Domani è attesa la sentenza per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò in carcere da oltre un anno con l’accusa di terrorismo già smentita dalla cassazione nel giugno scorso, ma vero fiore all’occhiello della crociata della procura di torino contro il movimento notav, tant’è che è stata riproposta nei confronti di Lucio, Graziano e Francesco, anch’essi in carcere dall’11 luglio di quest’anno. Continue reading
Tag Archives: NOTAV
Corteo Notav
25 anni di bugie sul TAV, ecco il dato che emerge chiaramente e che il Movimento No Tav denuncia da sempre.
Nessun costo attendibile, finanziamenti europei sempre più in forse, l’assenza di un progetto esecutivo e di una seria analisi costi/benefici ma, soprattutto, l’inutilità di quest’opera miliardaria, come confermato nero su bianco da esperti e tecnici di tutta Europa. Che succede ora? Continue reading
Chiesti 9 anni e 6 mesi per i quattro notav
Siamo giunti alle richieste dei pm per il processo a carico di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò in carcere dal 9 dicembre scorso con l’accusa di terrorismo. I pm con l’elmetto, Padalino e Rinaudo, estromessi dall’arringa finale al maxiprocesso si concentrano qui e danno sfogo a tutte le esibizioni di codici, ricostruzioni e protagonismo che non hanno potuto rappresentare nell’alto processo.
Eccoli quindi esibirsi in una ricostruzione inverosimile di quella notte e arrivare a parlare di “organizzazione paramilitare”, di attentato, di volontà di far male.
CUNEO: SENTENZA RAPINA DI MIRTILLI
Mercoledì 5 marzo a Cuneo la procura ha visto fortemente ridimensionato il proprio intento accusatorio nei confronti del movimento NoTav.
Il dibattimento e la sentenza di 1°grado hanno fatto crollare l’infame castello accusatorio del concorso in rapina “di mirtilli” .
La procura ha chiesto pene fino a 3 anni e 9 mesi per concorso Continue reading
Presidio NO TAV a Cuneo x processo dei nostri compagni
Contro tutti i processi No Tav una sola lotta!
Il 5 marzo si terrà presso il tribunale di Cuneo la terza udienza del processo farsa per la fantomatica rapina dei mirtilli nella quale verrà pronunciata la sentenza.
I fatti risalgono al 14/7/2012 e sono avvenuti durante un presidio sotto le mura del carcere di Cuneo dove si trovava rinchiuso il compagno Maurizio, da mesi in isolamento. Il presidio era indetto in solidarietà a tutti i compagni No Tav arrestati per la partecipazione alla strenua difesa della “Libera Repubblica della Maddalena” nelle giornate del 27/6/2011 e del 3/7/2011, per richiederne la libertà immediata e per denunciare il barbaro regime d’isolamento che sempre più viene applicato nelle sue diverse forme (41 bis, 14 bis) a tutti i prigionieri che non piegano la testa e a coloro che continuano a lottare.
Dopo il presidio, durante un improvvisato corteo verso il centro della città, è avvenuto un battibecco con un automobilista, come ne capitano tanti durante iniziative simili ma che, in questo caso, ha avuto l’incredibile conseguenza di 4 imputazioni per rapina aggravata! Pare che qualcuno abbia sottratto una cesta di mirtilli! Questo non è l’unico fatto della giornata di lotta sotto accusa, la Procura di Cuneo ha emesso altri provvedimenti per danneggiamenti al carcere e per corteo non autorizzato.
È chiaro che non è il fatto in sé che la magistratura si prepara a sentenziare, ma l’intera giornata di lotta.
Ed è anche chiaro che questo processo fa parte dell’attacco generale, sempre più forte, che viene portato contro tutto il movimento No Tav: oltre al “processone” che si sta svolgendo all’aula bunker delle Vallette ci sono circa 500 procedimenti penali contro attivisti in tutta Italia e centinaia e centinaia di fogli di via dalla Valle. A ciò va aggiunto il salto di qualità repressivo avvenuto con gli arresti del 9/12/2013 con l’accusa di terrorismo.
La solidarietà cresce in Valle e nell’Italia intera come dimostra la mobilitazione del 22 febbraio con 42 cortei in diverse città. La lotta continua con più determinazione unendosi a quella di tutti coloro che rispondono, senza arretrare, a tutti gli attacchi contro la loro giusta ribellione alle barbare condizioni di vita e di lavoro imposte dalla crisi del sistema di sfruttamento e devastazione in cui viviamo. È il caso della repressione contro il movimento per la casa a Roma e dei disoccupati a Napoli e della risposta di lotta che si sta sviluppando.
Rispondiamo colpo su colpo alla repressione estendendo la solidarietà, rilanciamo la lotta No Tav e tutte le lotte!
Partecipiamo all’udienza del 5 marzo a Cuneo
PRESIDIO ORE 15.00 DAVANTI AL TRIBUNALE DI CUNEO
Solidarietà e complicità a tutti gli imputati No Tav
A sarà dura
Mattia, Nico, Chiara e Claudio liberi subito!
Gli imputati – F.O.A. Boccaccio – Cordatesa
cordatesa.noblogs.org
3/3/2014
CUNEO “RAPINA DI MIRTILLI”: report seconda udienza del 29\1
Mercoledì 29\1 si è svolta a Cuneo la seconda udienza del processo-farsa per la fantomatica “rapina di mirtilli”.
I fatti risalgono al 14\7\12 e riguardano un presidio sotto le mura del carcere cuneese indetto per ribadire solidarietà e complicità con tutti gli imputati notav che parteciparono alla strenua difesa della “Libera Repubblica della Maddalena” nelle giornate del 27\6\11 e 3\7\11, per richiedere il rilascio immediato di tutti i prigionieri notav e in particolare del compagno Continue reading
Torino – Resoconto del presidio No Tav in solidarietà con Chiara, Mattia, Niccolò e Claudio
diffondiamo da macerie
Decine di agenti in borghese che pattugliano l’area attorno alle Vallette e le principali vie di accesso al carcere, fermando e perquisendo macchine su macchine, trecento celerini (25 sono infatti i blindati che qualche manifestante ha contato) schierati nei tre punti dove solitamente si svolgono i presidi anticarcerari per impedire ai solidali di avvicinarsi troppo alle inferriate. E dietro le inferriate un bell’idrante, che non si sa mai. Questo lo schieramento predisposto Continue reading
Presidio contro il carcere delle Vallette
Sabato 14 dicembre 2013 – ore 17.30 – concentramento davanti al capolinea del tram 3
PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DELLE VALLETTE IN SOLIDARIETA’ CON CHIARA, MATTIA, NICCOLO’ E CLAUDIO
CONTRO GLI ATTACCHI REPRESSIVI ALLA RESISTENZA NO TAV!
IN SOLIDARIETA’ CON I COMPAGNI, LA COMPAGNA E TUTTI I PRIGIONIERI!
Repressione No Tav – Aggiornamenti su Giobbe, Giuliano e Mauri
diffondiamo da informa-azione
E’ stata notificata a Giuliano, Giobbe e Maurizio la liberazione dagli arresti domiciliari sostituiti con l’obbligo di dimora senza restrizioni. Per Giuliano sarà possibile recarsi al lavoro fuori dal comune di residenza.
Le misure risalgono ai fatti contestati il 10 agosto alla “marcia degli ultracinquantenni in Clarea”.
Giobbe permane agli arresti domiciliari con divieto di comunicazione per l’altro procedimento riguardante una “colazione” al cancello della Centrale di Chiomonte.
Fuori dal carcere Paolo e Forgi
Diffondiamo da infoaut
Fuori dal carcere Forgi e Paolo, rinchiusi da 21 giorni alle Vallette, in seguito al loro arresto mentre si recavano all’iniziativa notav prevista all’interno della settimana di campeggio universitario. Il tribunale del riesame di Torino, dopo l’udienza di ieri, ha disposto per loro i domiciliari nelle rispettive residenze senza restrizioni. I due giovani notav sono da poco usciti dal carcere di Torino e hanno poche ore di tempo per raggiungere le loro abitazioni, a San Mauro Torinese l’uno e a Bergamo l’altro.
Nella giornata Continue reading
Repressione No Tav – Perquisizioni e tre resistenti ai domiciliari
Questa mattina la polizia ha arrestato e perquisito le abitazioni di tre No Tav. Il Gip li accusa di violenza privata per un episodio avvenuto il 10 agosto alla partenza della marcia degli over 50 in Clarea. Secondo i PM Padalino e Rinaudo una ventina di persone avrebbero allontanato Erica De Blasi, una giornalista di “la Repubblica”, che avrebbe successivamente riconosciuto Giuliano di Avigliana, Maurizio di Torino, redattore Continue reading
Forgi e Paolo due di noi, resistere è giusto!
Agosto 2013: la devastazione della Val di Susa continua. Il governo Letta (PD-Pdl) fa finta di litigare, ma rimane unito nelle sue decisioni contro il paese e si accoda ad una nuova inutile guerra al seguito degli Stati Uniti. Notizia degli ultimi giorni: il Ministero dell’Università e della Ricerca metterà 500 milioni di euro per la costruzione dei nuovi caccia Eurofighter mentre ogni anno macano i soldi per le borse di studio. Ma i riflettori vengono puntati sul movimento NoTav per montare un nuovo caso mediatico di criminalizzazione dell’opposizione ad un’opera devastante, Continue reading
Repressione No Tav – Giobbe libero!
Diffondiamo da informa-azione
Apprendiamo che Giobbe, arrestato per la cacciata di uno sbirro fotografo, verrà scarcerato nella serata del 27 agosto 2013 e sottoposto alle misure cautelari dell’obbligo di dimora e del rientro notturno. Nella stessa giornata, la procura di Torino mette in atto un nuovo attacco repressivo per i blocchi dei tir avvenuti nel tentativo di impedire il trasporto dei componenti della “talpa”.
Giobbe libero! Liberi/e Tutti/e! (lettera + comunicato)
Pubblichiamo una lettera di Giobbe, uno degli ultimi notav arrestati, attualmente rinchiuso nel carcere di Torino delle Vallette.
Vallette, 17 agosto 2013
Carissime compagne e compagni di lotta vi abbraccio tutti.
Grazie di tutto quanto state facendo per me, il mio pensiero va a voi che resistete in Clarea od ovunque sia. Il morale è alto e sono in forma (mi alleno per tornare a correre dietro a Giacu in Clarea). Avrei voluto dirvi di non spendere energie per me, ma di concentrarvi nella lotta. Non temo nulla perchè la mia famiglia è una stirpe di partigiani “sfrosatori”, scampati o internati nei lager, montanari scesi in miniera o nelle officine, che mi hanno insegnato a lottare per i miei ideali anche di fronte alle Continue reading
Turi lascia il carcere, domiciliari in una cooperativa antimafia
Arresti domiciliari da scontare in una cooperativa sociale antimafia di Partinico, in provincia di Palermo, per l’attivista “No Muos”, Turi Vaccaro, 59 anni, arrestato lo scorso 10 luglio per violenza e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato, nel corso delle celebrazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco alleato a Gela. La misura meno afflittiva è stata decisa dal giudice Fabrizio Molinari che ha accolto l’istanza presentata Continue reading
Reggio Emilia, comunicato di solidarietà per Ciruz e Riki
Solidarietà ed indignazione. Sono le prime reazioni scatenate quando veniamo a
sapere che Ciruz e Riki, già con obbligo di dimora nel comune di Reggio Emilia
e divieto di uscita dalle 22.00 alle 6.00 sulle spalle dal 24 gennaio, sono
stati condannati in primo grado rispettivamente a 2 anni e 2 mesi e a 1 anno e
4 mesi oltre a 10.000 € di danni da versare al comune di Reggio Emilia.
Per chi non lo sapesse, Ciruz e Riki stanno subendo questo processo per aver
solidarizzato con il movimento No Tav, facendo delle scritte su un muro.
Le misure cautelari prese nei loro confronti quindi, come ognuno può
accorgersi, sono fuori da ogni logica rispetto all’entità Continue reading
Resoconto e dichiarazioni delle revoche degli avvocati – Udienza processo No Tav, 7 giugno 2013 aula bunker carcere Le Vallette Torino
Quella di oggi è stata un’udienza diversamente interessante. Noi “imputate/i” siamo stati/e presenti in otto. Subito dopo l’appello tre di noi hanno dichiarato, ognuno con proprie parole, estraneità a ogni riconoscimento nei confronti del tribunale, del processo unita alla decisione di revocare l’avvocato nominato al momento dell’arresto. Il tribunale si è immediatamente ritirato in camera di consiglio per trovare un avvocato d’ufficio cui affidare la difesa dei tre compagne/i che avevano fatto la revoca. Il processo è ripreso circa un’ora e mezza dopo, presente l’avvocato d’ufficio. Abbiamo ripreso la parola per ribadire che ci saremmo autodifesi, che perciò non riconoscevamo nulla all’avvocato d’ufficio, il quale ha chiesto i termini per poter leggere le carte Continue reading
Processo NOTAV, udienza 7 giugno: quando a dire che la legittimità è irrilevante è la Procura di Torino…
Scapicollandomi con il timore di arrivare in ritardo, alla fine sono l’unica senza divisa ad entrare in quell’aula bunker, sono le 9, fuori mi accolgono due blindati ed un indefinibile numero di Continue reading
Condannata per gli scontri NOTAV arrestata per blitz anarchico
Torna in carcere Marianna Valenti, nota attivista No Tav già condannata in primo grado per aver preso nel settembre 2011 a un attacco al cantiere di Chiomonte. E’ stata arrestata dalla Digos per aver preso parte al blitz degli anarchici alle ex Nuove di corso Vittorio. L’accusa è di resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Durante il raid di ieri mattina – quando una quarantina di anarchici hanno messo a soqquadro la sede degli ufficiali giudiziari e occupato parte dell’edificio – è sempre stata in prima linea. In manette, con le stesse accuse, anche un’altra ragazza italiana e una donna brasiliana
Fonte Repubblica.it
Lunedì mattina, in risposta alla paratica degli sfratti a sorpresa, alcune famiglie e compagni solidali decidono di occupare l’ufficio delle pubbliche relazioni degli ufficiali giudiziari. Alla fine della giornata di lotta, tre compagne vengono tratte in arresto; una di loro è Claudia, una sfrattata di origine brasiliana, le altre sono Simona e Marianna. Simona è stata sicuramente pestata, con segni evidenti, delle altre due non abbiamo informazioni certe. Come sempre accade quando lasciano troppi segni, le accuse messe in campo contro le compagne sono di resistenza e lesioni.
Mercoledì mattina si terrà l’udienza di convalida degli arresti a porte chiuse.
DA PARTE NOSTRA MASSIMA SOLIDARIETA’
AL FIANCO DI CHI LOTTA! MARIANNA LIBERA SUBITO!
BASTA SFRATTI; BASTA TAV!
Per capire meglio diffondiamo da Macerie
Sfratti anticipati? Casini assicurati!
In Borgo Vittoria un nutrito picchetto antisfratto aspetta l’Ufficiale Giudiziario. Per la cronaca, oggi l’ufficiale è Lino Mazzeo, ben conosciuto da molti di quelli che da mesi in città resistono agli sfratti per essere tra i più fedeli servitori dei padroni di casa. Come già successo altre volte, Mazzeo non si presenta per paura di affrontare il picchetto, ma questa volta decide di fare il gradasso più del solito. Contattato al telefono dalla famiglia sotto sfratto, spiega più o meno così la situazione: «Avete organizzato il picchetto? E allora oggi lo sfratto non lo eseguiamo, rimandiamo le carte al giudice e sarà lui a decidere quando eseguirlo. Ma a voi non verrà più comunicata nessuna data!». La minaccia di usare la strategia dello sfratto a sopresa è chiara, ma il picchetto non si perde d’animo e decide di prendere l’iniziativa. Alcuni rimangono a guardia della casa per evitare scherzi, e una quarantina di sfrattandi e solidali decide di prendere un bus e andare nella tana del lupo: l’Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti, la base degli Ufficiali Giudiziari che si trova nelle vecchie carceri Nuove, a due passi dal Tribunale. Un piccolo corteo chiassoso negli uffici parte alla ricerca del direttore, che già altre volteera stato messo alle strette e aveva lasciato il foglio con il rinvio. Ma questa volta si protesta anche contro le nuove mosse della Questura, che sembra proprio aver deciso di usare sistematicamente la tecnica degli sfratti a sorpresa.
L’ufficio viene velocemente chiuso al pubblico, e si riempie di polizia: agenti in divisa e in borghese, accompagnati da una ventina di celerini. Il gruppone che aveva occupato gli uffici viene radunato nel cortile interno, la polizia lascia uscire subito le donne con i bambini piccoli e pretende di identificare tutti gli altri. Inizia una lunga fase di stallo: da una parte chi aveva occupato l’ufficio e vuole la proroga, dall’altra la polizia che vuole i documenti. Intanto fuori si forma un piccolo presidio che viene caricato non appena decide di bloccare Corso Vittorio Emanuele, e qui la celere si porta via un solidale. Anche all’interno degli uffici c’è un po’ di parapiglia, qualcuno viene preso di peso dalla celere e caricato su un blindato, c’è chi si sente male e chi si arrampica sulle finestre e sale verso il cornicione.
Alla fine i fermati sono dieci, di cui tre ragazze che non avevano con loro i documenti d’identità. Vengono tutti portati nella Questura di via Tirreno, e anche lì fuori si forma un presidio solidale: una sessantina di persone che per un paio di ore chiedono la liberazione dei fermati, facendo un gran baccano con slogan, pietre battute sui pali e scoppiando alcuni petardoni. In sette vengono rilasciati dopo alcune ore, le tre ragazze senza documenti invece rimangono dentro: chi esce racconta di averle viste passare nel corridoio della Questura, peste e ammanettate; una, addirittura, viene presa a calcida un agente delle volanti giusto di fronte al gabbione dove erano rinchiusi gli altri. Al momento non sappiamo se la Polizia deciderà di arrestarle o meno, né che cosa sia successo esattamente nel tempo trascorso tra il loro fermo e l’arrivo in corso Tirreno: ve lo racconteremo nelle prossime ore.
Aggiornamento 12 marzo, ore 19. Claudia, Marianna e Simona si trovano alle Vallette. Gli avvocati ancora non hanno potuto vedere gli atti né parlare con le arrestate per cui ancora non sappiamo cosa sia successo ieri dentro la camionetta e poi nel cortile della Questura di via Tirreno. Domani, in carcere e a porte chiuse, si svolgerà l’udienza di convalida.
macerie @ Marzo 11, 2013
Assi nella manica
Da qualche settimana tirava un’aria rilassata ai picchetti antisfratto. Ufficiali Giudiziari che arrivano senza farsi pregare troppo, rinvii generosi, anche di tre mesi, senza tante discussioni. E soprattutto nessuna concentrazione di sfratti in unico giorno per i mesi di maggio e giugno. Il tutto accompagnato da sorrisi beffardi e frasi sibilline, come se gli Ufficiali Giudiziari sapessero di avere qualche asso nella manica. E forse giovedì scorso hanno deciso di inziare a calarne qualcuno.
Al mattino presto alcune camionette piene di celerini si parcheggiano in via Renier, inBorgo San Paolo. Sono lì per assediare un alloggio dove vive una famiglia che da qualche mese resiste allo sfratto. “Piccolo” particolare: il prossimo accesso era stato fissato per il 19 marzo, e quindi per giovedì mattina non era stata organizzata nessuna resistenza. Lo sfratto anticipato viene eseguito senza troppa fatica: questurini, ufficiale giudiziario, proprietà e avvocato se la sbrigano in fretta e se ne vanno soddisfatti. Per gli amanti degli aspetti tecnici segnaliamo che si tratta di una procedura ai margini della legge, ma pur sempre legale. Si può anticipare uno sfratto senza comunicarlo all’inquilino, basta trovare un giudice che ci metta la firma, ed è risaputo che i padroni di case, come tutti i padroni, trovano facilmente dalla loro partegiudici compiacenti. In questo caso pare che l’autorizzazione sia stata firmata dal Dr. Marco Nigra, Giudice del Tribunale di Torino, magistrato sinistro e democratico.
La mossa dello sfratto anticipato, per la verità, non è nuova. Meno di un anno fa, nel cuore della Barriera di Milano, la Questura aveva già usato questa strategia: sfratto anticipato di una settimana per paura di incontrare resistenza, eseguito senza troppa fatica. La persona sfrattata si era già sistemata da tempo in un’occupazione abitativa del quartiere, e quindi la mossa non gli aveva creato grandi problemi. In risposta, erano stati improvvisati nei giorni seguenti alcuni corteini e volantinaggi al mercato di Porta Palazzo, in quello di Piazza Cerignola e in Borgo Vittoria. E sui muri della Barriera di Milano erano anche comparsi scritte e manifesti per raccontare la storia e ricordare i responsabili materiali dell’escuzione dello sfratto.
È ancora presto per tirare delle conclusioni, ma se la Questura deciderà di utilizzare sistematicamente questa nuova strategia, episodi come questo segneranno senza dubbio un cambio di passo. I capoccioni che si ritrovano ogni settimana al Tavolo per la Sicurezza e l’Ordine Pubblico avranno senza dubbio constatato il fallimento della strategia dei “terzi martedì del mese”. Concentrare tanti sfratti in un solo giorno non ha portato i risultati sperati, al contrario ha provocato un rafforzamento della resistenza. Barricate davanti ai portoni e strade bloccate, decine di sfrattandi e solidali – torinesi ma non solo – pronti a resistere dall’alba e soprattutto un sacco di rinvii conquistati con la forza della lotta. Quella che doveva essere la mossa vincente per stroncare la resistenza agli sfratti, si è rivelata per ora un flop.
Il piatto piange: qualche carota e qualche briciola
Intanto, mentre la Questura mette a punto le sue strategie, inzia a scaldarsi la macchina dell’assegnazione di case popolari, perchè la minaccia del bastone per funzionare bene deve essere accompagnata da qualche carota. A partire dalla primavera l’ATC dovrebbe iniziare ad assegnare decine di alloggi, ma non riuscirà sicuramente a far fronte alle migliaia di richieste ricevute. Come fare dunque, visto che i procedimenti di sfratto aumentano ogni anno, la resistenza continua, si allarga e si rafforza e chi rimane senza casa decide sempre più spesso di occuparne una vuota? Ed è qui, pronto a coniugare profitto e gestione della miseria, che interviene il cosidetto “terzo settore”.
A lanciarsi per primo è stato Mauro Maurino, responsabile del Consorzio Connecting People. Per i lettori più affezionati di //Macerie e storie di Torino// e in generale per tutti i nemici dei Centri di Identificazione e Espulsione, Maurino dovrebbe essere una vecchia conoscenza. La settimana scorsa, intervistato da un cronista locale di Repubblica in merito alla fine della cosiddetta “emergenza profughi”, Maurino oltre a piangere miseria come al solito ha pensato bene di rilanciare. Visto che l’affare dei profughi libici sta sfumando, ha subito fatto notare che «le strutture utilizzate per gli stranieri possono garantire un’alternativa anche per l’emergenza abitativa». Un bel business per lui e per le sue cooperative, e qualche castagna tolta dal fuoco all’amministrazione comunale e alla Questura. La posta in gioco, giusto per essere chiari, è presto spiegata nell’articolo: se le cooperative sociali si occupassero degli sfrattati, questo «potrebbe scongiurare altre occupazioni di case da parte dei senzatetto». Quando si dice “giocare a carte scoperte”…
Pochi giorni dopo si fanno avanti Caritas, Compagnia di San Paolo e Philip Morris, unite in una Santa Alleanza che ha annunciato di voler intervenire sulla questione emergenza casa dando vita al progetto Sis.te.r. La Chiesa, una fondazione bancaria e una multinazionale del tabacco mettono sul piatto “ben” 70mila euro, una cifra ridicola con la quale vorrebbero offrire alle famiglie che vengono sfrattate alcuni appartamenti per il soggiorno temporaneo. Ad occuparsi del progetto sarà Synergica, giovane cooperativa sociale che in appena due anni di vita ha già messo in piedi diversi programmi di housing e mix sociale in collaborazione con Comune di Torino,fondazioni cattoliche e cooperative rosse.
Staremo a vedere cosa succederà nelle prossime settimane. Per i mesi di marzo e aprile sono ancora in programma i “terzi martedì del mese”, e vedremo se la Questura preferirà ancora una volta prendere tempo o deciderà di forzare. Nei prossimi giorni capiremo anche se proveranno a ripetere la mossa degli sfratti anticipati, decidendo dialzare la posta. Questa scelta metterebbe sicuramente in seria difficoltà le reti di resistenza agli sfratti che sono nate e cresciute in città negli ultimi anni. Ma la scelta di trasformare di fatto gli sfratti in sgomberi, approffittando del fattore sorpresa, non è certo una mossa che aiuta la pace nel mondo. E potrebbe essere una buona occasione per uscire dal calendario delle scadenze definite dalla controparte, per dare finalmente il giro a questo tavolo di bari da quattro soldi.
macerie @ Marzo 10, 2013
La giornata di lotta contro il processo nell’aula bunker del carcere delle Vallette di Torino
Oggi 1° febbraio 2013 il “processone” contro il movimento No Tav ha vissuto un’altra bella giornata di lotta. Lo spostamento della sede del processo nell’aula bunker è stato rifiutato dalle e dagli “imputati” forti di un ampio sostegno.
Davanti al fortino dell’aula bunker, già prima dell’inizio dell’udienza, siamo arrivati tante/i da varie città e dalla Valle, con la determinazione di non accettare alcun isolamento.
L’ingresso in aula è iniziato con tutti i riti del controllo, delle schedature e delle limitazioni. Ad esempio, alla madre di un “imputato”, che doveva riferire all’avvocato dell’assenza del figlio malato, non è stata data la possibilità di entrare; il numero di chi può entrare in aula, esclusi coloro che sono sotto processo, è chiuso, bloccato ad 80! Immediatamente dopo vengono tirati su gli sbarramenti e schierati decine di sbirri pronti alle cariche.
La corte entra in aula puntuale alle 9,30 decisa ad iniziare immediatamente l’udienza; più voci, sia tra gli “imputati” che tra il “pubblico” presente, le fanno notare che almeno due “imputati” si trovano ancora in dirittura d’arrivo alcuni “imputati” sono ancora bloccati fuori dall’aula perchè appunto la polizia non permette loro di entrare. Niente, per i giudici si deve iniziare subito. Le proteste in aula da parte di chi sotto processo e no, sono continuate, per esempio, nel non rispondere all’appello. Dopo circa mezz’ora, fra attese e urla alla corte che continuava ad insistere nel voler cominciare, una compagna”imputata” inizia a leggere a nome di tutte e tutti gli “imputati/e” presenti la dichiarazione seguente:
“La scelta di spostare il processo in quest’aula bunker è in sintonia con l’ondata repressiva sostenuta e legittimata dalla campagna mediatica finalizzata a demonizzare il movimento NO TAV, tentando di indebolirlo e isolarlo dalle lotte che attraversano il paese. Trasferendo la sede del processo voi state tentando di rinchiudere la lotta NO TAV nella morsa della ‘pericolosità sociale’ e delle emergenze.
Noi invece, rivendichiamo le pratiche della lotta ribadendo le ragioni che ci spingono a resistere contrastando chi vuole imporre il Tav militarizzando la Valle, con le conseguenti devastazioni umane, sociali e ambientali.
Le nostre ragioni restano vive, e la vostra scelta di trascinarci in quest’aula bunker non ci impedirà di portarle avanti.
Per questo oggi scegliamo di abbandonare tutte-i quest’aula, lasciandovi soli nel vostro bunker.
Giù le mani dalla Val Susa! Ora e sempre NO TAV! Ora e sempre resistenza!”
Il presidente urla ai carabinieri di segnalare chi ”interrompe” il suo iter, ordinando di prenderne il nome. La nostra risposta non si fa attendere: a sostegno della singola lettura del comunicato parte la lettura collettiva, corale di tutte e tutti. Stupendo vedere corte, pm e sbirri, paralizzati, imbarazzati e muti. A tutti loro viene urlato che la lettura non è una scelta singola, “non c’è nessuno da segnalare”. Fallisce lo stesso loro tentativo di portarsi via la compagna che ha dato inizio alla lettura. Poi tra cori e slogan si abbandona effettivamente l’aula tra le facce attonite e smarrite dei vari accusatori e della loro truppa. L’uscita non è facile.
Ci bloccano, chiudendo i cancelli, vogliono, identificarci, soprattutto vogliono aver il nome della compagna. Chiudono la cancellata d’uscita e schierano i manganellatori. Il presidio sul piazzale che reclama l’apertura degli sbarramenti viene caricato, cercano di allontanarci, ma non ci riescono. Il gruppo di compagni/e entrato in aula viene anch’esso caricato, perché rifiuta l’identificazione. Volano colpi di manganello, gomitate e calci. Il muso a muso va avanti per circa una mezz’ora, finché – grazie all’unità di tutte/i i presenti – sono costretti a lasciare il passo, ad aprire la cancellata.
Il presidio si ricompatta; si sposta, seppur con un po’ di confusione, sul lato del carcere da dove è possibile vedere, sentire ed essere visti ed uditi da chi rinchiuso nelle celle. Da dentro rispondono ai nostri saluti e alle nostre battiture; alcuni prigionieri vedono il campo dove siamo rincorsi ma continuiamo a battagliare per avvicinarci. La sferzata di forza è reciproca; senz’altro di buon auspicio anche per il futuro.
Nei fatti anche oggi il processo alla lotta è stato respinto e ribaltato in momento di liberazione dai riti opprimenti della repressione e allo stesso tempo in un momento di solidarietà a chi resiste in carcere.
Prossima udienza, sempre all’aula bunker, alle 9,30 14 febbraio 2013. Dovrebbe avere inizio formale il processo con la costituzione delle parti civili. Nella stessa mattinata è in preparazione per quel giorno un presidio informativo in città, a Torino.
Alcune/e di noi (“imputati/e) si recheranno comunque in aula.
Repressione in Val Susa 2012
Su 160 mila agenti della Questura di Torino impegnati in attività per l’ordine pubblico ben 130 mila sono stati utilizzati per presidiare il cantiere della Maddalena di Chiomonte per lavori di realizzazione dell’Alta Velocità Torino-Lione. A rendere noti questi dati il questore Aldo Faraoni che ha tracciato un bilancio sull’operato della polizia nel corso del 2012.
Si scopre così che l’ottanta per cento degli agenti del capoluogo piemontese ha avuto almeno un turno tra le montagne della Valle. E non solo: “Abbiamo fatto in modo che tutti fossero informati sulla situazione in Valsusa e pronti ad intervenire”, precisa Faraoni aggiungendo come “è nostro interesse cercare di mantenere la situazione calma il più possibile ed evitare situazioni come il 2011, anno di grande conflittualità”.
Eppure, se per il questore il 2012 è sembrato un anno più tranquillo chissà che nel 2013 ormai alle porte la situazione non cambi e lo scenario non sia quello di una resa dei conti definitiva. Per Faraoni, infatti, c’è una data e un evento che potrebbero cambiare le sorti della Valle dove da vent’anni ci si oppone alla Tav. Il 9 gennaio, quando sarà presentato il progetto definitivo per la Torino-Lione. “Allora, prima o poi arriverà la trivella e lì i giochi arriveranno alla fine”. Così spiega Faraoni respingendo l’ipotesi di chi gli chiede se è pensabile che i No Tav spostino il conflitto tra Susa e Bussoleno, facendo passere in secondo piano il cantiere da più di un anno scenario di scontri. “Per il cantiere ci sono scadenze molto ravvicinate, e stiamo tenendo presente soprattutto quello”. Dunque non resta che aspettare e vedere quali saranno le prossime mosse di una partita che i No Tav non sembrano proprio intenzionati a perdere.
La rivolta non si arresta! Solidarietà con i compagni arrestati
Esprimiamo la nostra totale solidarietà con i due compagni Massimo e Daniela che sono stati arrestati il 27 agosto, e ribadiamo la nostra vicinanza agli altri 40 indagati.
Quando il potere vede il suo dominio messo in discussione, non può far altro che reprimere, e i primi a subire la repressione sono sempre coloro che si fanno portatori di pratiche e concetti che lo mettono in discussione radicalmente.
Osservando il palese collegamento tra i recenti arresti e la resistenza NoTav, appare evidente di come e dove il potere predispone i sui anticorpi, siano essi sbirri, magistrati e pennivendoli vari con il seguito dei loro lacchè. Colpisce là, da dove potrebbe partire il contagio di quella pericolosa malattia chiamata ribellione, per prevenirne la diffusione nelle teste decerebrate da anni di propaganda e di pacificazione sociale democratiche.
Tra le urgenze maggiori sembra ci sia quella zittire compagni come Massimo, sempre in prima linea nella diffusione di idee che mettono in discussione l’esistente e tutti i suoi difensori, con intelligenza e argomentazioni fondate.
L’applicazione del 270, associazione sovversiva, nel caso degli anarchici è sempre stato un paradosso e un’assurdità. Come si può imputare a una persona di essere uno dei capi di un’organizzazione eversiva, quando gli anarchici hanno sempre rifiutato ogni forma di organizzazione verticistica, in cui fosse possibile riconoscere un capo? E quanta tracotanza risiede nell’ideazione stessa di questo reato?
Se vediamo le accuse mosse nei loro confronti, troviamo fatti che sono il pane quotidiano di ognuno di noi: dai cortei alle occupazioni, dai volantinaggi ai blocchi.
E’ da anni che vari giudici provano ad incriminare gli anarchici con l’accusa del 270 bis e, anche se finora il gioco non gli è riuscito, non è da escludere che in futuro possa funzionare.
L’art. 270 (associazione sovversiva) è per altro una norma del codice penale, derivata direttamente dal codice Rocco di epoca fascista, che permette in via preventiva la custodia cautelare fino a 18 mesi. Il 270 è un articolo che ha lo scopo di reprimere il dissenso politico.
Non ci meravigliamo quindi che la polizia abbia usato il termine ZECCA(Ixodidae) per definire la loro operazione “contro gli anarchici”.
E’ sufficiente dimostrare la volontà di contrastare il sistema di potere vigente perché possa essere applicato e per questo motivo si basa di indagini legate principalmente a intercettazioni, pedinamenti e ricostruzioni poliziesche.
Alla luce delle difficoltà nel mantenere la pace sociale, che attualmente sta affrontando lo stato, è evidente che i primi a venire colpiti e eliminati sono proprio le persone che hanno sempre lottato e che hanno sempre dimostrato un’esemplare coerenza e costanza.
Solidarietà e complicità ai compagni colpiti dalla repressione!
Massimo e Daniela liberi subito!
Libertà per tutti gli arrestati NoTav!
CordaTesa
FOA Boccaccio 003
Io no-tav, vi racconto la mia esperienza in carcere
Pubblichiamo una riflessione di Zeno, sulla sua esperienza in carcere per la questione TAV. Ora, dopo 4 mesi di arresti domiciliari, è finalmente libero. Ha appena compiuto 20 anni.
Alle 6 del mattino del 26 gennaio 2012 sono stato arrestato e condotto nel carcere Due Palazzi dalla Digos di Padova su ordine del procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, che conduce l’inchiesta sui fatti del 3 luglio 2011 a Chiomonte (val di Susa), quando migliaia di persone assediarono il cantiere della TAV per difendere il loro territorio dalla devastazione ambientale e il paese intero da un gigantesco spreco di denaro pubblico. Dopo due giorni insieme agli altri detenuti, sono stato spostato nella sezione di isolamento. Il 9 febbraio il Tribunale del Riesame mi ha concesso gli arresti domiciliari, in cui mi trovo tuttora, da ormai quattro mesi.