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Reggio Emilia – Testimonianza da una camera di sicurezza

cordatesaDiffondiamo da informa-azione questa testimonianza che descrive un’esperienza di detenzione nelle “camere di sicurezza”, dispositivo detentivo di breve termine selezionato dai ragionieri delle pene e dei supplizi come antidoto al cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli”, ovvero l’entrata e uscita dal carcere, in “pochi” giorni, delle persone catturate in flagranza di reato. Introdotto come blando Continue reading


Testimonianza dal Malawi: disumana la condizione delle carceri

cordatesaNel poverissimo Malawi è molto facile finire in carcere: e dietro le sbarre i detenuti vivono in condizioni insostenibili.

Dormono per terra, su una coperta ripiegata: duecento persone passano la notte stipate nei quattro dormitori del penitenziario di Mangochi, città turistica tra i laghi Malombe e Malawi. Quello di Mangochi è considerato un carcere meno duro rispetto ad altre prigioni del Paese. Eppure, i duecento detenuti hanno diritto a una sola saponetta al mese, mangiano una volta al giorno – soprattutto polenta di mais – e possono usare solo cinque servizi igienici, uno ogni quaranta persone. Condizioni inumane, che molti malawiani rischiano di sperimentare. Nel Paese, infatti, si può finire in prigione anche per un incidente stradale senza vittime: come è successo a uno dei detenuti, condannato a due anni e mezzo per non essere riuscito a pagare il Continue reading


L’inferno, la fuga e il rialzarsi di Mary Lou Poppins

cordatesaSemmai qualcuno si interrogasse su cosa sia l’inferno, noi l’abbiamo conosciuto. Se esistessero parole per descriverlo e se gli altri potessero capirle, ne morirebbero. Le cicatrici rimangono indelebili, come un marchio a fuoco. Soltanto gli animali nei campi di concentramento chiamati allevamenti e laboratori possono sapere di cosa si tratta. E pure loro non possono parlarne. Forse solo le immagini della shoah ne possono rendere l’idea. Se la cosiddetta razza umana è capace di compiere questa shoah ogni giorno, credo che essa non sia fatta di sangue e carne come noi, ma di cuori di pietra e menti criminali. E se tutte le razze dicono che sono figlie di un unico Dio, allora io dico che ci sono più Dei, questo Dio non è mio Padre.
Iniezioni di moditen depot, crisi epilettiche dovute al serenase, latte che Continue reading

Testimonianza dal carcere di Monza

scrittura_ferri_mestiere-filteredSono convivente di un detenuto del carcere di Monza, vorrei raccontarvi la sua per fortuna breve
esperienza.

Si tratta di uno straniero extracomunitario senza permesso di soggiorno, particolare che probabilmente
porta a ricevere un trattamento peggiore rispetto ad un italiano o ad uno straniero in regola con i
documenti.

A causa del sovraffollamento non ha visto una cella regolamentare per le prime 5 settimane:

3 settimane è stato in una cella di transito, non riscaldata (in pieno inverno), minuscola, senza
tavolo per mangiare e con l’intero spazio del pavimento occupato da 2 materassi per gli ultimi
arrivati.(4 persone in una cella da 2). Il freddo a gennaio era tale che la sera non riuscivano ad
addormentarsi. La ‘salvezza’per loro è stata l’arrivo in cella di un ragazzo grande e grosso che
con il suo corpo e il suo fiato alzava la temperatura notturna della cella appena si addormentava!
Ovviamente la mancanza di riscaldamento non era compensata da un maggior numero di coperte,
e loro dormivano con gli asciugamani sopra la coperta!

Le ultime 2 settimane, sempre per mancanza di spazio, lui e un altro clandestino sono stati
spostati IN CELLA DI ISOLAMENTO: poco riscaldata, senza possibilità di cucinare nemmeno il tè,
ovviamente estremamente penosa essendo ‘il carcere dentro il carcere’. Inizialmente gli parlarono
di “situazione momentanea, solo 3 o 4 giorni, un’emergenza”, ma si protrasse per ben 2 settimane!

L’aspetto più incredibile e grottesco è stato che, pur essendo in isolamento non per punizione
ma per mancanza di spazio, non gli sono state fatte concessioni rispetto al regolamento (tranne
la possibilità di fare il colloquio): quindi non ha più potuto -ad esempio- avere giornali o riviste e
ha dovuto restituire il libro preso alla biblioteca, perché il regolamento dice che in isolamento è
vietato avere libri o riviste!

Dopo alcuni giorni in isolamento, le sue condizioni di salute sono molto peggiorate: ha avuto una
forte crisi emorroidaria e problemi ai denti, ma nessuna richiesta di visita medica è stata ascoltata.

E’ riuscito a farsi finalmente spostare in una cella regolamentare solo dopo aver minacciato di
compiere atti di autolesionismo. Guarito ‘in proprio’ dalle emorroidi, ha però perso 2 denti.

Ho dovuto provvedere io all’acquisto di una coperta, perché quelle in dotazione sono molto molto
sporche e piene di polvere.

La figura dell’educatore, fondamentale in carcere, è una figura fantasma a Monza: mai visto uno
all’orizzonte. Probabilmente è inesistente anche il medico, o comunque poco presente.

Nonostante il regolamento preveda la possibilità di ricevere una piccola radiolina per posta,a lui e
agli altri stranieri non vengono consegnate.

Il cibo è veramente veramente scadente.

Pare che i detenuti vengano picchiati con regolarità, anche se a lui non ho notizia che sia successo.

Sulle finestre, forse non tutte, ma su quelle di un intero blocco, sono state posizionate, davanti alle
grate, delle ulteriori reti metalliche di colore bianco, con il risultato di mandare bagliori accecanti
all’interno delle celle quando c’è il sole! (ma chi li pensa questi colpi di genio?).

Probabilmente a causa di tutti i malfunzionamenti, il personale è sempre di pessimo umore,
sgarbato e aggressivo.

Nonostante la situazione di palese violazione della costituzione italiana e europea e
delle convenzioni internazionali sui diritti umani dovuta principalmente -ma non solo- al
sovraffollamento, le richieste di domiciliari vengono rigettate molto spesso senza motivazioni
fondate, come ho potuto sperimentare di persona nel nostro caso specifico e come ho potuto
osservare nel tempo parlando con i familiari di altri detenuti.

Vorrei che qualche giudice si facesse ogni tanto – anche una sola volta- un giro nella sala d’attesa
dei colloqui, a osservare la sofferenza dei bambini, spesso con una madre sola nervosa e stanca –
sfinita- . Io dico che la mancanza di sostegno e protezione di queste famiglie con bambini piccoli è
esso stesso un reato attribuibile a noi tutti – lo Stato Italiano.


Brasile: la madre di Max Tosoni “in quella prigione disumana la vita di mio figlio è a rischio”

images (17)L’ex assicuratore 29enne è accusato di duplice omicidio. Trovare un avvocato difensore è stata un’odissea. Parla la mamma di Max Tosoni detenuto in un carcere brasiliano “Ho compreso la sua innocenza dallo sguardo più che dalle parole” Lo sguardo di un figlio può ingannare tutti ma non una madre. Quando Michelina ha guardato fisso negli occhi Massimiliano sapeva già la risposta alla domanda che le stava uscendo dalle labbra, dopo averle tormentato il cuore per due mesi. “No, mamma – le ha sussurrato, non ho ucciso io quelle persone”. E per Michelina è stato come se entrasse un filo di luce in un tunnel e come se quell’inquietante parlatorio di un carcere che non esita a definire “lager” diventasse per un attimo più umano. Il doppio incontro con Massimiliano, insieme al primo “abbraccio” al nipotino Davi, è il ricordo più confortante che Michelina Tosoni porta dal Brasile. Un viaggio della speranza compiuto per cercare, con la forza della disperazione di una madre, di riannodare i fili di una vicenda che vede suo figlio stritolato nella spirale di verità contrastanti, in bilico fra il ruolo di carnefice e quello di capro espiatorio. Dal 18 febbraio Massimiliano Tosoni, ex assicuratore 29enne di Montichiari, è detenuto nel carcere di Itaitinga perché ritenuto la mente e l’esecutore degli omicidi di Andrea Macchelli, imprenditore emiliano di 48 anni, e di Hedley Lincoln Dos Santos, funzionario di un istituto di cambio brasiliano di 25 anni. Il 31 gennaio le vittime sono state immobilizzate, derubate e infine sgozzate nel residence di Fortaleza occupato da Tosoni, che dopo una fuga di 18 giorni si è costituito. A puntare il dito contro l’ex assicuratore di Montichiari sono due adolescenti arrestati poco dopo la rapina sfociata in un bagno di sangue. Ma il 29enne si professa innocente, affermando di essere stato usato come esca dalla baby gang per attirare in trappola Macchelli. “Dopo quindici giorni trascorsi in Brasile mi sono resa conto che in quel Paese può capitare tutto e il contrario di tutto – racconta Michelina Tosoni -: questo fa aumentare la mia angoscia sulla sorte di “Massi” prima ancora che sull’esito della vicenda giudiziaria”. Le condizioni di detenzione sono dure. “È dimagrito di venti chili, e anche se davanti a me ha ostentato serenità, è chiaramente provato anche dal punto di vista psicologico. Non potrebbe essere altrimenti, visto che deve condividere una cella di pochi metri quadri con altri otto detenuti. Ci sono solo sette giacigli simili a loculi e in due persone dormono su materassi appoggiati sul pavimento. Turca e doccia sono praticamente nello stesso vano, con tutti i problemi di igiene connessi”. Ma non sarebbe tutto. “C’è un detenuto con una profonda ferita all’addome, che non è neppure chiaro come se la sia procurata, e non viene curato adeguatamente – racconta Michelina. L’alimentazione è povera e nei giorni di festa lasciata al buon cuore dei parenti dei detenuti. Ho buone ragioni insomma per temere per l’incolumità di mio figlio”. Itaitinga è sulla carta un carcere di massima sicurezza ma, rimarca con ansia Michelina Tosoni, “proprio mentre ero in Brasile è scoppiata una sommossa innescata pare da un regolamento di conti fra detenuti. Qualcuno ha dato alle fiamme dei materassi e nel rogo sono morte dieci persone e altrettante sono rimaste gravemente ustionate. Non so in queste condizioni fino a quando Massimiliano potrà resistere”. Tanto più che garantirgli una difesa dignitosa è stata un’odissea e il sostegno delle autorità consolari in Brasile “ridotto al minimo indispensabile. Il consiglio di fuggire del primo avvocato ha peggiorato la posizione giudiziaria di mio figlio. Così abbiamo contattato altri legali che avanzavano richieste economiche spropositate per chiunque, figuriamoci per una famiglia come la nostra che non dispone di grandi risorse – spiega Michelina Tosoni. Alla fine ci siamo rivolti al legale che aveva assistito Massimiliano nel 2009, in occasione della prima disavventura giudiziaria in Brasile”. All’epoca l’accusa era di truffa per l’ex assicuratore fuggito dai domiciliari tre anni fa mentre scontava una pena per una serie di rapine compiute nel bresciano. In Brasile Tosoni si è rifatto una vita con una compagna brasiliana che lo ha reso padre. “Anche stavolta Massimiliano può aver commesso qualche errore, ma non è stato lui ad uccidere”.

Fonte Brescia oggi


No all’incarcerazione di Christa Eckes! Militante RAF

rafIl 1. dicembre 2011 la Corte d’appello di Stoccarda (Oberlandsgericht Stuttgart) ha deciso che l’ex militante della Rote Armee Fraktion (RAF) Christa Eckes deve essere imprigionata per 6 mesi poiché si rifiuta di testimoniare.
La ‘Beugehaft’ è la carcerazione coercitiva prevista dal codice tedesco per costringere un testimone a rivelare quanto di sua conoscenza. Christa è gravemente malata, in cura per leucemia, e questo ordine di carcerazione potrebbe essere la sua condanna a morte.

L’incarcerazione ‘educativa’ di Christa Eckes, ex militante della Rote Armee Fraktion (RAF) e gravemente malata di cancro, per costringerla a testimoniare in un processo per fatti degli anni ’70, è stata revocata dal Tribunale federale tedesco.
Si tratta di una decisione che, sotto il profilo della legalità, è assolutamente ragionevole, tanto che non dovrebbe neppure fare notizia; ma quando si tratta di militanti di sinistra, o ex-tali ma non pentiti, la politica prende il posto della ragione.
Sul caso e sull’arresto coercitivo o Beugehaft s’era riferito qui.
Nella decisione del 19 gennaio 2012  i magistrati hanno ammesso che una persona in chemioterapia non può essere semplicemente sbattuta in cella, poiché “la verità non può essere ricercata a qualsiasi costo, non dunque, nel caso, a costo della seria messa in pericolo della vita di una testimone gravemente malata”.

La verità in questione, sia chiaro, è quella giudiziaria: su dettagli del caso Buback (1977), sul quale la stessa Christa all’epoca non poteva sapere proprio nulla, essendo già in galera da anni.
Insomma sono stati ridotti alla ragione, ma pure per questo s’è dovuto battagliare.christaeckes

Christa ha trasmesso un messaggio:

A tutte le amiche e gli amici e a tutti coloro che si sono mobilitati contro l’arresto per rifiuto di testimoniare

L’alta Corte ha ritirato la misura d’incarcerazione per rifiuto di testimoniare emessa contro di me. È una buona cosa.
Naturalmente questo non mette fine al confronto con la polizia politica, alle procedure contro i militanti degli ’70 e di oggi, né al rifiuto di testimoniare e agli arresti per chi lo pratica, siano altri militanti o in generale.
Ciò è chiaro per chiunque.

Voglio però dire qui che l’esperienza che ho fatto della vostra solidarietà, amicizia e sostegno concreto, proprio ora mi ha toccata profondamente, e che anche nello stato di salute in cui mi trovo ciò mi da una sicurezza ed un appoggio che per me sono molto importanti.

Ed è anche emerso chiaramente che la grande mobilitazione e le molte proteste hanno avuto effetto.
Chissà, sennò, cosa sarebbe accaduto.
Christa

Fonte e approfonfimento

 

 

 


Testimonianza torture, pestaggi e psicofarmaci

Inoltriamo:

Testimonianze: Torturato e pestato in carcere

boccaDesidero portare a conoscenza la mia vicenda di TORTURA DI STATO in CARCERE MEDIANTE PSICOFARMACI – con tanto di INDOTTA CRISI IPERTENSIVA – nel reparto “Il Sestante” di Le Vallette a Torino, guidato dal Dott. Elvezio Pirfo. Dovuta ad un palese scambio di cartelle anamnestiche col mio compagno di cella.

Il sottoscritto è un incensurato in attesa di giudizio. Tra l’altro invalido oltre i 2/3 (80%): con tale invalidità non sarei nemmeno dovuto entrare in carcere.
Ma anche se fossi stato colpevole lo Stato non ha diritto di tortura, ma obbligo di custodia.

Questa assieme alla successiva vicenda del mio PESTAGGIO SQUADRISTA COPERTO DAL SINDACO E DAL MARESCIALLO del paesino di MONASTERO BORMIDA, con tanto di Sindaco che è venuto a dichiarare in Tribunale che IO DOVEVO ESSERE RINCHIUSO perchè pazzo, non ha spiegato il perchè ma lo ha detto e ribadito!!!

QUESTA è una VICENDA che CONFERMA le storie di CUCCHI ed ALDROVANDI, in particolare quella di Cucchi: LO STATO NON TIENE IN NESSUN CONTO LA VITA di chi è sotto custodia.

SONO SOPRAVISSUTO, VOGLIO TESTIMONIARE ED HO TUTTO DOCUMENTATO! TUTTO!!!

Occorre mettere fine alla Giustizia Sudamericana ed all’impunità dei poliziotti e di certi personaggi che gravitano nel sottobosco dei Tribunali e delle carceri – Avvocati e Periti -.

Sono sopravvissuto perchè sono un bestione ed ho fatto arti marziali, ho un fisico che era d’acciaio, anche se ero già invalido all’80% per Depressione Maggiore ed attacchi di panico – causa incidente a 20 anni -.

La mia vicenda RIBADISCE QUELLA DI CUCCHI e conferma che la Giustizia Italiana ha 2 vie, una veloce e spietata, con maltrattamenti compresi, per i poveracci, una inconcludente che tutela i ricchi.

Massimo Gallo