Tag Archives: anarchici
Esprimiamo tutta la nostra rabbia nei confronti di una società subdola, di uno stato relitto, di una polizia infame che ci ha imprigionato diversi tra compagni e compagne; chi durante l’operazione “scintilla”, chi durante gli scontri della sera dello sgombero dell’Asilo e chi durante il caloroso corteo del sabato!
Lo stato ci fa schifo! Le galere peggio ancora! Solo fuoco e macerie!
Complici e solidali con le e i prigionieri
qui di seguito:
Tutte le notizie dai compagn* di Macerie
Per aiutare economicamente si chiede a tutti i solidali un benefit per sostenerli al conto intestato a Giulia Merlini e Pisano Marco IBAN IT61Y0347501605CC0011856712 ABI 03475 CAB 01605 BIC INGBITD1
Per scrivere alle compagne e ai compagni
Per scrivere ai compagni e alle compagne arrestati con l’accusa di associazione sovveriva nell’operazione Scintilla:
Rizzo Antonio
Salvato Lorenzo
Ruggieri Silvia
Volpacchio Giada
Blasi Niccolò
De Salvatore Giuseppe
Gli altri a cui è stato confermato l’arresto con l’accusa di devastazione e saccheggio sono:
Antonello Italiano
Irene Livolsi
Giulia Gatta
Giulia Travain
Fulvio Erasmo
Caterina Sessa
Martina Sacchetti
Carlo Mauro
Per ora si trovano tutti nel carcere torinese, C.C. Lorusso e Cutugno via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino TO.
Ulteriore aggiornamento: Gabriele Baima è uscito è stato rilasciato con un divieto di dimora a Torino, Francesco Ricco di cui non si aveva notizia da giovedì è in carcere, anche un ragazzo che era all’ospedale è stato notificato l’arresto, è Andrea Giuliano. L’udienza di convalida degli arresti sarà non prima di mercoledì.
Commenti disabilitati su Antonio, Silvia, Larry, Giada, Nicco, Beppe, Antonello, Irene, Giulia, Fulvio, Giulia, Caterina, Martina, Carlo, Francesco e Andrea Liberi! Tutti liberi, tutte libere! | tags: anarchici, asilo occupato, indirizzi detenuti, sgombero, torino | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Presidi, cortei, saluti e iniziative, repressione, Scarcerazioni e carcerazioni
Diffondiamo da RoundRobin
CONTRO OGNI GABBIA, CONTRO OGNI OPPRESSORE. CELLO LIBERO!
Giovedì 8, verso le 23.30, a Saronno un compagno e una compagna vengono fermati sotto casa dalla polizia. I 6 agenti in borghese ammanettano subito il compagno. Insistentemente viene chiesto loro cosa stesse succedendo; la risposta è: “c’è stata una rapina e abbiamo la targa di questa macchina”. Una volta controllati i documenti gli sbirri capiscono di non aver trovato chi stavano cercando: tolte le manette, risalgono in macchina e se ne vanno a tutta velocità.
La storia della rapina puzza incredibilmente di cazzata.
Circa mezz’ora dopo alla stazione ferroviaria di Milano Cadorna vengono fermati quattro compagni da una decina di sbirri in borghese che si scagliano subito su uno dei quattro bloccandolo e cercando di ammanettarlo. Dopo vari minuti di parapiglia gli sbirri riescono ad arrestarlo senza dare informazioni sul motivo e sul luogo in cui lo porteranno. Continue reading
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Gli anarchici tornano ad attaccare il medico del carcere di Spini e primario del pronto soccorso dell’ospedale Santa Chiara Claudio Ramponi.
Una serie di scritte ingiuriose sono comparse nella notte nel quartiere della Clarina: l’accusa rivolta al dottor Ramponi è di non denunciare le presunte violenze perpetrate all’interno della struttura carceraria di Spini.
Sul posto sono stati trovati volantini di rivendicazione.
Fonte
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Diffondiamo da Comunellafastidiosa
Questa mattina (20 settembre) è stata notificata dal tribunale del riesame la sentenza di rigetto della richiesta di scarcerazione di Paska, accusato di associazione a delinquere mentre era già in carcere dal 3 agosto.
Ribadiamo la nostra solidarietà con Paska e il nostro “rigetto” verso i meccanismi meschini messi in atto dal potere e dalle istituzioni per tentare di avvilire lo spirito di rivolta.. Non ci riusciranno.
Inoltre, sempre in mattinata abbiamo appreso della revoca della Continue reading
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Diffondiamo da Macerie
Il tribunale del Riesame ha deciso di accettare la richiesta di arresti domiciliari per Greg, che da sabato si trova rinchiuso con tutte le restrizioni nella casa precedentemente rifiutata dal Gip perché residenza dei genitori di una compagna.
Non accennano a diminuire le grane detentive degli ultimi mesi. Arrivano infatti altre notizie dalle aule di tribunale: per i coimputati di Greg è stata rigettata la richiesta di togliere le restrizioni. Le motivazioni? Per i signori togati sarebbe troppo presto. Troppo presto nonostantei compagni siano dal 3 di maggio in arresto, tra patria galera e domiciliari senza poter vedere e sentire nessuno, e nonostante il Continue reading
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DENTRO E CONTRO: VITE RIBELLI
tre proiezioni, tre autobiografie, tre modi di intendere la vita lottando
o mettendo in discussione il sistema in cui siamo immersi
GIOVEDI’ 27 NOVEMBRE
ORE 19:30 APERITIVO
ORE 20:30 proiezione di AN ANARCHIST LIFE
di I.Bormann e F.Toich, 2014
Combattente, prigioniero, cospiratore, confinato, fuoriuscito..
Commenti disabilitati su Lecce: Ciclo proiezioni “Dentro e Contro: vite ribelli” al circolo anarchico di via Massaglia | tags: anarchici, dentro e contro, lecce, vite ribelli | posted in Presidi, cortei, saluti e iniziative
diffondiamo da informa-azione
Lunedì 7 ottobre si è tenuta a Udine l’udienza filtro del processo che vede imputati Maurizio Alfieri e Valerio Crivello per minacce e lesioni ai danni di un altro detenuto (che si auto-definisce “collaboratore di giustizia e dell’amministrazione penitenziaria”) quando erano entrambi ancora detenuti nel carcere punitivo di Tolmezzo.
Il giorno prima un presidio di saluto si è tenuto sotto il Continue reading
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Apprendiamo oggi 8/9/13 che i compagni Stefano Gabriele Fosco ed Elisa Di Bernardo, redattori di Culmine e arrestati il 13 Giugno 2012 per la cosiddetta “Operazione Ardire”, sono stati scarcerati in data odierna a seguito di una richiesta per decorrenza termini. I compagni, cosi come Giuseppe Lo Turco ed Alessandro Settepani scarcerati a metà giugno di quest’anno, sono sottoposti ad obbligo di firma e di dimora.
Sergio Maria Stefani, al momento, resta ancora in custodia preventiva e l’ultimo dei prigionieri di tale operazione repressiva.
Commenti disabilitati su Operazione Ardire: Liberati Stefano ed Elisa | tags: Alessandro Settepani, anarchici, carcere, compagni incarcerati, Elisa Di Bernardo, Giuseppe Lo Turco, operazione ardire, prigionieri politici, repressione di stato, Sergio Maria Stefani, solidarietà, Stefano Gabriele Fosco, terrorismo di stato | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Italia in cella, Scarcerazioni e carcerazioni, Tutti
diffondiamo da informa-azione
Apprendiamo dagli avvocati che il PM Manuela Comodi ha fissato la prima udienza preliminare per Alessandro, Giulia e Paola.
I compagni sono indagati dalla procura di Perugia per la presunta “cellula perugina della FAI”, che costruisce l‘Operazione Ardire assieme all’altra presunta “cellula” nazionale per la quale sono indagati, oltre ad Alessandro, anche Peppe, Stefano, Sergio, Katia ed Elisa, passati alla procura di Milano.
L’udienza è fissata per giovedì 6 giugno alle ore 11.30 presso il tribunale di Perugia.
Cassa di Solidarietà Aracnide
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diffondiamo da informa-azione
Apprendiamo che Marianna e Camille, compagne arrestate nelle ultime settimane – principalmente per non essersi fatte “spegnere” dalla misura cautelare dell’obbligo di firma, sono state scarcerate e trasferite agli arresti domiciliari; per Marianna con tutte le restrizioni possibili.
riceviamo e diffondiamo aggiornamenti sui due compagni della Ca’ Blatta arrestati nei giorni scorsi:
Erman ai domiciliari in Torino, senza restrizioni particolari; Luca obbligo di dimora in provincia di Varese.
Il processo potrebbe non essere per direttissima, come invece annunciato in precedenza. Stanno bene.
Commenti disabilitati su Torino – Ai domiciliari Marianna, Camille, Erman e Luca | tags: anarchici, anticarceraria, arresti domiciliari, Camille, CordaTesa, Erman e Luca, lotta rivoluzionaria, marianna, repressione di stato, scarcerazione, torino | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Italia in cella, Scarcerazioni e carcerazioni, Tutti
Presentiamo la lettera di A.D.Bourzoukos, uno dei 4 compagni anarchici arrestati il 1 Febbraio 2013 per la doppia rapina realizzata nella località di Velventòs.
“Mancava ancora molta luce perchè albeggiasse
Ma io non ho accettato la sconfitta”
Mezzogiorno e 25 minuti. L’ultima volta che ho guardato l’orologio. Dietro di noi un’auto pattuglia, dentro nel furgone i miei due compagni, l’“ostaggio” e io. Solo alcune ore prima le nostre emozioni erano totalmente differenti. Per un istante, all’apparenza, tutto andava perfettamente, fino a che hanno arrestato il nostro compagno nell’“ambulanza”. Quindi, di colpo la situazione ci ha abbattuto, ma nonostante tutto questo abbiamo mantenuto la Continue reading
Commenti disabilitati su Grecia: Lettera del prigioniero anarchico Andreas-Dimitris Bourzoukos | tags: anarchici, Andreas-Dimitris Bourzoukos, anticarceraria, azione diretta, brutalità della polizia, carcere, compagni incarcerati, CordaTesa, Cospirazione delle Cellule di Fuoco, grecia, I 4 di Kozani, lettera dal carcere, prigionieri politici, prigioniero anarchico, repressione, repressione di stato, solidarietà, terrorismo di stato | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Corrispondenze galeotte, Dentro le mura, Mondo in cella, Tutti
diffondiamo da informa-azione
24 aprile 2013 – Con la chiusura delle indagini preliminari (415 bis) notificata l’ 11 marzo 2013 si andrà a processo per Nicola ed Alfredo per 280 bis (attentato con finalità di terrorismo) con procedimento stralciato dal fascicolo per 270bis, sempre per il ferimento dell’ Ad di Ansaldo Nucleare Adinolfi, che rimane aperto con una terza indagata. Per il 280 bis non è stata ancora fissata l’ udienza preliminare, si sta attendendo anche che la Procura depositi le trascrizioni delle intercettazioni ambientali mancanti che, dopo due proroghe richieste dai periti del tribunale, dovrebbero essere pronte il 5 giugno (a quanto pare i periti non riescono a capire e trascrivere il dialetto napoletano… che tanto cristallino pareva ai magistrati genovesi quando è dovuto servire a corroborare la tesi accusatoria, con il solito meccanismo pretestuoso con cui vengono interpretate sempre le intercettazioni ambientali). A maggio è fissato Continue reading
Commenti disabilitati su Aggiornamenti su Nicola e Alfredo e informazioni sulla sorveglianza tecnologica | tags: aggiornamento su detenuti, alfredo e nicola, anarchici, anticarceraria, CordaTesa, sorveglianza tecnologica | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
http://libertad28m.blogspot.com.ar/
Questo è il nuovo blog aperto per informare a riguardo dex compagnx detenutx e arrestatx a Temuco, in Cile, durante la infima repressione del 28 marzo
Commenti disabilitati su Temuco: Nuovo blog per i compagni del 28M | tags: 28M, anarchici, anticarceraria, carcere, cile, compagni incarcerati, CordaTesa, detenuti, nuovo blog, processo, repressione, Temuco | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Diffondiamo da Radioazione
Il 13 Giugno 2012, dopo diverse operazioni contro altri compagni, lo Stato italiano ha lanciato un giro di vite contro decine di anarchici, denominata ”Ardire”, portando avanti 40 perquisizioni, 24 rinvii a giudizio e 8 arresti. Questa volta, si avrebbe dato anche una dimensione supplementare, accusando inoltre a compagni già incarcerati in diversi paesi europei, tra cui Grecia, Svizzera e Germania. Come al solito, lo Stato tende a mostrare il suo volto autoritario contro quello sorridente dei suoi nemici irriducibili, costruendo, ad esempio, dei ruoli di leader, esecutori e di coordinatori all’interno di un’ennesima “associazione sovversiva”, lì dove ci sono affinità, corrispondenza con i prigionieri, lotta e volontà di combattere. E così che Gabriel Pombo da Silva e Marco Camenisch, imprigionati per molti anni, si ritrovano in quest’indagine in Continue reading
Commenti disabilitati su Gabriel Pombo da Silva: Solidarietà anarchica contro l’Europa delle polizie e contro tutte le autorità. | tags: anarchici, anticarceraria, carcere, comunicato, CordaTesa, detenuto, Gabriel Pombo Da Silva, no stato, solidarietà, trasferimento in italia | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Tutti
Il 12 aprile, dalle 18,50 alle 19,40 circa, una trentina di anarchici hanno assediato il perimetro del carcere Lorusso e Cutugno scagliando pietre, bombe carta ed altri oggetti contundenti contro il personale di Polizia Penitenziaria. A dichiararlo è Leo Beneduci, segretario del sindacale autonomo di Polizia Penitenziaria Osapp.
Per fortuna, continua Beneduci, in questa occasione non si sono registrati danni fisici agli agenti, ma solo a un’auto protetta inviata sul posto per mantenere l’ordine pubblico. “E’ evidente – afferma Beneduci – che simili aggressioni ai presidi di sicurezza della Repubblica, quali sono gli Istituti Penitenziari, si stanno registrando sempre più frequentemente ed in aree geografiche diversificate ed è per questo che è divenuta necessaria ed improcrastinabile che le massime Autorità Politiche affrontino in modo determinato e risolutivo l’ormai annosa questione penitenziaria”.
Fonte
Commenti disabilitati su Anarchici hanno assediato il carcere delle Vallette | tags: anarchici, anticarceraria, assedio al carcere, attacco anticarcerario, carcere, compagni anarchici, CordaTesa, le vallette, torino | posted in Contro carcere, CIE e OPG, Presidi, cortei, saluti e iniziative, Tutti
Temuco. Ieri mattina, 28 marzo, la polizia ha effettuato una serie di perquisizioni tra cui due case occupate. Una in Plaza Dreve conosciuta come Espacio Pandemia e l’altra è la biblioteca Amanecer. Secondo la procura, la polizia e la stampa durante le perquisizioni sarebbero stati trovati estintori, polvere nera, timer, gas butano e un manuale di bombe artigianali. Infine dicono di aver trvato un testo rivendicativo di un’azione.
Molti compagni sono stati arrestati anche solo per non aver dato i loro nominativi agli sbirri. I compagni arrestati, invece, per il possesso d’armi sono 2 o 3 e non si esclude che possono essere accusati per la legge contro il terrorismo.
Il 26 marzo, quindi due giorni prima, i compagni di Espacio Pandemia avevano scritto un comunicato in cui parlavano di un continuo controllo, da circa due mesi, da parte degli sbirri nei loro confronti e dello spazio. I bastardi in divisa hanno, più volte, chiesto agli abitanti della zona cosa i compagni facessero in quel posto, e cosa organizzassero senza mai ottenere nulla. Il magistrato che si occupa di tutta questa storia è Paredes Cristian. Seguiranno aggiornamenti…
SOLIDARIETA’ CON I COMPAGNI ARRESTATI A TEMUCO!
La mattina del 28 marzo, in cui si commemorava la “giornata del giovane combattente”, la polizia ha fatto irruzione in due si ti compagni: L’occupazione di Dreves e la Biblioteca Amanecer.
Ivan Bezmalinovic, celebre generale di Pacos, ha praticamente affermato che questa è un’indagine coordinata tra Carabineros e magistratura, e che sono stati trovati, durante le perquisizioni, timer simili a quelli usati negli attacchi contro la Gendarmeria e gli stessi Carabineros.
A detta degli infami repressori, nell’occupazione di Dreves, sarebbero stati trovati 400gr di polvere nera, due estintori, fusibili, gas butano, orologi, batterie, cavi ed altro materiale secondo loro molto importante. Nella Biblioteca Amanecer, invece, sarebbe stato trovato un taccuino in cui ci sarebbe stata scritta una rivendicazione.
In questa operazione sono stati arrestati 12 compagni: 7 per aver negato l’identificazione agli sbirri, 2 per detenzione di marihuana e 3 sulla legge sul controllo di armi.
Il procuratore di Temuco, Cristian Perez, ha tenuto a precisare, come procedura usuale di ogni fottuta democrazia, che nel mirino non c’è tutto il movimento ma solo tre persone che si sono macchiate di certi reati.
Agli arrestati è stato fatto il prelievo di DNA per compararlo con quello degli oggetti rinvenuti dopo gli attacchi. In Cile, come in tutto il mondo, è diventata una pratica molto diffusa quella di fare una banca genetica. In Cile, i prigionieri Mapuche, hanno anche subito percosse e torture per l’estrazione del DNA.
I compagni nella stessa serata del 28/03 sono stati trasferiti dal Commissariato al Tribunale.
Il giorno seguente il Tribunale di Temuco era circondato in tutto il perimetro da un grosso contingente di sbirri anti sommossa; questo è accaduto per la prima volta da quando è stato costruito.
Ci sono state udienze diverse, in base al reato imputato, contro i compagni arrestati.
Tre compagne, Ariadna Torres Torres, Roxana Marin Laurie e Yaritza Grandòn sono state accusate di appartenere alla “Cèlula Nòmade Incendiaria”, quindi per fabbricazione e porto di materiale esplosivo nei due attacchi contro la Gendarmeria e le Forza Speciali, ma senza essere formalizzata sotto la legge Anti-terrorismo.
Le tre compagne durante l’udienza hanno rilasciato delle dichiarazioni in cui fanno capire(Ariadna e Roxana che è incinta di 5 mesi) che sia l’estintore che il taccuino, rispettivamente, non sono stati trovati durante la loro presenza ma sono apparsi all’improvviso. Yaritza, invece, ha affermato che i giorni 26 e 27 febbraio lei era a fare un esame a Talcahuano, ed ha preso un autobus per tornare a Temuco il 3 marzo arrivando a casa alle 05:00 del mattino.
Il giudice ha concesso 5 mesi di indagine e gli arresti preventivi per tutte e tre le compagne.
In un’altra udienza è stato valutato il reato per possesso di droga(100gr di marihuana) nei confronti dei compagni arrestati nella casa di Amanecer. In questo caso il giudice ha decretato 3 mesi di indagini e l’arresto preventivo per i tre compagni.
Questa situazione, a detta dei compagni di quelle zone, ricorda molto l’arresto del compagno Esteban Huiniguir nel 2008. Fu arrestato in seguito ad una perquisizione a casa e dove furono trovate, a tre compagni che vivevano con lui, alcune moltov. Esteban per alcune piante di marihuana, che gli furono trovate a casa, fu accusato di “semina” e “microtraffico” e condannato a 3 anni ed un giorno + 541 giorni per un’altra condanna per aver fatto parte del MJL(Movimento Juvenil Lautaro). Esteban è stato scarcerato nel 2012.
Per gli altri 7 compagni arrestati per non aver permesso la loro identificazione, la corte ha deciso di condannarli con una multa di 2 UTM, a cui i compagni hanno già dichiarato di appellarsi, e sono stati poi scarcerati.
Le difese dei compagni arrestati per entrambe i tipi di reati ricorreranno alla Corte d’Appello.
Bisogna ricordare che già in passato la polizia aveva fatto irruzione in alcune case dicendo di aver trovato polvere nera, esplosivi,estintori e fusibili. In due casi in particolare furono arrestati due compagni. Nel 2009 il compagno basco Luzarraga Asel che fu condannato a 220 giorni di carcere, senza che gli venisse formalizzata l’accusa per la legge Anti-Terrorismo. Nel 2010 Waikilaf Cadin Calfunao fu condannato a 3 anni e 541 giorni di reclusione.
SOLIDARIETÀ CON TUTTI I COMPAGNI ARRESTATI A TEMUCO!
FUOCO ALLE GALERE DI TUTTO IL MONDO!
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Attentato Adinolfi: restano in carcere i due anarchici insurrezionalisti
Genova. Restano in carcere Nicola Gai e Alfredo Coppito, i due anarchici insurrezionalisti accusati dell’attentato all’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, del 7 maggio scorso a Genova.
La seconda sezione penale della Cassazione ha infatti rigettato il ricorso della difesa dei due.
Gai e Coppito sono detenuti nel carcere di Sanremo dopo l’arresto avvenuto il 14 settembre dello scorso anno.
Repressione – Nuovo 270 bis per Anna Beniamino
AGGIORNAMENTI SU REPRESSIONE – 7 marzo. Mi è stato notificato stamattina, da quattro ceffi di Ros e Digos di Genova, l’ avviso di garanzia per
”270 bis c.p.p. (partecipazione ad una associazione che si propone atti di violenza contro persone, quali Roberto Adinolfi ed istituzioni con finalità di terrorismo ed eversione del’ ordine democratico )” oltre all’ accusa di porto in luogo pubblico o aperto di armi da fuoco (accertato il gennaio 2013 ).
In questo nuovo procedimento siamo indagati Alfredo, Nicola ed io. Contestualmente è stato notificato il sequestro delle armi da fuoco di proprietà del padre di Nicola, regolarmente denunciate e già presenti nel corso delle scorse perquisizioni. L’acrobazia inquisitoria è la seguente: in sede di incidente probatorio su due caschi sequestrati a casa di Nicola, è stato verificato che erano presenti tracce di polvere da sparo non compatibili con il munizionamento utilizzato nel ferimento Adinolfi, tali tracce presupporrebbero che i caschi fossero utilizzati con altre armi ovvero quelle in disponibilità del padre che verranno ora fatte oggetto di perizia. Traduzione di tutto questo: che le perizie hanno avuto esito negativo, visto che sto continuando ad aggiornare sulla situazione repressiva in corso e a solidarizzare con i compagni in carcere ad Alessandria ed altrove , visto che il procedimento x 280 cp. per Nicola ed Alfredo è in procinto di chiudersi per fine indagini, quindi dovrebbero finalmente concedermi i colloqui con Alfredo, arriva puntuale questa ennesima forma di pressione dalla procura genovese. Se il tentativo è quello di spezzare la solidarietà tra noi sappiano che non ci riusciranno ,ne ora ne mai .Solidarietà ad Alfredo, Nicola ed a tutti i compagni in carcere, in Italia e ogni dove…
Per l’ anarchia.
Anna Beniamino
per contatti: nidieunimaitres@gmail.com
Prigionieri – Sergio, Stefano e Alessandro trasferiti da Alessandria a Ferrara
Sergio, Stefano e Alessandro , per iniziativa della Procura di Milano (seppure la stessa non abbia ancora emesso un mandato di cattura nei confronti di quest’ultimo ),sono stati trasferiti oggi 6 marzo nel carcere di Ferrara. Sembra che il senso sia quello di evitare rapporti tra loro tre e Alfredo e Nicola, detenuti anche loro nella sezione AS2 di Alessandria.
Sergio Maria Stefani,
Stefano Gabriele Fosco,
Alessandro Settepani
C.C. Via Arginone, 327
44122 Ferrara
La competenza per il processo è passata per Stefano, Elisa, Sergio e Giuseppe alla Procura di Milano. Per i primi tre c’è già stato il riesame (per Giuseppe ci sarà a fine mese) che ha dato esito negativo per la loro scarcerazione.
Per Sergio al Tribunale della Libertà di Milano è caduto il punto B dell’ordinanza di custodia cautelare (attentati alla Bocconi e al direttore del Cie di Gradisca) ed è stato introdotto il reato di istigazione a delinquere adducendo come prova gli scritti, i comunicati, le lettere diffuse dal compagno durante la precedente carcerazione per l’operazione Shadow. Ieri c’è stata anche l’udienza per decidere se potrà avere finalmente i colloqui con Katia, cosa per cui è ancora in sciopero della fame.
Per Stefano ed Elisa in sede di riesame è caduto il 280 mentre sono rimasti il 270 e l’istigazione a delinquere. Le motivazioni addotte in sede di riesame per tenerli in carcere riguardano principalmente l’attività del blog Culmine, attraverso il quale gli inquirenti sostengono di aver riscontrato il “contributo ideologico” alla presunta associazione sovversiva, il “superamento dei limiti di comunicazione e conoscenza” oltre a mettere sotto accusa la solidarietà e il supporto ai prigionieri.
Per Paola, Giulia, e Alessandro è arrivata la notifica di chiusura delle indagini per quanto riguarda il 270 avente base in Perugia.
La Cassazione per Alessandro ha stabilito che per entrambe le associazioni la competenza territoriale è della procura di Perugia.
In attesa di ulteriori aggiornamenti.
Cassa di solidarietà Aracnide
Lettera e aggiornamenti da Madda
Petrusa,19/02/13
Ciao Compà,
scusate il ritardo nel confermarvi l’arrivo del materiale richiesto, è perchè ho finito le buste e solo oggi mi sono arrivate! Beddi, vedete che qui mi stan facendo troppo incazzare. Di ciò che vi avevo richiesto, han lasciato entrare solamente il codice, il mio scritto impaginato e alcuni fogli di giornale, mentre il resto è fermo in direzione, in attesa di una decisione. Stessa cosa vale per l’opuscolo di OLGA.
A causa del procedimento aperto dal carcere palermitano (per ciò che è accaduto negli ultimi mesi), ci sono indagini in corso, e ho capito che con questo pretesto han bloccato tutto. Come se bloccare dei libri potesse essere“utile alle indagini”, o “prevenire reati” o garantire la “sicurezza interna”! Ora, io ho fatto richiesta di parlare con chi me li ha bloccati (il direttore) e vediamo… Se a giorni non si presenta mi muoverò in altri modi… Con calma utilizzo le loro fottute formalità (che tanto so già che mai portano a qualcosa) solo perchè così non possono dire che non ci ho provato… Anche perché in nessun altro carcere mi han mai trattenuto libri (neanche sotto le varie censure) […]
Comunque, oltre a tutto questo, ancora sto in isolamento… Mi han dato altri dieci giorni dopo i quindici accollatami appena finito il 14 bis, per una zuffa con le guardie a Palermo (che ha portato a questo trasferimento. Pensare che avevo sperato che cambiando aria avrei preso un attimo di respiro, e invece…)… Inutile pensare a queste cose in certi luoghi! Qua non la vedo tanto differente da Palermo… Già se inizia così! Ma…
Comunque, il giorno 25 febbraio ho udienza a Trapani e chiederò i domiciliari in Sardegna. Quindi aspetto a vedere che deciderà ‘sto giudice! […] Ora mi pare di essere nuovamente al 14 bis, non avendo, oltre al fornellino, nemmeno la tv, che per un incidente è da sistemare ( e mi vogliono pure far pagare il danno!). […]
Qua la struttura è piccola, poche detenute (le ho viste solidali però!) il freddo costante come in ogni carcere e il trattamento riservatomi è il medesimo da AS2, con le solite dinamiche interne di minaccia di rapporto. Me ne hanno accollato uno per una stronzata che se ve la racconto non si sa se ridere o piangere! […]
Ah, in questo carcere non fanno entrare i bolli per corrispondenza, così se volete rigirare questo fatto oltre alla situazione esposta sopra mi fareste un piacere. […]
Chiudo con una forte stretta sempre colma d’odio per chi reprime
e d’amore per la completa Libertà
Madda
Da una successiva lettera, datata il 4 marzo, apprendiamo che si trova attualmente in sciopero della fame. Dopo essere stata trasferita dal Pagliarelli di Palermo al carcere di Petrusa, sta scontando ancora un ciclo di 8 giorni di isolamento, dopo averne già fatti prima 15 e poi in 10 (in tutto ormai un mese!). Due settimane fa ha chiesto di parlare con il direttore, al fine di ricevere chiarimenti circa questo prolungarsi della misura punitiva: vuole accertarsi di non essere ancora in isolamento per fatti già scontati, visto che i procedimenti sono tutti partiti da Palermo. Non avendo ancora ottenuto la possibilità di parlare con il direttore, è entrata in sciopero della fame dal giorno 28 febbraio.
Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali
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Diffondiamo da Informa-azione
La disinfestazione non è riuscita
Il 27 febbraio, il tribunale di Trento ci ha assolto dall’accusa di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”. Il procuratore aveva chiesto dai 3 anni e 4 mesi ai 5 anni, ma il maldestro castello di carte è crollato. Per cui a Massimo è stata revocata la custodia cautelare. Il giorno dopo si sono conclusi i termini anche per l’altra sua custodia cautelare (emessa dal tribunale di Torino per i fatti di Chianocco, cioè la cacciata di una troupe televisiva, il 29 gennaio 2012, da un blocco NO TAV in Valsusa), per cui, dopo sei mesi, ritrova la “libertà” e il suo posto di combattimento… (ah, tanto per cambiare, come molti altri ha il divieto di andare in Valsusa).
Siamo di nuovo assieme grazie alla solidarietà dei tanti compagni, compagne e non solo che sono stati al nostro fianco. A loro la nostra gratitudine e il nostro arrivederci, sulle strade o sui sentieri della rivolta e del mutuo appoggio.
Il nostro pensiero è per i compagni e i fratelli ancora imprigionati.
Di seguito la nostra dichiarazione:
Dichiarazione degli anarchici imputati al tribunale di Trento
Il gioco delle parti su cui si basa la Giustizia di Stato prevede che voi ci accusiate e che noi, a testa bassa, veniamo qui a difenderci. Ma noi non accettiamo le parti, sia perché non riconosciamo lo Stato sia perché il gioco è palesemente truccato.
Se avessimo a che fare con reati specifici e con l’esibizione di cosiddette prove, questo processo non sarebbe nemmeno cominciato. E questo non lo diciamo noi. Lo dicono le carte giudiziarie.
Nella ordinanza di custodia cautelare che trattiene ancora agli arresti domiciliari uno di noi si definiscono “oscure le ragioni addotte dall’accusa, che si limita a semplici considerazioni astratte”.
Nella richiesta di arresti inoltrata dalla Procura si legge: “Deve ritenersi che indizi in ordine alla sussistenza del reato associativo ben possono essere desunti da elementi di prova relativi ai reati-fine, anche quando essi siano stati ritenuti insufficienti allo stesso esercizio dell’azione penale per tali reati”. In termini ancora più chiari: l’associazione “è premessa doverosa per valutare con correttezza e valorizzare quali ‘indizi’ delle circostanze che, diversamente, avrebbero valore ‘neutro’ dal punto di vista probatorio”.
Insomma, senza ricorrere ad una fantomatica associazione di cui la Digos di Trento si è inventata persino l’acronimo (“G.A.I.T.”, “Gruppo Anarchico Insurrezionalista Trentino”), ciò che i PM Amato e Ognibene avrebbero in mano è presto detto: un pugno di mosche. E questo nonostante il mastodontico dispositivo di controllo tecnologico messo in campo: 148.990 contatti telefonici, 10 mila contatti ambientali, 18 mila comunicazioni telematiche, 14 mila dati gps, 92 mila ore di video, 12 mila fotografie.
Gli inquirenti stessi, d’altronde, dicono di non possedere né prove né gravi indizi per determinare chi ha compiuto le azioni anonime di cui siamo accusati; da quelle azioni si desumerebbe l’esistenza di un’organizzazione, di cui noi faremmo parte; la nostra partecipazione si desumerebbe, a sua volta, dalle azioni. E così via, in una sorta di cortocircuito logico.
Siamo un bel grattacapo per i loro teoremi. Il codice definisce l’associazione sovversiva un “legame formalmente distinto dai singoli partecipanti”, cioè un’organizzazione stabile nel tempo, con un’organigramma, dei ruoli ecc. – caratteristiche, queste, inconciliabili con l’informalità, l’orizzontalità e l’affinità che da sempre caratterizzano i nostri rapporti come quelli di tanti altri compagni. E infatti Digos e Procura si lanciano, sfidando la grammatica non meno che la storia, a ipotizzare un’organizzazione “piramidale e gerarchizzata” compatibile, miracolo!, con lo “spontaneismo anarchico”.
I teorici del “G.A.I.T” sono Digos e Procura, non certo noi. Il “G.A.I.T” non esiste di fatto; e questo per il semplice motivo che non può esistere di principio. Un’organizzazione piramidale e gerarchica, con tanto di capi, sottoposti, cassieri e manovali, è la negazione stessa dell’idea, dell’etica e della pratica anarchiche. Simili ruoli e il miserabile mondo che si portano appresso esistono nelle Procure, negli eserciti, nelle istituzioni dello Stato e nella società capitalista, non tra chi di tutto ciò vuole fare tabula rasa. Un’organizzazione nella quale gli individui sono degli intercambiabili strumenti ucciderebbe le nostre idee e i nostri sogni ancora prima che la rivoluzione cominci. Quando parlate di noi, pensate sempre di potervi guardare allo specchio. Ma noi siamo il disordine dei vostri sogni, la negazione vivente del vostro mondo ingiusto, noioso e insensato. Siamo tra quelli che non obbediscono perché si rifiutano di comandare. Siamo tra quelli che in un’aula di tribunale non cambierebbero mai il proprio posto con il vostro.
Il gioco è truccato, abbiamo detto. Non perché questo processo sia più “ingiusto” di tanti altri, ma perché la magistratura non è affatto un’istituzione neutra della società, bensì lo strumento del dominio di una minoranza sul resto della popolazione, degli sfruttatori sugli sfruttati, dei ricchi sui poveri. Un’istituzione fedele nei secoli, come si evince dal nome stesso dato all’operazione poliziesco-giudiziaria nei nostri confronti. Sapete meglio di noi chi usava il termine “zecche” per indicare comunisti, socialisti, anarchici – e a poco è servito il ridicolo latinorum con cui avete mascherato il vostro linguaggio fascista. D’altronde da quell’epoca e da quella scuola viene l’articolo del codice con cui ci avete arrestato (come altri vostri colleghi hanno fatto con migliaia di compagne e di compagni); articolo che la vostra bella democrazia negli ultimi trent’anni non ha fatto altro che aggravare. I dati relativi alle condanne inflitte dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato istituito da Mussolini non coincidono forse con quelli dei processi per “terrorismo”? Eccoci alla parolina magica.
Lo Stato di Portella della Ginestra, di piazza Fontana, di piazza della Loggia, della stazione di Bologna, dell’Italicus, di Ustica ecc. accusa noi di “terrorismo”, cioè di “violenza cieca e indiscriminata il cui fine è conquistare o consolidare il potere politico” (questa era la definizione che si trovava nei dizionari fino agli anni Settanta). Lo Stato dei bombardamenti in Iraq, Kosovo, Afghanistan, Libano, Libia accusa gli anarchici di voler “affermare coattivamente” i propri princìpi. Lo Stato di piazza Alimonda, della Diaz, di Bolzaneto, di Pinelli, Serantini, Lorusso, Cucchi, Aldrovandi, Bianzino, Lonzi, Mastrogiovanni e tanti, troppi altri accusa noi di “intimidire la popolazione”.
Nel mondo reale, che non si vede dai buchi della serratura da cui spiate noi e le nostre lotte, milioni di sfruttati, di poveri, di esclusi sono quotidianamente intimiditi, terrorizzati, avvelenati, uccisi dall’ordine sociale che difendete. Solo in Italia, ogni giorno quattro lavoratori non tornano a casa, e centosessanta persone crepano ogni anno in quelle galere dove ci avete più volte rinchiuso e dove abbiamo incontrato individui solidali e fraterni di sicuro più retti di voi.
Di fronte a questa guerra quotidiana condotta dalla classe proprietaria, vorreste che nessuno se la prendesse con le banche, con le agenzie interinali, con le tecnologie del controllo, con gli strumenti della morte e della devastazione ambientale. La collera è il solo capitale che gli sfruttati abbiano accumulato nella storia. E forse non è lontano il giorno in cui sarà per voi molto difficile attribuire ciò che vi spaventa a un pugno di anarchici; il giorno in cui sarà la popolazione povera e sottomessa a diventare una grande “associazione sovversiva”.
Ma torniamo alle carte. Nella fretta di assecondare il volere del ministro dell’Interno, vi siete decisamente lasciati andare. Accusate due di noi di aver orchestrato e diretto gli scontri del 3 luglio 2011 in Valsusa. Siamo dei NO TAV, e non da ieri, questo è vero. Ma ad assediare il cantiere-fortino del TAV a Chiomonte, il 3 luglio 2011, c’erano quarantamila persone; e non, come avete scritto senza vergogna nelle vostre carte, “circa 500 anarchici”. Curiosamente, la Procura di Torino non ci accusa di alcun reato specifico per tale giornata, mentre per quella di Trento avremmo pianificato tutto noi. Vi farebbe comodo sostituire una popolazione in lotta, che da vent’anni si oppone alla devastazione ad alta velocità della propria terra, con un pugno di “zecche”. Da disinfestare preferibilmente con quel gas CS di cui polizia, carabinieri e finanzieri il 3 luglio hanno sparato 4357 candelotti. Il movimento NO TAV ha già risposto a giornalisti e magistrati “siamo tutti black bloc”, ma l’autonomia e l’orizzontalità di una lotta per la terra, la dignità e la libertà non potete proprio tollerarle.
La Digos si spinge fino a scrivere che i partecipanti ai comitati NO TAV sarebbero, per noi, semplicemente degli “uomini di paglia” e il movimento “un serbatoio di risorse umane da utilizzare”. Non ci sono parole per commentare una simile sfrontatezza. Soltanto gli uomini di Stato e i capitalisti considerano le popolazioni “un serbatoio di risorse umane da utilizzare”, non certo gli anarchici. “Uomini di paglia”, poi, non sono forse i servitori per chi li comanda? Guardate le immagini dei vostri colleghi che alla Diaz hanno massacrato di botte persino delle persone anziane mentre erano sdraiate, e chiedetevi di cosa sono fatti quegli uomini lì.
Tra le vostre falsificazioni e la realtà di una lotta come quella NO TAV, in cui compagne e compagni hanno messo tutto il loro cuore, c’è un abisso – etico, umano, sociale.
Ma la Digos è riuscita ad accusarci perfino di aver strumentalizzato cinicamente la morte di Stefano Frapporti, un muratore di quarantanove anni fermato da due carabinieri in borghese e trovato, cinque ore dopo, morto nella cella numero 5 del carcere di Rovereto. Centinaia di persone – familiari, amici e tanti solidali – hanno manifestato per mesi la propria rabbia in città. Noi siamo già stati condannati per non esserci girati dall’altra parte, mentre l’inchiesta sulla morte di Stefano è stata, come al solito, archiviata. Nelle carte di Questura tutto questo scompare (proprio come sono scomparse le migliaia di persone che si sono battute in Valsusa il 3 luglio 2011): rimangono solo un “piccolo spacciatore” e gli anarchici “strumentalizzatori”. Il circolo “Frapporti-Cabana” nato a pochi metri dal luogo in cui Stefano è stato fermato quel maledetto 21 luglio 2009 è la migliore risposta ai vostri insulti all’intelligenza e alla dignità.
Il vostro spazio-tempo non è il nostro. Mentre siamo qui pensiamo alla gioventù ribelle che combatte nelle strade del Cairo. Pensiamo a quelle donne e a quegli uomini che in Grecia sono insorti per vivere senza lo Stato e senza i padroni. Pensiamo ai ragazzi condannati ad anni di carcere per essersi battuti a Genova nel 2001 e a Roma nel 2011. Pensiamo a quelle donne che in India si sono rivoltate contro la violenza maschilista e poliziesca. Pensiamo a tutte le donne e agli uomini morti nel Mediterraneo perché cercavano un po’ di pane e di libertà. Pensiamo a tutti quelli uccisi dalle vostre bombe. Pensiamo ai ragazzini palestinesi dagli occhi belli e dai cuori grandi. Pensiamo ai nostri compagni e ai nostri fratelli che resistono a testa alta nelle prigioni e nei lager di tutto il mondo. Pensiamo ai quattro compagni arrestati il 1° febbraio in Grecia e torturati dalla polizia. Pensiamo a tutti i ragazzi pestati nelle vostre caserme e nelle vostre galere. Pensiamo agli schiavi salariati nelle fabbriche militarizzate e nei campi di lavoro cinesi. Pensiamo agli animali, ai boschi, alle vallate e alle montagne che i vostri bulldozer e i vostri profitti devastano.
Pensiamo a tutto questo e non vorremmo vergognarci quando qualcuno ci chiederà, un giorno: “Mentre succedeva tutto ciò, voi che facevate?”. Vorremmo poter rispondere: “Abbiamo dato il nostro piccolo contributo con la testa, con il cuore e con le mani”.
Siamo il vostro imprevisto, la variabile non contemplata nei vostri calcoli.
Veniamo da lontano, e abbiamo lo stesso sogno che animava i contadini insorti nel 1525 in Germania: omnia sunt communia– visto che vi piace il latino.
Emettete pure le vostre sentenze. Noi voliamo più in alto.
Trento, ventisette febbraio 2013
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da contrainfo
Come accaduto a voi con il cosiddetto “Caso Bombas”, adesso accade a noi con l’operazione “Ardire”. In questi giorni abbiamo appreso che, tra le tante, siamo anche sotto indagine per il presunto “finanziamento degli anarchici cileni”.
La verità è che, a suo tempo, abbiamo dato la disponibilità del nostro conto corrente, quale forma di solidarietà concreta per i nostri compagni colpiti dallo Stato Cileno. L’abbiamo fatto con un comunicato pubblico e non avremmo dubbi a rifarlo. Non potranno mai fermare la solidarietà concreta tra anarchici/che, né con le sbarre, né con le sezioni ad alta sorveglianza.
Un forte abbraccio ribelle
Elisa e Stefano
14.02.2013
per scrivergli:
Elisa di Bernardo
c/c Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma
Italia
Stefano Gabriele Fosco
Via Casale 50/A
15122 San Michele (AL)
Italia
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comunicato
PRECISAZIONI E SOLIDARIETA’
Mercoledì 27 febbraio si terrà a Trento il processo contro gli anarchici trentini accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.
Nessuna prova sui fatti specifici contestati, ma generiche accuse di aver compiuto azioni illegali e di aver organizzato e animato le lotte sociali contro il progetto TAV e la base di Mattarello.
Ingenti risorse economiche investite e anni di indagine con pedinamenti e intercettazioni, coordinati dalla procura di Trento, per un inchiesta che da subito si è rivelata debole.
Tra le accuse più assurde che vengono mosse agli attivisti trentini vi è quella di aver organizzato e diretto gli scontri avvenuti il 3 luglio 2011 in val di Susa tra migliaia di attivisti NO TAV e le forze di polizia durante l’assedio al cantiere della Maddalena di Chiomonte.
In merito, il Movimento NO TAV al fine di consegnare alla storia quella che è stata la realtà dei fatti ci tiene a precisare quanto segue:
-la giornata del 3 luglio è stata un espressione della rabbia e indignazione popolare valsusina per la pesante aggressione subita dal territorio della valle e dalla sua gente con lo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e l’installazione del cantiere TAV
-le migliaia di persone protagoniste dell’assedio hanno risposto alle violenze della polizia che quel giorno ha lanciato più di quattromila proiettili di gas lacrimogeno CS, anche ad altezza uomo
-numerosi gli attivisti accorsi da ogni parte d’Italia quel giorno per sostenere le istanze, ormai ventennali, del movimento valsusino e per solidarizzare con la popolazione sotto attacco
-il Movimento NO TAV non ha capi né gregari, ma si avvale della disponibilità e della volontà di tutti coloro che hanno deciso da che parte stare e che lottano per impedire la distruzione dei territori in nome del profitto
-le azioni di disturbo al cantiere di Chiomonte sono proseguite nei mesi dopo il 3 luglio e continuano tutt’oggi e, a sottolineare l’illegalità e l’illegittimità di quei lavori, ci sono anche gli innumerevoli esposti prodotti dai legali del movimento
-per i fatti del 3 luglio è in corso a Torino un processo che riguarda 52 persone, e che si configura come un vero e proprio attacco politico al movimento che da anni si batte contro la costruzione dell’inutile nuova ferrovia Torino-Lione.
Esprimiamo solidarietà e vicinanza a tutti coloro che sono colpiti da inchieste della magistratura per aver lottato insieme a noi contro il devastante progetto TAV.
L’assemblea dei comitati NO TAV
Valle di Susa, 24 febbraio 2013
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Saluti a tuttx.
Probabilmente la maggioranza di voi avrà già sentito parlare della situazione in cui si trova Mario Augusto Silva Sosa, meglio conosciuto da tutti come “Mayin”.
Ricordiamo la sua partecipazione in diverse lotte, in passato fu parte integrante del collettivo anarcovegan nella città del Messico, da allora ha intrapreso la scelta di una dieta vegana che continua da più di 10 anni, anche in questi ultimi mesi in cui si trova in carcere, nonostante le difficoltà che questo implica.
È anche partecipe del progetto di occupazione di Casa Naranja, appoggiandola nelle sue diverse attività.
Mario si trova prigioniero dal 18 novembre 2012 a causa di una denuncia di rapina, in un caso pieno di irregolarità, arbitrarietà da parte dell’apparato giudiziale e del corpo di polizia.
Il 25 gennaio c’è stata l’ultima udienza, tra il 10 e il 15 febbraio dovrebbero esserci le conclusioni e una settimana dopo ci sarà la sentenza. Il pronostico più positivo riguardo al risultato finale sarebbe la possibilità che Mayin esca libero su cauzione, tuttavia per il modo in cui si sta sviluppando il caso questa possibilità ci risulta onestamente difficile. Nel peggior caso Mayin potrebbe ricevere una sentenza fino a 8 anni.
Qui in Casa Naranja si è cercato di seguire da vicino lo sviluppo del suo caso e cercato di fornirgli settimanalmente alimenti vegani, appoggiandolo per quanto possibile in questo aspetto.
Durante il processo e la sua permanenza in prigione c’è stato bisogno di trovare il denaro necessario per pagare le pratiche, l’alimentazione e la corruzione interna nel carcere, in cui ha subito estorsioni fino alla rapina. La somma necessaria per appoggiarlo ha raggiunto la quantità approssimativa di 4.000 pesos al mese, questo carico è risultato eccessivo, per cui noi e Mayin facciamo una chiamata di fraternità a tuttx gli/le amicx, partecipi della sua vita e a chiunque desideri solidarizzare con il compagno in questa difficile situazione della sua vita.
Centro Sociale Occupato Casa Naranja
fonte
Commenti disabilitati su Solidarietà con Mario Silva, compagno anarcovegan prigioniero in Messico | tags: america latina, anarchici, anticarceraria, carcere, chiamata di solidarietà internazionale, compagni incarcerati, CordaTesa, Mario Silva, messico, prigionieri politici, repressione, solidarietà, veganismo | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Riportiamo l’articolo dei fatti del 2009, dove i servi dei padroni hanno attaccato con la solita violenza chiudendo in un’angolo i compagni e aggredendo quello che adesso vogliono far passare per l’aggressore! Rompendogli la testa! Mai un passo indietro!
naturalmente Solidali e vicini a Scimmio!
Secondo l’accusa aggredì un poliziotto durante una manifestazione
MONZA, 14 Febbraio 2013 – Sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna e 2000 euro di risarcimento alla parte civile.
E’ la condanna inflitta dal Tribunale di Monza per resistenza e violenza a pubblico ufficiale a uno dei giovani che il 20 luglio del 2009 aveva partecipato alla manifestazione di protesta di un gruppo di anarchici contro lo sgombero del Centro sociale Boccaccio dall’ex cinema Apollo in via Lecco a Monza. Ad essere aggredito era stato un assistente capo della Polizia di Stato, che aveva subìto delle lesioni e si è costituito parte civile al processo per ottenere un risarcimento dei danni.
Davanti al giudice ieri è stato chiamato a testimoniare il vicequestore Francesco Scalise, dirigente del Commissariato di polizia di Monza allora come ancora adesso. “Il Questore di Milano aveva disposto lo sgombero dall’ex cinema Apollo degli occupanti del Centro sociale Boccaccio e di altri anarchici – ha ricordato Francesco Scalise – Avevo 60 uomini tra il personale della Digos e del Commissariato di polizia di Stato di Monza. Abbiamo sempre cercato di evitare lo scontro con i manifestanti, ma ad un certo punto però una quarantina di loro si sono messi in corteo non autorizzato. Ho mandato una trentina di poliziotti a seguirli sapendo che i manifestanti si sarebbero diretti in Comune per esprimere il loro disappunto. Non ho assistito personalmente all’aggressione contestata, ma so che si è arrivati all’identificazione dell’imputato dai fotogrammi del filmato delle telecamere del Comune”.
Il pm ha chiesto per l’imputato la condanna a 6 mesi di reclusione, confermata poi dal giudice, mentre la difesa dell’imputato sosteneva che non vi era prova che l’aggressore del poliziotto fosse proprio lui.
Fonte
Commenti disabilitati su Disordini per lo sgombero 2009 del Boccaccio, giovane condannato | tags: 2009, aggressione a poliziotto, anarchici, anticarceraria, boccaccio, cinema apollo, condanna, CordaTesa, disordini, FOA, FOA Boccaccio, monza, risarcimento, scontri, solidarietà ai compagni | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Tutti
diffondiamo da informa-azione un nuova lettera di Santo Galeano prigioniero nel carcere di San Vittore:
Ciao carissimi compagni, spero che questo mio scritto vi trovi bene e in ottima salute come potrei dire forse di me.
Vedo le cose cambiate, pare che temono quello che potrebbe succedere, boo!!!
In anzi tutto ringrazio tutti i compagni anarchici per la voce che fate sentire, pure un avvocato di Antigone mi ha scritto vi rendete conto? Hahaha
Cari compagni, vi racconto la mia sofferenza nei carceri che tramite voi sto riuscendo a fare sapere.
Vedo le cose in TV, da Lele Mora a Fabrizio Corona e incomincio a dire che la legge è bastarda, infame e indegna e non è uguale per tutti.
Ma voi questo lo sapete già.
Io nei vari trasferimenti quando lo facevo con l’aereo funziona così:
Si entra prima che i passeggeri entrino, ti fanno sedere all’ultimo posto. In anzi tutto i bagagli, che sarebbero due sacchi di 12 Kg in totale, teli devi portare tu con tutte le manette ai polsi. Renditi conto tutto ciò l’ho vissuto per l’ennesima volta il 25\11\2012 quando mi hanno chiamato partente trasferito per il funerale di mio padre.
Pietà non ne hanno, perché loro parlano solo di trasferte e di straordinari per farvi capire.
Le manette te le tolgono quando l’aereo decolla, se vuoi andare in bagno devi pisciare con la porta aperta ecc…
Non solo, quando ho avuto il permesso da Saluzzo a Roma Sigonella, poi da Sigonella a Piazza Lanza a Catania.
Nel permesso per il funerale di mio padre il 26\11\2012 nel permesso 30 OP per motivi di morte famigliare c’è scritto: In abiti borghesi e senza manette, guardato a vista.
Erano più di dieci agenti penitenziari, Falchi della polizia di Stato di Catania, con una camionetta sono arrivato con sei agenti penitenziari in divisa e quattro agenti penitenziari in borghese, pare che doveva arrivare non so chi!?
Ma lasciamo stare tutto ciò, e poi devo vedere in TV le interviste sull’aereo di Corona senza manette ecc. ecc. Ma dove la legge non dovrebbe condannare prima quelli che fanno fare queste cose?
Io sono stato giudicato da 1, 2, 3 grado di processo, sto pagando la mia pena ingiustamente e loro lo sanno. Ma va bene Dio vede e provvede solo lui può aiutarci. Perché pure la Chiesa oggi ha gli occhi bendati per come si è visto in questi anni.
Per tanto compagni miei io sono e sarò uno di voi perché la verità delle carceri italiani la deve sapere tutto il mondo, costi quello che costi, perché oggi io ho dei fratelli compagni anarchici.
Ora giungo al mio saluto con tutto il cuore e combatterò sempre queste ingiustizie perché grido vendetta e libertà di opinione, e essere un uomo libero.
Vi voglio bene vostro compagno
Santo Galeano
* * * * *
Vi sto facendo scrivere pure da un altro detenuto che è in pericolo di vita giornaliera, fa un giorno si e uno no la dialisi e ha il fine pena nel 2017.
Dove la legge dei benefici prevede:
Sotto i quattro affidamenti, sotto i tre anni sospensione pena o pena sospesa.
Deferimento cella ecc.
Ma dov’è la giustizia ragazzi, ma dobbiamo essere famosi per essere trattati diversamente?
Io che sono seguito dal CAM per tossico dipendenti da cocaina, prevede che posso andare in una comunità di cura. Ho fatto tantissimi colloqui con Cristina Coopes della comunità Gabbiano Colico, Cristina Giovanardi di A.I.S.E., tutte e due mi danno picche, posto non c’è ne per me.
Poi dal 21\12\2012 che mi hanno trasferito al carcere di San Vittore non ho fatto nessun colloquio con gli operatori del SERT.
Ragazzi combatto ma le braccia cadono sole dalla tristezza che ha il mio cuore, perché l’ingiustizia è troppo grande per colmarla.
Ma non per questo mollo, mi sento forte perché oggi ho voi, fratelli miei grazie grazie con il cuore vostro compagno anarchico.
Santo Galeano
Per scrivergli:
Santo Galeano
C.C. S. Vittore
P.zza Filangeri 2
20123 Milano
Commenti disabilitati su Lettera di Santo Galeano del 251\2013 dal carcere di San Vittore | tags: anarchici, anticarceraria, carcere, CordaTesa, corona, discriminazione, la legge non è uguale per tutti, lettera, san vittore, santo galeano, trasferimenti | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Diffondiamo da RadioAzione
La Prigione, la tortura e l’ingiustizia non vanno in vacanza
Dopo l’assalto più recente e persecutoria – l’apparato repressivo – la polizia, l’accusa e la Corte hanno concluso sospendendo il processo di preparazione che era in Corte costituzionale dal mese di agosto dello scorso anno, con l’obiettivo di invalidare l’intero pantano delle prove già escluse e rifiutate nel processo, prova che è stata archiviata dalla Corte Militare e portata avanti dal torturatore Roberto Reveco al Pubblico Ministero (legittimando, in questo modo, gli atti di persecuzione e di odio).
Sei mesi dopo, nel febbraio 2013, l’inganno continua ancora oggi, e lo fa presentando una nuova accusa contro il giudice che, si baserebbe sui dubbi che egli ha sulle prove di porcellana ed i querelanti. Nel frattempo restiamo imprigionati, e la Corte d’Appello si occuperà sul valutare la disputa sul falso “onore” tra di loro, tutto quanto abilmente costruito dai persecutori. Ma non è questa la tendenza occulta, e il trucco in fondo non serve solo per rimuovere il giudice. Il suo scopo è quello di ripartire con un nuovo processo, in cui tutte le prove dell’accusa già escluse, eliminate sotto le proprie leggi, possono essere integrate di nuovo, a qualunque costo, rispondendo così alle esigenze di repressione, persecuzione e punizione- esigenze politiche di uno Stato che ci fotte con il suo ordinamento giudiziario.
L’insostenibilità del processo si riflette nelle pratiche aberranti per giustificare questa prigionia. Dove la macchina oppressiva deve dare una condanna esempio.
Così noi, ribelli, libertari, sovversivi siamo temporaneamente in carcere, con un altalenante processo in cui si azzuffano nelle loro interpretazione legale delle loro leggi, i quali neppure con tutto questo inganno attuale stanno assicurando gli interessi inquisatorial dellostato e della loro struttura giudiziaria repressiva. Così, in contraddizione palpabile con le proprie norme, questo caso è stato aperto per più di cinque anni, politicamente sostenuto dalla ragione di Stato e senza alcun fondamento giuridico. Una detenzione che cercano di legittimare semplicemente perché noi ci facciamo carico delle nostre vite e non abbiamo mai avuto a che fare con il controllo capitalista imposto. Ariamo il percorso di emancipazione, che non rientra nei loro codici, e questo è il motivo per cui cercano di reinterpretare le proprie leggi, creando leggi temporanee, la riforma delle riforme e, attraverso la ragion di Stato, danno indiscutibile autorità e legittimità alla dottrina sacra del potere militare e le sue garanzie costituzionali.
Oggi, con una voce assetata di potere e importanza, la lingua d’argento di un procuratore vuole e deve mantenere le sue pene infernali. La sua manovra per avviare il processo tutto da capo non sarà il suo ultimo rantolo. Ieri, la persecuzione per annientare l’idea è stata effettuata con il piombo, oggi dosare la persecuzione nei regimi giudiziari per dare lo stesso risultato che il piombo mortale non gli ha portato.
I nostri cuori battono indomabile, respiriamo profondamente, amando la vita, amando i nostri amori!
Cerchiamo di vincere la nostra paura e rompere con indifferenza.
La solidarietà è un’arma, dobbiamo moltiplicare le iniziative, azioni e proteste, personali o collettivi.
Facciamo vedere allo Stato e alla sua stampa borghese
che, mentre vi è miseria, ci sarà la ribellione!
CONTRO LO STATO-PRIGIONE-CAPITALE: GUERRA SOCIALE!
Juan, Marcelo e Freddy
Febbraio 2013
Commenti disabilitati su Cile: Scritto di Freddy, Marcelo e Juan | tags: anarchici, cile, Freddy Marcelo e Juan, ingiustizia, prigione, processo, repressione, tortura | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Tutti
Pubblichiamo questi due brevi articoli tradotti dal blog atenecalling che fanno il punto sugli arresti attuati dai corpi speciali greci contro quattro militanti accusati di rapina a mano armata. Nella Grecia dei governi tecnici e della Troika, dei governi che cadono perché propongono referendum sulle riforme dell’austerità, succede anche che quattro giovanissimi ragazzi accusati di rapina vengono torturati per ore dalla polizia. E succede che dagli uffici centrali della polizia dell’Attica ad Atene, l’ormai famosa GADA, vengano diffuse immagini (come la foto in basso che pubblichiamo nell’articolo) dei quattro arrestati completamente photoshoppate, dove i segni del pestaggio vengono ridotti al minimo. Non appena svelata la grave contraffazione il ministro degli interni ha avuto anche il coraggio di dichiarare che “il ritocco è stato necessario per rendere gli arrestati riconoscibili”.
Dopo un contatto telefonico con i genitori dell’arrestato Andreas-Dimitris Bourzoukos informiamo che tutti gli arrestati sono stati portati già da sabato sera (2 febbraio) a GADA (uffici centrali della polizia dell’Attica).
Oggi è stato il primo giorno, dopo una serie di dinieghi da parte della polizia, in cui i genitori hanno potuto contattare i propri figli, così come anche gli avvocati. Avevano 15 minuti a loro disposizione, al dodicesimo piano di GADA.
Per quel che riguarda Andreas-Dimitris Bourzoukos, è rimasto ammanettato a una sedia durante tutti i 15 minuti. Ci ha informato che dentro le celle di Kozani, mentre era incatenato con le mani indietro, gli hanno messo un cappuccio sulla testa, lo hanno fatto inginocchiare e lo hanno picchiato per quattro ore sulla testa, sul viso, sul ventre. Gli hanno anche strappato i capelli. Questo è successo senza che lui mostrasse in alcun modo resistenza e, si intende, accompagnando il tutto con minacce, insulti e bestemmie. Le conseguenze di queste torture sono: lividi diffusi, stordimenti forti, dolori in testa, gonfiori su tutto il viso, ematomi in entrambi gli occhi, lividi e graffi dappertutto.
I genitori riportano che il suo viso era irriconoscibile e la sua voce cambiata dal pestaggio alla mascella. Inoltre, per tre giorni consecutivi gli hanno dato da bere solo acqua, mentre hanno vietato ai genitori di dargli qualsiasi cosa confezionata, come cibo o succhi.
Tutto questo non viene pubblicato per vittimizzare gli arrestati, ma per sottolineare le torture e la violenza “legale” degli apparati dello stato.
da athens.indymedia
03/02/2013
Tradotto da atenecalling
Due parole su Andreas-Dimitris Bourzoukos da un suo professore.
Mi chiamo Christos Ioannidis. Sono professore nelle scuole superiori da 23 anni. Sono il responsabile della rivista “Schooligans” e del festival studentesco “Schoolwave”.
Ho conosciuto Andreas-Dimitris Bourzoukos per tre anni (2005-2008). Era un mio studente nella scuola Musicale di Pallini.
Sono scioccato dalla notizia della sua partecipazione in una rapina a mano armata. Non so cosa lo abbia portato fin là. Voglio però parlare dei tre anni in cui l’ho conosciuto come studente, ma anche come volontario della rivista studentesca. Era un enorme piacere per me avere in classe ragazzi come Andreas-Dimitris. Era sensibile, intelligente, preoccupato. No, non ascoltava heavy metal. Ascoltava il rock, Hadjidakis, Motzart. No, non era asociale. Al contrario, era molto amato dagli altri studenti. E ovviamente aveva anche lui una rabbia dentro, come tutti i ragazzi veri che scoprono durante l’adolescenza la società disumana ed ipocrita in cui viviamo. No, non era un cattivo studente, era uno studente bravo. Ha superato anche lui gli esami di ammissione all’università, scrivendo una tesina di quelle che il sistema chiede. I suoi genitori erano due persone molto dignitose. Venivano spesso a scuola per informarsi del suo rendimento.
Ad un certo punto ho saputo che suo padre era rimasto disoccupato. Me l’aveva detto amareggiato ed arrabbiato. Non so quante cause di rabbia si siano aggiunte da allora. Posso però immaginarne molte, visto che vivo anch’io in questa Grecia. Per il resto, mi dispiace e mi vergogno. Mi dispiace per Andreas-Dimitris che ha creduto, o almeno così sembra, alla violenza come risposta alla violenza del sistema. Mi vergogno però di più per la Grecia, che costringe ragazzi come Andreas-Dimitris ad arrivare a questo punto. Mi vergogno per i poliziotti che lo hanno torturato. Mi vergogno per i giornalisti che lo hanno già condannato. E mi vergogno per tutti quei cittadini insospettiti che terranno nella loro mente la sua immagine come un quella di un “terrorista”, mentre ignoreranno il suo viso deformato dal pestaggio per passare alla prossima notizia.
La deformazione è tutta nostra però.
Tratto da lifo
Tradotto da atenecalling
Fonte infoaut
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riceviamo e diffondiamo
Il compagno anarchico Marco Camenisch è stato incarcerato per poco più di 21 anni consecutivi, quindi si qualifica per il rilascio condizionale dal momento che ha già scontato i 2/3 della sua condanna. Per questo motivo, dei prigionieri solidali in Italia hanno anche agitato per azioni contro obiettivi-strutture di interessi svizzeri.
Ecco un richiamo mondiale per giorni di azioni decentrate per il 5-6 Febbraio 2013:
“Il prigioniero anarchico Marco Camenisch è stato confinato nelle carceri italiane e svizzere per due decenni. Negli anni ’70 e ’80, ha preso parte alle lotte militanti del movimento anti-nucleare. La prima volta che è stato incarcerato era nel 1981. Dopo essere fuggito dal inferno Regensdorf (vicino a Zurigo), è stato rinchiuso di nuovo in Italia nel 1991. Nel 2002 Marco è stato consegnato alle autorità svizzere dagli infami statalisti italiani. Entro il 2012 aveva scontato due terzi della sua pena detentiva. La pratica abituale in Svizzera è che i prigionieri che hanno esposto una cosiddetti buona condotta vengono rilasciati dal carcere in libertà vigilata dopo aver scontato due terzi della pena. Dal momento che Marco non ha mai cessato di lottare anche in prigione, ed ha fermamente espresso il suo odio nei confronti del sistema dominante così come le sue prospettive anarchiche-ambientali, la sua liberazione dal carcere è stata ripetutamente negata.
Marco è solo uno tra i tanti. Ci sono persone in tutto il mondo in carcere che non sono stati soppressi da queste relazioni di sfruttamento e di dominazione, e continuano a lottare per le proprie idee. E i detenuti sono solo una piccola parte. Ovunque le persone stanno lottando contro l’oppressione delle autorità e delle istituzioni al di fuori delle mura. Insieme con le nostre lotte quotidiane, è sempre importante non dimenticare i nostri compagni che sono dietro le mura e non lasciarli marcire in prigione.
Le prigioni sono l’espressione di una società basata sulla repressione e lo sfruttamento. Sempre più persone che si sono opposti all’ordine costituito sono stati rinchiusi o etichettati come malati mentali. La custodia è lo strumento idoneo nelle mani del potere che dà agli dominatori l’opportunità di sbarazzarsi dalle persone resistenti e mantenere ancora la sua costituzionalità ipocrita.
Non lasciamoci intimidire dalle loro minacce e dagli apparati della repressione!
È chiaro per noi, la libertà deve essere combattuta!
Non può essere richiesta dallo Stato!”
Non c’è bisogno di aspettare fino ad allora. Il Febbraio può essere solo il picco delle azioni. C’è una campagna di solidarietà in corso, che ha avuto inizio ilDicembre del 2012 con lo sciopero della fame degli anarchici Gabriel Pombo Da Silva ed Elisa Di Bernardo nelle carceri tedesche e italiane, rispettivamente, così come un’azione di solidarietà in tribunale dal prigioniero anarchico Theofilos Mavropoulos e dei membri dell’O.R. Cospirazione delle Cellule di Fuoco in Grecia.
Armatevi ora… fino a quando Marco non sia libero!
qui di seguito la lettera/comunicato di Marco
Amiche ed amici, compas, dal 18 al 25/1/2013 riprendo l’iniziativa, sempre debole ma pur iniziativa, di uno sciopero della fame per interrompere ancora i lunghi silenzi imposti dalla repressione e dall’inazione, per alzare ancora una voce, una voce debole ma almeno voce, di solidarietà, d’apprezzamento e partecipazione alle iniziative di chi continua ad agire e costruire solidarietà e lotta attiva, di chi continua ad osare e ad accrescere continuità fuori e dentro le galere .
Questo è un caloroso e commosso abbraccio fraterno alla compagna Elisa, nel carcere italiano, ed al compagnoGabriel, nel carcere tedesco, per la parte specifica in mia solidarietà della loro iniziativa dello sciopero della fame a staffetta nell’ultimo mese di Dicembre 2012, e di partecipazione incondizionata allo spessore generale della stessa iniziativa mandando anche io, insieme a loro, come dicono questa sorella e compagna e questo fratello e compagno, la mia complice solidarietà a tutti/e i/le degni/e prigionieri/e in lotta sparsi per il mondo . . . e parte enorme anche di questa mia iniziativa sono i saluti ed abbracci alle sorelle ed ai fratelli colpiti dalla repressione, “fuggitive/i” e dell’azione diretta in ogni parte del mondo, dall’Italia e Grecia al Sudamerica, dalla Russia ed Indonesia agli USA. . .
È un caloroso e commosso abbraccio a chi in Svizzera, in Belgio e dappertutto, come il SRI e molti altri gruppi specifici e misti ed individui rivoluzionari, all’insegna della solidarietà contro la repressione oltre le tendenze continuano ed aumentano in questo periodo gli sforzi per la mia liberazione e per la liberazione di tutte le compagne prigioniere ed i compagni prigionieri del mondo, anzitutto quelli e quelle di lunghissima durata, colpite/i dall’infinita ed impotente – impotente contro la nostra salda solidarietà e resistenza rivoluzionaria – sete di vendetta degli Stati-Capitale come contro il compagno Ibrahim Abdallah in Francia, Mumia Abu Jamal e le/gli tante/i altre/i negli USA, i compas del “caso security” in Argentina, insieme alla schiera di tutte/i le/gli altre/i. . . ! Ed è, una volta ancora, solidarietà e partecipazione alle iniziative e profondo segno d’ira contro l’annuale incontro di gennaio del WEF a Davos, contro quest’incontro della più squisita tra la feccia terrorista del mondo. Contro quest’incontro tra ricchi e potenti assassini e sfruttatori del mondo insieme alle legioni dei loro lacché, sbirri, politici, “esperti” (scienziati) e giullari (della “cultura”, dei media . . .) che, come feccia suole fare, sempre nuotano in superficie della brodaglia avvelenata, nauseabonda e resa sempre più mortale da loro stesse/i solo per affermare ed aumentare il privilegio delle loro ricchezze e del loro potere sul mondo .
Quest’anno riscoprono l’acqua calda di un’ lnterazione dei “Global Risks 2013” e di un’urgenza d’azione contro una costellazione con conseguenze potenzialmente gravi. . . dei più grossi fattori di rischio . . ., cioè il divario tra i redditi e gli forti squilibri nei bilanci degli Stati insieme alle (secondarie . . .) conseguenze del cambiamento climatico. Temono il “rischio” pandemie causate dalle resistenze agli antibiotici, il “rischio” dell’aumento delle malattie croniche – anche queste “minacce” antieconomiche di genuina produzione della loro stessa economia industriale stragista ed ecocida . “Rischi” per che cosa? Naturalmente per la crescita economica globale! Allora quali le priorità assolute? La tenuta nazionale contro i rischi globali affinché i sistemi d’importanza vitale (naturalmente per la crescita economica globale!) rimangano in funzione anche nel caso di und disturbo massiccio e, d’altronde, un’urgente collaborazione internazionale ed innovazione accresciuta. Da non sottovalutare sarebbe, poi, il “rischio” dell’accesso sempre più massiccio all’informazione su Internet per i suoi effetti (democraticamente . . .)destabilizzanti (sic!) .
Questi assassini globali e totalitari per i quali è imprescindibile il divario tra i redditi e gli forti squilibri nei bilanci degli Stati da loro depredati, per i quali – ed il loro sistema – è imprescindibile la catastrofe umana ed ambientale d’enormi sofferenze, stragi, annientamenti planetari che sminuiscono come “rischi”, di nuovo ci presentano come “soluzione” ancora più divari, squilibri, catastrofe ed annientamento, per cui ancora più totalitarismo (nazionale, globale, innovante) – vale a dire controllo, dell’incontrollabile – per mantenere in funzione, costi quel che costi, i sistemi di questo loro sistema che è la causa e radice stessa di questi e degli altri 50 “rischi” che citano e degli innumerevoli che non citano, poiché “cavoli loro, di quelli in Basso, che nutriamo di guerra, di manganello, di carcere e di
miseria, per il nostro profitto”. Nulla di nuovo dunque, dimostrano con sfrontata ed imbecille chiarezza, una volta ancora, che sono loro
ed il loro sistema il problema sempre più urgentemente da rimuovere, radicalmente e totalmente.
Via il WEF, via lo Stato-Kapitale!
Libere/i tutte/i!
marco, lager Lenzburg, Gennaio 2013
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Esprimiamo la nostra totale solidarietà con i due compagni Massimo e Daniela che sono stati arrestati il 27 agosto, e ribadiamo la nostra vicinanza agli altri 40 indagati.
Quando il potere vede il suo dominio messo in discussione, non può far altro che reprimere, e i primi a subire la repressione sono sempre coloro che si fanno portatori di pratiche e concetti che lo mettono in discussione radicalmente.
Osservando il palese collegamento tra i recenti arresti e la resistenza NoTav, appare evidente di come e dove il potere predispone i sui anticorpi, siano essi sbirri, magistrati e pennivendoli vari con il seguito dei loro lacchè. Colpisce là, da dove potrebbe partire il contagio di quella pericolosa malattia chiamata ribellione, per prevenirne la diffusione nelle teste decerebrate da anni di propaganda e di pacificazione sociale democratiche.
Tra le urgenze maggiori sembra ci sia quella zittire compagni come Massimo, sempre in prima linea nella diffusione di idee che mettono in discussione l’esistente e tutti i suoi difensori, con intelligenza e argomentazioni fondate.
L’applicazione del 270, associazione sovversiva, nel caso degli anarchici è sempre stato un paradosso e un’assurdità. Come si può imputare a una persona di essere uno dei capi di un’organizzazione eversiva, quando gli anarchici hanno sempre rifiutato ogni forma di organizzazione verticistica, in cui fosse possibile riconoscere un capo? E quanta tracotanza risiede nell’ideazione stessa di questo reato?
Se vediamo le accuse mosse nei loro confronti, troviamo fatti che sono il pane quotidiano di ognuno di noi: dai cortei alle occupazioni, dai volantinaggi ai blocchi.
E’ da anni che vari giudici provano ad incriminare gli anarchici con l’accusa del 270 bis e, anche se finora il gioco non gli è riuscito, non è da escludere che in futuro possa funzionare.
L’art. 270 (associazione sovversiva) è per altro una norma del codice penale, derivata direttamente dal codice Rocco di epoca fascista, che permette in via preventiva la custodia cautelare fino a 18 mesi. Il 270 è un articolo che ha lo scopo di reprimere il dissenso politico.
Non ci meravigliamo quindi che la polizia abbia usato il termine ZECCA(Ixodidae) per definire la loro operazione “contro gli anarchici”.
E’ sufficiente dimostrare la volontà di contrastare il sistema di potere vigente perché possa essere applicato e per questo motivo si basa di indagini legate principalmente a intercettazioni, pedinamenti e ricostruzioni poliziesche.
Alla luce delle difficoltà nel mantenere la pace sociale, che attualmente sta affrontando lo stato, è evidente che i primi a venire colpiti e eliminati sono proprio le persone che hanno sempre lottato e che hanno sempre dimostrato un’esemplare coerenza e costanza.
Solidarietà e complicità ai compagni colpiti dalla repressione!
Massimo e Daniela liberi subito!
Libertà per tutti gli arrestati NoTav!
CordaTesa
FOA Boccaccio 003
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