Tag Archives: autolesionismo

Busto Arsizio – Detenuto si ferisce in carcere, poi aggredisce agenti che volevano fermarlo

Il vicecomandante e un agente della Polizia Penitenziaria del carcere di Busto Arsizio (Varese) sono rimasti feriti in un’aggressione da parte di un detenuto di 22 anni, nel tardo pomeriggio di mercoledì. L’agente, intervenuto per fermare il giovane che stava mettendo in atto gesti lesionistici, è stato colpito a calci e pugni e ha riportato la frattura del dito di una mano. Mentre il vicecomandate, che era andato successivamente in infermeria per calmarlo, è stato colpito con una testata e ha dovuti ricorrere ad alcuni punti di sutura. La notizia, resa nota dai sindacati di Polizia Continue reading


Celle allagate, panini farciti col sangue. Viaggio nei segreti del beccaria

images (42)Chi si dà fuoco, e non per scherzo, chi si impicca, chi ingoia pane sangue e bresaola, chi allaga la cella e brandisce cavi elettrici. Chi mena incendia nasconde lamette. Ma non è Alcatraz anni Venti, è il Beccaria 2014. In una cronaca degli ultimi dieci giorni d’inferno.
«Mi do fuoco, se mi condannano, mi do fuoco». Continue reading


Ogni due giorni nelle carceri umbre un detenuto si autolesiona

cutterOgni due giorni nelle carceri umbre un detenuto si autolesiona ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo. E, ogni tre settimane, un ristretto dell’Umbria tenta il suicidio, salvato in tempo dal tempestivo intervento delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. E’ la denuncia di Donato Capece, segretario del SAPPE, Continue reading


Ancora un gesto di autolesionismo al carcere di Benevento

cordatesaAncora un gesto autolesionistico nella Casa circondariale di Benevento. A darne notizia sono  il Delegato Regionale Nicola Schipani e il Segretario Provinciale Luigi Napolitano della UGL Federazione Nazionale Polizia Penitenziaria. Il detenuto, a loro dire in segno di protesta per la presenza in stanza di due detenuti non graditi, avrebbe utilizzato delle lamette, procurandosi prima delle ferite superficiali agli avambracci e poi portandosele alla gola. Dopo l’intervento degli agenti è ritornata la calma

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Genova, detenuto si ferisce per ottenere trasferimento cella

cordatesa(Adnkronos) – Un detenuto si e’ autolesionato nel carcere genovese di Marassi, ferendosi con una lametta da barba. E’ quanto riferisce il sindacato di polizia penitenziaria – Sappe. “Il detenuto -spiega Roberto Martinelli, segretario generale del Sappe – voleva cambiate cella e per ottenere il trasferimento, nonostante l’agente del piano gli stesse spiegando come compilare l’apposita richiesta, si Continue reading


Genova, detenuto Marassi si ferisce con lametta

cordatesaAdnkronos – Genova, 23 set. – (Adnkronos) Si e’ lesionato il viso, il mento e le braccia con una lametta, procurandosi una copiosa perdita di sangue, per essere ricoverato in un reparto di psichiatrica di un ospedale esterno. E’ accaduto sabato notte nel carcere genovese di Marassi, protagonista un detenuto Continue reading

Foggia: nuovo tentato suicidio in carcere

cordatesaCoosp. coordinamento sindacale penitenziario: “uno dei 652 detenuti uomini – 32 le donne – ha tentato oggi il suicidio con un gesto di autolesionismo”. “L’Agente di sezione della Polizia Penitenziaria – che mediamente controlla tra i 70/100 detenuti per
due sezioni detentive – ha subito soccorso l’uomo, trasportandola d’urgenza con scorta agli Ospedali Riuniti “. “Il detenuto è stato suturato e medicato dai medici del Pronto soccorso e subito dimesso, per poi essere trasportato nuovamente nel sovraffollato Carcere Dauno e mantenuto sotto stretta attentissima Continue reading


Autolesionismo in carcere, Sappe: “Non informati della salute dei detenuti”

cordatesaPiacenza – Nuovo caso di autolesionismo nel carcere di Piacenza. Protagonista un detenuto magrebino che, dopo essersi tagliato in varie parti del corpo ha avuto una colluttazione con un compagno di cella e con gli agenti della polizia penitenziaria. A seguito del gesto dimostrativo, lo straniero era stato medicato ma, una volta riportato insieme agli altri detenuti, non ha smesso di dare in escandescenza. Così, prima è venuto alle mani con un altro carcerato e in seguito con gli agenti intervenuti per fermarlo al carcere delle Novate.
Il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, è tornato Continue reading


Si barrica in cella e si ferisce

veneLUGANO – Il Dipartimento delle istituzioni comunica che nella mattinata di oggi, lunedì, un 38enne detenuto straniero, recluso nel Carcere penale La Stampa e accusato di tentato omicidio, si è barricato nella sua cella e si è auto inferto una seria ferita alla fronte con un oggetto metallico. È stato richiesto l’intervento della Polizia cantonale. Dopo infruttuosi negoziati, a tutela dell’incolumità del detenuto, gli agenti del Reparto interventi speciali sono penetrati nella cella riuscendo a immobilizzarlo. Dopodiché il 38enne è stato trasportato in ambulanza all’ospedale per le cure del caso. Sull’accaduto – si fa sapere nella nota – non verranno rilasciate ulteriori dichiarazioni.

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Bologna – Aggiornamenti dal CIE

diffondiamo

cie-300x299Dai contatti degli ultimi mesi con alcune persone rinchiuse nel CIE di Bologna (via Mattei) emerge una situazione insopportabile.
Il CIE di Bologna, come quello di Modena, è passato tra agosto ed ottobre dalla gestione della cooperativa ‘La Misericordia’ (Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia) di Daniele Giovanardi (famiglia onorevole e intenzione di guadagnare soldi sulla pelle dei rinchiusi mascherata da misericordiosa vocazione cristiana) all’’Oasi’ (zoppicante cooperativa siciliana, che dalla gestione del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Cassibile chiuso dopo diverse interrogazioni parlamentari, oggi gestisce 3 CIE, quelli di Bologna, di Modena e di Trapani – loc. Milo). Come si è aggiudicata il bando l’Oasi, che da mesi non riesce a pagare gli stipendi a chi lavora per lei nei CIE di Trapani e di Modena? Con un bando al ribasso. Dai 70euro a rinchiuso dati alla Misericordia, si è passati a 28euro con l’Oasi.
Oggi sembra che i CIE non funzionino più: da fonte di guadagno questi lager sono diventati un peso economico difficilmente gestibile. Questo potrebbe spiegare perché, dopo anni che esistono e rinchiudono e torturano persone – colpevoli di non avere le carte che permettano loro di passare o vivere entro determinati confini statali – in un complice silenzio, oggi vengono additati da istituzioni e visitati da associazioni; dopo anni di silenzio menefreghista o di tiepido dispiacere, improvvisamente si riscopre che un CIE è un lager e ci si indigna, ci si commuove, si proclama la necessità di chiuderli.
Il CIE di Bologna è stato visitato nelle ultime settimane da Desi Bruno (garante dei diritti dei detenuti dell’Emilia Romagna), Virginio Merola (sindaco di Bologna), dall’associazione Medici per i Diritti Umani (che ha pubblicato delle foto dell’interno del CIE: http://bologna.repubblica.it/cronaca/2012/02/28/news/qui_peggio_che_stare_in_galera_cos_si_vive_all_interno_del_cie-30612725/ ).
Da dentro ci raccontano che da quest’autunno le condizioni sono peggiorate, anche prima dell’avvento dell’Oasi nella gestione. Il cibo è diventato ancora più scarso e immangiabile, le lenzuola e i vestiti non si riescono a far lavare per settimane, avere delle sigarette è un’impresa. Uno dei rinchiusi raccontava di una malattia alla pelle che lo tormentava, e che preoccupava molto il suo compagno di cella che temeva di essere infettato, ma non veniva mandato in ospedale né visitato seriamente; pochi giorni dopo, in seguito alla visita di Desi Bruno, sui giornali usciva la notizia di 4 casi di scabbia.
Abbiamo notizia di almeno un colloquio con gli avvocati saltato a causa della “mancanza di personale”, secondo quanto detto loro dal personale interno. Un prigioniero raccontava che il suo avvocato d’ufficio si era fatto rivedere solo due giorni prima della scadenza per presentare il ricorso contro il decreto di espulsione dall’italia.

Un paio di settimane fa uno dei rinchiusi si è cucito le labbra. Per tre giorni è rimasto così. Il quarto giorno è stata mandata a parlargli una psicologa mandata da Desi Bruno, che lo ha fatto uscire dal CIE: aveva sette giorni di tempo per rimanere in Italia, prima di essere di nuovo “irregolare”.

Da questo sabato altre due persone si sono cucite le labbra: un uomo e una donna. Hanno tentato di mandarci le foto, ma non ci sono riusciti. Uno di loro ha la febbre alta.


Aggiornamenti dal Cie di Torino

diffondiamo

1459_Foto3Il Cie di corso Brunelleschi continua ad essere in buona parte inutilizzabile. Nonostante le notizie diffuse dai giornali, le camerate andate a fuoco durante le rivolte del 22 e 24 febbraio sono tutt’ora inagibili. Due dei cinque arrestati sono stati scarcerati: uno è stato liberato con un foglio di via dall’Italia, l’altro è stato riportato al Cie ed espulso immediatamente.

I reclusi sono ad oggi poco più di 60 (su 180 posti teoricamente disponibili). Dai giorni delle rivolte almeno 20 sono stati espulsi, 6 o 7 rilasciati con un foglio di via e due dovrebbero essere stati trasferiti a Trapani. In nessuna area, negli ultimi 10 giorni, ci sono stati nuovi ingressi.

Da tutte le aree comunicano che da un paio di giorni viene distribuito un riso che “puzza”. Tutti sono sicuri che il pasto sia  condito con una forte dose di tranquillanti e qualcuno ha pensato bene di restituirlo dritto sulla testa dei militari che lo consegnavano…

Ieri un recluso ha trascorso la notte sul tetto dell’area viola per la paura di essere espulso. Qualche giorno fa aveva ingoiato un grosso numero di pile e lamette, ma, nonostante il parere contrario dei medici, era stato riportato al Cie. Sembra che abbia cercato di impiccarsi sul tetto. Questa mattina è stato riportato in ospedale apparentemente in gravi condizioni per gli oggetti ingeriti.

macerie @ Marzo 6, 2013


La protesta al Cie: «Due persone con le labbra cucite»

Labbra-cuciteBOLOGNA – «Anche oggi al Cie di Bologna ci sono due persone, un uomo e una donna, con le labbra cucite per protesta, contro la propria situazione e contro le condizioni della struttura». Lo rileva la Garante dei detenuti dell’Emilia-Romagna, avvocato Desi Bruno, precisando di aver saputo ieri di queste due persone e di aver accertato che «ancora oggi sono nelle stesse condizioni». Questa protesta autolesionista, cominciata anni fa in carcere, è praticata anche nei Centri di identificazione ed espulsione per immigrati (Cie). La Garante spiega che l’uomo «proviene dal carcere e si chiede come mai si trovi al Cie. La donna l’ha fatto perchè non riesce a comunicare: anche ieri mancava il mediatore arabo»

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Detenuto tenta il suicidio ingerendo delle pile

suicidioE’ in gravi condizioni il detenuto che, nella tarda serata di ieri 28 febbraio, intorno alle 23,15, ha tentato il suicidio nel carcere di Mammagialla.

Si tratterebbe di un tunisino sulla trentina che, secondo quando si apprende, avrebbe inizialmente ingerito pile per poi procurarsi un profondo taglio all’avambraccio e infine avrebbe provato a impiccarsi.

Subito intervenuti gli agenti della polizia penitenziaria che hanno scongiurato il peggio.

Sono stati allertati i sanitari del 118 che hanno trasferito il trentenne a Belcolle dove è ricoverato in gravissime condizioni.

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Cagliari, Detenuto al Buoncammino ingoia forchetta per ritornare a Genova

Forchetta-Un algerino di 32 anni M.K. che sta scontando una pena a 1 anno e 5 mesi di carcere, ha ingoiato una forchetta per protestare contro il mancato trasferimento a Genova. L’uomo che finirà di scontare la pena tra meno di un anno, si trova a Buoncammino da 7 mesi essendo stato sfollato dal carcere ligure di Marassi”. Lo rende noto l’associazione “Socialismo Diritti Riforme” in seguito a un colloquio effettuato con il detenuto dai volontari.
Nel corso dell’incontro con il cittadino algerino è emerso che il grave gesto autolesionistico non è stato l’unico. L’uomo infatti ha ingoiato un’altra forchetta che però è riuscito ad espellere. “Si tratta – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di SdR – di una persona privata della libertà che soffre particolarmente la distanza dai familiari. Sostiene infatti di avere un fratello a Genova ma le condizioni sanitarie, la conoscenza di un italiano approssimativo e la difficoltà a dare indicazioni precise sulla parentela rendono la sua situazione particolarmente difficile.
Nei giorni scorsi, in seguito alla nuova ingestione della forchetta, è stato ricoverato in Ospedale per provvedere alla rimozione della pericolosa posata. Giunto a destinazione però, forse perché non aveva compreso il motivo del ricovero, ha firmato il foglio di dimissioni ed è tornato a Buoncammino. Una dimostrazione palese del disagio in cui si trova”.
“La vicenda – evidenzia Caligaris – presenta tuttavia dei tratti che qualificano negativamente l’iniziativa del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. È evidente che l’algerino è stato trasferito in Sardegna per alleggerire il numero di ristretti nella struttura di Genova ma la motivazione appare piuttosto punitiva anziché razionale. Una persona che mostra evidenti segnali di malessere non può essere considerata una patata bollente di cui disfarsi allontanandola laddove invece avrebbe potuto accedere a una pena alternativa tenendo conto della svuota carceri e della pena non particolarmente gravosa”.
“Purtroppo – conclude la presidente di SdR – l’amministrazione sembra dimenticare che spesso i cittadini extracomunitari in stato detentivo sono poveri diavoli che hanno bisogno soltanto di essere reinseriti in società attraverso iniziative rieducative e promuovendo azioni per consentire loro di avere un lavoro almeno per il sostentamento. Restando così la situazione, nonostante la buona volontà del Direttore, degli Agenti e dei Medici, non è possibile contenere la disperazione di queste persone. La speranza almeno per M.K. è che possa tornare a Genova e ritrovare i parenti per concludere positivamente la sua triste esperienza.

Fonte:  Agenparl


Alessandria,proteste nelle due carceri della città

fuocoA poche ore una dall’altra le due carceri di Alessandria hanno vissuto ieri momenti di tensione. Nel
penitenziario Cantiello-Gaeta un detenuto romeno ha cercato di gettarsi dal tetto della struttura,
poco dopo in quello di San Michele altri due detenuti magrebini hanno provocato un incendio e
tentato di darsi fuoco. Lo comunica il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria (SAPPE). I
detenuti sono stati salvati dal tempestivo intervento degli agenti. ”E’ evidente – dichiara Donato
Capece, segretario generale del SAPPE – che le costanti criticita’ quotidiane delle carceri italiane
sono il sintomo palese della loro invivibilita”’.”La situazione penitenziaria e’ sempre piu’
incandescente” sottolinea. Capece ricorda che ”ad Alessandria oggi ci sono complessivamente piu’
di 800 detenuti: 395 alla Casa circondariale Cantiello e Gaeta (che ha 260 posti letto
regolamentari) e 416 alla Casa di reclusione S. Michele, che ha anch’essa 260 posti letto
regolamentari. Insomma, 300 detenuti in piu’ rispetto al previsto”. Dal 1 gennaio al 30 giugno
2012 ad Alessandria ci sono stati 18 atti di autolesionismo e 4 tentati suicidi.(ANSA).


Rissa in carcere, minorenni ingoiano lamette

  • La discussione durante la cena in refettorio. Il garante: l’autolesionismo è la loro forma di protesta, da una banalità può nascere una tragedia

FIRENZE – Due ragazzi reclusi nel carcere minorile di Firenze sono stati ricoverati per aver ingerito lamette di temperamatite in seguito a una rissa a cui avevano preso parte insieme a un terzo detenuto. Le loro condizioni, secondo quanto emerso, non sono gravi. Tutto è avvenuto venerdì pomeriggio intorno alle 19. Sia i due ricoverati che il terzo giovane coinvolto sono di origine africana. Secondo quanto emerso, la rissa è scaturita per futili motivi all’interno del refettorio del carcere, quando si stava servendo la cena.

I tre giovani sono stati divisi dai compagni e dalle guardie penitenziarie. Poi, quando sono stati riportati in cella, uno di loro ha ingoiato una lametta, forse in segno di sfida verso gli agenti penitenziari. All’arrivo della guardia medica, anche un secondo giovane che aveva partecipato alla rissa ha ingerito una lametta. I due sono stati portati all’ospedale dove si trovano ricoverati in osservazione. Il terzo minorenne protagonista della rissa, che nel corso della zuffa ha riportato tagli superficiali alle gambe, è stato medicato e dimesso. «Nel carcere minorile ci sono 12 detenuti, quindi l’episodio non è dovuto a problemi di sovraffollamento – spiega il garante dei detenuti del Comune di Firenze Franco Corleone -. L’autolesionismo, che per i detenuti adulti è l’unico modo di farsi sentire, viene usato da questi ragazzi come forma di protesta in modo simbolico senza un motivo preciso. Occorre un lavoro di approfondimento per capire le ragioni. Da un fatto banale può succedere una tragedia».

dal corriere fiorentino