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Opg, la chiusura resta un miraggio

cordatesaAncora un rinvio. Il primo aprile 2014 non sarà la data in cui si metterà la parola fine agli ospedali psichiatrici giudiziari. Le Regioni negli ultimi mesi hanno consegnato i piani di riconversione, ma la loro realizzazione prevede tempi che oscillano dai 6 mesi per la Basilicata ai quasi 3 anni per Lombardia e Abruzzo.

Così «si prospetta la necessità che il governo proponga al Parlamento una proroga Continue reading


Ancora un’aggressione all’Opg

cordatesaSeconda aggressione in pochi giorni ai danni di un agente della Polizia Penitenziaria all’interno dell’Opg di Barcellona. Dopo l’episodio del 26 settembre scorso, quando un poliziotto in servizio è stato ricoverato con diversi traumi alla testa ed al corpo, analoga sorte è toccata oggi pomeriggio ad un collega, che è stato ferito alla mano, nel tentativo di sedare un’accesa discussione tra internati.  L’uomo è stato Continue reading


Organizza incendio in carcere per suicidarsi: sei intossicati

cordatesaSi è ucciso impiccandosi con delle lenzuola alla grata della sua cella nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli. E per farlo ha creato una situazione di caos nel reparto convincendo gli altri internati ad incendiare alcune suppellettili: quattro agenti di polizia penitenziaria e due infermieri sono rimasti intossicati. É accaduto la scorsa notte.

Il detenuto, 35 anni, all’ultimo stadio Continue reading


A Bioglio i detenuti psichiatrici

cordatesaBIELLA – Il suo futuro è già deciso perché la giunta regionale lunedì ha deliberato il programma per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (6 in tutta Italia) che prevede l’apertura di due strutture sanitarie extraospedaliere, una a Bioglio e una ad Alessandria, con uno stanziamento di 12,5 milioni di euro (per il 95 % a carico dello Stato). Ma la residenza sanitaria Madonna Dorotea di Bioglio è sotto i riflettori perché la sua chiusura è imminente Continue reading


Reggio Emilia, l’Ospedale psichiatrico giudiziario diventa “Residenza sanitaria”

cordatesa7,3 milioni di euro per costruire a Reggio Emilia una “Residenza sanitaria che accolga le persone con misure di sicurezza” (Rems), struttura unica in Italia. Andrebbe a sostituire l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario (Opg) presente in città, uno dei sei esistenti in Italia. Il primo parere positivo del ministero della Salute incassato dalla Ausl di Reggio Emilia in commissione, in fase istruttoria, sblocca il finanziamento di 9.984.338 euro. Somma a cui verranno ad aggiungersi 525.491 euro stanziati dalla Regione dell’Emilia Romagna. Oltre le Continue reading


Opg Reggio Emilia, detenuto aggredisce un agente

cordatesa

  Frattura del setto nasale e lesione ai tendini di una mano. Il Sappe: “La situazione peggiora”

REGGIO EMILIA – Il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, denuncia un ennesimo caso di aggressione: questa volta tutto è avvenuto all’Opg di Reggio Emilia, dove ieri sera un assistente capo è stato aggredito da un internato riportando la frattura del setto nasale e la lesione dei tendini della mano sinistra. L’agente ne avrà per sei mesi. “Le aggressioni si ripetono con frequenza quotidiana, ormai – commenta Giovanni Battista Durante, responsabile del Sappe Emilia Romagna – La situazione peggiora, e le misure del governo non produrranno nulla di buono, a nostro parere. Nel frattempo continuiamo a perdere personale: avremo quasi 2000 agenti in meno nei prossimi anni, con il risultato che le carceri saranno sempre più nelle mani dei detenuti”.

Fonte: Reggionline


Due detenuti suicidi in meno di 24 ore in Campania

cordatesaNAPOLI – Due suicidi, in meno di 24 ore, in due diversi penitenziari della Campania. Dall’inizio dell’anno, si contano ormai 26 persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre, secondo i calcoli dell’Osservatorio permanente sui decessi in carcere. Il 19 giugno, Aniello Esposito, 29 anni, si è impiccato con un cappio ricavato dai propri pantaloni. Era detenuto nel Reparto di Osservazione Psichiatrica del Complesso Penitenziario di Napoli Secondigliano. Ieri, 20 giugno, nel Reparto “Livorno” del carcere di Napoli Poggioreale si è ucciso, impiccandosi con una striscia di lenzuolo, il 38enne di origini casertane L. D’A. Questi sono gli ultimi due casi registrati dall’Osservatorio, che da inizio anno ha raccolto informazioni su un totale di 83 persone “morte di carcere” e – appunto – 26 per suicidio, 13 per cause “da accertare”, formula che indica i casi nei quali è stata aperta un’inchiesta, e altre 44 per malattia. L’età media dei detenuti suicidi è di 39 anni, 12 erano Continue reading


Nuovo incendio all’Opg Agenti intossicati

cordatesaEmpoli, 4 giugno 2013 – Nuovo incendio all’interno dell’Opg di Montelupo e anche questa volta, come circa un mese fa, le fiamme sono state provocate da un ospite della struttura che ha dato fuoco al materasso e ad altri oggetti con l’accendino che gli era stato permesso di tenere con sé.

Gli agenti della polizia penitenziara  in servizio all’interno della struttura sono intervenuti prontamente richiamati dall’odore del fumo e subito hanno spento il rogo. Le fiamme non hanno provocato danni, ma hanno comunque costretto all’evacuazone di un reparto. Alcuni agenti sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche per l’intossicazione.

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Ospedali psichiatrici giudiziari, a Pavia accoglienza temporanea

Socialmente PericolosiUno psichiatra per 20 ore e uno psicologo per 30 ogni 100 detenuti. 16 posti letto a San Vittore e altri 5 nella Casa circondariale di Monza, specifici per l’osservazione psichiatrica. In cantiere, infine, la progettazione, all’interno del carcere di Pavia, di un’area per l’accoglienza temporanea dei soggetti portatori di patologie psichiatriche. Sono alcuni degli impegni sottolineati dall’assessore alla Sanità e vicepresidente della Giunta regionale lombarda Mario Mantovani nella Commissione speciale sul sistema carcerario, presieduta da Fabio Angelo Fanetti (Lista Maroni).

Durante la seduta l’assessore e Continue reading


Marassi, arrivano le celle per malati psichiatrici

cordatesaChiudono gli ospedali giudiziari: nuove celle a misura degli ospiti “problematici”. A Marassi saranno pronte a giugno. Alla Spezia un penitenziario ad hoc

Dalle finestre si fatica a guardare fuori, perché le grate, per scongiurare gesti autolesionisti, hanno maglie strettissime. Ci sono telecamere a infrarossi sopra i cinque letti e in bagno, “così il controllo dalla cabina di regia è 24 ore su 24”, spiegano. Sono le due celle di ultima generazione del carcere di Marassi, che, annuncia il direttore Salvatore Mazzeo, “apriranno a giugno e ospiteranno i detenuti con problemi psichiatrici, per i 30 giorni di osservazione psichiatrica”.

Il periodo, cioè, “che serve a valutare se la Continue reading


Opg. Persone non pericolose devono essere dimesse subito

cordatesaDimissione immediata dagli Opg delle persone delle quali l’autorità giudiziaria abbia escluso la pericolosità sociale” è quanto chiede un emendamento al decreto Balduzzi espresso dalla Commissione affari costituzionali e recepito dalla Commissione Affari sociali. Oggi il decreto in Aula alla Camera per la discussione generale. Lunedì il voto.

17 MAG – Le persone delle quali l’autorità giudiziaria abbia escluso la pericolosità sociale devono essere immediatamente dimesse dagli Ospedali psichiatrici giudiziari a prescindere dal fatto che il termine per il definitivo superamento degli Opg sia stato prorogato al 1o Continue reading


Kenya: in 40 fuggono dal manicomio, caccia all’uomo a Nairobi

cordatesa(AGI) – Nairobi, 13 mag. – E’ caccia all’uomo in Kenya dove una quarantina di pazienti di un ospedale psichiatrico di Nairobi sono riusciti a fuggire. I pazienti hanno sopraffatto le guardie e forzato la porta del loro reparto, dandosi alla macchia. La polizia ha assicurato di avere nomi, foto e dettagliate descrizioni di tutti i malati di mente evasi e che saranno riacciuffati. La fuga era stata pianificata da 75 pazienti, ma 35 di loro non sono riusciti ad abbandonare la struttura di Mathari.


Un 50enne trovato morto all’Opg

cordatesaMercoledì, nell’ospedale psichiatrico di Reggio, un internato di circa 50 anni è stato trovato morto dal personale medico. Lo spiega in una nota Giovanni Battista Durante, del Sappe. L’uomo, Marco Cavara, era originario di Verona e sarebbe morto per arresto cardio-circolatorio. «Com’è noto gli ospedali psichiatrici giudiziari dovrebbero essere dismessi e gli internati, secondo un principio di territorialità, dovrebbero essere gestiti dalle Ausl competenti – spiega – In Emilia-Romagna, già dal 2010, è stato firmato un protocollo d’intesa tra amministrazione penitenziaria e Regione, per la dismissione dell’ospedale psichiatrico giudiziario e la costruzione di una nuova struttura che dovrebbe ospitare gli internati dell’Emilia-Romagna».

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Incendio in opg Montelupo, evacuata struttura

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Firenze, 28 apr. – (Adnkronos) – L’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino (Firenze) e’ stato evacuato all’alba a causa di un incendio divampato in una cella che sarebbe stato appiccato da un detenuto dando fuoco al materasso.

La struttura, che ospita 150 persone, e’ stata evacuata e sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Empoli che hanno spento il rogo nel giro di quattro ore, impegnati dalle 5 alle 9 di stamane. Tre agenti di polizia penitenziaria sono rimasti intossicati dal fumo sprigionatosi nell’opg.


Mosca, incendio doloso in ospedale psichiatrico: 38 morti

fuocoSarebbero 38 in base ai dati preliminari i morti in una clinica neuropsichiatrica fuori Mosca. L’incendio si è generato mentre tutti dormivano. Nella clinica si trovavano 41 persone. Un’infermiera è riuscita a portare in salvo due pazienti, da sola. Per ora i vigili del fuoco hanno trovato 12 corpi. Le autorità inquirenti hanno aperto un procedimento penale ai sensi dell’articolo «violazione della sicurezza antincendio». L’edificio – di legno – si trovava nel villaggio Ramenye Dmitrov. Il rogo si è verificato intorno alle 00.20 italiane.

Iil bilancio definitivo è stato confermato dopo il recupero dei corpi e il riscontro con le liste dei pazienti e del personale medico. Dalle fiamme che hanno avvolto la clinica numero 14, villaggio di Ramenski, a Nord della capitale russa, sono riusciti a fuggire solo un’infermiera e due internati. Sulle cause dell’incendio circolano Continue reading


I carabinieri arrestano un 67enne: aveva minacciato delle persone in un bar. Portato all’Opg di Montelupo Fiorentino

image199È stato portato all’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino un 67enne arrestato lo scorso sabato, 20 aprile, dai carabinieri di Montevarchi, in esecuzione di una misura di sicurezza emessa dal Tribunale di Genova.

L’8 marzo scorso l’uomo, italiano e residente nel Valdarno Aretino, all’interno di un bar di Montevarchi, aveva minacciato con un coltello da cucina gli avventori del locale, tra cui un magistrato della sezione distaccata della città. In quel contesto l’uomo era stato bloccato dal barista, che gli aveva tolto il coltello dalle mani. I carabinieri di Montevarchi lo avevano denunciato per minaccia e porto abusivo di coltello.

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Opg: un problema ancora aperto. In Sicilia 1.522 detenuti in più

a“Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) si acuirà il problema del sovraffollamento in carcere, già ora a livelli record con 150 detenuti per 100 posti, contro i 107 del resto d’Europa. Quando chiuderanno tra un anno, una parte dei loro detenuti tornerà in carcere, e se la situazione non cambierà potrebbe diventare esplosiva”. A lanciare l’allarme in questi giorni è Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip).
Ed effettivamente dall’ultimo “bilancio” che abbiamo stilato lo scorso mese di settembre sulla condizione del sovraffollamento in Italia, la situazione non sembra essere migliorata. Attingendo sempre dal sito del Ministero della Giustizia, i detenuti presenti nella nostra Nazione (riferimento al 31 marzo) sono in totale 65.831 per una capienza regolamentare pari a 47.045. In pratica sono 18.786 i carcerati in più rispetto alla capienza delle prigioni. (All’ultimo bilancio da noi effettuato si contavano 66. 271 detenuti, Continue reading

Carceri: l’allarme degli psichiatri “Un detenuto su 3 soffre di malattie mentali”

manicomio1In Italia un detenuto su tre soffre di malattie mentali. Sul totale della popolazione carceraria (circa 70 mila persone) sono quindi 20 mila quelli che convivono con una patologia psichiatrica. Psicosi, depressione, disturbi bipolari e di ansia, anche severi, sono la norma nel 40% dei casi a cui vanno aggiunti poi i disturbi di personalità borderline e antisociale. “Persone a volte già ammalate, altre che si ammalano durante la detenzione complici il sovraffollamento, le condizioni di vita quotidiana inimmaginabili, la popolazione straniera di difficilissima gestione”. E’ la fotografia scattata dagli esperti riuniti oggi a Roma per il congresso dei Giovani psichiatri “La psichiatria tra pratica clinica e responsabilità professionale”. Ecco che negli ultimi anni in Italia si è assistito al picco di suicidi nei penitenziari “quelli compiuti in carcere hanno numeri 9 volte superiori rispetto alla popolazione generale – precisano – con tassi aumentati negli ultimi anni di circa il 300% (dai 100 del decennio 1960-1969 a più di 560 nel 2000-2009 con oltre il 36% di decessi)”.

Il problema andrà ad acuirsi. Lancia poi l’allarme Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria (Sip): con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) si acuirà il problema del sovraffollamento in carcere, già ora a livelli record con 150 detenuti per 100 posti, contro i 107 del resto d’Europa. Quando chiuderanno tra un anno, una parte dei loro detenuti tornerà in carcere, e se la situazione non cambierà, potrebbe diventare esplosiva.

E’ meglio curarli fuori dal carcere. “Il superamento degli Opg e il passaggio dell’assistenza psichiatrica nelle carceri al sistema sanitario nazionale devono avvenire parallelamente – spiega Mencacci –  nell’ambito della riorganizzazione della sanità penitenziaria e delle nuove competenze dei dipartimenti di salute mentale (dsm)”. Nessuno però “ha ancora predisposto risorse per questa operazione. E’ inderogabile – continua – che i Dsm, siano potenziati e dotati delle risorse necessarie e sufficienti per garantire tale operatività in carcere, anche attraverso una dotazione di personale rispondente ai compiti affidati, e di strutture sovranazionali, quali i Centri di osservazione neuropsichiatrica (Conp, servizi intracarcerari per la gestione dell’urgenza) e i Reparti di osservazione psichiatrica (Rop, aree specialistiche di osservazione diagnostica qualificata a tempo definito)”.

Il ruolo delle Regioni. In particolare, secondo la Sip, “le regioni devono completare la presa in carico dei soggetti internati e incrementare l’assistenza negli istituti di pena, fornendo alle Asl le risorse per i dsm (Diagnostic and Statistical Manual) – conclude Mencacci – Servono anche tavoli di discussione regionali tra magistrati ordinari e di sorveglianza, Dipartimento assistenza penitenziaria (Dap) e Dsm per coordinare meglio la rete della salute mentale nelle carceri, ottimizzare la sezione speciale di osservazione psichiatrica regionale, e dare un’interpretazione corretta della misura di sicurezza per quando non ci saranno più gli opg, con un protocollo concordato tra personale sanitario e del ministero di Giustizia”

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OPG, cibo avariato, muore detenuto 70 intossicati

Castiglione, le campionature degli alimenti e delle attrezzature sono già state mandate a Brescia Settanta ospiti colpiti da malesseri dopo la cena. L’autopsia sulla vittima non ha fatto chiarezza

ACERSettanta. Un quarto degli ospiti dell’Opg. È questo il numero dei detenuti che si sono sentiti male dopo la cena di martedì alla mensa dell’ospedale psichiatrico di Castiglione. Tra questi c’era Christian Ubiali, trentunenne bergamasco morto al Poma tre ore dopo il ricovero. L’autopsia, disposta dalla Procura di Mantova, non avrebbe fatto definitiva chiarezza sul decesso, avvenuto, sembrava, dopo una diagnosi di occlusione intestinale. Il magistrato si limita a confermare che saranno necessari «ulteriori accertamenti».

Sotto accusa, per ora, c’è proprio la cena consumata martedì sera alla mensa dell’Opg, in seguito a cui settanta ospiti hanno accusato malori e dissenteria. Di questi dodici hanno manifestato sintomi più seri. Il più grave di tutti era Ubiali, trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Poma, con la diagnosi di occlusione intestinale provocata da un probabile volvolo.

Tutti avrebbero mangiato del pesce che, a questo punto, forse era avariato.

È questo il sospetto della Procura che ha già disposto accertamenti. È stata eseguita una campionatura che attraverso l’Asl è stata inviata al laboratorio di sanità pubblica di Brescia per le analisi tossicologiche. Sono stati eseguiti prelievi sia sulle scorte di pesce che sono rimaste nei frigoriferi sia nelle cucine in particolare sulle attrezzature che sono state utilizzate per preparare la cena di martedì. Le indagini epidemiologiche dovranno identificare le eventuali fonti inquinanti o rintracciare la presenza di tossine. Un attacco batterico che potrebbe essere stato letale per Christian Ubiali, già debilitato per problemi passati di tossicodipendenza.

La Tac, a cui era stato subito sottoposto mercoledì a mezzogiorno al Poma, non aveva confermato la diagnosi dell’occlusione. Ubiali però continuava a lamentarsi dei dolori violentissimi che partivano dallo stomaco.

Per questo era stato disposto il trasferimento nel reparto di chirurgia. In attesa di essere spostato era stato sistemato su una barella. Ad un certo punto era diventato tachicardico e un’infermiera lo aveva accompagnato fuori per permettergli di accendere una sigaretta.

Al rientro, prima che i medici della chirurgia fossero riusciti a prenderlo in consegna per portarlo in reparto, aveva smesso di vivere, tre ore dopo il ricovero.

Originario di Osio di Sotto, un paese del Bergamasco, Ubiali aveva una doppia diagnosi di tossicodipendenza e problemi psichici che aveva convinto i giudici che l’internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario fosse la soluzione migliore per lui dopo aver escluso la possibilità di un percorso riabilitativo in famiglia.

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Slitta di un anno la chiusura degli Opg

OPG_Aversa1Viene prorogata al 1 aprile 2014 la chiusura degli Opg, «in attesa della realizzazione da parte delle Regioni delle strutture sanitarie sostitutive». Lo ha deciso il Consiglio dei ministri che oggi ha approvato, su proposta del ministro della Salute, un decreto legge con interventi urgenti in materia sanitaria riguardanti gli ospedali psichiatrici giudiziari e l’impiego di medicinali per terapie avanzate.

Nel decreto si sollecitano le Regioni a prevedere «interventi che comunque supportino l’adozione da parte dei magistrati di misure alternative all’internamento, potenziando i servizi di salute mentale sul territorio. In caso di inadempienza, si prevede un unico commissario per tutte le Regioni per le quali si rendono necessari gli interventi sostitutivi».

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Ospedali psichiatrici giudiziari, gli ultimi lager

069_ManicomioVolterra_121-copiaDovrebbero venir chiusi il 31 marzo. Ma mancano le nuove strutture. Un saggio pubblicato in Brasile racconta come superare la realtà degli Opg: giudicare l’imputato e rivedere il concetto di pericolosità. In Italia, alla vigilia della chiusura, siamo ancora indietro.

Non era questione nei programmi elettorali, perché una legge c’è. Ma potrebbe essere questione per il prossimo governo, un prova a proposito di diritti, democrazia, rispetto della costituzione, civiltà. Il tempo a disposizione è breve. Sembra un paradosso la fretta che entra in una istituzione immobile, chiusa attorno a persone che hanno perso ogni diritto, anche quello di contare, cioè misurare, il proprio tempo.
Peggio di un ergastolo: esseri umani a disposizione di un ordine superiore, il magistrato e lo psichiatra, per una attesa che troppe volte si chiude con la morte, naturale o violenta, per suicidio (quarantaquattro suicidi negli ultimi dieci anni) o per sfinimento, talvolta solo per la consapevolezza di essere gli ultimi tra gli ultimi, più a fondo di tutti nel pozzo dei derelitti.
Il 31 marzo scade il termine: come prevede la legge 9/2012 (firmatari Ignazio Marino, Daniele Bosone, Michele Saccomanno), gli Opg, cioè gli ospedali psichiatrici giudiziari, dovranno chiudere, liberare la varia umanità dolente che imprigionano, la varia umanità che dovrebbe trovare altre strade per vivere, cambiare, progredire. Quali strade ancora non si sa.
Una volta gli Opg erano soltanto “manicomi criminali”. Il nuovo nome è una maschera d’ambiguità e d’ipocrisia: “ospedali” fa pensare a una organizzazione sanitaria, “psichiatrici” dovrebbe indicare qualcosa che riguarda malattia e cura, “giudiziario” lascia cedere a una tribunale, a un codice, alle norme.
L’unico tribunale è quello che ha sottratto al “folle reo” anche la possibilità di essere giudicato come ogni altra persona, colpevole o innocente; la psichiatria è debole di per sé e per la debolezza delle strutture e pronta a cedere, per pigrizia o per insipienza, di fronte alla gravità della colpa, all’idea che quella condizione di segregazione sia ineluttabile e tutto sommato la più comoda per la società; l’ospedale è materialmente peggio di un carcere e le sbarre e i chiavistelli semplicemente “custodiscono” l’abbandono.
Sarebbero bastate le poche immagini diffuse dalla televisione, dopo la visita nei nostri manicomi criminali della commissione d’inchiesta guidata da Ignazio Marino, per muovere lo sdegno, suscitare lo scandalo. Dopo la prima riprovazione sembra che tutto si sia spento. Prevale il senso comune di un Paese di poca cultura, che s’indigna a momenti, di fronte a uomini aggrappati alle inferriate di una prigione o stesi legati ad un letto di contenzione, ed è pronto a dimenticare la propria indignazione, quando una diversità qualsiasi minaccia la tranquillità, un paese che sempre considera il matto “delinquente” doppiamente pericoloso, perché è matto e perché delinque.
Pazienza se il reato è un nonnulla, una reazione eccessiva, una collera, un pugno, magari soltanto “ubriachezza molesta”… Il giudizio di infermità mentale, di incapacità ad intendere e volere sottrae il “folle reo” al diritto di un processo, alla considerazione delle responsabilità e delle attenuanti e lo condanna al rischio di “fine pena mai”, a un destino da dimenticati (dalla stessa famiglia).
Succede che uno qualsiasi uccida qualcuno, succede che venga giudicato, che debba scontare una pena, ma che possa godere di patteggiamenti e di sconti di pena e dopo dieci anni possa ritrovare la libertà. Così non accade a un matto, la cui “pericolosità sociale” è un’ipoteca sul futuro, una croce che nessun altro si porta addosso, una sanzione preventiva, una mostruosità.
Un bel saggio, di un criminologo brasiliano, Virgilio de Mattos, analizza con grande chiarezza questi temi (presentandoci anche un’esperienza di superamento del manicomio criminale, nello stato di Minas Gerais).
Scrive de Mattos: “In primo luogo deve essere assicurato il diritto alla responsabilità dell’imputato, essendo inaccettabile ritenere che un soggetto affetto da disagio psichiatrico non debba rispondere dei suoi atti. Non vi deve essere correlazione alcuna tra il disturbo mentale e il reato commesso. In secondo luogo occorre comprendere che il concetto di pericolosità non possiede alcun fondamento scientifico, essendo frutto più di un pregiudizio che di una situazione concreta riferito al futuro comportamento del paziente”.
Una via d’uscita, questo il titolo del libro, pubblicato da Edizioni Alphabeta Verlag nell’Archivio critico della salute mentale, è una storia brasiliana (e molto italiana: basti pensare ai rapporti tra Franco Basaglia e il Brasile, documentati in uno splendido libro, Conferenze brasiliane), che rappresenta una condizione diffusa, universale e realtà diverse, in alcuni casi più crude che in altri, che racconta infine una stessa croce imposta in tutti i manicomi giudiziari del mondo: l’esclusione fino alla sparizione dietro le sbarre, materiali e metaforiche, di chi non riuscirà mai a liberarsi dallo stigma di matto e criminale.
Per de Mattos tutti i cittadini devono essere considerati imputabili e penalmente giudicabili, mantenendo tutte le previste garanzie: un processo cioè che permetta di ricostruire i fatti, la possibilità di un contradditorio e di un’ampia difesa legale. A tutti deve essere inflitta, in caso di responsabilità accertata, una pena secondo i limiti fissati dalla legge, con la possibilità di patteggiamenti, di cambiamento di regime, di libertà condizionata. Se sussiste il disturbo mentale e se si accerta la relazione tra la patologia e il reato, si potranno considerare attenuanti. Si dovrà soprattutto considerare un percorso di cura e poi, scontata la pena, un modo per tornare alla società.
“La magia del diritto penale scrive de Mattos è molto semplice: se c’è una compromissione psichica non esiste reato. Ma ci può essere una sanzione anche se non c’è reato. Basta che la sanzione si travesta da misura di sicurezza. Lo farà per difendere la società e l’autore stesso del reato, affetto dall’incapacità di intendere e di volere”.
In Brasile, come racconta il libro, un’esperienza diversa si è provata. Qui si chiamano in causa sensibilità nuove, attenzione e disponibilità: seguire il malato, accompagnare il folle reo, contro la scappatoia della segregazione. “I dati sono eloquenti: oltre mille malati di mente autori di reato sono stati seguiti in poco più di cinque anni … e la percentuale di recidive è stata prossima allo zero, principalmente per i reati contro la persona”. Con costi, aggiunge il criminologo brasiliano, decisamente inferiore a quelli conseguenti all’internamento.
Alla scadenza del 31 marzo i sei ospedali psichiatrici giudiziari in Italia (Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere, Barcellona Pozzo di Gotto) non dovrebbero esistere più. I loro millecinquecento ospiti dovrebbero essere trasferiti in parte in sezioni carcerarie in parte in speciali case di cura (da venti posti letto ciascuna), affidate alle Asl. La legge subirà probabilmente un rinvio: vi sono incertezze nell’interpretazione e le strutture non sono pronte. Ma soprattutto, nella fretta di allestire camerate e infermerie, un’altra volta ci si è dimenticati del “soggetto”, cioè del malato, di quel “pazzo criminale”, tanto pazzo e tanto criminale, che non lo si punisce neppure per il reato che ha commesso, lo si seppellisce per la sua futura pericolosità, per la sua imprevedibilità, per la sua insuperabile cronicità. La sanzione è l’esclusione. Con l’obbligo della cura. Quale cura? Dentro stanzoni lerci, freddi, in condizioni igieniche penose, tra muri cadenti e marci per la muffa, tra poche suppellettili consunte dall’uso e dalla sporcizia, gente solitaria, mai raggiunta da un piano terapeutico o riabilitativo.
Per ora, se va bene, cadranno le mura di Aversa o di Barcellona Pozzo di Gotto o di Montelupo Fiorentino. C’è il rischio che altre mura si alzino, fresche d’intonaci e vernici, senza niente attorno, senza cure e senza diritti per chi è destinato, senza condanne, a viverci dentro.

Fonte: L’unità


Firenze: entro marzo chiude l’Opg di Montelupo… ma la villa medicea diventerà un carcere

carcereI cento pazienti saranno smistati in piccole strutture ancora da trovare, anche se la scadenza del 31 marzo si avvicina. Il conto alla rovescia è di quelli che tolgono il fiato: entro il 31 marzo l’Opg di Montelupo Fiorentino, l’ospedale psichiatrico giudiziario, dovrà chiudere e trovare una sistemazione adeguata per i suoi detenuti pazienti. Trentacinque sono quelli toscani, gli altri torneranno nelle regioni di appartenenza: Liguria, Sardegna, Umbria.

Sono circa cento gli attuali pazienti dell’Opg: il 30% degli ospiti di Montelupo hanno reati di omicidio alle spalle, gli altri lesioni, maltrattamenti, rapine. Sono tutti uomini e tutti hanno bisogno di trovare strutture attrezzate per curarli. Domani al ministero si terrà una riunione con gli assessori regionali per fare il punto sulla situazione. “Stiamo pensando di creare piccoli centri per venti pazienti al massimo – spiega il dottor Franco Scarpa, psichiatra che è stato per anni direttore dell’Opg e che adesso è responsabile di una unità operativa della Asl 11 – i luoghi distribuiti nelle varie aree vaste, saranno strutture sanitarie in grado di seguire meglio i pazienti con problematiche anche gravi”. Fra le location accreditate c’è una struttura a San Miniato nell’empolese. Altre strade invece sono ancora da esplorare. Fra i pazienti che dovranno rientrare in Toscana an – che una donna attualmente ospite a Castiglione delle Stiviere. La struttura di Montelupo, antica (era una villa medicea), è inadatta a curare quel genere di pazienti, ma non resterà abbandonata. “Noi ci auguriamo non torni ad essere un carcere” spiega il sindaco Rosanna Mori.

“Avevamo sollevato da tempo il problema della inadeguatezza di quella struttura, adesso ci auguriamo che la villa medicea venga destinata ad usi diversi”. Un augurio che probabilmente non è destinato ad andare in porto dal momento che il provveditore della Toscana all’amministrazione carceraria, Carmelo Cantone spiega: “Il progetto è di sostituire l’Opg con una struttura di reclusione per detenuti con lunghe condanne, ma con un basso livello di pericolosità”.

Cantone spiega anche che nell’area dell’Opg si è creata una interessante interazione fra carcere e associazioni di volontariato che non va dispersa perché è in qualche modo un patrimonio di esperienza e collaborazione che può essere applicato anche a realtà diverse e che aiuta chi è detenuto a relazionarsi con il mondo esterno. C’è anche un’altra possibilità: l’ospedale psichiatrico giudiziario ha diversi padiglioni (in tempi non lontani ha ospitato anche 180 detenuti – pazienti), in uno, ancora da individuare, verrebbe realizzato un centro di osservazione psichiatrica con al massimo una capienza di dieci letti.

Si tratta ospitare detenuti per esempio che hanno dato segni di squilibrio mentale e che da un istituto carcerario classico potrebbero avere bisogno di un’assistenza diversa, più di carattere sanitario. Ma l’urgenza in questo momento è quella di individuare sul territorio toscano due o tre luoghi in cui creare le nuove strutture per l’assistenza e cura di chi è ancora “prigioniero” dell’Opg. Il tempo ormai è poco, il 31 marzo è dietro l’angolo.

Fonte: La repubblica


Il racconto degli internati

 

Adriano Sofri descrive su Repubblica l’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, uno dei sei che dovrebbero chiudere entro marzo

opg3Repubblica ha pubblicato oggi un reportage di Adriano Sofri sull’Ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina. Si tratta di uno dei sei OPG che entro il 31 marzo dovranno chiudere. Nell’OPG di Barcellona ci sono 183 internati e 18 detenuti che lavorano lì. Alcuni internati – che non sono imputabili per quello che hanno fatto, ma sono dichiarati socialmente pericolosi – sono difficili da gestire per le comunità di recupero e potrebbero essere trasferiti in carceri normali, quando l’OPG sarà chiuso.

Ci avviciniamo al Terzo Reparto, e uno grida, rivolto prima al direttore, poi a tutti noi: «Me lo merito? Non me lo merito! Non me lo merito! ». Abbiamo già visitato il Primo Reparto, il direttore ci ha avvertiti: «Al Terzo è più dura». È il vecchio Reparto Agitati. Non ci sarà nessun atto inconsulto, solo facce e gesti gentili e ansiosi e tristi. C’è un giovane chiuso, con lui bisogna stare attenti, avvertono; è lui stesso a sbattere la porta blindata della cella addosso al cancello già chiuso. Le altre camere sono aperte, grandi e luminose, sei persone, niente letti a castello. Pochi stanno in branda: meno di quanti se ne troverebbero, a qualunque ora, in una galera “normale”. Sta passando il carrello del vitto, portato da due giovani signore dall’aria cordiale. Gli internati (si chiamano così) raccontano di sé succintamente, devono aver fatto l’abitudine ai visitatori e imparato a usare il minuto che può toccar loro. «Venivano come al giardino zoologico».

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Toscana: chiudono carceri di Empoli e Grosseto, l’Opg di Montelupo per ora resta in funzione

chiuso-per-fallimentoL’Opg doveva chiudere a giorni. Era stato stabilito dal ministro il mese di marzo per chiudere quella che lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva definito una vergogna. Invece è stato tutto rimandato. Ma ieri è partito un altro tentativo.

Per chiudere l’Opg e cercare di risolvere altre situazioni giunte ormai al punto di emergenza. Questo nuovo tentativo si chiama patto per la riforma del sistema carcerario in Toscana e per fare fronte alle vari emergenze come quella del sovraffollamento.

È quanto stipulato in questi giorni dal provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Toscana Carmelo Cantone e dal garante dei detenuti della Toscana Alessandro Margara, insieme ai garanti di Firenze, di Livorno, Pisa, Pistoia, San Gimignano e della provincia di Massa Carrara. Il documento, si spiega, nasce da una scommessa di fondo: realizzare in Toscana un’alleanza fra tutte le parti in causa per tutelare i diritti dei detenuti, migliorare le loro condizioni di vita all’interno delle carceri e potenziare i percorsi di trattamento e reinserimento. L’obiettivo, come si spiega in un comunicato della Regione, è quello di dar vita a un’esperienza pilota a livello italiano.

Tra gli impegni previsti, un monitoraggio con le Asl per rendere effettivo il passaggio della sanità penitenziaria al sistema sanitario nazionale, la promozione di percorsi di inserimento esterno. E appunto si prevede poi la chiusura effettiva dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, la nascita di case per le semilibertà in vari comuni toscani, case per madri detenute con figli, il potenziamento dei programmi per tossicodipendenti con affidamenti terapeutici e detenzioni domiciliari in caso di pene sotto i 18 mesi, e l’incremento dell’offerta culturale, formativa, lavorativa e sportiva all’interno del carcere.

“Migliorare poi le condizioni di vita all’interno degli istituti penitenziari – conclude la Regione – rappresenta una priorità assoluta. Le parti si sono infine impegnate ad ampliare le possibilità di lavoro all’interno, a migliorare le aree destinate all’incontro con i familiari, soprattutto se minori, e a incrementare le misure alternative alla detenzione”. In ogni caso, però, a Montelupo la realtà è che da dicembre è stato eseguito un altro sequestro, quello del reparto Pesa.

Chiude il carcere di Empoli, ma solo dopo la dismissione dell’Opg di Montelupo

Il carcere di Empoli chiude. E la Villa dell’Ambrogiana a Montelupo prenderà il suo posto, non appena andrà in archivio l’esperienza dell’Ospedale psichiatrico giudiziario. Il disegno è contenuto nella circolare del 29 gennaio scorso, firmata dal Capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria “a conclusione degli incontri tenuti con i provveditori in cui sono stati discussi i progetti da loro presentati per la creazione/revisione dei circuiti penitenziari regionali”. Allegato alla circolare c’è la descrizione dei circuiti con l’indicazione della destinazione di ogni istituto, dove si legge che “è prevista la soppressione del carcere di Empoli, ma solo quando sarà disponibile Montelupo Fiorentino”. Questo significa che la casa circondariale del Pozzale, che al momento ospita una ventina di detenute, chiuderà definitivamente i battenti. E la Villa montelupina ospiterà il carcere. Nessun riferimento però alla tempistica dell’operazione.

chiusoL’Opg doveva chiudere entro il mese di marzo, ma proprio in questi giorni è stato sottoscritto un patto tra il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria e il garante dei detenuti della Toscana Alessandro Margara che prevede anche la chiusura dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (dove gli internati sono un centinaio), oggetto del sequestro di un reparto anche nello scorso mese di dicembre per carenze strutturali e sanitarie. Il Ministero ha sbloccato i fondi (173 milioni) affidando alle Regioni il ricollocamento dei pazienti. Ma sui tempi non c’è certezza.

Il carcere di Grosseto chiuderà: al suo posto abitazioni di lusso?

Il carcere di Grosseto è destinato a chiudere i battenti, al suo posto potrebbero spuntare appartamenti di pregio. È del 29 gennaio scorso la circolare del ministero di Giustizia che indica l’addio alla prigione nel capoluogo. Lì, tra le righe del documento che getta le basi di una riorganizzazione dei complessi penitenziari, la struttura di via Saffi figura, ma ancora per poco. È così che, dopo anni di chiacchiere, la “questione carcere” si avvia a conclusione nel modo più traumatico. L’addio alla casa di detenzione, ritenuta da chiunque fuori norma e inadeguata all’uso, l’avevano promesso in tanti. E in tanti – almeno sui giornali – si erano impegnati a rimettere le cose a posto. Il rischio ora è di chiudere il penitenziario senza l’alternativa di una prospettiva concreta sul territorio. C’è poi l’interrogativo sul futuro dello storico palazzo fronte mura: cosa diventerà? “Penso – dice il sindaco Bonifazi – che il palazzo possa essere valorizzato con edilizia privata di pregio. Siamo pronti a discuterne”.

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Chiusura degli OPG, 800 malati senza futuro

Dal 1 aprile gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) verranno chiusi in base a un disegno di legge voluto dai ministeri di Salute e Giustizia.

opgLa beffa è che si tratta di una chiusura prevista già dall’anno scorso mentre il decreto che assegna le risorse alle Regioni per la loro riconversione in strutture residenziali speciali è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale solo lo scorso 7 febbraio. Quindi, 800 malati mentali gravi rimarranno soli e senza cure perché le strutture alternative di assistenza previste “non sono ancora state approntate dalle Regioni“.

E’ questo l’allarme lanciato dalla Società italiana di psichiatria (Sip), che chiede una proroga dei termini. Si potrebbero verificare, avverte il presidente eletto Emilio Sacchetti, “problemi di sicurezza per il rischio di reiterazione di reati da parte di alcuni dei pazienti“. La mancata gradualità nella chiusura degli OPG e “l’inascoltato appello a una proroga, rischia di provocare gravi conseguenze“.

Il Decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale il 7 febbraio prevede la ripartizione di più di 173 milioni tra le Regioni che, entro 60 giorni, dovranno presentare uno specifico programma di utilizzo delle risorse. Ma il meccanismo di finanziamento previsto per la ripartizione dei fondi è molto complesso, secondo la Società italiana di psichiatria. “E’ probabile che i fondi saranno disponibili tra 6 mesi, poi le regioni dovranno indire gli appalti. Se i lavori inizieranno nel 2014, le nuove strutture saranno pronte solo nel 2015“, come previsto dal presidente della Sip, Claudio Mencacci, e direttore del dipartimento di neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano.

La Sip denuncia, inoltre, la carenza di assistenza psichiatrica nelle carceri, dove confluiranno molti di questi malati che andranno a sommarsi al 15% di detenuti (oltre 10 mila nel 2012) affetto da disturbi psichici, malattie infettive o correlate alle dipendenze.

Il ddl, spiega Mencacci, “è stato portato avanti senza sentire ragioni. Questo non è accettabile, così come che agli psichiatri, che a causa di questo provvedimento saranno gravati da ulteriori responsabilità civili e penali, venga richiesta una funzione di vigilanza e custodia di questi malati invece di svolgere le funzioni di cura che loro competono“. Prima di chiudere gli OPG, “occorre realizzare degli interventi strutturali tali da garantire, laddove necessario, la messa in sicurezza sia dei pazienti sia degli operatori e della comunità. Mentre oggi i reparti sono aperti e non preparati a gestire, in assenza di una rete coordinate alle spalle – avverte Sacchetti – situazioni di pazienti che possono reiterare un delitto“.

Gli Opg che dovranno essere chiusi sono sei: Aversa (Caserta), Montelupo Fiorentino (Firenze), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Napoli e Reggio Emilia.

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Abruzzo: chiusura degli Opg; a Lanciano nasce una struttura per curare i detenuti psichiatrici

binisansalviIn Abruzzo nascerà una struttura destinata ad accogliere i residenti cui sono applicate le misure di sicurezza del ricovero in Ospedale Psichiatrico Giudiziario. La notizia è stata resa nota dall’Assessore alla Prevenzione collettiva, dopo l’esame positivo del provvedimento dell’Esecutivo regionale, riunito oggi all’Aquila. La Casa di Cura e Custodia da 20 posti letto, con i requisiti fissati dal decreto del Presidente della Repubblica, sorgerà nel territorio della Asl di Lanciano Vasto Chieti, per un importo di circa 4 milioni di euro. La Asl è anche soggetto attuatore dell’intervento. La struttura è coerente con le disposizioni normative che intendono attuare il definitivo superamento degli ospedali psichiatrico giudiziari, anche attraverso edifici per i quali, ulteriori requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi, anche con riguardo ai profili di sicurezza, sono definiti con decreto di natura non regolamentare del Ministro della salute, adottato di concerto con il Ministro della Giustizia, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome. Inoltre, in deroga alla vigenti normative sul contenimento della spesa per il personale, le regioni che hanno sottoscritto i piani di rientro dai disavanzi sanitari, possono assumere personale qualificato da destinare ai percorsi terapeutico riabilitativi, finalizzati al recupero e reinserimento sociale dei pazienti internati, provenienti da ospedali psichiatrici giudiziari. Con la deliberazione approvata dall’Esecutivo regionale – chiariscono all’Assessorato – si dà mandato al soggetto attuatore di rimettere alla Regione Abruzzo uno studio di fattibilità contenente l’ubicazione e le caratteristiche urbanistiche ed infrastrutturali dell’area, la descrizione complessiva dei 20 posti letto, la valutazione delle risorse umane necessarie alla funzionalità dei servizi sanitari operanti dopo l’intervento.

Agenparl, 11 febbraio 2013


Testimonianza torture, pestaggi e psicofarmaci

Inoltriamo:

Testimonianze: Torturato e pestato in carcere

boccaDesidero portare a conoscenza la mia vicenda di TORTURA DI STATO in CARCERE MEDIANTE PSICOFARMACI – con tanto di INDOTTA CRISI IPERTENSIVA – nel reparto “Il Sestante” di Le Vallette a Torino, guidato dal Dott. Elvezio Pirfo. Dovuta ad un palese scambio di cartelle anamnestiche col mio compagno di cella.

Il sottoscritto è un incensurato in attesa di giudizio. Tra l’altro invalido oltre i 2/3 (80%): con tale invalidità non sarei nemmeno dovuto entrare in carcere.
Ma anche se fossi stato colpevole lo Stato non ha diritto di tortura, ma obbligo di custodia.

Questa assieme alla successiva vicenda del mio PESTAGGIO SQUADRISTA COPERTO DAL SINDACO E DAL MARESCIALLO del paesino di MONASTERO BORMIDA, con tanto di Sindaco che è venuto a dichiarare in Tribunale che IO DOVEVO ESSERE RINCHIUSO perchè pazzo, non ha spiegato il perchè ma lo ha detto e ribadito!!!

QUESTA è una VICENDA che CONFERMA le storie di CUCCHI ed ALDROVANDI, in particolare quella di Cucchi: LO STATO NON TIENE IN NESSUN CONTO LA VITA di chi è sotto custodia.

SONO SOPRAVISSUTO, VOGLIO TESTIMONIARE ED HO TUTTO DOCUMENTATO! TUTTO!!!

Occorre mettere fine alla Giustizia Sudamericana ed all’impunità dei poliziotti e di certi personaggi che gravitano nel sottobosco dei Tribunali e delle carceri – Avvocati e Periti -.

Sono sopravvissuto perchè sono un bestione ed ho fatto arti marziali, ho un fisico che era d’acciaio, anche se ero già invalido all’80% per Depressione Maggiore ed attacchi di panico – causa incidente a 20 anni -.

La mia vicenda RIBADISCE QUELLA DI CUCCHI e conferma che la Giustizia Italiana ha 2 vie, una veloce e spietata, con maltrattamenti compresi, per i poveracci, una inconcludente che tutela i ricchi.

Massimo Gallo


Reggio Emilia, paziente muore all’Opg

Stroncato da un malore Daniele De Luca, 29 anni, dopo che aveva pranzato ieri mezzogiorno

opgREGGIO EMILIA – Un paziente dell’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, Daniele De Luca, 29 anni, è stato stroncato da un malore ieri a mezzogiorno. De Luca, 29 anni di Roma, che si trovava all’opg per reati minori. L’uomo aveva passato la mattinata con lo psichiatra e lo psicologo, poi ha pranzato e si è accasciato a terra. Sul posto è arrivata l’ambulanza e l’automedica, ma il 29enne non si è più ripreso. È stato trasferito all’obitorio di Coviolo in attesa dei funerali.

Fonte: reggionline.com

 


Il manicomio impossibile. La lunga strada per chiudere gli Opg

Il sequestro dell’intero Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (ex manicomio criminale) disposto dalla commissione parlamentare di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, ha rimesso il tema della chiusura degli Opg al centro dell’attenzione nazionale. Come è noto, mercoledì scorso i carabinieri dei Nas, su disposizione della Commissione, che possiede poteri analoghi al potere giudiziario, hanno posto sotto sequestro l’Opg, a causa delle sue pessime condizioni igienico-strutturali. L’ordinanza di sequestro assegna un termine di trenta giorni per il trasferimento dei circa duecento internati presenti. Ma che senso ha sequestrare una struttura che, per legge, dovrebbe chiudere entro marzo 2013? Per comprenderlo è bene fare un passo indietro, in una storia che diviene sempre più complicata.

Sopravvissuti alla chiusura dei manicomi civili, i vecchi manicomi criminali hanno assunto il nome di Opg, ma non hanno mutato sostanza. Sono strutture detentive nelle quali finiscono sofferenti psichici autori di reato che sono condannati a una misura di sicurezza detentiva. Una misura di sicurezza che, se sussistono condizioni di pericolosità sociale o un’assenza di alternative, può essere prorogata un numero infinite di volte. Oggetto di numerose inchieste nel anni Settanta per violenze e maltrattamenti, ma anche di denunce, in anni recenti, da parte di singoli deputati e dell’associazione Antigone, gli Opg sono tornati al centro dell’attenzione pubblica nel 2010. Fondamentale è stato il rapporto del comitato europeo per la prevenzione della tortura (Cpt), organismo di tutela dei diritti del consiglio d’Europa, presieduto allora da Mauro Palma, sulla visita effettuata nell’Opg di Aversa. Il quadro disegnato dal Cpt – letti di contenzione, isolamento prolungato, condizioni inumane e degradanti, povertà estrema, abbandono psichiatrico, assenza di terapie – ha spinto la commissione presieduta da Marino a recarsi in visita ispettiva non solo ad Aversa, ma anche negli altri cinque Opg nelle quali erano presenti circa 1.300 persone.

È così venuto alla luce un diffuso sistema di abbandono, deprivazioni e inumanità esteso in particolare alle strutture di Aversa, Barcellona e Montelupo Fiorentino. Ed è emerso anche un altro elemento inquietante. Centinaia di persone internate vedono prorogata la propria misura di sicurezza perché non ricevevano assistenza dai propri servizi di salute mentale o perché non hanno famiglie in grado di farsi carico di loro. E così molti sofferenti psichici, entrati in Opg per aver commesso o solo tentato piccoli furti, si sono trovati a scontare decine di anni di detenzione in assoluta incertezza sulla fine della pena e in condizioni inumane.

La commissione parlamentare è riuscita, con una tenacia che va riconosciuta, a non far mai cadere l’attenzione sul tema. Ha sequestrato reparti, effettuato sopralluoghi e audizioni, e girato un video in cui le terribili condizioni detentive emergevano in tutta la loro brutalità. Tanto che persino il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano non ha potuto che definire gli Opg come “un orrore medioevale”. Si è così giunti all’approvazione, in modo unanime, della legge n. 9/2012 che dispone il termine della chiusura al marzo 2013, ma non incide sul meccanismo delle misure di sicurezza e sulla loro prorogabilità prevista dal codice penale. La norma ha stabilito che gli Opg devono essere sostituiti da mini- strutture sanitarie regionali (venti-trenta posti) e ha stanziato anche risorse significative per le regioni, per la gestione ( trentotto milioni nel 2012, cinquantacinque milioni nel 2013) e per la costruzione (centosettantatre milioni di euro per il 2012 e il 2013). Dove sorgono i problemi allora?

Il primo problema nasce dal fatto che questi soldi sono stati ripartiti solo a dicembre e che, pertanto, tecnicamente, non saranno mai disponibili per le regioni prima di qualche mese. Il ritardo delle regioni nella definizione e individuazione di queste nuove strutture, le cui caratteristiche sono state definite solo nel mese di novembre, è uno degli elementi che spinge in molti a ritenere che sia necessaria una proroga. Proroga della quale Ignazio Marino non vuole sentir parlare. Ha piuttosto proposto al presidente uscente Mario Monti, a nome della commissione di inchiesta, di nominare “una figura che abbia pieni poteri per applicare la legge votata dal parlamento e che possa gestire il percorso di chiusura e le risorse economiche messe a disposizione”. Ma al momento nessuna risposta. Ecco il perché del sequestro, segnale forte e deciso da parte della Commissione. Ma sono in molti a segnalare problemi ancora più gravi dei ritardi. Il Comitato stopOpg (Antigone, Forum Salute Mentale, Psichiatria Democratica, CGIL) segnala il rischio forte che queste strutture regionali possa trasformarsi in mini-OPG. Secondo i portavoce del comitato, “le persone internate negli OPG non sono dei ‘pacchi’ da trasferire da un ‘contenitore’ ad un altro. Sono persone che hanno diritto di essere riportate nella regione di appartenenza per ricevere un’assistenza individuale: con progetti terapeutico riabilitativi, differenziati a seconda del bisogno assistenziale, a cura del Dipartimento di salute mentale di residenza”. E del resto, considerato che queste strutture sanitarie saranno affidate a soggetti privati e senza che sia stato modificato il sistema delle misure di sicurezza, il rischio di nuove forme di internamento è davvero molto alto.

Un altro rischio è evidenziato da Rita Bernardini che, polemicamente, ha commentato “mi auguro che il senatore Ignazio Marino si sia posto il problema dei duecentodieci pazienti che dovranno essere ‘trasferiti’ entro trenta giorni. Dove verranno trasferiti? In altri OPG a centinaia di chilometri di distanza dalla Sicilia, lontani dai loro familiari? Nei repartini che si stanno predisponendo inopinatamente negli istituti penitenziari per incarcerarli?” Rischio più che concreto se consideriamo che, solo per fare un elenco parziale e certo incompleto a campione in tre regioni (Abruzzo, Campania, Lazio), l’amministrazione penitenziaria sta predisponendo reparti detentivi per sofferenti psichici nelle carceri di Rebibbia, Regina Coeli, Civitavecchia, Velletri, Vasto, Teramo, L’Aquila, Sulmona, Lanciano, Pescara, Santa Maria Capua Vetere, Pozzuoli e Salerno. C’è dunque la concreta possibilità che una parte degli internati che non verrà dimessa e che non andrà a finire nelle nuove strutture sanitarie, finirà dispersa nel circuito penitenziario dove si stima siano già presenti circa ventiduemila detenuti con un disagio psichico.

Sarebbe davvero una sconfitta per tutti quelli che desiderano il reale superamento dei dispositivi di internamento manicomiali. La mancata modifica del codice penale rende certo più fragili le speranze di un cambiamento che rimane necessario. “Ciò che è già evidente nel manicomio civile risulta ancora più chiaro nel manicomio giudiziario, dove medicina e giustizia si uniscono in un’unica finalità: la punizione di coloro per la cui cura e tutela medicina e giustizia dovrebbero esistere”. Questo scriveva Franco Basaglia, nel 1973 a proposito di quelli che oggi si chiamano ospedali psichiatrici giudiziari. Allora sembrava impossibile che si potessero davvero chiudere i manicomi. Oggi appare incredibile che siano ancora aperti.

di dario stefano dell’aquila

Fonte: il manifesto


Opg. Oggi tre operazioni di sequestro in Toscana, Sicilia e Abruzzo

La Commissione d’inchiesta sul Ssn, nel corso di una conferenza stampa convocata per tracciare il bilancio di una anno di attività sulla salute mentale e gli Opg, ha comunicato di aver dato avvio, con l’ausilio dei carabinieri, a tre operazioni di sequestro di strutture in Toscana, Sicilia e Abruzzo.

19 DIC – La Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale ha dato avvio questa mattina a tre differenti operazioni di sequestro con l’ausilio dei carabinieri in Toscana, Sicilia e in Abruzzo. L’operazione s’inquadra nell’ambito dell’inchiesta sulla salute mentale e gli ospedali psichiatrici giudiziari condotta in quest’anno dalla stessa Commissione. Le strutture sottoposte a sequestro sono: il reparto denominato “Pesa”, l’ultima area vecchia e degradata ancora in attività dell’Opg, all’interno dell’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino (Fi); l’intero ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (Me); e infine alcuni container in cui alcune decine di giovani pazienti psichiatrici dell’Aquila, dopo il terremoto del 2009, erano costretti a recarsi per poter prendere parte a progetti terapeutico-riabilitativi.

“I carabinieri del nucleo Nas hanno confermato di aver terminato le operazioni di sequestro presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino e quello di Barcellona Pozzo di Gotto ”. A dichiarato è Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul Ssn a margine della conferenza stampa in cui è stato annunciato il sequestro di due ospedali psichiatrici giudiziari.

Marino ha poi spiegato che “i 15 pazienti dell’Opg toscano ora dovranno essere trasferiti entro sette giorni. In Sicilia invece si avrà un termine massimo di 30 giorni per il trasferimento di 205 pazienti”. Il presidente della Commissione ha poi rivolto un ringraziamento all’opera dei “carabinieri del Nas che in questi anni hanno svolto un lavoro importantissimo per la Commissione d’inchiesta che ha potuto, anche in questa delicata circostanza, esercitare i propri poteri con rigore grazie al loro intervento”.

Per quanto riguarda la struttura di Montelupo Fiorentino nel provvedimento di sequestro si legge, tra l’altro, che “continuano a essere radicalmente deficitarie” le condizioni strutturali ed igienico-sanitarie, recando “pregiudizio ai diritti costituzionalmente garantiti” come il diritto a forme di detenzione che non siano contrarie al senso di umanità, il diritto alla salute e il diritto all’incolumità. In totale nell’Opg ci sono ora 102 internati, per lo più concentrati in un reparto completamente nuovo che è stato occupato solo di recente, in attesa della chiusura definitiva dell’OPG prevista dalla legge per il 31 marzo 2013.

La situazione dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, pur facendo registrare alcuni miglioramenti in diverse aree, segnalati nel provvedimento di sequestro, “mantiene –secondo quanto riportato nel provvedimento di sequestro – una conformazione del tutto inidonea per una struttura che dovrebbe garantire standard da residenza psichiatrica e soffrono di una condizione di intollerabile sovraffollamento (fino a 12 pazienti per cella)”. Il direttore dell’Opg ha anche confermato che mancano figure mediche specialistiche per l’assistenza agli internati: persone che soffrono di cuore, disabili in sedia a rotelle, pazienti affetti da ernie e da altre disfunzioni gravi non possono essere assistiti. Lo stesso vale per la terapia psichiatrica e psicologica. Nel caso dell’Opg siciliano, che dovrà essere definitivamente chiuso entro 30 giorni, gli internati da trasferire sono 205.
“Si tratta di provvedimenti gravosi di cui la Commissione d’inchiesta si assume la responsabilità con rigore – ha spiegato ancora il presidente della Commissione Marino – dentro gli Opg non si può assistere un internato che ha un infarto, per non parlare di persone con patologie gravemente invalidanti, come la gangrena dovuta al diabete, che hanno aspettato periodi interminabili prima di essere trasferiti in un vero ospedale per una amputazione. Nonostante i miglioramenti notati nei due Opg sottoposti a sequestro, abbiamo constatato che il diritto alla salute non è assolutamente garantito: queste strutture purtroppo restano carceri-ghetto che in alcun modo assomigliano a un ospedale”.

Il difficile superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari
Oggi le strutture psichiatriche giudiziarie in Italia sono 6. Oltre a Barcellona Pozzo di Gotto e Montelupo Fiorentino di cui si è detto, ci sono quelle di Aversa (Ce), Napoli Secondigliano (Na), Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere (Mn). Lo scorso 17 febbraio con l’approvazione della legge 9 per il “superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari” era stato fissato il 31 marzo 2013 come data ultima per la chiusura dei sei centri, a favore dell’apertura di piccoli ospedali regionali dotati di circa 20 posti letto con l’attrezzatura e il personale adeguato all’assistenza dei pazienti. Questa riforma è stata finanziata con 120 milioni per il 2012 e 60 per il 2013 per la realizzazione delle nuove strutture. Inoltre, la legge prevede 38 milioni per il 2012 per l’assunzione del personale e altri 55 milioni ogni anno a partire dal 2013, anche per l’assistenza alternativa all’Opg (progetti riabilitativi sul territorio).

Oggi però permane un grave ritardo nell’applicazione della legge. Il governo, nonostante le numerose sollecitazioni della Commissione, non ha emanato il decreto di destinazione delle risorse per le nuove strutture e l’assunzione del personale. Questo significa che i tempi stabiliti per la chiusura degli OPG difficilmente verranno rispettati.

“Siamo in enorme ritardo – ha spiegato Marino – a dimostrazione di ciò, rispetto ai 158 milioni di euro stanziati dallo Stato per il 2012, le regioni italiane non hanno speso neanche 1 euro. Per questa ragione, il 15 ottobre 2012 mi sono recato dal Presidente del Consiglio Mario Monti per esprimere grande preoccupazione e suggerire al governo, a nome della Commissione di inchiesta, una soluzione: si nomini una figura che abbia pieni poteri per applicare la legge votata dal Parlamento e che possa gestire il percorso di chiusura e le risorse economiche messe a disposizione. Siamo consapevoli che attraversiamo un momento di grave crisi economica, che il fondo sanitario nazionale è stato tagliato di altri 30 miliardi e che le Regioni sono chiamate ad affrontare sfide complesse, ma si tratta della vita di più di mille persone e la chiusura degli Opg è un passo di civiltà irrinunciabile”.

Fonte: quotidianosanità.it