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Evade dal carcere e tenta un furto a Castelvetrano

La Polizia di Stato ha arrestato con l’accusa di tentato furto aggravato, evasione e ricettazione Berlich Giuseppe 33enne residente a Monreale. Il giovane era evaso dalla casa circondariale di Castelvetrano in quanto non rientrato da un permesso premio.

Stanotte, gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, durante il servizio di controllo del territorio, hanno notato lungo le strade di Castelvetrano Continue reading


Sicho libero subito! liberi tutte!

sicho

NON SEMPRE LA FORTUNA AIUTA GLI AUDACI

Solidarietà e complicità con i compagn* arrestati al Brennero.

Scenari apocalittici di un futuro fascista, le destre prendono piede in Europa, muri che si alzano e confini che si chiudono, deportazioni e campi di detenzione.

I gerarchi del capitalismo globale sono disposti a chiudere il valico del Brennero pur di fermare il transito agli esseri umani. Le persone devono essere fermate anche a costo di contraddire gli stessi principi costitutivi della UE, scricchiolante di fronte alla prima ondata migratoria.

Sapevamo bene cosa stavamo andando a fare il 7 maggio al corteo “Abbattere le frontiere al Brennero e ovunque”, sapevamo bene cosa volesse dire sfilare in un corteo non autorizzato attraverso un valico largo 370 metri da montagna a montagna. Sapevamo che la geografia del luogo era tutta a nostro sfavore.

Sapevamo tutto questo ma sapevamo anche che se un domani, in un futuro fatto di reti, fili spinati e muri, qualcuno ci chiederà “Quando costruivano l`ennesimo muro in Europa tu dov’ eri?`”, noi potremo dire di essere stati la` per provare ad abbatterlo, scagliando la prima pietra, in continuità con i percorsi di solidarietà e lotta con i migranti attivati a Monza e il supporto alle mobilitazioni e pratiche NoBorder, da Ventimiglia a Calais.

Doveva essere una giornata di lotta e così e` stato. C`e` voluto coraggio, ma non sempre la fortuna aiuta gli audaci. Svariati fermi si sono tramutati in sei arresti: due compagne e quattro compagni, dopo una lunga permanenza nella questura del Brennero, si trovano ora in carcere.

Uno di loro e` il nostro compagno, amico e fratello Cristian “Sicho” a cui va tutta la nostra totale complicità e solidarietà, iniziata già sabato stesso all’immediata notizia del fermo con un corteo spontaneo per le strade di Monza.

Domenica diversi striscioni sono apparsi nella curva del Masnada e nel concerto della scena hardcore di cui Sicho fa parte. A Bolzano un saluto al carcere ha portato il nostro calore dentro quelle mura dimostrando agli arrestati che non saranno mai soli.

Oggi stesso al tribunale di Bolzano si tiene l`udienza per direttissima per le misure cautelari e un presidio è chiamato lì davanti dalle 9 di mattina.

La solidarietà è solo all’inizio, abbiamo il fiato lungo.

SICHO, SABRINA, MIRIAM, NEMO, STEFANO, LUCA LIBERI SUBITO!

ABBATTERE OGNI FRONTIERA!

DELLE GALERE SOLO MACERIE!

Foa Boccaccio 003

CordaTesa

Tarantula


Fermato latitante siciliano sull’A3

merdaGaleotta è stata l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, dove la Polstrada di Cosenza, a seguito di un controllo notturno, ha fermato il latitante siciliano Agostino Casella, 44 anni, ricercato dalla polizia da oltre un anno. L’uomo avrebbe cercato di tenere nascoste le proprie generalità, ma nel corso del controllo sarebbe stato identificato e poi accompagnato alla sottosezione della Polstrada di Cosenza Nord. Da qui a seguito delle formalità di rito, è stato portato nel carcere di Cosenza.

Fonte.


Ingoia 100 ovuli di eroina: arrestato

lovuliIl fiuto infallibile di Pakros e Zaffo, i due cani antidroga in servizio presso la Guardia di Finanza di Ventimiglia e l’agitazione di un giovane nigeriano durante i controlli nella stazione ferroviaria della città di frontiera hanno permesso ai militari di individuare ed arrestare un corriere della droga che cercava di trasporare oltre frontiera un chilo di eroina, valore 500.000 euro. Stupefacente diviso in cento ovuli che lo straniero aveva ingoiato cercando di eludere i controlli: l’ha tradito l’ansia alla vista dei militari. Continue reading


G8 Genova – Arrestato a Barcellona Jimmy, condannato a 12 anni per devastazione e saccheggio.

MASSIMA SOLIDARIETà A JIMMY da CordaTesa.

cordatesaE’ finita la corsa di Francesco Puglisi, detto Jimmy, condannato lo scorso luglio in via definitiva per i fatti del luglio del 2001, Genova g8. Al pari di Vincenzo Vecchi, Francesco si era reso irreperibile dopo la sentenza della Cassazione, latitante, fuggito da una condanna sproporzionata a dodici anni.

A dare la notizia dell’arresto alcuni siti web di quotidiani spagnoli nella giornata di ieri, tra cui la Vanguardia, Puglisi, riportano, è stato arrestato la sera del 4 giugno a Barcellona. La polizia Continue reading


I carabinieri arrestano un 67enne: aveva minacciato delle persone in un bar. Portato all’Opg di Montelupo Fiorentino

image199È stato portato all’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino un 67enne arrestato lo scorso sabato, 20 aprile, dai carabinieri di Montevarchi, in esecuzione di una misura di sicurezza emessa dal Tribunale di Genova.

L’8 marzo scorso l’uomo, italiano e residente nel Valdarno Aretino, all’interno di un bar di Montevarchi, aveva minacciato con un coltello da cucina gli avventori del locale, tra cui un magistrato della sezione distaccata della città. In quel contesto l’uomo era stato bloccato dal barista, che gli aveva tolto il coltello dalle mani. I carabinieri di Montevarchi lo avevano denunciato per minaccia e porto abusivo di coltello.

Fonte


Vogliamo Dayvid “CIGA” Libero Subito!

cigaCi sono compagni che per le loro idee rischiano di proprio,sacrificando in primis la loro liberta’, 
unica cosa realmente loro e realmente importante.
Dayvid non mette bombe.
Dayvid non stava organizzando nessun atto ecclatante, magari a spese altrui.
Dayvid e’ solo una persona che critica il sistema apertamente e attivamente, magari a volte
con troppa foga, ma sempre con coscienza e sempre forte della convinzione che un altro mondo
sia possibile.
Dayvid non ha santi in paradiso e tantomeno in parlamento.
Dayvid e’ un cane sciolto.
Dayvid e’ anarchico.
Per tutti questi motivi Dayvid e’ in carcere.
Il 28 ottobre 2012, senza palesarsi, degli agenti della digos lo traggono in arresto a casa sua,
dicendogli che devono notificargli qualcosa. Viene invece incarcerato immediatamente a S.Vittore.
Le circostanze che hanno condotto al suo arresto non sono del tutto chiare, e vengono
chiarite solo in parte qualche settimana dopo.La sua VERA colpa e’ essere un attivista NO TAV
e anarchico. Insomma, uno scomodo.
Seguendo schemi che ben conosciamo, un mese dopo dal suo arresto Dayvid viene trasferito
al carcere di Alba- Cuneo, pratica che vorrebbe farlo sentire ulteriormente solo e abbandonato.
Cosi’ invece non sara’, piu’ lo porterete lontano e piu’ i suoi amici urleranno forte.
Non dimentichiamoci di Dayvid e di tutti quelli nelle sue stesse condizioni.
Non lasciamoli soli,
Dayvid potresti essere tu!
CIGA LIBERO!!!


Guida al carcere

Scarica la guida per chi ha la sventura di entrare in carcere


Notizie dal carcere di Monza

Notizia di un nuovo suicidio nel carcere di Monza

MONZA – La civiltà di un paese si misura dalle sue prigioni. Morire di carcere, in Italia, anno 2012, si può. E non nel sud, all’Ucciardone, a Poggioreale. A Monza, dove una struttura disegnata per 400 reclusi ne accoglie il doppio. Martedì un detenuto campano ha tentato il suicidio nell’istituto di pena cittadino: nonostante l’intervento della polizia penitenziaria e del personale medico, il 50 enne è spirato tra i letti dell’ospedale brianzolo. Il SAPPE, sindacato di polizia penitenziaria, segnala che si trattava di un collaboratore di giustizia.

SEMPLICI COINCIDENZE? – Ignote le ragioni del gesto. Forse si è sentito abbandonato dallo Stato, come l’imprenditore che marted’ sera ha minacciato di buttarsi dall’Arengario dopo aver denunciato i suoi estorsori ed essere finito sul lastrico. O forse non ne poteva più della vita carceraria. Non stupirebbe, visto che nei giorni immediatamente successivi al subentro a Palazzo Madama la neo senatrice Anna Mancuso ha presentato come primo atto un’interrogazione al ministro della Giustizia per verificare le condizioni igieniche dell’istituto monzese: freddo, muffe, umidità, celle sovraffollate. Un problema che affligge tutta la penisola.

Mancuso del resto non è sola: sabato 24 e domenica 25 gli avvocati della Camera Penale di Monza hanno organizzato “Cella in piazza“, un’installazione in Arengario che mostra come si vive (in tre) in una stanza di quattro metri per due. Numeri che spiegano quanto sia facile in queste condizioni frequentare una vera e prorpia università del crimine e ingrossare le file dei recidivi, quelli che “lasciano la giacca in galera” per tornare a riprenderla periodicamente.

LA LEZIONE DI BECCARIA? “STIAMO PEGGIO” – Gran parte dei detenuti ospitati nelle patrie galere è in attesa di giudizio; molti sono stranieri, tanti sono tossicodipendenti o senza fissa dimora, condizione questa che rende impossibile ricorrere agli arresti domiciliari a meno di riscontrare la disponibilità di una persona o di una comunità terapeutica ad accoglierli. «Il carcere in Italia non è più costituzionale» – commenta in un’intervista recente rilasciata all’ Avanti Angiolo Marroni, Garante per i Diritti dei detenuti del Lazio. «La pena – spiega Marroni – è diventata solo punizione. Leggendo ‘Dei delitti e delle pene‘ di Cesare Beccaria viene da sorridere: oggi succedono fatti peggiori di allora». Beccaria però scriveva nel 1764, quando la Rivoluzione Francese non era ancora compiuta e ai criminali si tagliava la testa.

ABUSI ED ERGASTOLO – Non bastassero le carenze strutturali, ci si mette la cronaca, che purtroppo spesso supera l’immaginazione. E’ di questi giorni la notizia di un insospettabile sacerdote brianzolo accusato di aver preteso prestazioni sessuali dai detenuti in cambio di qualche pacchetto di sigarette e di uno spazzolino da denti. Immaginarsi.

Ma c’è un ultimo stadio, l’ultimo, da cui non si fa ritorno. Il girone dantesco dei disperati termina con gli ergastolani, la categoria del “fine pena: mai“. Sull’ergastolo, e in particolare su quello ostativo previsto per reati efferati, è tuttora acceso il dibattito. Nessuno spazio ai benefici di legge: vietati permessi premio, affidamento in prova e lavoro all’esterno. Il caso di Carmelo Musumeci è ritenuto emblematico: entrato in carcere con la sola licenza elementare, in cella si è laureato in giurisprudenza diventando autore di tre libri. Chi e come decide se una persona è cambiata? Non tutti i detenuti lo sono, e non basta certo una laurea a dimostrarlo. Ma è un’altra delle domande che attendono risposta.

Da MonzaToday 23 novembre 2012

E un’installazione dei Radicali in centro Monza per sponsorizzare la loro iniziativa della settimana passata.

 

Monza, 25 novembre 2012 – Una cella per detenuti in piazza per denunciare l’inciviltà del carcere. E’ un’iniziativa organizzata dagli avvocati della Camera penale di Monza, unitamente alle Camere Penali del Distretto di Corte D’Appello di Milano, con la collaborazione del Comune di Monza.

Da venerdì fino a oggi, in occasione della ‘Cella in Piazza’, nella piazza dell’Arengario di Monza è stata posizionata una cella vera, per dimensioni ed arredi, realizzata dai detenuti e dai volontari della Conferenza regionale del Volontariato Giustizia del Veneto, per essere ‘visitata’ dai cittadini che vogliono rendersi conto di cosa vuol dire vivere come i detenuti in tre in una stanza di quattro metri per due.

Un problema, quello del sovraffollamento e dei disagi delle carceri, che affligge soprattutto le case circondariali della Lombardia dove, per una capienza di 5384 detenuti, ne vengono invece ‘ospitati’ quasi 9.450. Per partecipare alla giornata contro l’insostenibilità della condizione carceraria, anche la Camera penale di Monza presieduta da Marco Negrini ha proclamato l’astensione dalle udienze dei suoi avvocati e ha organizzato, all’interno del Coordinamento delle Camere penali del Distretto, un convegno sul tema ‘Il carcere non può aspettare’, dove un detenuto nel carcere di Opera, Orazio, ha voluto offrire la sua testimonianza.

“Ero una persona normale, poi sono finito in carcere e sono detenuto da 16 anni e mezzo – ha raccontato Orazio – Un’esperienza terribile, se ce l’ho fatta è grazie a mia moglie, ai miei 5 figli e ai miei nipoti. Ho ancora davanti agli occhi il primo giorno quando ho visto il cancello del carcere, è stato indescrivibile. Ho sempre cercato di scontare la mia detenzione anche nel rispetto delle persone che in carcere ci lavorano, come gli agenti di sorveglianza. Ma in cella con me ha provato ad esserci un detenuto sieropositivo che vomitava sangue, un pazzo che si legava al cancello della cella con un sacco della spazzatura. Ora esco il mattino e torno la sera grazie al responsabile del carcere di Opera e ho a che fare con le persone anziane e in queste ore dimentico di essere un detenuto e mi sembra di rivivere. Perchè stare in carcere è vita persa e non è vero che è comunque un’esperienza”.

Al convegno ha partecipato anche Marco Cappato, consigliere comunale a Milano e presidente del Gruppo Radicale. “L’Europa ci condanna per l’illegalità della situazione delle carceri e la lunghezza della giustizia – ha dichiarato Cappato – Noi chiediamo una soluzione strutturale, quella dell’amnistia, una proposta che va verso l’obiettivo della sicurezza e della legalità ancor prima che verso la dignità dei detenuti”.

di Stefania Totaro

Da Il Giorno Monza e Brianza