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Milano – Presidio al consolato argentino per Santiago Maldonado e i Mapuche in lotta

#SANTIAGOVIVE #JUSTICIAPARASANTIAGO
Anche se è stato assassinato dei poteri dallo Stato argentino…
Santiago Maldonado, solidale della lotta del popolo Mapuche, scompare il 1 di agosto nella comunità Mapuche di Cushamen durante una violenta irruzione della gendarmeria argentina.
Santiago, si trovava in questo territorio Mapuche per sostenere il recupero delle terre occupate dalla multinazionale italiana BENETTON e per esigere la libertà di Facundo Huala, mapuche incarcerato de diversi mesi per difendere il proprio territorio. Continue reading


Roma – Sabato 25 novembre presidio al CPR di Ponte Galeria

Da molti anni la propaganda mediatica dei governi dei paesi occidentali proclama che “le nostre donne” sono libere perché hanno gli stessi diritti degli uomini. Continue reading


-ANNULLATO!!!-Presidio a Trieste per Maurizio e Kabu

Lunedì 6 novembre si svolgerà a Trieste un’udienza a porte aperte al compagno Maurizio Alfieri. È importante la presenza dei compagni e delle compagne in aula per sostenere Maurizio dopo tutti questi anni di lotta e di denuncia contro il carcere in ogni situazione in cui si è trovato. In questi mesi di ulteriore isolamento subito nel carcere di Poggioreale e di continua denuncia da parte sua delle angherie che i detenuti di quel carcere sistematicamente subiscono, rinnoviamo la solidarietà nei suoi confronti. Il presidio si svolgerà davanti al carcere dove si trova Kabu, compagno rinchiuso da febbraio di quest’anno.
Invitiamo quindi tutti e tutte alla presenza in aula per Maurizio e davanti al carcere per Kabu e tutti e tutte le detenute rinchiuse dentro quelle mura.

Ci si trova in via del Coroneo dalle ore 9.30 davanti al carcere. Carcere e tribunale distano neanche 100 metri, sono due strutture attaccate.


In strada contro gli sfratti a sorpresa

ANTI-SFRATTO1Dopo quella che abitava in via Cuneo, venerdì scorso in via Leinì un’altra famiglia è stata buttata fuori di casa senza preavviso. Mentre diverse camionette stazionavano su corso Giulio Cesare, ufficiale giudiziario e uomini della Digos hanno provveduto a riconsegnare l’appartamento al legittimo proprietario, senza incontrare particolari problemi. Sempre nella scorsa settimana poi alcuni agenti in borghese sono andati a ficcare il naso in alcune case in cui lo sfratto è ormai sospeso da qualche mese, chiedendo informazioni e dispensando minacce. Continue reading


Presidio informativo in solidarietà con la resistenza No Tav

“Sabotare è giusto, terrorista è lo Stato”

NOTAV_ATTACKSabato 15 Novembre – dalle ore 10 Corso Campi, Cremona

Il Movimento No Tav ha lanciato un appello per una settimana di mobilitazione nazionale e di lotta, da venerdì 14 novembre a sabato 22 novembre, ognuno nel proprio territorio.

Nel mese di novembre e’ prevista la richiesta di condanna e in dicembre la sentenza del processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolo’ in carcere, in regime di Alta Sorveglianza, dal 9 dicembre scorso con l’accusa di terrorismo, per aver sabotato un compressore. Continue reading


Un invito in piazza

 

Dopo la cena nella casa occupata di Corso Giulio Cesare 45, ancora un’iniziativa per tenere alta l’attenzione rispetto agli arresti del 3 giugno scorso e le misure repressive proposte dalla Procura per tenere alcuni compagni il più possibile lontani dalle strade.

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Sabato 8 novembre alle ore 15:00

Appuntamento per tutti alla piazzetta di Corso Palermo angolo via Montanaro

 Scarica, stampa e diffondi il volantino dell’iniziativa.


Torino – Sulla sentenza contro Marco “Boba” per i fatti del primo maggio 2014

antifa

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Venerdì 7 novembre presidio a Lucca di fronte al Tribunale,

via Galli Tassi 61, dalle ore 08.30 alle ore 12.30

Denunciare sentenze vergognosamente scandalose è un dovere, prima ancora che un diritto.

ferroviere

Tre anni fa, 7 novembre 2011, Riccardo Antonini, ferroviere di Rfi, è stato licenziato “per essersi posto in evidente conflitto di interesse con la società“. Il motivo vero è l’impegno a fianco dei familiari nella straordinaria mobilitazione iniziata dopo la strage ferroviaria del 29 giugno 2009. L’accusa di aver partecipato all’incidente probatorio gratuitamente per familiari e sindatato è un ridicolo pretesto. L’accusa di aver offeso Moretti, Ad delle ferrovie, alla Festa del Pd a Genova il 9 settembre 2011, è un bieco pretesto. Così non è stato per i giudici del lavoro, sigg. Luigi Nannipieri di Lucca , Giovanni Bronzini, Gaetano Schiavone e Simonetta Liscio di Firenze.

Infatti

Il 4 giugno 2013, il giudice Nannipieri di Lucca conferma il licenziamento.

Il 17 luglio 2014, la Corte d’Appello di Firenze, presidente Bronzini, respinge, senza motivazione, il ricorso per “inammissibilità”, servendosi dell’art. 348 bis del Codice di procedura civile.  Continue reading


Presidio a Modena in solidarietà con gli arrestati

cordatesaDOMENICA 24 novembre a Modena dalle ore 16 presidio in piazza MURATORI(via emilia centro) in solidarietà ad Andrea, Sabbo e Gabriele.

Questi tre nostri compagni sono stati arrestati il 16 giugno scorso in seguito ad un saluto sotto il CIE, durante il quale l’accensione di qualche fuoco artificiale, lanciato in Continue reading


Presidio al tribunale in solidarietà con Maurizio Alfieri e i detenuti in lotta

IL 4 LUGLIO A TOLMEZZO ASSIEME A MAURIZIO ALFIERI
cordatesaGiovedì 4 luglio, presso il tribunale di Tolmezzo (Udine), si svolgerà un processo a carico di Maurizio Alfieri. Maurizio è accusato di aver reagito alla provocazione di un infame (collaboratore di giustizia e della direzione carceraria) durante la sua permanenza nella sezione di isolamento del carcere cittadino. A fronte delle decine di denunce di pestaggi inoltrate alla Procura dai detenuti, il tribunale di Tolmezzo ha sempre coperto l’operato della direttrice del carcere, del ROS e delle squadrette di secondini picchiatori, riservando le proprie attenzioni solo ai prigionieri ribelli. Niente di nuovo.
Al di là dell’episodio Continue reading


[Cremona] Presidio sotto il carcere di Ca’ del Ferro

8 giugno 2013 – dalle ore 9 presidio sotto le mura del carcere di Cà del Ferro a Cremona

cordatesaLA POSTA È SOLIDARIETÀ

Ancora una volta questo appello è rivolto a voi prigionieri e ai vostri cari. Ancora una volta siamo qua a raccontare quanto questo carcere sia sempre più chiuso verso l’esterno. Ancora una volta siamo qua a lanciare un grido d’allarme che non può essere lasciato cadere nel vuoto.
Nei volantinaggi e nei presidi scorsi avevamo denunciato una serie di situazioni Continue reading


Contro il Cie di Modena, scritte in prefettura e presidio

cordatesaOggi alle 15, davanti alla struttura di viale della Marmora, la protesta degli anarchici: “Chiudete i lager della democrazia”

Scritte contro il Cie (Centro per l’identificazione e l’espulsione) sono comparse stamattina sulle mura della prefettura di Modena. Il gesto, con un messaggio per la chiusura del centro e contro la polizia subito cancellato, precede il presidio di viale della Marmora a Modena. L’appuntamento è per oggi alle 15. Gli anarchici manifestano in segno di solidarietà con i reclusi e chiedono la chiusura dei “lager della democrazia”.
“Qui – si legge in un volantino diffuso dai manifestanti – dal 1999 vengono rinchiusi gli immigrati senza documenti e in attesa di espulsione, fino ad un massimo di 18 mesi. I detenuti sono costretti da Continue reading


Presidio al CIE di Modena: 11 maggio 2013

cordatesaProssimo appuntamento solidale sotto le mura del CIE di viale LaMarmora (MO)

SABATO 11 MAGGIO ORE 15.00

http://nociemodena.noblogs.org/


Lettera di Maurizio Alfieri al Corriere dell’Umbria

cordatesadiffondiamo questa lettera aperta di Maurizio Alfieri indirizzata al Corriere dell’Umbria:

Terni 22.04.2013

Ill.ma Direzione del Corriere dell’Umbria,
chi vi scrive è il detenuto Alfieri Maurizio e le scrivo dalla sezione d’isolamento del carcere di Terni.
Mi sono affrettato a scrivere alla vostra redazione perché ritengo offensivo un vostro articolo inerente il presidio di solidarietà svolto il 30 marzo sotto il carcere di Terni da parte dei miei compagni e compagne anarchici e NO TAV in mia solidarietà e verso tutti noi detenuti.
Per diritto di replica, chiedo che venga subito smentito il falso articolo dove il vostro Continue reading


Presidio al carcere di Trento

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Resoconto presidio sotto al CIE di Modena del 20 aprile

anarquistas_bielorrusiaDalle ore 15.00 di sabato 20 Aprile, si e’ tenuto sotto le mura del CIE modenese, un presidio, in solidarieta’ ai reclusi della struttura, al quale hanno partecipato circa una sesantina di solidali antirazzisti, provenienti da diverse realta’, vedi oltre Modena, anche Bologna, Verona, Trento, Torino, Cremona e Parma. Non appena noi solidali siamo arrivati al CIE, un solerte funzionario della Questura ha tentato invano, di consegnare il foglio che riportava le prescrizioni del Questore inerenti la manifestazione. Nessuno lo ha ritirato. Per circa due ore, abbiamo gridato slogan (vedi, “SOLIDARITE’ AVEC LES SANS PAPIERS”, “FUOCO AI CIE” in lingua araba, ” DI CIE E CARCERI NON NE VOGLIAMO PIU’, COLPO SU COLPO LI BUTTEREMO GIU’ “),  salutato con un megafono gli internati e fatto battiture sulla recinzione esterna del CIE. I reclusi hanno risposto calorosamente con battiture e grida. Durante lo svolgersi della manifestazione, qualcuno degli “ospiti” e’ riuscito a contattarci telefonicamente, e a riferirci che Continue reading


Presidio al cie di Modena

aSabato 20 aprile ore 15.00
presidio al C.i.e di via La Marmora a Modena (uscita tangenziale 10bis) in solidarietà ai reclusi.

Cie di Modena, 7 aprile 2013.
Nel pomeriggio i reclusi ci fanno sapere che dalla mattina è in corso una rivolta, scaturita dalle proteste per il trasferimento dal carcere al Cie di una persona diabetica in preoccupanti condizioni di salute.
I detenuti si chiudono dentro la sezione e cercano di resistere, da fuori i carabinieri cercano di sfondare per entrare, mostrando l’intenzione di sopprimere la protesta con le manganellate.
Tra le 16.30 e le 17.00 i carabinierieri arrivati in forze riescono a sfondare e ad entrare nella sezione e inizia il pestaggio.
Almeno uno dei reclusi rimane a terra ferito. Da fuori dal CIE si sentono urla e battiture.
Arrivano e ripartono due ambulanze (dentro dicono ai detenuti che i feriti sono stati portati in ospedale).
A sera ci fanno sapere che la protesta è ancora in corso, e alcuni solidali da fuori sentono urla e battiture.

Solidarietà a chi si ribella.
Basta CIE, basta galere, basta gabbie!


Aggiornamenti sul caso Giuseppe Uva (presidio 16\4 e denuncia contro il PM)

uvaTra 436 giorni i procedimenti contro i presunti colpevoli della morte di Giuseppe Uva rischiano di andare in prescrizione. Occorre mobilitarsi affinchè ciò non accada. nei prossimi giorni Lucia Uva ha convocato a Varese una manifestazione, è importante esserci. Contattate Lucia e fate di tutto per sostenere la sua lotta che è anche la nostra, per una giustizia giusta e una sicurezza sicura, e per il diritto alla verità. 
Irene Testa

Associazione Detenuto Ignoto
se puoi comunicacelo, scrivendo a questo indirizzo mail: detenutoignotogmail.com 
CASO UVA: PM DENUNCIATO = NON NOTIZIA
Nessuna tra le più importanti testate italiane oggi ha riportato questa notizia: una giovane donna, una comune cittadina ha sporto denuncia per favoreggiamento e abuso in atti d’ufficio contro un magistrato. Eppure nella giornata di ieri erano anche uscite un paio di agenzie. I protagonisti della storiaccia sono, loro malgrado  la famiglia Uva e il pm Agostino Abate di Varese.  La firmataria dell’esposto presentato ieri alla Procura di Brescia è Angela De Milato (figlia di Lucia Uva(nella foto), nipote di Giuseppe morto tra la notte del 14 giugno 2008). La ragazza è stata molto chiara: “Ho deciso di dire basta ai soprusi contro mia mamma e mio zio. Ho sporto denuncia contro il pm. Dovrà processare tutta la nostra famiglia per farci tacere”.
Sull’argomento, nei giorni scorsi Ilaria Cucchi aveva scritto una lettera riferendosi alle accuse mosse dal Csm a taluni magistrati che con le loro dichiarazioni avrebbero nuociuto all’immagine della Magistratura stessa. Ma Ilaria scrive anche: “Da cittadina mi chiedo come si possa non pensare che il primo pm del caso Aldrovandi non abbia nuociuto all’immagine della Magistratura querelando Patrizia Moretti per aver criticato le sue non indagini sulla morte del figlio. E che dire allora del dott. Agostino Abate, titolare personalizzato del caso della morte di Giuseppe Uva?. Quel pm non solo ha manifestato apertamente il suo odio personale nei confronti di Lucia allontanandola arbitrariamente dall’aula del suo processo un paio di volte insieme a noi, non solo l’ha infamata in modo subdolo facendo più volte esplicito riferimento al fatto che lei avrebbe “manipolato” il povero corpo di Giuseppe sul tavolo dell’obitorio in riferimento alle terribili 78 macchie di sangue che avevano i suoi pantaloni e che è stato dimostrato essere uscito dal suo povero ano, ma ora sta facendo di tutto per portare a prescrizione reati commessi in danno di suo fratello la notte in cui morì , sottraendoli alla cognizione di un cip quando lo stesso Giudice penale di Varese aveva ordinato che si procedesse nelle indagini per essi “.
Tornando alla questione Uva, evidentemente trattata come una “non-notizia” visto il silenzio tombale dei quotidiani la preoccupazione è grande. Perché Angela De Milato, semplice cittadina ha avuto un diverso trattamento da parte della stampa rispetto all’ultimo tweet di qualsiasi politicante di passaggio. O presunto tale.
Eppure questa donna nell’esposto presentato dal legale Fabio Amato ha dichiarato cose di importanza generale, considerando che quello che sta passando la famiglia potrebbe accadere ad ognuno di noi.
“Ritengo di dover denunciare le condotte e sottoporle all’autorità giudiziaria, chiedendo che vengano svolte indagini nei confronti del dott. Agostino Abate e di ogni altro che venisse ritenuto responsabile, per le ipotesi di reato che fossero ritenute sussistenti”.
I pm di Varese sono giunti peraltro a dare valutazioni sulle abitudini di vita di Giuseppe Uva definendolo anche un “senza fissa dimora”. Tralasciando poi il “dettaglio” che come era emerso nei giorni scorsi, la famiglia aveva già presentato richiesta di avocazione al procuratore generale della Corte d’Appello di Milano del procedimento penale (5509/09) della Procura di Varese. Un atto deciso alla luce delle stesse parole scritte dal pm: “La conclusione naturale di questa indagine doveva essere quindi la richiesta di archiviazione al competente Giudice, non emergendo ipotesi di reato di responsabilità…(prosegue)”. Smentendo poi se stesso poche righe più avanti: “Essendo quindi emerse ipotesi di reato a carico di persone indicate in rubrica non si procede alla richiesta di archiviazione e si formalizza il presente avviso di conclusione delle indagini ai sensi dell’articolo 415bis”.
Per chi non ricordasse la vicenda di Giuseppe Uva va detto che per quella morte non è ancora stato ascoltato nessun testimone (neppure l’amico Alberto Biggiogero condotto in caserma insieme a Giuseppe la stressa notte) e neppure messe agli atti delle conversazioni telefoniche registrate (disponibili in you tube) tra carabinieri e 118. In compenso però la sorella Lucia Uva è stata denunciata per gli insulti che aveva scritto contro quegli stessi carabinieri che  al telefono ridacchiavano tra di loro parlando della notte precedente e facendo il nome di Giuseppe Uva. Traducendo: per il morto viene indagata la sorella per quello che ha scritto.
Ma torniamo all’atto di Angela: “I magistrati sono perfettamente consapevoli che tra 436 giorni si prescrivono tutti i reati configurati dagli avvocati miei e di mia mamma, ma anche dal Giudice penale di Varese, compreso quello ipotizzata bile in via riduttiva di omicidio colposo”.
“Che l’anomalo 425 bis sopra descritto dove si trasforma il 5509/09 in una diffamazione che vede imputata l’originale denunciante Lucia Uva, viene redatto e notificato, stranamente, proprio durante il procedimento istaurato presso la Procura Generale di Milano con richiesta di avocazione di quel fascicolo”. Termini che possono apparire incomprensibili ai non addetti ai lavori ma fondamentali per ogni singolo cittadino che potrebbe trovarsi nelle stesse condizioni della famiglia Uva. Tanto che riprendendo un passaggio della lettera di Ilaria Cucchi ci si chiede: “Forse per la giustizia le vite di Patrizia e Lucia non valgono un procedimento disciplinare verso che ha sbagliato e poi addirittura si accanisce contro di loro?”.
Sulla morte di Uva lo stesso Giudice di Varese Muscato, aveva espressamente disposto e ordinato che la Procura procedesse proprio su questi fatti specifici e sulla notizia di reato. Le parole del Giudice erano state: “Sullo sfondo va rimarcato con chiarezza come costituisca un legittimo diritto dei congiunti di Giuseppe Uva – innanzitutto sul piano dei più elementari sentimenti propri della specie umana – conoscere, dopo quasi quattro anni, se gli accadimenti intervenuti antecedentemente all’ingresso del oro congiunto in Ospedale siano ravvisabili profili di reato; e ciò tenuto conto che permangono ad oggi ignote ragioni per le quali Giuseppe Uva – nei cui confronti risulta essere stato redatto un verbale di arresto o di fermo, mentre sarebbe stata operata una semplice denuncia per la contravvenzione di cui all’art. 659 cp –è stato prelevato e portato in caserma, così come tuttora conosciuti rimangono gli accadimenti intervenuti all’interno della stazione dei carabinieri di Varese (certamente concitati, se è vero che sul posto confluirono anche alcune volanti della Polizia) ed al cui esito Uva – che mai in precedenza aveva manifestato problemi di natura psichiatrica – verrà ritenuto necessitare di un intervento particolarmente invasivo quale il Tso, Trattamento sanitario obbligatorio”.
Ma tutto ciò e molto altro ancora per i giornali è  “non-notizia”…
di Elisabetta Reguitti

 


Presidio sotto al CIE di Torino

presidio_cie_07042013


Presidi anticarcerari

30_marzo


Primo presidio contro il carcere di Monza

presidio web


Resoconti del presidio anticarcerario a Saluzzo

diffondiamo da infoma-azione

 

saluzzofoto1Nella prima settimana di febbraio 2013, i prigionieri del carcere di Saluzzo hanno deciso di fare uscire dalle mura e dalle sbarre che li tengono sequestrati un documento in cui segnalano gli abusi e le pene accessorie alla privazione della libertà a cui sono sottoposti. Il vitto da fame, il gelo delle celle, la mancanza di beni di prima necessità come quelli per l’igiene personale e della cella, la mancata concessione di benefici e misure alternative, lo sfruttamento lavorativo e in generale una condizione di abbandono e di miseria, sono caratteristiche che accomunano ogni struttura dell’apparato detentivo italiano, ma in quella di Saluzzo i prigionieri hanno deciso di farsi sentire. Lo hanno fatto scrivendo, rivolgendosi direttamente a compagne e compagni, che hanno risposto con un presidio volto a dare forza e ad amplificare la rabbia delle persone rinchiuse dentro quelle mura. La mattina del 16 febbraio, giorno per cui era prevista l’iniziativa, abbiamo appreso che uno degli uomini sequestrati a Saluzzo, nonché uno dei promotori del documento firmato da 245 prigionieri, Maurizio Alfieri, era stato trasferito presso il carcere di Terni. Sballato da una galera all’altra, Maurizio non ha mai smesso di lottare per contrastare gli abusi e le violenze che ha incontrato durante la sua carcerazione, promuovendo l’auto-organizzazione dei prigionieri e la rottura del silenzio assassino che circonda l’apparato detentivo. Possiamo interpretare il suo trasferimento come l’ennesima rappresaglia nei suoi confronti o come un tentativo di ostacolare la solidarietà nei confronti di tutti i prigionieri di quel carcere; ma una prima ovvia risposta è stata quella di ribadire, con ancora più risolutezza, la nostra presenza sotto le mura di Saluzzo.

Una settantina di nemiche e nemici di ogni galera, venuti da diverse parti del nord Italia, si sono ritrovati in un campo fangoso a lato della prigione, lasciando così le truppe cammellate della repressione sul lato dell’ingresso. Per oltre due ore si sono susseguiti interventi dall’impianto, musica e colloqui selvaggi con i prigionieri da sotto le mura. La risposta da dentro è stata forte e rumorosa: battiture, cori insieme ai presidianti, risate e grida di rabbia, luci accese e spente a tempo di musica e pezzi di carta infuocati. Prima che il buio calasse, un gruppo di solidali ha deciso di lasciare il segno creando una falla nella recinzione che circonda quella galera. Diversi fuochi d’artificio hanno illuminato il cielo e bersagliato la torretta degli aguzzini a guardia di quelle mura, fino a provocare qualche lancio di lacrimogeni da parte dei poliziotti antisommossa schierati all’esterno.

Infine, prima di abbandonare il presidio, una scritta alta circa tre metri e lunga una decina, realizzata con tondini di metallo saldati e stoffa intrisa di benzina, è stata data alle fiamme in modo che i prigionieri potessero leggere un semplice messaggio: LIBERTA’. Quindi ce ne siamo andati, salutando le persone sequestrate in quelle celle, invitandoli a restare uniti e a continuare a farsi sentire… anche insieme a noi. Sperando che in ogni galera ci siano prigionieri e prigioniere pronti ad organizzarsi, senza delegare a nessuno la propria dignità e la propria sete di libertà.



Un saluto caloroso

Nel pomeriggio di sabato 16 febbraio qualche decina di solidali si raduna nel campo alle spalle del carcere di Saluzzo. Da un impianto audio sparano musica rock’n’roll anni ’70, dentro molto apprezzata.
Tra un pezzo e l’altro si alternano saluti, battiture, vengono urlati i contatti per scrivere a realtà solidali e di controinformazione, interventi a volte rabbiosi a volte informativi, come il testo “Resistere dentro, resistere fuori” o il nuovo indirizzo di Maurizio Alfieri, trasferito nei giorni precedenti.

Alcuni solidali riescono ad avvicinarsi alle sbarre del perimetro per fare dei “colloqui selvaggi” con i detenuti. Questi portano ad un’attenta relazione tra dentro e fuori, a non parlare tutti insieme, a fermare la musica, le urla e gli slogan, facendo si che un presidio diventi realmente un momento di vicinanza. Quando qualcuno svita i bulloni di una delle grate, una decina di manifestanti cerca di entrare nello spiazzo tra le sbarre e il muro di cinta. La polizia si allarma e si avvicina al buco, allora gli “intrusi” si ricompattano senza però allontanarsi delle grate.


All tramonto c’è una sorpresa: sette lettere di fuoco si accendono per formare una parola sola: “Libertà!” E sia dentro sia fuori si grida assieme “Li-ber-tà! Li-ber-tà!” Alcuni fuochi artificiali esplodono nel cielo, altri sulla torretta in cui sono rintanati i secondini. La celere di guardia fuori si avvicina sparando tre o quattro lacrimogeni, i manifestanti rispondono con qualche bomba carta.

Dopo un ultimo saluto, il presidio termina e i manifestanti si allontanano in tutta tranquillità.

Ascolta il resoconto in diretta con una redattrice di Radio Blackout 105.250FM


Presidio x gli arrestati + comunicato

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comunicato

PRECISAZIONI E SOLIDARIETA’

Mercoledì 27 febbraio si terrà a Trento il processo contro gli anarchici trentini accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Nessuna prova sui fatti specifici contestati, ma generiche accuse di aver compiuto azioni illegali e di aver organizzato e animato le lotte sociali contro il progetto TAV e la base di Mattarello.

Ingenti risorse economiche investite e anni di indagine con pedinamenti e intercettazioni, coordinati dalla procura di Trento, per un inchiesta che da subito si è rivelata debole.

Tra le accuse più assurde che vengono mosse agli attivisti trentini vi è quella di aver organizzato e diretto gli scontri avvenuti il 3 luglio 2011 in val di Susa tra migliaia di attivisti NO TAV e le forze di polizia durante l’assedio al cantiere della Maddalena di Chiomonte.

In merito, il Movimento NO TAV al fine di consegnare alla storia quella che è stata la realtà dei fatti ci tiene a precisare quanto segue:

 

-la giornata del 3 luglio è stata un espressione della rabbia e indignazione popolare valsusina per la pesante aggressione subita dal territorio della valle e dalla sua gente con lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e l’installazione del cantiere TAV

 

-le migliaia di persone protagoniste dell’assedio hanno risposto alle violenze della polizia che quel giorno ha lanciato più di quattromila proiettili di gas lacrimogeno CS, anche ad altezza uomo

 

-numerosi gli attivisti accorsi da ogni parte d’Italia quel giorno per sostenere le istanze, ormai ventennali, del movimento valsusino e per solidarizzare con la popolazione sotto attacco

 

-il Movimento NO TAV non ha capi né gregari, ma si avvale della disponibilità e della volontà di tutti coloro che hanno deciso da che parte stare e che lottano per impedire la distruzione dei territori in nome del profitto

 

-le azioni di disturbo al cantiere di Chiomonte sono proseguite nei mesi dopo il 3 luglio e continuano tutt’oggi e, a sottolineare l’illegalità e l’illegittimità di quei lavori, ci sono anche gli innumerevoli esposti prodotti dai legali del movimento

 

-per i fatti del 3 luglio è in corso a Torino un processo che riguarda 52 persone, e che si configura come un vero e proprio attacco politico al movimento che da anni si batte contro la costruzione dell’inutile nuova ferrovia Torino-Lione.

 

Esprimiamo solidarietà e vicinanza a tutti coloro che sono colpiti da inchieste della magistratura per aver lottato insieme a noi contro il devastante progetto TAV.

 

L’assemblea dei comitati NO TAV

Valle di Susa, 24 febbraio 2013


La Libertà brucia

Da Macerie

cordatesaGrossa rivolta al Cie di corso Brunelleschi a Torino. Tutto comincia verso le 9 di sera, quando alcuni reclusi tentano di scappare scavalcando le alte grate, ma vengono ripresi dalla polizia appena prima dell’ultimo muro. Immediatamente scoppia la rabbia in tutto il Centro: alcuni reclusi salgono sui tetti e altri incendiano le camerate di alcune sezioni. La reazione della polizia è durissima, con un massiccio uso di gas lacrimogeni che rendono l’aria irrespirabile anche oltre le mura. Un presidio di solidarietà viene caricato a più riprese lungo via Monginevro, e i celerini rimediano qualche bottiglia e un paio di bombe carta. Dentro, i reclusi raccontano di persone picchiate ed altre ammanettate, forse già pronte per essere arrestati e trasferiti al carcere delle Vallette. Mentre siamo in attesa di ulteriori notizie, vi ricordiamo ilpresidio indetto per sabato pomeriggio alle ore 16 in corso Brunelleschi.

macerie @ Febbraio 23, 2013

Dopo le fiamme: solidarietà e vendetta

Un partecipato presidio ha salutato sabato pomeriggio i prigionieri del Cie di Torino,reduci da una notte di rivolta. La solidarietà dei manifestanti si è fatta sentire con musica, interventi al microfono in italiano e in arabo, battiture sui pali della luce, lanci di palline da tennis contenenti messaggi di solidarietà e i tamburi della Samba Band. La polizia, nonostante fosse presente in forze, non è tuttavia riuscita ad impedire che il presidio si trasformasse in un corteo attorno le mura del centro, fino davanti all’ingresso del Centro e poi di nuovo indietro, bloccando il traffico su via Monginevro e via Mazzarello.

Una volta sciolto il presidio, arriva la notizia che la polizia ha arrestato un recluso dell’area viola, colpevole di esser salito sul tetto per salutare i manifestanti. Assieme ai quattro arresti di ieri, con quest’ultimo sale quindi a 5 il numero di reclusi trasferiti nel carcere delle Vallette.

macerie @ Febbraio 23, 2013

Quel che mancava

Verso le 8 di domenica sera i reclusi dell’area gialla completano il lavoro cominciato nei giorni scorsi dai prigionieri del Cie di Torino, incendiando tutta la sezione. L’intervento della polizia con gli idranti è servito solo a far cessare il fumo, perché le fiamme avevano già bruciato tutto ciò che poteva bruciare. Ora i 35 prigionieri dell’area gialla, alcuni dei quali appena trasferiti lì dalle altre sezioni già bruciate, si trovano sotto la pioggia nel cortile della sezione, perché dentro non è possibile stare.

macerie @ Febbraio 24, 2013

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Presidio al CIE di Torino

Da Maceriepresidio_cie_16022013_web


Carcere – Maurizio Alfieri trasferito a Terni, presidio a Saluzzo confermato

solidarity-gifdiffondiamo da informa-azione la notizia del trasferimento del prigioniero in lotta Maurizio Alfieri. Ricordiamo che Maurizio era stato recentemente trasferito a Saluzzo dal carcere di Tolmezzo, dove aveva contribuito all’auto-organizzazione dei prigionieri per segnalare e contrastare le brutalità di quella galera. Anche a Saluzzo, si è subito diffusa tra i prigionieri la volontà di rompere l’ordinarietà del carcere e Maurizio ha contribuito alla diffusione di un comunicato collettivo firmato da 245 prigionieri. Se credono che il suo trasferimento possa mettere a tacere le lotte dei prigionieri, sta a tutti e tutte noi contribuire a sventare i loro piani. Iniziamo col confermare il presidio anticarcerario che si terrà oggi pomeriggio a Saluzzo, in solidarietà con tutti i prigionieri.

Oggi 16 febbraio ci è arrivata la notizia che Maurizio Alfieri è stato trasferito al carcere di Terni.
Maurizio ci scrive che era da quattro giorni che non riceveva posta e questo l’aveva messo in allarme.
Poi il giorno del trasferimento (la lettera da Terni ha il timbro 102) è stato svegliato alle 4 del mattino da dieci agenti, i quali gli han detto di portarsi dietro solo due borse.
Dopo il viaggio in aereo in carcere a Terni si è accorto che gli mancava il pigiama, ciabatte e altre cose utili.
Nella sua cella non c’è il riscaldamento, gli mancano le coperte e al passaggio è costretto a camminare in uno spazio di 4 metri per 2 con la rete
metallica sopra la testa. La risposta di Maurizio è che tutto questo lo rende ancora più incazzato.

Sulla faccenda della “sventata” fuga dal carcere di Tolmezzo sono emerse delle novità dal Messaggero Veneto del 15 febbraio.
Il 12 febbraio il Tribunale del Riesame di Trieste ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 2 gennaio dal Gip di Tolmezzo nei confronti di Maurizio Alfieri e ha disposto la liberazione di Cosimo Damiano Alario, accusato di aver fatto arrivare droga e coltelli nella cella di Alfieri. L’annullamento delle custodie cautelari è motivato dal fatto che gli indizi fino ad ora emersi vanno approfonditi per capire se Maurizio è veramente o no coinvolto in questa storia.
La Procura di Tolmezzo, che per mesi ha coordinato l’indagine, ha già annunciato un ricorso in Cassazione.
Fino a due giorni prima sul Messaggero Veneto uscivano articoli sul tentativo di fuga da Tolmezzo tramite la partecipazione di
boss palermitani, mettendo ancora in luce la faccenda a favore dei ROS, scrivendo che dopo lunghe indagini gli “autori” della fuga erano
stati incastrati dall’agente sotto copertura dei Carabinieri.
La storia di Tolmezzo sta diventando una “fuffa”. Tutte le domande che ci eravamo posti fino ad’ora su questa storia stanno avendo risposta:
la montatura non regge. Le prove della “sventata” fuga sono diventate fumo.
Chi pensava di spezzare la solidarietà tra detenuti, tra dentro il carcere e fuori si è ritrovato con un pugno di aria, prova ne è la lettera
uscita qualche giorno fa dai detenuti di Saluzzo.

Solidarietà ai detenuti di Saluzzo
Libertà per Maurizio Alfieri
Liberi tutti Libere tutte!

Per scrivere a Maurizio Alfieri l’indirizzo è:

Maurizio Alfieri
Casa Circondariale Di Terni
Strada Delle Campore, 32 – 05100 Terni (TR)


Presidio anticarcerario al carcere Bassone di Como

liberiSabato 16 febbraio 2013 presidio al carcere Bassone di Como
Dalle 9 alle 12 musica, interventi e microfono aperto per portare solidarietà a tutti i detenuti, a tutte le detenute ed alle loro lotte di libertà


BG – Kelvin ucciso dallo Stato – Presidio sotto il carcere

Kelvin, 23 anni, detenuto, ucciso dallo Stato 

Era la mattina del 24 gennaio 2013. Era un ragazzo come noi, uno dei tanti che vengono “pescati nel mucchio” e rinchiusi dietro le sbarre per dei reati che il Sistema stesso ci impone di compiere per sopravvivere. Una delle tante vittime che questo Stato si porta appresso. Pochi giorni prima, aveva saputo di essere stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, nonostante fosse incensurato. I suoi compagni di prigionia hanno dato subito l’allarme, ma le guardie accorse non hanno voluto aprire le sbarre immediatamente, come quasi sempre accade. Quando lo hanno fatto, ormai era troppo tardi.

Gridiamo vendetta, bastardi assassini, di un altro ragazzo ci avete privato!

OGNI MORTE IN CARCERE È UN OMICIDIO VOLUTO DAL SISTEMA!

Nel carcere di Bergamo questo è l’ottavo suicidio che si conta in dieci anni. Il sesto  nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno in corso. Nel 2012 i morti per carcere (suicidi e morti mai accertate/mai volute accertare, morti per malattie, ecc.) sono stati in totale 154.

Il suicidio è l’atto estremo di ribellione di un essere umano costretto a vivere segregato, è un atto di dignità che non può passare ignorato e restare impunito. Le Istituzioni responsabili e la stampa asservita, per loro convenienza, fanno ogni volta di tutto per nascondere il fatto e le sue vere ragioni.

Di carcere si muore, o immediatamente o a poco a poco, in maniera costante. L’annientamento fisico e psicologico inflitto è brutale. Si va dall’insostenibile sovraffollamento delle celle alla scarsa qualità del cibo somministrato; dall’enorme difficoltà di usare la corrispondenza come mezzo di contatto con l’esterno alla negazione del diritto a ricevere cure mediche specifiche appropriate (a Bergamo un detenuto nel 2011 per questo motivo è morto). D’altro canto è prassi la criminale somministrazione di psicofarmaci e sedativi d’ogni genere, con lo scopo, unico e rimarcato, di annientare la resistenza della persona che combatte contro l’oblio, per renderla innocua, vulnerabile e sottomessa all’ordine carcerario, proprio come vorrebbero vederci sottomessi noi tutti. Nel 2009, sempre nel carcere di via Gleno, un ragazzo è morto di overdose di NOZINAN 100, un potentissimo neurolettico la cui somministrazione deve essere parsimoniosa e controllata medicalmente.
Chi pensa e promuove campagne elettorali promettendo un improbabile indulto o un’improponibile amnistia non fa altro che prendersi gioco dei detenuti stessi, con l’intento di ridicolizzare, sminuire e isolare le fondamentali lotte rivendicative che nascono da dentro. La riduzione dell’elevato numero dei detenuti può dipendere solamente dall’abrogazione delle leggi repressive di cui lo Stato si fa forte. La distruzione del carcere, nodo cardanico di questo Sistema autoritario chiamato capitalismo, democrazia, società del benessere, e la distruzione dello Stato stesso, necessario passo da compiere per una società libera e giusta, si potrà compiere solo ed esclusivamente attraverso la presa di coscienza e l’autorganizzazione di tutti gli sfruttati, siano essi rinchiusi tra le sbarre, alienati nei posti di lavoro, schiacciati nelle piazze.


Scendi in strada ed aggregati a noi, ricordando Kelvin, per dire che


NESSUNA MORTE PASSA SOTTO SILENZIO!

SABATO 16 FEBBRAIO DALLE ORE 11.00 VIA GLENO

PRESIDIO CONTRO IL CARCERE

promuovono: Gruppo Antiautoritario Contro Carcere e Repressione e Compagn* solidali

Da informa-azione


Due giornate di mobilitazione per la liberazione di Marco Camenisch

5-6 FEBBRAIO 2013
DUE GIORNATE DI MOBILITAZIONE
PER LA LIBERAZIONE DI MARCO CAMENISCH
IN ITALIA E SVIZZERA

marco_webMarco è un anarchico ecologista prigioniero da oltre 20 anni nelle carceri italiane e svizzere per la sua lotta condotta, fino dal 1979, contro l’industria nucleare e la devastazione ambientale. Un anno dopo l’arresto è evaso e dopo 10 anni di latitanza è stato riarrestato.
Nelle carceri non ha mai piegato la testa e continua a contribuire alle lotte con il suo essere ribelle e indomabile; è proprio per questo che lo Stato elvetico si ostina a negargli la scarcerazione, nonostante Marco sia già nelle condizioni legali per essere liberato.
Per non permettere che tale accanimento su Marco si protragga oltre è necessario mobilitarsi per la sua immediata liberazione.
E’ ora di fare sentire a chi lo tiene in catene che il nostro compagno non è solo, e che la sua prigionia sarà sempre fonte di fastidio e guai per gli interessi economici che tanto stanno a cuore allo Stato svizzero.

MARTEDI 5 FEBBRAIO PRESIDIO AL PALAZZO SVIZZERO DI PIAZZA CAVOUR A MILANO, A PARTIRE DALLE ORE 10.00

ALLE ORE 17 APERITIVO E ASSEMBLEA IN VILLA VEGAN OCCUPATA
via Litta Modignani 66 – Milano

Solidali con Marco Camenisch


Presidio al CIE di Torino

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