L’Italia è il paese con le carceri più affollate d’Europa, secondo l’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa, che riunisce 50 paesi del continente, inclusi stati come Russia, Turchia, Azerbaijan e Albania. Il rapporto pubblicato oggi a Bruxelles fa la fotografia della situazione aggiornata al settembre 2013 e non tiene quindi conto dei cambiamenti avvenuti successivamente. A quella data, l’Italia presentava la situazione peggiore in termini di sovraffollamento con quasi un detenuto in sovrannumero ogni tre. Continue reading
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“Il carcere dei ‘Casetti’ è sovraffollato”, Giulia Sarti (M5S) interroga il Ministro „
Una situazione sempre più preoccupante quella del sovraffollamento nel carcere riminese dei “Casetti” e, a denunciare per l’ennesima volta quanto avviene nella casa circondariale, è la parlamentare riminese del Movimento 5 Stelle, Giulia Sarti. Reduce da una seconda visita nella struttura penitenziaria, l’onorevole ha annunciato un’interrogazione al Ministro della Giustizia in quanto, a fronte del sovraffollamento in alcuni bracci, altre zone del carcere restano inutilizzate. La Sarti, inoltre, chiede attenzione per i turni del personale della polizia Penitenziaria costretto a turni massacranti.
L‘interrogazione di Giulia Sarti. Continue reading
Amnistia e indulto, le carceri restano un inferno
Con il provvedimento del governo Prodi del 2006, la popolazione carceraria si dimezzò. Ma durò poco. Oggi abbiamo superato la soglia dei 65mila detenuti, che vivono in condizioni critiche; le guardie carcerarie sono poche e mal pagate. Gli istituti scoppiano. Ma ripartiamo da lì, senza mettere mano a quel che non va nel sistema
Un film già visto. Un film destinato a ripetersi Continue reading
Taranto, detenuti sul piede di guerra
Il carcere scoppia. Un anno fa la clamorosa protesta dei detenuti. Una notte di giugno del 2012 prima il rumore assordante di pentole contro le sbarre, poi un lancio di bombolette all’esterno e di sversamento di generi alimentari all’interno della sezione. In un anno tentativi di suicidio di detenuti e aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria. A distanza di oltre 12 mesi la situazione è sempre incandescente.
Detenuti e agenti di polizia penitenziaria Continue reading
Protesta in carcere a Venezia
Una tre giorni di protesta in carcere per chiedere migliori condizioni carcerarie. I detenuti della Casa Circondariale di Venezia hanno protestato pacificamente per mezz’ora nei tre giorni di 24, 25 e 26 luglio per due volte al giorno mattina e sera. Hanno rifiutato il cibo e hanno battuto con forza contro le inferriate, lamentando così le condizioni di sovraffollamento, e chiedendo un provvedimento di Continue reading
Carcere di Padova sovraffollato Detenuti in sciopero della fame
Pasquale G. e Said A. sono due detenuti della casa di reclusione di Padova. In cella con loro una terza persona, che di fatto riduce lo spazio a disposizione per ognuno sotto la soglia dei 3 metri quadri a testa fissati dalla legge. È la punta di un iceberg rispetto alla costante emergenza sovraffollamento che da anni si registra al carcere Due Palazzi, ma questa volta i detenuti hanno deciso di ricorrere a un gesto estremo per far sentire la loro voce fuori dalle sbarre. I due infatti, pur non avendo presentato personalmente reclamo, hanno iniziato uno sciopero della fame appellandosi all’accoglimento del ricorso alla Corte Costituzionale presentato dal magistrato di sorveglianza circa i 3 metri quadri come soglia Continue reading
Carcere di Sollicciano, i detenuti rifiutano i pasti
Firenze, 27 giugno 2013 – Ancora una protesta delle persone detenute nel carcere di Sollicciano, per protestare contro il sovraffollamento e le condizioni di vita carcerarie. Infatti, i detenuti del carcere fiorentino hanno proclamato lo ‘sciopero del carrello’, ovvero del vitto passato dall’amministrazione penitenziaria, come sostegno al digiuno a staffetta per la legalità nelle carceri e per superare il sovraffollamento, promosso dal garante dei detenuti del Comune di Firenze Franco Corleone.
E’ lo stesso Corleone a dare notizia di questo garante a rendere nota la protesta dei detenuti che, ricorda, hanno anche aderito alla raccolta di firme per le tre proposte di iniziativa popolare su tortura, carceri e droga. Dalla prima settimana di luglio, poi, sempre i detenuti di Sollicciano, spiega Corleone, sosterranno ‘lo sciopero del sopravvitto’, in segno di protesta ”contro i prezzi praticati sui prodotti in vendita all’interno dell’istituto, maggiorati rispetto ai prezzi praticati nei supermercati esterni”.
Fonte: La Nazione
Taranto, tra sovraffollamento e risse in cella
“Dopo le aggressioni al personale di Polizia Penitenziarie da parte di detenuti avvenute nei giorno scorsi, in una settimana si sono verificati due zuffe tra detenuti per le quali i malcapitati sono stati costretti al ricovero in ospedale per le cure del caso”. L’allarme lanciato dal segretario provinciale dell’Osapp, Angelo Palazzo, riguardo alla difficile situazione che si sta profilando nella casa circondariale di largo Magli, in quest’inizio d’estate.
“Le cause si possono trovare nel sovraffollamento della Continue reading
Tempio Pausania: detenuti in sciopero della fame contro l’aumento di posti.
I tempi delle proteste rumorose, con le gavette battute contro le inferriate che richiamavano l’attenzione dei cittadini, sono tramontati. Oggi nel modernissimo, asettico e isolatissimo supercarcere As3 di Nuchis il “disappunto” dei 148 boss della Camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra contro le decisioni dell’amministrazione penitenziaria – che intende portare da 150 a 204 posti letto la struttura appena inaugurata – lo stanno attuando facendo (e imponendolo all’intera popolazione carceraria) lo sciopero bianco della fame.
Ovvero rifiutandosi di ritirare, da ormai tre giorni, quanto passa loro il “convento”: abbondante colazione, pranzo e cena preparate, con tanto di variazione giornaliera del menù, nelle cucine del penitenziario gallurese da cuochi professionisti e detenuti. Tanto costoso ben di Dio, per evitare che Continue reading
Carceri, Italia ancora strigliata dall’Europa
Detenuti stipati in celle troppo piccole, nelle quali lo spazio a disposizione è inferiore a tre metri quadrati. Un trattamento inumano e degradante, per il quale la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo conferma la condanna dell’Italia, rigettando la richiesta per il riesame del ricorso Torreggiani davanti alla Grande Camera.
La sentenza emessa lo scorso 8 gennaio dai giudici di Strasburgo, diventa così definitiva e l’Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e introdurre una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittime. Il procedimento giudiziario, infatti, nasce dalla denuncia di sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza, ai quali lo Stato dovrà pagare una somma totale di 100 mila euro per danni morali, Continue reading
A Savona detenuti per terra senza materassi
Savona – “91 detenuti stipati in celle costruite per ospitare 36 persone, alcuni costretti a dormire per terra perché senza materasso ed altri a vivere 20 ore al giorno in camere di detenzione con una sola finestra nel corridoio, celle ricavate peraltro dall’aula scolastica e dalla sala yoga. Un clima incandescente, quello del carcere S. Agostino di Savona, dove mancano persino 25 Agenti di Polizia Penitenziaria rispetto all’organico previsto dal Ministero della Giustizia”.
Ed è proprio al Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri che si Continue reading
Rebibbia “A rischio incolumità detenuti e personale”
“Nel carcere di Rebibbia è a serio rischio l’incolumità dei detenuti e del personale. Da cinque mesi una stanza che dovrebbe essere destinata alla socialità è occupata da 20 letti per altrettanti detenuti che condividono un solo bagno e l’intera struttura è al collasso: 1800 presenti a fronte di una capienza di 900 posti. Questa situazione è pericolosa per i detenuti e per il personale, che non solo è impossibili tato ad assolvere al compito istituzionale di garantire la sicurezza e la rieducazione, ma rischia la propria incolumità in condizioni limite come quella di alcuni turni in cui sono in servizio 2 agenti ogni 300 detenuti. Garantire la sicurezza e la vivibilità delle carceri è anche la necessaria condizione per raggiungere obiettivi di rieducazione e reinserimento, come quelli ottenuti negli anni da progetti e buone pratiche realizzate con l’impegno delle associazioni che l’amministrazione comunale dovrà Continue reading
Terni, emergenza carceri: la denuncia dell’Ugl. In arrivo 9 ex brigatisti
Dopo le aggressioni ai due agenti di sicurezza del carcere di Maiano, compiute dallo stesso detenuto, anche l’Ugl di Terni interviene sulla vicenda. Il segretario del comparto polizia penitenziaria Francesco Petrelli, esprime “solidarietà ai colleghi di Spoleto” e denuncia una “situazione esplosiva e intollerabile. Da isola felice con bassa microcriminalità, oggi la nostra regione, con 1.700 detenuti, si è trasformata in un soggiorno obbligato per i criminali e le loro famiglie”.
A Terni è previsto anche l’arrivo di nove ex esponenti delle brigate rosse in regime di alta sicurezza, provenienti dalla casa di reclusione di Carinola che, nel frattempo, è stata declassata a istituto a custodia attenuata. “L’aumento consistente dei detenuti – continua Petrelli – non rapportato all’adeguamento del personale di custodia, rappresenta una criticità assoluta. Per questo l’adeguamento Continue reading
Marassi, due risse brevi ma violente tra detenuti in carcere
Genova – Giornata ad alta tensione, quella di ieri, nel carcere genovese di Marassi.
Due gruppi distinti di detenuti si sono fronteggiati in poche ore indue distinte risse, per fortuna senza gravi conseguenze. “In una delle due si sono contrapposti detenuti italiani e sudamericani”, spiega Roberto MARTINELLI, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Le risse, brevi ma violente, solo per il pronto intervento degli Agenti di Polizia Penitenziaria non hanno avuto peggiori conseguenze in una struttura sovraffollata come il carcere genovese di Marassi, nel quale considerevole è anche la carenza di poliziotti rispetto agli organici previsti”.
Il SAPPE auspica infine che Continue reading
Carceri, Italia record per sovraffollamento
Dopo Serbia e Grecia, è l’Italia il paese del Consiglio d’Europa con il maggior sovraffollamento nelle carceri, dove per ogni 100 posti ci sono 147 detenuti. L’Italia è anche al terzo posto per numero assoluto di detenuti in attesa di giudizio, dopo Ucraina e Turchia. Questi sono alcuni dei dati contenuti nel rapporto del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria nei 47 Stati membri, fotografata al settembre 2011. Tra i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa solo 5 hanno superato la soglia dei 130 detenuti per 100 posti disponibili: Cipro, Ungheria, Italia, Grecia e Serbia. Ma quello del sovraffollamento, come emerge dal rapporto del Consiglio d’Europa sulla popolazione carceraria, è un problema che tocca anche altri 19 Stati membri. L’Italia ha tuttavia anche un’altra maglia nera. È infatti, dopo Ucraina e Turchia, il paese con più detenuti in attesa di un primo giudizio, 14.140 su un totale di 67.104 carcerati, cioé il 21,1%.
L’Ucraina ne ha quasi 18 mila ma su un totale di Continue reading
Monza, consiglieri comunali in visita al carcere
“Conoscere è il primo passo se si vogliono cambiare le cose”: questo lo spirito con il quale 14 consiglieri comunali monzesi guidati da Paolo Piffer, con la complicità del presidente della Commissione Sociale Franco Monteri, hanno effettuato un sopralluogo all’interno del carcere cittadino.
Venerdì scorso si sono dati appuntamento alle ore 11 fuori dalla casa Circondariale: presenti alla appello anche gli assessori Cherubina Bertola, Rosario Montalbano e Debora Donvito.
«Ad accoglierci: la direttrice, un ispettore agente penitenziario dell’area trattamentale del carcere, e l’organico completo dei dipendenti comunali che operano all’interno della casa circondariale. – ha spiegato Continue reading
Pavia – Piove dentro il carcere sovraffollato
Pavia, 9 aprile 2013 – Acqua che entra anche negli alloggi degli agenti penitenziari, oltre che nelle aree riservate ai detenuti e nelle parti comuni. Il carcere di Pavia, diretto da Jolanda Vitale, al suo quarto di secolo di vita, mostra tutti i segni del tempo. Segni che si trasformano in muffa non certo salutare per chi lavora all’interno della struttura o vi è recluso. L’ha vista ieri il deputato di Sel, Franco Bordo in visita a Torre del Gallo. E ora la fatiscenza della struttura sarà oggetto di un’interrogazione urgente che verrà presentata al ministro della Giustizia, Paola Severino.
«Non è un fatto nuovo — ha detto il deputato — ma è preoccupante sia perché la struttura non è molto vecchia, sia perché da anni la direzione chiede fondi a Roma per effettuare interventi di manutenzione. E da anni resta inascoltata, mentre la situazione peggiora. Ora vedremo se si potranno ottenere delle risorse da utilizzare magari anche per nuovi progetti».
Come molte altre carceri italiane, infatti, anche Pavia vive un problema di sovraffollamento con 484 detenuti ospitati negli spazi pensati per 220. «E l’organico degli agenti di Polizia penitenziaria che sulla carta è di 280 uomini — ha aggiunto il deputato — in realtà è di 220 effettivi che tra servizi di trasporto esterno effettuati non solo per Pavia, si riducono ulteriormente, raggiungendo i 191 agenti. Siamo sotto organico. Una situazione che sarà ancora più difficile nei prossimi mesi, quando sarà disponibile il nuovo padiglione da 300 posti». Con l’ampliamento non sono previsti potenziamenti dell’organico.
«E questo preoccupa molto il personale — ha proseguito Bordo — anche quello dell’unità medico-infermieristica perché non ci saranno più servizi. Anzi paradossalmente sono destinate a peggiorare anche le condizioni di vita, visto che ci saranno celle più grandi, ma gli spazi comuni come le aule scolastiche, le sale colloqui o l’infermieria si dovranno dividere tra tutti i detenuti». Anche su queste difficoltà il guardasigilli sarà chiamato a dare delle risposte. «Senza risorse umane — ha concluso il deputato — con l’ampliamento il carcere rischia il collasso. Oggi si cerca di ovviare al problema del sovraffollamento tenendo le celle aperte. Va bene, ma non basta».
Meno di un metro quadrato a testa Celle da lager a Canton Mombello
Brescia, 7 aprile 2013 – «Come si vive a Canton Mombello? Eravamo sette in una cella da sei di due metri per quattro con sei brande, sei armadietti, un tavolo, un frigo e quattro sgabelli. Lascio un po’ immaginare». Il problema del sovraffollamento a Canton Mombello è ormai noto ma sorprendono sempre i racconti di chi il carcere l’ha vissuto. Come Vincenzo, uscito quattro mesi fa dopo una detenzione di sei mesi per furto e che ieri era nel piazzale della casa circondariale, in occasione della visita del deputato bresciano di Sel. «Era impossibile aprire la finestra per arieggiare, i vestiti bisognava lavarli a turni e là dentro, credetemi, non c’è un buon odore – racconta -. Dalle celle si esce solo un’ora e mezzo al mattino e un’ora e mezzo al pomeriggio. Per il resto della giornata si sta a porte chiuse». A oggi nel carcere, costruito per 208 persone, ce ne sono 450, circa un centinaio in meno rispetto al picco del 2012 ma comunque troppi.
Vincenzo racconta che in una cella di 20 metri quadrati vivevano addirittura in 22 con due bagni. «Con tutte le conseguenze anche per l’igiene – aggiunge -. Ricordo che, quando ero dentro, per un periodo hanno chiuso la sala del biliardino per scabbia. Io stesso sono stato in cella per 15 giorni con un detenuto che aveva la tubercolosi, che poi è stato trasferito altrove». A marzo scorso un altro detenuto era stato ricoverato al Civile per tubercolosi, che, secondo il personale sanitario, era stata contratta prima di entrare in carcere. I casi di malati, dunque, potrebbero essere diversi.
Tanto che il Comitato per la chiusura del carcere presenterà la settimana prossima un esposto alla Procura, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, oltre che ad Asl e sindaco, per denunciare le condizioni di vita dei detenuti e la possibilità di un’epidemia di tubercolosi. «Si tratta di una malattia che si può presentare in forma attiva e in forma latente – precisa Beppe Corioni -. Le condizioni igieniche carenti, come il non ricambio di aria, ne favoriscono lo sviluppo. Vogliamo che si faccia chiarezza».
Un po’ di sollievo potrebbe arrivare in occasione dell’apertura del carcere di Cremona. «Il nuovo carcere a Brescia – interviene Marco Fenaroli, candidato alle primarie del centrosinistra di Brescia -? Il Pgt ha individuato l’area ma non c’è nessun riferimento a un nuovo istitutonel Piano carceri nazionale. Chissà quando si farà». Intanto Sel si sta già muovendo per avanzare tre proposte di legge: introdurre il reato di tortura, abrogare il reato di clandestinità e abolire la legge sulla recidiva. «Canton Mombello è un vero e proprio lager nella civile Brescia – argomenta – Luigi Lacquaniti, il deputato bresciano di Sel -. Encomiabile, anzi quasi eroico, il lavoro del personale e dell’amministrazione penitenziaria. Ma non è possibile mantenere questa situazione».
Troppi detenuti, le celle vengono aperte
PAVIA. Nella cella, un rettangolo di sette metri quadrati, c’è posto per due detenuti. Ma ogni sera lo spazio si restringe. All’interno della stanza viene portato un altro letto, una branda pieghevole, per ospitare il terzo detenuto. A Torre del Gallo, quando le luci si spengono, si dorme così, con i letti affiancati e il respiro del compagno a pochi centimetri. Alle 8 del mattino la branda viene portata fuori e la cella si apre.
Liberi tutti. Il progetto “celle aperte”, con i detenuti che possono muoversi per le sezioni durante il giorno e rientrare nelle celle alla sera, è l’unico antidoto al sovraffollamento del carcere di Pavia. L’istituto ha una capienza di 244 posti e una tollerabilità di 442 detenuti. Ma attualmente ospita 485 reclusi. Per il 45 per cento sono stranieri. Sono alcuni dei dati forniti agli avvocati della Camera penale di Pavia, che hanno fatto visita al carcere nell’ambito del progetto nazionale, avviato dall’Unione delle Camere di penali, di un osservatorio sulle condizioni dei detenuti in Italia.
La visita degli avvocati. «Lo scopo è monitorare la situazione delle carceri – spiega il presidente della Camera penale di Pavia, l’avvocato Luca Angeleri –. I dati raccolti durante le visite degli avvocati saranno poi portati all’attenzione degli organi politici, nel tentativo di trovare una soluzione ai problemi». Oltre ad Angeleri hanno avuto la possibilità di entrare nel carcere di Pavia anche gli avvocati Roberta Valmachino, che è la referente per le carceri per la Camera penale, l’avvocato Marco Casali, componente del direttivo, Manuela Deorosola, della giunta dell’Unione Camere penali di Torino, e Stefano Sambugaro, di Genova, dell’Osservatorio carceri dell’Unione camere penali. Gli avvocati sono stati accompagnati dal direttore del carcere, Jolanda Vitale, e dal comandante della polizia penitenziaria Angelo Napolitano.
Celle piene. «Il primo problema è sicuramente quello del sovraffollamento – racconta Angeleri –. Ma va detto che a Pavia si sta cercando di risolvere il problema. Con l’apertura delle celle, che si unisce alle quattro ore d’aria già previste, i detenuti hanno la possibilità di socializzare. Abbiamo parlato con loro, ci hanno detto di trovarsi bene. Ovviamente nelle sezioni protette questo non avviene, ma lì non c’è nemmeno il problema del sovraffollamento». In queste sezioni si trovano i reclusi per reati sessuali, coloro che hanno collaborato con la giustizia e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. «E poi c’è la sezione di chi si è macchiato di reati di criminalità organizzata – prosegue Angeleri –. Da una parte ci sono i calabresi, dall’altra i detenuti provenienti da Sicilia e Campania. Abbiamo visitato anche questa sezione. Le celle ci sono sembrate ben tenute, anche da un punto di vista igienico. La doccia è in spazi comuni, ma ogni cella ha il bagno chiuso».
Per tenersi impegnati. «Ci sono diversi progetti in corso – spiega Angeleri –. C’è il panificio, la cucina, il teatro, la palestra. Le attività non mancano. Questo serve anche a migliorare la qualità della vita. Parlando con il medico ci è stato spiegato che in carcere sono aumentati, negli ultimi anni, i casi di pazienti cardiopatici e i diabetici.
Non è tutto rose e fiori. Alla fine del 2012 due detenuti hanno tentato di togliersi la vita, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro. «Il carcere è una realtà difficile ed è chiaro che l’individuo è messo a dura prova – spiega Angeleri –. Parlando con lo psichiatra abbiamo capito, però, che la forbice del disagio è talmente ampia che non sempre siamo di fronte a problemi psichiatrici e comunque i problemi non sempre sono così individuabili e facili da affrontare. Il vero problema è quello della sorveglianza».
Troppi detenuti, pochi agenti. «Il nodo a Pavia riguarda l’organico della polizia penitenziaria – denuncia Angeleri –. Pochi uomini non possono controllare tutti i detenuti. E ora che sarà aperto il nuovo padiglione sarà anche più difficile, visto che non è previsto un aumento di agenti. Il progetto “celle aperte” è importante, ma i poliziotti stanno con il fiato sospeso dalla mattina alla sera. Lo scorso anno c’è stata una rivolta di 75 detenuti e in quel momento c’erano solo quattro agenti. Si riuscì a mediare, ma il poliziotto rischia ogni giorno».
Le soluzioni. L’Unione Camere penali propone l’indulto e l’amnistia per rientrare nei parametri imposti dalla Corte europa. «Questo potrebbe risolvere la situazione nell’immediato – spiega Angeleri –, ma si deve fare anche di più. Adottare, ad esempio, un uso più moderato della carcerazione preventiva. O rivedere il reato di clandestinità, che ha intasato anche il carcere di Torre del Gallo, e il reato di spaccio di sostanze stupefacenti».
Fonte: Gelocal laProvinciaPavese
Belluno – Cinque detenuti vivono in celle di 20 metri quadri
Vecchio e piccolo, il carcere di Belluno è troppo affollato. Progettato per ospitare cento detenuti, ad oggi ce ne sono centoventi. Vivono anche in cinque in celle di venti metri quadrati, con un bagno minuscolo e senza la doccia. «Per legge ogni detenuto dovrebbe avere uno spazio di otto o nove metri quadrati», spiega Marco Perduca, senatore del partito Radicale nella passata legislatura.
Ieri Perduca ha visitato la casa circondariale di Belluno insieme alle colleghe di partito Maria Grazia Lucchiari (padovana) e a Elisa Corrà (feltrina). «Da trent’anni monitoriamo lo stato delle carceri per verificare le condizioni di vita dei detenuti, e anche se a Belluno non c’è un eccessivo sovraffollamento, ci sono molte criticità», spiegano. Innanzitutto le celle: «La maggior parte sono vecchie, hanno il pavimento e le pareti che si scrostano e sono senza doccia», spiega Perduca. «Il bagno è minuscolo: ci sono solo un lavandino e una turca. La doccia si trova al piano, e delle sei presenti ne funzionano tre, tutti i giorni tranne il giovedì e la domenica. Ci hanno assicurato che è garantita per tutti, per 15 minuti al giorno».
Il carcere di Belluno ha tre sezioni: la maschile, la femminile e quella per i transessuali (ce ne sono 24). I detenuti sono per la maggior parte stranieri (91, gli italiani sono 29), un dato che fa dire a Perduca: «A cosa serve un carcere a Belluno se bisogna trasferire i detenuti, per i processi e gli interrogatori, in altre città? Con tutti i costi che questo comporta».
La maggior parte dei detenuti è in carcere per reati connessi allo spaccio di droga, ma i definitivi (cioè quelli che hanno ottenuto una sentenza di colpevolezza) sono solo 75. Gli altri 45 attendono il secondo o terzo grado di giudizio, e fra loro ci sono nove persone che attendono addirittura il primo. Quasi tutti sono giovani: gli stranieri hanno tra i 18 e i 39 anni, gli italiani qualcuno in più, ma pochi superano i 50 anni.
Dall’ispezione, poi, i radicali hanno rilevato una cronica mancanza di agenti di polizia penitenziaria: «La legge stabilisce che dovrebbe essercene uno per ogni detenuto. A Belluno ce ne sono 85, impiegati su quattro turni, il che significa 21 agenti per 120 detenuti». Il rapporto diventa di uno a cinque. «Il medico inoltre è presente solo per 15 ore al giorno», aggiunge Perduca. «Servirebbero più infermieri anche per far fronte a una problematica molto diffusa in questo carcere: quella della tossicodipendenza». Dei 120 detenuti, infatti, la metà ha dichiarato di essere dipendente dalla droga.
Un altro problema presente a Baldenich è la mancanza di un’occupazione lavorativa per i carcerati. Una quindicina fa lavori interni (cucina e pulizie per esempio), due realizzano cerniere per i mobili con un progetto esterno, cinque piegano le salviette che si usano per pulire gli occhiali per una ditta del settore e uno lavora in lavanderia. Troppo poco, secondo i radicali, per aiutare i detenuti a scontare la loro pena attraverso un percorso di recupero. La speranza dei radicali è che il settore del carcere che verrà ristrutturato a partire dal mese prossimo serva per sviluppare attività lavorative.
Al termine dell’ispezione i rappresentanti del partito radicale auspicano che la situazione delle carceri italiane cambi e che venga attuata una riforma della giustizia per accorciare i tempi dei processi. Tra le richieste c’è anche l’amnistia per tutti quei reati che comportano pene fino a sette anni di carcere: «Così uscirebbero 40 mila persone sulle 66 mila che ci sono nelle carceri italiane, faremmo piazza pulita sulle scrivanie dei magistrati, che oggi sono ricoperte di lavoro, e si consentirebbe ai detenuti un migliore trattamento».
Ogni giorno 300 immigrati detenuti in isolamento nelle carceri americane
WASHINGTON, STATI UNITI – Ogni giorno almeno 300 immigrati in attesa di rispondere ad accuse civili sono tenuti in isolamento nelle 50 maggiori carceri americane, come i peggiori criminali. E quasi sempre senza che si sappia il perche’.
La denuncia e’ del New York Times, e si basa sulle cifre fornite dallo stesso governo federale, che mostrano le difficolta’ incontrate dall’Immigration and Customs Enforcement, l’autorita’ chiamata a vigilare sui penitenziari.
La storia e’ quella di chiari abusi. Quasi la meta’ di questi immigrati tenuti reclusi senza nessun contatto col mondo esterno – scrive il Nyt – resta in isolamento per 15 o piu’ giorni, mentre il 35% per piu’ di 75 giorni. A lanciare l’allarme sono quindi gli esperti di psichiatria, secondo cui queste persone vanno incontro a gravi danni a livello mentale. Due terzi dei casi – scrive ancora il Nyt – riguarda immigrati coinvolti in infrazioni disciplinari, come violazione delle regole carcerarie, insubordinazione alle guardie carcerarie o coinvolgimento in risse.
Ma – si sottolinea – gli immigrati vengono ”regolarmente” messi in isolamento perche’ sono visti come una minaccia per gli altri detenuti o per il personale. In molti casi, poi, l’isolamento si impone come misura protettiva, quando il detenuto immigrato e’ gay o soffre di disturbi mentali. Fatto sta che questi dati riaccendono le polemiche sugli Stati Uniti, spesso nel mirino – in patria e all’estero – delle associazioni per la difesa dei diritti umani per l’eccessivo ricorso alla misura dell’isolamento nelle carceri, piu’ di ogni altro Paese democratico nel mondo, sottolinea il Nyt.
E se e’ vero che l’isolamento riguarda solo l’1% degli immigrati in carcere, questa pratica e’ ugualmente allarmante perche’ la stragrande maggioranza delle persone coinvolte è detenuta per rispondere di reati civili, e non perche’ accusati di reati penali. E’ il caso dell’immigrato presunto irregolare che viene fermato e recluso in attesa di comparire davanti al giudice amministrativo. ”Una situazione inaccettabile” per le associazioni per la difesa dei diritti degli immigrati, che da anni denunciano gli abusi nelle carceri e il ricorso eccessivo all’isolamento che dovrebbe essere solo una misura detentiva estrema.
Sondrio – Sovraffollato e fatiscente, il carcere sta scoppiando
Sondrio, 25 marzo 2013 — Un carcere piccolo, che scoppia: con 47 reclusi, stipati nei 27 postiregolamentari, la Casa Circondariale di Sondrio presenta un tasso di affollamento elevatissimo, attorno al 174%. Sono questi i dati salienti e decisamente preoccupanti raccolti da Francesco Racchetti, Garante dei diritti delle persone private della libertà, che sono stati illustrati nel corso dell’ultimo consiglio comunale del capoluogo valtellinese.
I detenuti sono in prevalenza giovani: più della metà sono sotto i 40 anni e solo 5 superano i 60. Gli stranieri sono 14, pari al 30% circa. In queste condizioni l’aspetto rieducativo dovrebbe essere preminente rispetto a quello legato alla custodia. Invece ciò non accade perché «la Casa Circondariale di Sondrio – sottolinea il Garante – è da lunghissimo tempo priva di un Direttore residente, essendo affidata in reggenza al Direttore di Varese che ricopre anche la direzione del carcere di Busto Arsizio. Tale situazione non è priva di conseguenze. La funzione del Direttore svolge un fondamentale ruolo di baricentro e mediazione tra Polizia Penitenziaria, area educativa, detenuti, familiari, operatori sanitari, volontari e tutte le altre persone che, a vario titolo, svolgono la loro attività in carcere».
Queste considerazioni valgono soprattutto per la tipologia dei detenuti in larga percentuale tossicodipendenti ed alcool-dipendenti che, già al momento della carcerazione, appartengono ad aree di forte disagio. Il personale è costituito da 25 unità compreso il Comandante, «un numero assolutamente insufficiente – conclude Racchetti – a garantire la sicurezza e le condizioni di legalità all’interno dell’Istituto, partecipare alle attività di osservazione e trattamento rieducativo dei detenuti, effettuare traduzioni e piantonamenti. Gli spazi sono molto ridotti: l’edificio risale al 1910».
Monza celle sovraffollate e inumane, chiesto il rinvio della detenzione
Sono giudici di sorveglianza, e dovrebbero far eseguire nel carcere di Monza la condanna a 15 anni di un pericoloso condannato per associazione mafiosa e sequestro di persona. Ma proprio perché sono giudici, sanno che in quel posto, uno dei 47.000 nei quali sono invece stipati 66.000 detenuti, gli farebbero scontare la pena “con modalità disumane equiparabili a tortura”.
Per questo ora anche il più importante Tribunale di sorveglianza italiano, quello di Milano, sulla scia dell’ordinanza-pilota un mese fa di Venezia su un detenuto a Padova, chiede l’intervento della Corte costituzionale. E alla Consulta domanda una pronuncia “additiva” per valutare se, al caso tassativo di “grave infermità fisica” che oggi lascia facoltà al giudice di rinviare l’esecuzione della pena di un detenuto, non sia ormai il momento di aggiungere anche il caso in cui, l’esecuzione della pena si traduca “in trattamenti inumani o degradanti” secondo la misura tarata dalla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (almeno 3 metri quadrati a testa) nelle sentenze Sulejmanovic e Torreggiani che nel 2009 e a gennaio 2013 hanno già condannato l’Italia.
Nella vicenda di un detenuto siciliano, è stata la giudice milanese Maria Laura Fadda – come racconta l’avvocato Alessandro Maneffa – a voler verificare di persona le condizioni di detenzione con un sopralluogo nella cella dove in teorici 9 metri quadrati tre persone non possono scendere dal letto contemporaneamente perché nello spazio vanno contati anche il letto a castello a due piani, una branda pieghevole per il terzo detenuto, due cassette da 40 e da 70 centimetri come dispensa, tre sgabelli. Vestiti e scarpe per forza sotto il letto. Non sapendo dove appoggiare sapone e spazzolino da denti, i detenuti incollano al muro i pacchetti di sigarette a mo’ di mensoline. Tra letto e water c’è una porta ma non c’è aereazione, manca l’acqua calda, le muffe aggrediscono i muri.
Non è “grave infermità fisica”, unica chance di differimento della pena ammessa dall’articolo 147 del codice. Però è tortura secondo gli standard di Strasburgo. E qui nasce il dilemma del Tribunale milanese presieduto da Pasquale Nobile de Santis: se è vero che la pena resta legale anche se non viene raggiunta la rieducazione verso la quale deve obbligatoriamente tendere in base alla Costituzione, è vero anche che la pena è legale soltanto se non consiste in trattamento contrario al senso di umanità.
La pena inumana è non-pena, e andrebbe dunque sospesa e differita a quando le sue condizioni tornino praticabili. Ecco perciò la questione che il Tribunale milanese (presidente Fadda, a latere Cossia, esperti Pastorino e Mate) sottopone alla Corte costituzionale lasciando balenare una sorta di “numero chiuso”: una soluzione come nei Paesi del Nord Europa dove si evita la detenzione fino a quando si crea un posto libero, o come negli Stati Uniti dove il 23 maggio 2011 la Corte suprema ha riconosciuto la correttezza della Corte federale che aveva ordinato al governatore di rilasciare 46.000 detenuti per far scendere a un pur sempre elevato 137% il tasso di occupazione delle carceri.
Come già i colleghi di Venezia, anche quelli di Milano esprimono tutta la frustrazione di giudici che, quand’anche accertino la violazione di un diritto del detenuto da parte dell’amministrazione penitenziaria e ne ordinino la rimozione, non hanno tuttavia alcun potere di superarne l’inerzia: “È dal 1999 che la Consulta invita il Parlamento a prevedere forme di tutela giurisdizionale”, ma questo richiamo “è rimasto inascoltato”. E anche per questo Strasburgo ha appena dato un anno di tempo all’Italia per dotarsi di un sistema di efficaci rimedi preventivi “interni”, che non si limitino solo a risarcimenti ex-post del danno.
Fonte Corriere della sera
Piove dentro il carcere di Sollicciano.
Nel carcere fiorentino di Sollicciano “piove nei corridoi, si verificano infiltrazioni e ci sono situazioni di difficoltà strutturali di vario genere, oltre al ben noto problema del sovraffollamento”. Lo ha detto oggi a margine di un incontro a Firenze il direttore del penitenziario, Oreste Cacurri.
Le Vallette. 30 detenuti dormono per terra senza materassi e senza servizi igienici
Incredibile denuncia dell’Osapp, che dovrebbe far riflettere soprattutto alla luce dei recenti discorsi affrontati relativamente ai problemi economici in cui versa oggi il nostro Paese: nel carcere delle Vallette di Torino, ci sarebbero 500 detenuti in più rispetto al numero di capienza massimo previsto per l’istituto.
Notizia vecchia, questa, potremmo quasi dire, se non fosse che almeno una trentina di questi carcerati starebbero dormendo per terra, senza materassi in locali che, secondo quanto riferito da Leo Beneducci, segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma della Polizia Penitenziaria, sarebbero addirittura privi di servizi igienici.
“Purtroppo a parte l’apparente stabilizzazione numerica del sistema” ha riferito Beneducci, “le emergenze che il personale di polizia penitenziaria affronta quotidianamente in carcere si vanno ad aggravare di giorno in giorno, come nell’istituto di Torino, dove per una capienza di 1050 detenuti ve ne sono invece 1580”.
Quasi il 50% in più di persone rinchiuse, quindi, rispetto a quante ne prevede il carcere, le quali inevitabilmente si ritrovano a dover vivere incondizioni a dir poco improponibili, a causa delle inevitabili carenze dei servizi.
Il problema del sovraffollamento delle carceri è un aspetto della nostra società che non può passare inosservato o in secondo piano, considerando soprattutto il fatto che i tagli economici che inevitabilmente verranno effettuati per far fronte alla crisi non faranno altro che peggiorare questa situazione se non si interverrà adeguatamente per assicurare la garanzia e il mantenimento di tutta quella serie di diritti basilari di cui nessuno al mondo, nemmeno un criminale, può in alcun modo e per nessuna ragione essere privato in uno stato sociale e democratico come il nostro.
Troppo spesso, forse, si tende a dimenticare l’esistenza dei detenuti, chiudendo gli occhi, voltando lo sguardo dall’altra parte, considerandoli addirittura, in alcuni casi, alla stregua di animali da stipare in una gabbia il più a lungo possibile, mentre bisognerebbe invece ricordarli, e ricordare insieme ad essi quanto espresso dalla nostra Costituzione cioè che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” art. 27 comma 3 della nostra Legge Fondamentale.
Cuneo, topi in carcere.
“E’ gravissimo quanto sta accadendo nel carcere di Cuneo. Anche oggi sono stati avvistati grossi topi aggirarsi in carcere, nell’area degli Uffici servizi e Comando e questi avvistamenti preoccupano del tutto legittimamente il Personale. Ora è assolutamente urgente una completa derattizzazione di tutta la Casa circondariale ma credo sia comunque il caso che l’Amministrazione penitenziaria regionale, attraverso il competente Ufficio di vigilanza sull’igiene e sicurezza dell’amministrazione della Giustizia (Visag), disponga immediatamente accurati controlli a Cuneo ed in tutti gli altri penitenziari piemontesi. A cominciare certamente dagli Uffici ma anche in tutti i posti di servizio in cui sono impiegati in servizio le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”.
E’ quanto dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri.
“E’ ovvio che anche episodi come questo possono turbare la tranquillità e la serenità delle sezioni detentive, in cui – non dimentichiamolo – lavorano 24 ore su 24 e con molte difficoltà operative gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, gravemente sotto organico. Mi sembra che, a Cuneo come in tutte le carceri italiane, la Polizia Penitenziaria è l’unica rappresentante dello Stato che sta fronteggiando l’emergenza sovraffollamento: oltre al danno c’è però la beffa di essere gli unici esposti a malattie come l’HIV, la tubercolosi, la meningite, la scabbia e altre malattie che si ritenevano debellate in Italia. Per queste ragioni il SAPPE sollecita visite ispettive dell’Ufficio di vigilanza sull’igiene e sicurezza dell’amministrazione della Giustizia (Visag) a Cuneo, in tutte le carceri piemontesi ed in ogni posto di servizio in cui sono impiegati poliziotti penitenziari per verificarne la salubrità.”
Carcere di Teramo: detenuto sistemato nei locali della Polizia Penitenziaria, troppo sovraffollamento
Detenuto con gravi patologie sanitarie sistemato in una stanza (senza sbarre) destinata agli agenti penitenziari, rimasti persino senza il bagno.
Anche questa è la conseguenza del sovraffollamento delle carceri e di una situazione che per gli agenti diventa ogni giorno sempre più difficile da gestire e sopportare. La denuncia arriva dal segretario provinciale del Sappe, Giuseppe Pallini che racconta l’arrivo, ieri, del nuovo carcerato. Il reparto destinato ai detenuti nell’ospedale civile di Teramo conta appena 2 letti e ieri erano entrambi occupati.
La sistemazione di fortuna è stata trovata, spiega il responsabile del sindacato di polizia, negli spazi che sono riservati agli agenti “per evitare che il detenuto venisse spedito in un altro ospedale della provincia, a circa 30 km dall’istituto. Inoltre la patologia di cui è affetto ha sconsigliato la sistemazione insieme ad altri detenuti degenti del reparto detentivo”.
Così è stato collocato all’interno di una stanza del Reparto detentivo dell’ospedale in uso al personale, senza sbarre alla porta d’ingresso e della finestra.
Il personale impiegato, oltre ad essere stato privato dell’uso del bagno si trova ad operare senza alcuna sicurezza. “È evidente che quanto sta accadendo”, denuncia Pallini, “va a calpestare qualsiasi elemento di dignità professionale, ma colpisce anche il lato umano di tutto il personale che apprendendo tali notizie si ritrova ancor più scoraggiato ed abbandonato a se stesso, demotivato, con il rischio che si venga a creare un disagio psicologico che potrebbe ripercuotersi oltre che individualmente, anche in un contesto familiare ed affettivo”. Il Sappe chiede un intervento “serio e deciso, a tutti i livelli, affinché si ponga fine al verificarsi di simili inconvenienti e perché, l’istituto teramano non diventi la discarica di essere umani del Provveditorato”.
primadanoi.it
Liguria, troppi detenuti, tensioni nelle carceri
Carceri liguri sovraffollate: è ancora allarme,. A denunciarlo è Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria, e lo fa dati alla mano: sono 1.850 persone le persone detenute, quasi il doppio dei posti letto disponibili (1000). E la tensione resta alta.«Nelle sovraffollate carceri liguri – osserva Martinelli – i detenuti si sono resi protagonisti di 92 atti di autolesionismo (e cioè ingestione di corpi estranei come chiodi, pile, lamette; tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) e 29 tentativi di suicidio». Secondo i dati resi noti dal Sappe hanno tentato il suicidio 9 persone a Marassi, 7 a Sanremo, 6 a La Spezia, 5 a Pontedecimo ed 1 a Chiavari e Imperia. Le morti per cause naturali in carcere sono state 5 (3 a Marassi, 1 a Sanremo ed Imperia). Non si sono registrati casi di suicidio. Sono state, infine, 93 le colluttazioni (7 a Imperia, 19 a Pontedecimo, 9 a Chiavari, 2 a La Spezia, 53 a Sanremo e 3 a Marassi) e 19 i ferimenti (12 a Marassi, 5 a Savona e 2 a Imperia). Sono state infine 5 le evasioni in Liguria da parte di altrettanti detenuti che non sono rientrati in carcere dopo aver fruito di permessi premio e semilibertà. Secondo il Sappe ad alimentare le tensioni nelle carceri è anche il fatto che i detenuti non siano impiegati in attività lavorative o comunque utili alla società (come i lavori di pubblica utilità).«In Liguria – spiega Martinelli – lavora solamente 1 detenuto su 5, e per di più per poche ore al giorno. Sul tema del lavoro in carcere c’è profonda ipocrisia. Tutti, politici in testa, sostengono che i detenuti devono lavorare: ma poi, di fatto, a lavorare nelle carceri oggi è una percentuale davvero irrisoria di detenuti (circa il 20% dei ristretti). Peraltro, il condannato che espia la pena in carcere ha un tasso di recidiva del 68,4% contro il 19% di chi ha fruito misure alternative e addirittura l’1% di chi è inserito nel circuito produttivo. Stare invece 20 ore al giorno chiusi in cella favorisce una tensione detentiva fatta di risse, aggressioni, suicidi e tentativi suicidi, rivolte ed evasioni
Aggressioni ripetute in carcere ai Poliziotti penitenziari anche a Pavia
Continuano le aggressioni in carcere da parte dei detenuti nei confronti dei Poliziotti penitenziari. Carceri sovraffollate con carenza d’organico di Polizia Penitenziaria.
Aggressioni ad agenti, violenze ripetute: episodi, molto gravi, che sono soltanto uno specchio di una situazione che non è più sostenibile da parte del personale che opera presso il carcere di Vigevano. Di qui viene un allarme carceri che non risparmia nemmeno Pavia. Nei giorni scorsi, per due volte, nella prigione della Lomellina agenti della Polizia Penitenziaria sono stati oggetto di aggressioni che li hanno costretti ad andare all’ospedale. In un primo caso un detenuto ha dato in escandescenze nella propria camera e, una volta all’ora d’aria, si è scagliato contro chiunque incontrasse. Nel secondo, un detenuto insofferente allo stato di detenzione, ha preso per il collo un agente di vigilanza.
Dati altrettanto allarmanti arrivano dal carcere di Pavia, che sta letteralmente scoppiando. Rispetto a una capienza sulla carta di 247 persone, infatti, i detenuti sono quasi il doppio, 488. Inferiore a quanto previsto in pianta organica anche il numero di agenti impegnati che è di 241 persone, a fronte delle 285 ipotizzate. Ma il carcere di Torre del Gallo è destinato ad ampliarsi. A maggio, dopo qualche ritardo a causa di problemi strutturali che hanno fatto slittare l’inaugurazione, si aprirà un nuovo padiglione, il rischio è però che non venga adeguata la pianta organica.
E, come è destinata ad ampliarsi la casa circondariale di Pavia, lo è anche quella di Voghera dove al momento, però, si sta leggermente meglio. A fronte di una capienza di 163 detenuti, si trovano ristretti in 211. Inferiori al previsto pure gli agenti che sono 165 e non 187 come dovrebbe essere.
Fonte; il giorno