Ancora un’aggressione di un detenuto del carcere viterbese di Mammagialla ed ancora alla ribalta torna il problema della sicurezza nella casa circondariale e non solo. Nel tardo pomeriggio di ieri, infatti, nel repartino di Belcolle adibito all’assistenza dei detenuti di Mammagialla, un marocchino ha dato in escandescenza perchè non poteva fumare e con la branda del letto ha sfondato la parete divisoria con l’altra stanza dove vi era un altro detenuto. Sono intervenuti sia gli agenti di polizia penitenziaria di Belcolle che alcuni di Mammagialla, riaccompagando uno di questi detenuti al carcere e sedando l’altro sul posto. Soltanto pochi giorni fa le sigle sindacali si erano riunite davanti Mammagialla per protestare per la situazione che giornalmente sono costretti a vivere gli agenti di polizia peniteniaria, ridotti nel numero rispetto alla popolazione carceraria e, quindi, meno tutelati dal punto di vista della sicurezza. Una situazione che, purtroppo, non è limitata alla casa circondariale di Viterbo, ma che riguarda gran parte delle carceri italiane. Continue reading
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Opg Reggio Emilia, detenuto aggredisce un agente
Frattura del setto nasale e lesione ai tendini di una mano. Il Sappe: “La situazione peggiora”
REGGIO EMILIA – Il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, denuncia un ennesimo caso di aggressione: questa volta tutto è avvenuto all’Opg di Reggio Emilia, dove ieri sera un assistente capo è stato aggredito da un internato riportando la frattura del setto nasale e la lesione dei tendini della mano sinistra. L’agente ne avrà per sei mesi. “Le aggressioni si ripetono con frequenza quotidiana, ormai – commenta Giovanni Battista Durante, responsabile del Sappe Emilia Romagna – La situazione peggiora, e le misure del governo non produrranno nulla di buono, a nostro parere. Nel frattempo continuiamo a perdere personale: avremo quasi 2000 agenti in meno nei prossimi anni, con il risultato che le carceri saranno sempre più nelle mani dei detenuti”.
Fonte: Reggionline
Vanno a notificare un decreto penale: carabinieri presi a badilate e forconate
ROVIGO – Assaliti con bastoni e forconi, con fendenti all’altezza dello stomaco che sarebbero potuti essere mortali, se i carabinieri non fossero stati protetti da caschi e giubbotti antiproiettile. Non si tratta, però, di scontri di qualche manifestazione sfociata in violenza, ma l’incredibile epilogo di una normale notifica di un atto penale agli interessati diventato una rissa, quasi battagli,a di tre ore, a Costa di Rovigo venerdì pomeriggio.
E l’esito è che tre persone, due uomini e una donna, sono ora agli Continue reading
Un pestaggio al CIE di Trapani
diffondiamo da Macerie
Venerdì, nel Cie di Trapani Milo, un recluso viene brutalmente picchiato dai poliziotti di guardia. Il medico, dopo aver visitato il pestato, assicura che non è nulla di grave. L’avvocato d’ufficio, “consigliato” direttamente dai poliziotti, non si capisce bene che cosa farà. Il direttore del centro (che si è fatto le ossa al Cie di Modena), dopo aver assistito al pestaggio, invita i prigionieri ad “avere pazienza”. Ma i reclusi di pazienza non ne hanno davvero più: fotografano il ferito, vogliono che si sappia in giro quel che succede a Trapani, e per protesta iniziano uno sciopero della fame, ben consapevoli che contro la prepotenza della polizia non rimane altro che “andare sotto e far casino”.
Aggiornamento 20 maggio. Lo sciopero Continue reading
“Polveriera-Bassone”, agente quasi strangolato
Sale la tensione ed il rapporto polizia-detenuti si fa ogni giorno più difficile. Al Bassone di Albate, lo denunciano i sindacati del settore, la situazione è più che mai esplosiva e lo conferma anche l’ultimo episodio: tra giovedì e ieri, infatti, un ispettore è finito all’ospedale perchè aggredito da un detenuto al collo. Quasi strangolato per essere intervenuti, in una cella di sua competenza da curare, a riportare la calma dopo una rissa tra detenuti. Per l’agente è stato necessario il ricovero al pronto soccorso del Sant’Anna: ora è a casa in convalescenza.
«Questo episodio – per i rappresentanti sindacali della Cisl – dà l’idea dell’esplosività della situazione. Basti pensare che, stando alla pianta organica, gli agenti in servizio dovrebbero essere quasi 400 e invece ne mancano 80. In compenso, i detenuti sono 530 in questi giorni: il loro numero massimo, secondo quanto stabilito dal Ministero, non dovrebbe superare i 300″. Squlibrio evidente con inevitabili ripercussioni.
Ad aggravare la situazione anche un giovane albanese che, approfittando di un permesso premio in questi giorni, non ha fatto più rientro in carcere alla sera. Lo stanno ancora aspettando. Di fatto è diventato un latitante.
Poliziotta picchiata nel penitenziario di Bellizzi Irpino La vittima ha riportato il distacco della retina dell’occhio
‘Nel giorno della festa della donna una poliziotta e’ stata violentemente picchiata in carcere’. A denunciarlo e’ il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che legge con preoccupazione questo episodio, ‘ennesimo sintomo di criticita’ del penitenziario campano’. ‘Nella sezione femminile della Casa Circondariale di Avellino -spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe- ospitante tra l’altro l’unico asilo nido per bambini inferiori ai tre anni del Sud Italia per detenute madri, nel tentativo di sedare una lite tra due detenute, una Agente del Corpo della polizia penitenziaria, poco piu’ che ventenne, e’ stata colpita violentemente allo zigomo sinistro’.’La giovane collega -prosegue Capece- assegnata da poco dalla Scuola di formazione all’istituto irpino, e’ stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso, ove le e’ stato diagnosticato il distacco della retina dell’occhio. Ormai le condizioni di vita del personale, dal punto di vista operativo, sono sempre piu’ precarie e critiche anche se da poco il reparto femminile di Avellino e’ stato incrementato’, sottolinea il leader dei baschi azzurri del Sappe.
‘La situazione penitenziaria resta allarmante -rimarca il Sappe- e le risposte dell’Amministrazione penitenziaria a questa emergenza sono favole, come quella della fantomatica quanto irrazionale e sporadica sorveglianza dinamica, che accorpa ed abolisce posti di servizio dei Baschi Azzurri mantenendo pero’ in capo alla Polizia penitenziaria il reato penale della ‘colpa del custode’.
‘Queste frequenti -conclude Capece- e violente aggressioni mettono drammaticamente in evidenza le gravi condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari’.
Agente aggredito da un detenuto in carcere
Un agente di polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto nel carcere di San Gimignano. Lo rende noto la Cisl-Fns. E’ accaduto stamane intorno alle 10: l’agente è stato preso a pugni in volto da un detenuto bosniaco di 24 anni, con fine pena nel 2013 per reati di rapina.
L’intervento dei colleghi ha evitato conseguenze peggiori. L’agente è stato trasportato con l’ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale di Campostaggia di Poggibonsi.
Aggressioni ripetute in carcere ai Poliziotti penitenziari anche a Pavia
Continuano le aggressioni in carcere da parte dei detenuti nei confronti dei Poliziotti penitenziari. Carceri sovraffollate con carenza d’organico di Polizia Penitenziaria.
Aggressioni ad agenti, violenze ripetute: episodi, molto gravi, che sono soltanto uno specchio di una situazione che non è più sostenibile da parte del personale che opera presso il carcere di Vigevano. Di qui viene un allarme carceri che non risparmia nemmeno Pavia. Nei giorni scorsi, per due volte, nella prigione della Lomellina agenti della Polizia Penitenziaria sono stati oggetto di aggressioni che li hanno costretti ad andare all’ospedale. In un primo caso un detenuto ha dato in escandescenze nella propria camera e, una volta all’ora d’aria, si è scagliato contro chiunque incontrasse. Nel secondo, un detenuto insofferente allo stato di detenzione, ha preso per il collo un agente di vigilanza.
Dati altrettanto allarmanti arrivano dal carcere di Pavia, che sta letteralmente scoppiando. Rispetto a una capienza sulla carta di 247 persone, infatti, i detenuti sono quasi il doppio, 488. Inferiore a quanto previsto in pianta organica anche il numero di agenti impegnati che è di 241 persone, a fronte delle 285 ipotizzate. Ma il carcere di Torre del Gallo è destinato ad ampliarsi. A maggio, dopo qualche ritardo a causa di problemi strutturali che hanno fatto slittare l’inaugurazione, si aprirà un nuovo padiglione, il rischio è però che non venga adeguata la pianta organica.
E, come è destinata ad ampliarsi la casa circondariale di Pavia, lo è anche quella di Voghera dove al momento, però, si sta leggermente meglio. A fronte di una capienza di 163 detenuti, si trovano ristretti in 211. Inferiori al previsto pure gli agenti che sono 165 e non 187 come dovrebbe essere.
Fonte; il giorno
Violenta aggressione da parte di un detenuto ad una guardia
Enna – Viene riferito a questa Segreteria Regionale SAPPe che giorno 28
FEBBRAIO 2013 un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria assistente capo
in servizio presso la Casa Circondariale di Piazza Armerina , durante l’espletamento
dell’attività lavorativa all’interno dell’istituto penitenziario presso il reparto detentivo
primo piano senza alcuna motivazione è stato aggredito da un detenuto di origini
catanesi solo perché l’ utente non aveva accettato di buon grado una rilevazione
disciplinare.
Per quanto si è venuto a sapere ,il poliziotto penitenziario era solo presso il
reparto detentivo durante il cambio per usufruire del tempo necessario per pranzare .
L’appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria ha riportato varie contusioni
con prognosi di giorni 10 salvo complicazioni.
Aggressioni in carcere: detenuto aggredisce poliziotto penitenziario a Vercelli
Ennessima aggressione in carcere da parte di un detenuto nei confronti di un agente di Polizia Penitenziaria.
Questa mattina un detenuto ha aggredito improvvisamente e violentemente un agente di Polizia Penitenziaria che, nel carcere di Vercelli, stava accompagnando i detenuti all’ora d’aria. Lo rende noto il Sappe, esprimendo solidarieta’ alla vittima, che ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso. “Questa ennesima aggressione ci preoccupa – commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece – anche perche’ a Vercelli gli eventi critici come aggressioni e atti di autolesionismo sono purtroppo all’ordine del giorno e la tensione resta alta, a tutto discapito del nostro lavoro”.
Secondo Capece, “la carenza di personale di Polizia penitenziaria e di educatori, di psicologi e di personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli agenti e alle strutture ed impedire l’implosione del sistema”.
AGI
“Fuga” da casa: dal centro di cura al carcere
MODICA – 28/01/2013 – I poliziotti erano andati a prelevarlo ma l´uomo se l´era filata da una porta secondaria
Fugge da casa, dov’era ai domiciliari, per non farsi trovare dai poliziotti che avevano bussato alla porta per condurlo in una casa di cura e custodia del centro Italia. Adesso si ritrova di nuovo rinchiuso nel carcere di Piano del Gesù a Modica Alta. Quest’ultimo colpo di testa è costato caro al modicano Salvatore Cataldi, 46 anni, di recente finito in manette per aver picchiato un´avvocatessa 40enne a Ragusa dopo che quest’ultima si era rifiutata di difenderlo in un’aula di tribunale. Proprio a seguito di questo episodio, gli agenti si erano presentati ieri mattina al domicilio dell’uomo per notificargli il provvedimento di custodia emesso dal tribunale di Messina, che, come accennato, disponeva il ricovero in un centro specializzato.
Cataldi, invece di aprire ai poliziotti, se l’è filata da una porta secondaria sul retro, di cui gli agenti ignoravano l’esistenza. C’è voluto poco per scoprire la fuga del modicano, che, poche ore dopo, si è convinto a far rientro a casa, dove i poliziotti lo stavano ancora attendendo. A causa di questo ennesimo colpo di testa, però, la destinazione è cambiata: non più la casa di cura, ma la cella del carcere. Salvatore Cataldi non è nuovo ad episodi del genere: oltre a picchiare l’avvocatessa di Ragusa, l’uomo aveva tempo fa danneggiato il portone dello studio di un altro avvocato di Modica, spingendosi addirittura a minacciare un giudice nel corso di un’udienza al tribunale di Ragusa.
Era stato il gip del tribunale modicano a concedere i domiciliari a Cataldi, dopo che questi, nell’interrogatorio di garanzia, si era avvalso della facoltà di non rispondere sull’episodio delle botte all’avvocatessa.
Siracusa – Aggressione in carcere
Aggressione al carcere di Siracusa. Un detenuto se l’è presa con gli assistenti che hanno fatto ricorso alle cure del medico.
Ennesima aggressione subita dal personale di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Siracusa”, a dichiararlo è il vice segretario Generale dell’Osapp, Mimmo Nicotra che rende noto come l’episodio, questa volta, è stato causato da un detenuto che in passato apparteneva al circuito Alta sicurezza ed affiliato ad un clan mafioso catanese.
“Il primo ad essere stato aggredito è stato l’assistente in servizio nella sezione detentiva ove era ristretto il detenuto; subito è accorso un altro assistente ed anch’esso ha subito l’aggressione sempre dal medesimo detenuto. I due assistenti sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche e fortunatamente non hanno subito danni eccessivi.”
Non vuole rientrare in carcere: detenuto picchia 3 agenti penitenziari
GROSSETO – Non voleva rientrare nella sua cella del carcere di Via Saffi, così un detenuto albanese ha cercato di ribellarsi, scagliandosi contro tre agenti della Polizia Penitenziaria di Grosseto. Un episodio avvenuto questa mattina e che ha visto gli uomini della forza dell’ordine riportare ferite. A seguito dell’aggressione, infatti, gli agenti sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia per le medicazioni del caso.
Aggredisce un carabiniere e finisce in carcere
Tricase. Durante un controllo antitaccheggio in un supermercato, un uomo ha dato in escandescenze fino a mettere le mani addosso al militare intervenuto, che cercava di calmarlo.
Padova: detenuti aggrediscono un poliziotto, per poter picchiare un altro ristretto
A poche settimane dalle violente colluttazioni contro poliziotti nelle carceri di Spoleto, Bologna, Siracusa e Saluzzo, un’altra aggressione a un poliziotto in un carcere italiano. Ieri nel tardo pomeriggio, nella Casa di Reclusione di Padova, due detenuti hanno immobilizzato un agente di polizia penitenziaria di servizio per poter picchiare un altro ristretto: il risultato è stato che il poliziotto è stato inviato al Pronto soccorso per la sospetta frattura del polso e il detenuto per diverse ferite alla testa”. È quanto rende noto Donato Capece, segretario generale del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria.
Fonte: androkonos
Evade dai domiciliari e picchia un militare.
Evade dai domiciliari e aggredisce un militare in borghese all’esterno della base logistica di Cecina.
Alla vista dei carabinieri ha minacciato e cercato di aggredire fisicamente anche loro
I carabinieri hanno rintracciato il responsabile, un trentaduenne di Cecina, e lo hanno arrestato poco dopo per evasione, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Il fatto è accaduto lo scorso mercoledì mattina, quando i carabinieri sono intervenuti a seguito di una chiamata della base logistica di Cecina.Secondo la chiamata un militare, in borghese e libero dal servizio, era stato aggredito fuori della base dal trentaduenne. L’aggressione, sia fisica che verbale, era avvenuta per futili motivi. L’uomo aveva minacciato anche altri militari accorsi in difesa del collega.I carabinieri, dopo aver raccolto le prime testimonianze hanno intuito di chi poteva trattarsi e si sono subito diretti presso l’abitazione del trentaduenne. Quest’ultimo, alla vista degli uomini dell’Arma ha minacciato e cercato di aggredire fisicamente anche loro. Portato in caserma è stato quindi dichiarato in arresto per evasione, visto che si trovava ai domiciliari, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale e trattenuto in camera di sicurezza. A seguito dell’udienza di convalida, l’uomo é stato trasferito nel carcere di Livorno.
SCONTRI A ROMA DEL 15 OTTOBRE, CONDANNATI A 6 ANNI GLI ASSALITORI DEL BLINDATO DEI CARABINIERI
Sei anni di carcere per gli autori dell’assalto al blindato in Piazza San Giovanni a Roma durante gli scontri del 15 ottobre del 2011 in occasione della manifestazione degli indignados. E’ questa la decisione del gup Massimo Battistini che ha condannato Davide Rosci, Marco Moscardelli, Mauro Gentile, Mirko Tomassetti, Massimiliano Zossolo e Cristian Quatraccioni per reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale. Oltre agli anni di carcere i sei ragazzi dovranno pagare un risarcimento di 30mila euro a testa per il carabiniere aggredito e per il ministero della Difesa che si è costituito parte civile.
ALEMANNO: SENTENZA È RISARCIMENTO MORALE AD ARMA E A CITTÀ – “Giusta la sentenza che colpisce gli autori del vergognoso assalto al blindato dei Carabinieri del 15 ottobre 2011 e che rappresenta un risarcimento morale all’Arma e a tutti i cittadini romani – ha commentato il primo cittadino della Capitale -. Sei anni sono un giusto monito per tutti coloro che scambiano il diritto di manifestare con quello di indirizzare le propria violenza contro le forze dell’ordine nella città di Roma”.
Dure le condanne inflitte dal tribunale di Roma per gli scontri avvenuti il 15 ottobre del 2011 in Piazza San Giovanni: 6 anni di reclusione per l’attacco al furgone dei carabinieri. Bisognerebbe forse dar meno ascolto ai “consigli” degli avvocati…
Dopo la grande giornata di rabbia esplosa in piazza San Giovanni a Roma contro il governo dell’austerità e contro le politiche del debito, nella quale il protagonismo di studenti/esse, precari/e, disoccupati/e, lavoratori/rici, facevano sentire la loro indignazione ai politici romani, arrivano le sentenze per l’attacco al furgone dei carabinieri: 6 anni di reclusione ciascuno per i sei compagni di Azione Antifascista di Teramo.
Dure le condanne inflitte a termine del rito abbreviato dal gup di Roma Massimo Battistini (la Procura aveva chiesto 8 anni) che per l’occasione, oltre ai reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale pluriaggravata e un risarcimento di 30 mila euro per il carabiniere ferito, rispolvera il reato di devastazione e saccheggio ereditato e ancora presente nell’ordinamento giuridico dal codice penale fascista, il cosiddetto “Codice Rocco”. Sono le stesse condanne già comminate ai/le compagni/e già condannat* per le giornate del G8 2001 a Genova.
”L’attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio – ha commentato l’avvocato Maria Cristina Gariup, che difende alcuni degli imputati – non è condivisibile. Si tratta di una responsabilità oggettiva della quale manca la prova materiale. Non c’è la prova di quanto contestato agli atti”. Infatti, durante quella giornata in piazza san Giovanni eravamo in tanti/e, stanchi/e di subire le politiche dei tagli lacrime e sangue solo per coloro che ogni giorno devo fare i conti con una quotidianità sempre più attaccata dalla casta politica. Una buona parte della generazione che sta pagando tanto ha risposto in modo determinato all’attacco dei politicanti e dei “tecnici”, contribuendo a praticare una giornata di conflitto sociale.
Proprio per questo motivo sembra chiaro come questa condanna provi ad intimidire le lotte sociali all’interno di una fase politica sempre più in difficoltà a trovare un’uscita dalla crisi economica. Una punizione esemplare,politica, confermata, da quanto si legge anche nella dichiarazione del sindaco Alemanno che, oltre a considerare giuste le condanne, dichiara: “Sei anni sono un giusto monito per tutti coloro che scambiano il diritto di manifestare con quello di indirizzare le propria violenza contro le forze dell’ordine nella città di Roma”. In risposta alla pesante condanna, gli avvocati degli imputati fanno sapere che faranno ricorso.
Una condanna così dura fa pensare. O meglio, rende opportuna una valutazione costruttiva, umile, riguardo a quanto siano opportune le scelte alternative al rito ordinario: se da un lato non si discute la scelta personale dei compagni sulla decisione del rito abbreviato, dall’altro lato vala la pena valutare quanto possano influire le indicazioni, dettate dalla forma mentis degli avvocati di turno. Quasi sempre per essi l’uso alternativo al rito ordinario, magari da tramutarsi nello scontare il più a lungo possibile la pena nel proprio domicilio, sembra essere il più opportuno per gli/le assistiti/e. Alla luce di queste condanne, considerando che ad oggi i compagni si trovano ancora ai domiciliari dallo scorso aprile, pensiamo che qualche domanda valga la pena porsela per il futuro…
Ad ascoltare i “consigli” degli avvocati si rischia spesso di imboccare sentieri la cui utilità ci appare dubbia. Percorsi che sull’immediato sembrano essere più convenienti, rischiano di tramutarsi in condanne esemplari che si iniziano a pagare da subito. Nell’affrontare processi di questo tipo, molti avvocati (fortunatamenti non tuttt*) affrontano la contesa mossi dall’obiettivo della minimizzazione della pena (intento lodevole ma cui raramente corrsiponde un ritorno reale), convinti che il tramutare grosse pene in arresti domiciliari sia il risultato migliore ottenibile. L’approccio (con tutto il rispetto) è un po’ quello di ridurre il reato politico a incidente tra ultras. Accade così che molt* compagn* deleghino agli specialisti del Diritto scelte che riteniamo più proficuo elaborare collettivamente con le proprie realtà politiche di riferimento (che permetteono anche di costruire e vivere politicamente i processi). Non intendiamo con questo sostenere che esistono ricette per eludere la repressione. La repressione esiste e lo Stato lo esercita ogni qualvolta ne ha la possibilità, mosso dalla paura che giornate come quella del 15 ottobre (e del 14 dicembre, e infinite altre…) possano ripetersi. Queste note non pretendono insegnare niente, vogliono solo mettere qualche pulce nelle orecchie. Soluzioni belle e pronte non ce ne sono ma la secolare esperienza delle lotte dei/le proletari/e insegnano che il rito ordinario e l’allungamento dell’iter processuale sono spesso preferibili e permettono, se non altro, di elaborare nel tempo strategie ulteriori e più meditate, fuggendo alle pressioni molteplici della contingenza.
I compagni di Azione Antifascista di Teramo terranno giovedì una conferenza stampa al club Gagarin di Teramo, in via Capuani 61, alle ore 11, per fare il punto della situazione e per illustrare anche il processo che si terrà il 10 gennaio a Teramo contro 13 suoi militanti accusati di associazione a delinquere dalla Procura teramana.
Nel frattempo Davide Rosci, uno dei compagni condannati inizierà a breve uno sciopero della fame per protestare contro il reato di devastazione e saccheggio
A loro, ei/le detenut* del G8 va il nostro più sincero e fraterno saluto!
Sicilia: carceri, poliziotti aggrediti da detenuto a Siracusa
Siracusa, 4 gen. – Un detenuto straniero ha aggredito violentemente diversi poliziotti in servizio nel carcere di Siracusa. I Baschi Azzurri sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari per diverse contusioni. Un’ennesima aggressione “che deve preoccupare”, dice il Sappe, secondo cui “la carenza di personale di Polizia penitenziaria e di educatori, di psicologi e di personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi”. Spesso, come a Siracusa, “il personale di Polizia Penitenziaria e’ stato ed e’ lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno”.
Fonte: agi.it
Carcere, detenuto colpisce con un pugno agente
SPOLETO – Il sindacato di Polizia Sappe ha denunciato la difficile situazione nella quale operano gli agenti. Ultima aggressione: a Capodanno. E il 31 un detenuto era armato di una lamentta
E’ stato colpito al volto con un pugno mentre apriva la cella di un detenuto per consentirgli l’accesso al settore doccia del penitenziario. L’ennesima aggressione a danno di un agente della Polizia Penitenziaria è avvenuta nel carcere di Spoleto che come la stragrande maggioranza dei penitenziari italiani vive giornate di alta tensione a causa del sovraffollamento dei detenuti e i turni massacranti per i poliziotti sottorganico.
A farne le spese sono sempre più spesso gli agenti. Il pugno in pieno volto – bollettino medico parla di 5 giorni di prognosi- è avvenuto nella giornata di Capodanno; ha sferrarlo è stato un detenuto egiziano. Il sindacato Sappe ha denunciato l’aggressione ricordando che da tempo anche a Spoleto la situazione si sta facendo sempre più delicata e che quindi servono degli interventi immediati per tutelare chi lavora nel carcere. Già la sera del 31 dicembre si è di nuovo sfiorata la tragedia: un detenuto ha sfregiato il volto del compagno di cella con una lametta.