciata», commenta Alessio Di Carlo, dei Radicali Abruzzo. Di Carlo rende noto il contenuto delle denunce di Marco Fabiano, fratello del giovane deceduto, secondo il quale le precarie condizioni dell’uomo, attestate da numerosi certificati, imponevano il ricovero in una struttura sanitaria ad hoc.
«I fatti dichiarati dal fratello del defunto sono di estrema gravità», ha spiegato l’esponente radicale, «visto che, a detta dello stesso, era stato chiaramente ipotizzato il rischio di decesso e che, nonostante questo, ogni istanza tesa a far trasferire il Fabiano è stata rigettata: una volta tanto, dunque, l’accaduto non sembra direttamente riconducibile al dramma del sovraffollamento, che pure affligge Castrogno, ma ad una dissennata valutazione delle condizioni fisiche del detenuto».
Di Carlo ha concluso ricordando che «come radicali abruzzesi saremo in prima linea, come sempre, a tutela dei diritti delle persone detenute e dei loro familiari e, a cominciare da giovedì, quando verranno resi noti gli esiti dell’autopsia, valuteremo l’avvio di iniziative di lotta nonviolenta volte al ripristino della legalità violata».
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Sesto caso di morte di un detenuto negli ultimi quattro anni nel carcere di Velletri: a comunicarlo l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere. A morire è stato lo scorso 27 marzo il giovane Mohamed Saadaoui di 27 anni.
Sono ancora in corso gli accertamenti sulla morte del giovane, ma pare che il decesso sia avvenuto per l’inalazione del gas della bomboletta in dotazione ai detenuti. Sull’esatta dinamica dei fatti saranno le indagini a fare chiarezza.
Negli ultimi 4 anni gli altri decessi nel carcere di Velletri sono avvenuti 2 per suicidio, 1 per malattia e tre per causa ancora da accertare. In questi stessi giorni si è registrato un altro decesso nel carcere di Teramo che è uno dei penitenziari italiani con il più alto numero di morti.
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Il ministero della Giustizia iracheno ha annunciato che sono state eseguite le condanne a morte comminate all’ex leader di al-Qaeda a Baghdad, Munaf Abdul Raheem al-Rawi, e ad altri tre detenuti accusati di terrorismo. ‘Le esecuzioni dei quattro terroristi sono state portate a termine per impiccagione, sono state eseguite per il loro ruolo nella guida di gruppi terroristici che hanno pianificato e sferrato un gran numero di attacchi criminali contro la popolazione in varie province’, si legge in una nota del ministero di Baghdad. Al-Rawi era stato arrestato nella capitale irachena nel marzo di tre anni fa ed e’ stato condannato a morte per la pianificazione di una serie di attacchi contro ministeri, alberghi, ambasciate e luoghi di culto islamici e cristiani.
Fonte: Adnkronos
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Tre uomini condannati per omicidio sono stati impiccati in Kuwait. Le ultime esecuzioni nell’emirato risalivano al 2007. L’agenzia Kuna riferisce che le condanne a morte sono state eseguite nella prigione centrale, ma non fornisce altri dettagli. Secondo la stampa, i condannati impiccati sono un pachistano per l’omicidio di una coppia di kuwaitiani, un saudita colpevole di avere ucciso un connazionale, mentre il terzo, definito un apolide arabo, era stato riconosciuto colpevole di avere ucciso una donna e i suoi cinque bambini. Nel braccio della morte delle carceri del Kuwait ci sono almeno 44 condannati. Da quando l’emirato ha introdotto la pena di morte nel 1960 sono stati giustiziati 69 uomini e tre donne.
Fonte: Ansa
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