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Esplodono undici bombolette di gas in una cella: ferito un agente di custodia

irpinoTentativo di evasione dal carcere di Bellizzi Irpino. Intorno alle 5 di questa mattina 11 bombolette di gas del tipo usato per i fornellini da campeggio sono esplose nella cella n. 8 del piano terra destro della casa circondariale.

Nella cella c’erano due detenuti e nelle operazioni di soccorso è rimasto lievemente ferito un agente penitenziario in servizio notturno. Sul posto si è recato subito il direttore del carcere, Paolo Pastena, ed è intervenuta anche una squadra dei Vigili del Fuoco. “Le cause dell’esplosione sono ancora tutte da accertare anche se pare farsi strada la pista dolosa, appalesata anche dai Vigili del Fuoco”, ha affermato Eugenio Sarno, segretario generale della Uilpa Penitenziari. Continue reading


Carcere di Bellizzi Irpino, Ciisa: “Caso di Tbc”

cordatesaDa notizie in nostro possesso si è registrato un
ennesimo caso di TBC all’interno dei penitenziari..! Tale episodio simile a quello che successe dieci anni fa ha fatto rivivere il dramma della situazione. Oggi, mentre il caso si conosceva all’epoca dei fatti non si conoscevano le cause e le concause dell’evento. Si parla tanto di prevenzione ma poi alla fine non se ne fa nulla o quantomeno si dimentica con molta facilità il problema.” Lo scrive in una nota il Vice Segretario Nazionale della Ciisa penitenziari, Giuseppe Nazzaro.

“Se le Autorità Penitenziarie, Sanitarie e Politiche avessero avuto accortezza ed attenzione alle nostre pubbliche denunce – prosegue – , dove la scrivente O.S. Ciisa Penitenziari e non solo, avrebbe fatto intendere dell’incompatibilità igienico-sanitaria del carcere di Bellizzi Irpino e confermate anche Continue reading


In carcere con la sedia a rotelle

cordatesaSERINO – Si è presentato all’interrogatorio su una sedia a rotelle e con la stessa sedia è stato tradotto presso il carcere di Bellizzi Irpino. Domenico Di Maio, l’ottantaseienne che tre giorni fa ha esploso due colpi di pistola contro la nuora, ferendola al braccio destro, non ha ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari. La vicinanza tra l’abitazione dell’ottantaseienne e quella dove il figlio Vittorio e la nuora Teuta vivono, con i due figli di sedici e sei anni, non ha permesso al giudice Fiore di disporre gli arresti domiciliari. La abitazioni sono parte dello stesso fabbricato, in via Terminio, alla frazione Sala di Serino, ed è proprio nel cortile dell’abitazione che Domenico Di Maio ha cercato di ammazzare la nuora.

Di fronte alla volontà omicida dell’ottantaseienne, che per sparare ha utilizzato una Continue reading


Poliziotta picchiata nel penitenziario di Bellizzi Irpino La vittima ha riportato il distacco della retina dell’occhio

franca2‘Nel giorno della festa della donna una poliziotta e’ stata violentemente picchiata in carcere’. A denunciarlo e’ il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che legge con preoccupazione questo episodio, ‘ennesimo sintomo di criticita’ del penitenziario campano’. ‘Nella sezione femminile della Casa Circondariale di Avellino -spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe- ospitante tra l’altro l’unico asilo nido per bambini inferiori ai tre anni del Sud Italia per detenute madri, nel tentativo di sedare una lite tra due detenute, una Agente del Corpo della polizia penitenziaria, poco piu’ che ventenne, e’ stata colpita violentemente allo zigomo sinistro’.’La giovane collega -prosegue Capece- assegnata da poco dalla Scuola di formazione all’istituto irpino, e’ stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso, ove le e’ stato diagnosticato il distacco della retina dell’occhio. Ormai le condizioni di vita del personale, dal punto di vista operativo, sono sempre piu’ precarie e critiche anche se da poco il reparto femminile di Avellino e’ stato incrementato’, sottolinea il leader dei baschi azzurri del Sappe.

‘La situazione penitenziaria resta allarmante -rimarca il Sappe- e le risposte dell’Amministrazione penitenziaria a questa emergenza sono favole, come quella della fantomatica quanto irrazionale e sporadica sorveglianza dinamica, che accorpa ed abolisce posti di servizio dei Baschi Azzurri mantenendo pero’ in capo alla Polizia penitenziaria il reato penale della ‘colpa del custode’.
‘Queste frequenti -conclude Capece- e violente aggressioni mettono drammaticamente in evidenza le gravi condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari’.


Avellino: il carcere di Bellizzi Irpino… come quello iracheno di Abu Ghraib?

Nel carcere Bellizzi Irpino di Avellino ci sono dieci celle di isolamento. Dieci celle piccole, sporche, buie e rovinate, dove pare che accada di tutto. Maltrattamenti, violenze, abusi.

jailDieci piccole celle che ricordano, e non poco, ciò che accadeva nel carcere di Abu Ghraib…

“Nelle celle di isolamento del carcere di Avellino – racconta Paolo nell’ultima puntata di Radio Carcere su Radio Radicale – le persone vengono sistematicamente maltrattate. I detenuti vengono spogliati, picchiati e poi lasciati nudi su materassi bagnati, con addosso una coperta bagnata e vengono lasciati lì con la finestrella della cella spalancata. Ho passato un mese in quelle celle di isolamento e ne ho visti tanti trattati così”.

Ma perché una persona detenuta subisce questi maltrattamenti nel carcere di Avellino?

Secondo Paolo i motivi sono spesso banali. O perché si chiede pacificamente un trasferimento o perché si chiede di essere curati. “Ricordo un signore che chiedeva solo dei medicinali per essere curato – precisa Paolo – ebbene quel signore, è stato spogliato, picchiato e poi messo in una cella di isolamento con altri detenuti. Io l’ho visto quel signore con gli atri detenuti in quella cella ed è stato terribile. Erano in tre, nudi, infreddoliti e rannicchiati uno vicino all’altro sullo stesso materasso (ovviamente bagnato) sembravano tre cagnolini maltrattati. È stato agghiacciante!”.

Già agghiacciante. E non solo per il racconto di Paolo, ma soprattutto per la sistematicità, per il metodo che pare caratterizzare tali maltrattamenti.

“È vero – risponde Paolo – nelle celle di isolamento del carcere di Avellino c’è un metodo, un metodo ai maltrattamenti. Un metodo che viene attuato sistematicamente sempre dagli stessi agenti. Agenti che abbiamo ribattezzato “il clan”, proprio perché sono sempre gli stessi. Sono gli esperti delle torture che si consumano nel carcere di Avellino”.

Ora è lecito domandarsi: ma perché nessuno nel carcere di Avellino denuncia questi maltrattamenti?

Secondo Paolo, perché regna una grande omertà, e non solo tra gli agenti.

“Anche i medici – precisa Paolo – conoscono queste realtà, ma non fanno nulla per fermare le torture. Si limitano a passare davanti a quelle celle e a darci le gocce per farci dormire”.

E la direttrice del carcere?

“C’ero anche io quando la direttrice è passata davanti a quelle celle di isolamento – risponde Paolo – ha visto quei detenuti spogliati, ma nulla è stato fatto. Eppure, tempo fa un ragazzo è morto in quelle maledette celle di isolamento, o meglio, non ce l’ha fatta più e si è impiccato”.

Dunque, la prigione di Avellino come quella di Abu Ghraib?

Nell’impossibilità di verificare la veridicità del racconto di Paolo, si spera che la magistratura risponda a questa domanda.