Category Archives: Dentro le mura
Per il cibo di ogni detenuto si spendono 3,90 euro al giorno: una somma che deve garantire tre pasti quotidiani. L’alimentazione dei carcerati costerà 390 milioni in quattro anni. Ma gli appalti top secret non tengono conto della diminuzione dei reclusi. Ecco il dossier della Corte dei Conti.
Lo Stato spende al massimo tre euro e 90 centesimi al giorno per i pasti dei detenuti. Una cifra che non lascia spazio alle illusioni sul vitto che l’amministrazione garantisce ai reclusi nelle prigioni italiane. Eppure alla luce del numero si persone custodite nei penitenziari, l’importo complessivo diventa impressionante: nei quattro anni dal luglio 2013 allo stesso mese del 2017 il costo sarà di 390 milioni di euro.
A rivelarlo è la Corte dei Conti nel dossier appena reso noto sui contratti segretati. Sì, perché anche gli appalti per il cibo dei detenuti sono top secret e quindi seguono procedure diverse rispetto alle gare pubbliche. In realtà, grazie alla competizione al ribasso tra fornitori, il valore di quello che arriva nei piatti ogni giorno è addirittura inferiore: si va dai 3 euro e 77 centesimi del Piemonte ai 3,60 della Liguria ai 3,58 di Padova, il minimo assoluto.
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OLBIA, 4 NOV – Un vasto incendio è scoppiato nella tarda mattinata nei pressi di Tempio Pausania, avvicinandosi pericolosamente alle mura del carcere di Nuchis. Le operazioni di spegnimento del rogo sono rese difficili dal forte vento di che spinge velocemente le fiamme e dall’assenza di mezzi aerei in attesa dell’arrivo di un Canadair da Roma. Vigili del fuoco, forestali e Protezione civile sono impegnati nella messa in sicurezza del carcere. Le fiamme hanno anche lambito alcune aziende agricole.
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Giorni agitati nella struttura già turbata dai recenti suicidi
(m.pv.) Non sono giorni tranquilli per il carcere del Bassone. Dopo la notizia dei due morti suicidi nelle ultime settimane, ieri i detenuti hanno iniziato anche una classica forma di protesta, quella della “battitura” delle sbarre fatta con le gavette. Premessa d’obbligo, i due fatti drammatici di cui abbiamo parlato in apertura non sarebbero al centro del contendere, ma sarebbero stati solo la miccia – preannunciata da un incendio di coperte dello scorso fine settimana – per rivendicazioni sopite
da tempo.
Al centro della protesta ci sarebbero le telefonate a casa dei detenuti e la possibilità – in caso di bisogno – di mettersi in contatto con gli avvocati. Con l’arrivo della nuova direzione della struttura, stando alle rimostranze, su questi permessi ci sarebbe stato un giro di vite.
Giusto per fare un esempio, ad ogni detenuto sono concesse quattro telefonate al mese. In caso di padri con figli sotto i 10 anni, le maglie erano un po’ più larghe, previo parere favorevole della direzione.
Ultimamente tuttavia questi via libera sarebbero stati ridotti, o quantomeno rallentati, così come le possibilità di chiamare gli avvocati. Da qui le proteste, che hanno trovato terreno fertile nei malumori per i due recenti suicidi. Una delegazione di detenuti ha chiesto un incontro con la direttrice e nel frattempo è iniziata – da ieri mattina – la “battitura” che si ripete due volte al giorno. Continue reading
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L’iniziativa scatena una mezza rivolta in un carcere di Kinshasa (ASCA) – Roma, 3 nov 2014 – Niente televisione per paura che i detenuti imitino cio’ che e’ appena successo in Burkina Faso, dove la rivoluzione ha costretto alle dimissioni del Presidente. E’ successo in un carcere di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dove alcuni agenti hanno confiscato le tv nelle celle per impedire che i carcerati seguissero le notizie provenienti dal Burkina Faso. La vicenda e’ stata riferita all’AFP da un detenuto, che ha raccontato come i funzionari della prigione abbiano incontrato una feroce resistenza quando hanno cercato di fare altrettanto nei bracci del carcere dove erano rinchiusi i detenuti piu’ pericolosi e i condannati a morte. Continue reading
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L’uomo, detenuto nel carcere “Lorusso e Cotugno”, ha di fronte a sé ancora 12 anni di reclusione: aveva già tagliato le sbarre della finestra e la grata al di sotto quando è stato scoperto. La denuncia del sindacato degli agenti Sappe: “Tensione crescente”.
Ha tentato di evadere, coi metodi di una volta, dal carcere “Lorusso e Cotugno” di Torino, alle Vallette, ma è stato scoperto dai poliziotti penitenziari. È accaduto questa mattina e a darne notizia è il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe: “Nella mattinata, presso la Casa circondariale di Torino – racconta Donato Capece, segretario generale del Sappe – al Padiglione della decima sezione a regime ordinario, un detenuto italiano con fine pena fissato al 2026 è stato sorpreso dal personale di polizia penitenziaria mentre con alcuni seghetti aveva tagliato le sbarre e la grata sottostante della finestra della propria cella”. Continue reading
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L’episodio è stato reso noto dalla Procura di Milano, che ha confermato che durante le indagini sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia sono emerse minacce alla direttrice del carcere di Monza, che ha ricevuto una busta con tre proiettili e minacce di morte da alcuni degli indagati. La Commissione Carceri aveva visitato l’istituto penitenziario di Monza nel giugno scorso nel corso di una serie di sopralluoghi alle strutture di tutta la Lombardia finalizzata a verificarne stato e condizioni.
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Firenze – Un detenuto calabrese 56enne, condannato a 30 anni è morto ieri sera per infarto nel carcere toscano di Porto Azzurro , aveva un fine pena nel 2018. E’ deceduto dopo aver accusato alcuni malori e problemi di respirazione [..]”Nonostante i tempestivi interventi del personale di Polizia Penitenziaria, di quello medico e paramedico non c’è stato purtroppo nulla da fare”. “I dati diffusi recentemente dalla Società italiana di medicina e sanità penitenziaria ci dicono – sottolinea Capece -che il 60-80% dei detenuti è affetto da una patologia. Un detenuto su due soffre di una malattia infettiva, quasi uno su tre di un disturbo psichiatrico, circa il 25% è tossicodipendente. Solo 1 detenuto su 4 ha fatto il test per l’Hiv”. “Le stime sulla salute dei detenuti italiani elaborate dalla Simspe vedono in testa alla classifica delle patologie più diffuse le malattie infettive (48%); i disturbi psichiatrici (27%); la tossicodipendenza (25%); le malattie osteoarticolari (17%); le malattie cardiovascolari (16%); i problemi metabolici (11%); le patologie dermatologiche (10%). Per quanto riguarda le infezioni a maggiore prevalenza, il bacillo della tubercolosi colpisce il 22% dei detenuti, l’Hiv il 4%, l’epatite B (dormiente) il 33%, l’epatite C il 33% e la sifilide il 2,3%”
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Como, 2 novembre 2014 – Lo hanno trovato gli agenti di polizia penitenziaria nella sua cella, quando ormai per lui non c’era più niente da fare. Nel pomeriggio di venerdì, un detenuto del carcere Bassone, si è tolto la vita impiccandosi. Italiano, 28 anni, era stato arrestato una decina di giorni fa per sequestro di persona, assieme ad altre quattro persone. Dopo il suo arresto, era stato portato in osservazione, quattro celle presidiate da un agente, dove confluiscono i detenuti che hanno motivi di incompatibilità con gli altri. In questo caso, si trattava di esigenze giudiziarie, legate alle indagini ancora in corso, per le quali la Procura aveva disposto il divieto di contatto tra i vari indagati. Venerdì pomeriggio verso le 16, gli agenti lo hanno trovato esanime, impiccato con le lenzuola della sua branda. Non aveva avuto contatti con nessun altro, se non l’agente che, a intervalli ravvicinati, controllava le sue condizioni in cella. Ciononostante, è riuscito a realizzare il suo intento.
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La lettera che pubblichiamo e che chiediamo di diffondere il più possibile (siti, radio di movimento, situazioni di lotta ecc.) è un coraggioso atto di accusa contro il carcere di Terni e contro tutta l’amministrazione penitenziaria. Non ci facciamo certo illusioni su di un’inchiesta da parte della magistratura, ma non possiamo lasciare solo Maurizio, uomo retto che non ha mai avuto paura di esporsi. Il DAP e i carcerieri devono sapere che a fianco di Maurizio ci siamo tutti/e noi ad urlare che sono degli assassini.
Carissimi/e compagni/e
Prima di tutto vi devo dire una cosa che mi sono tenuto dentro e mi faceva male… ma la colpa non è solo mia e poi potete capire e commentare la situazione in cui mi sono trovato e che ora rendiamo pubblica.
L’anno scorso mentre a Terni ero sottoposto al 14 bis arrivarono due ragazzi, li sentivo urlare che volevano essere trasferiti perché le guardie avevano ammazzato un loro amico… così mi faccio raccontare tutto, e loro mi dicono che un loro amico di 31 anni era stato picchiato perché lo avevano trovato che stava passando un orologio (da 5 euro) dalla finestra con una cordicina, così lo chiamarono sotto e lo picchiarono dicendogli che lo toglievano anche dal lavoro (era il barbiere), lui minacciò che se lo avessero chiuso si sarebbe impiccato, così dopo le botte lo mandarono in sezione, lui cercò di impiccarsi ma i detenuti lo salvarono tagliando il lenzuolo, così quei bastardi lo chiamarono ancora sotto e lo presero a schiaffi dicendogli che se non si impiccava lo uccidevano loro. Così quel povero ragazzo è salito, ha preparato un’altra corda, i suoi amici se ne sono accorti ed hanno avvisato la guardia, ma nel frattempo era salito l’ispettore perché era orario di chiusura, l’agente iniziò a chiudere le celle, ne mancavano solo tre da chiudere, tra cui quella del povero ragazzo, i due testimoni gridano all’ispettore che il ragazzo si sta impiccando e per tutta risposta ricevono minacce di rapporto perché si rifiutavano di rientrare in cella, finché dalla paura anche loro sono rientrati dopo aver visto che il loro amico romeno si era lasciato andare dallo sgabello con la corda al collo, e quei bastardi hanno chiuso a tutti tornando dopo un’ora con il dottore che ne costatava la morte e facendo le fotografie al morto…
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L’elenco dei pestaggi di Stato è lungo. Il conto di chi ha pagato è misero da Aldrovandi a Bianzino, da Uva a Magherini: le battaglie dei familiari.
Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Dino Budroni, Riccardo Magherini. Quando la mente prova a ricordare i nomi di tutti gli uomini morti mentre si trovavano nelle mani dello Stato, ce n’è sempre qualcuno che sfugge, e non certo per dolo. La lista è troppo lunga.
E quelli che conosciamo, forse, non sono neanche tutti, perché se li conosciamo è solo per il merito, la tenacia e il coraggio delle loro famiglie, eroiche nel mostrare cosa lo Stato ha fatto ai loro cari e contemporaneamente nel mettersi contro quello stesso Stato. Ci vuole fegato nel sapere che si sta andando verso il massacro e che tutta quella battaglia di giustizia si risolverà in un nulla di fatto. Già, perché è questo quello che viene da pensare. Perché di fronte a quella lista così lunga di morti ammazzati, il conto di chi ha pagato si tiene in una mano. Come un pugno di mosche.
Il primo fu “Aldro”, e non perché fu il primo a morire, il 25 settembre 2005 a Ferrara, ma perché fu il primo a guadagnarsi le pagine dei giornali, dopo una battaglia instancabile di sua mamma Patrizia. Aldro aveva 18 anni quando incontrò la polizia: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri non si accontentarono di mettergli le manette. Tre anni e sei mesi di reclusione per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”, sentenzia la Cassazione nel 2012. Tutti beneficiari dell’indulto, tre di loro rientrati in servizio a gennaio 2014.
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MONZA: a un mese dal tragico gesto di Giulia Meregalli un altro coetaneo e amico si e’ tolto la vita nel reparto di Psichiatria dove avrebbe dovuto essere curato
Si è tolto la vita nel bagno della propria camera nel reparto di Psichiatria dell’Ospedale San Gerardo a Monza. A cercare la morte è stato un paziente di 28 anni ricoverato nella struttura del capoluogo brianzolo. Il fatto è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì: inutili i tentativi di rianimare il giovane da parte degli infermieri che si sono precipitati nella stanza appena si sono accorti dell’accaduto. I primi rilievi sono stati effettuati dai carabinieri di Monza che sono accorsi sul posto ed è stata disposta l’autopsia sul cadavere. E’ stata aperta un’indagine e sono stati notificati avvisi di garanzia a medici e infermieri.
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Giornata molto delicata al carcere Sant’Anna di Modena
Una situazione di violenta protesta ha riguardato la sezione detentiva all’interno del Carcere Sant’Anna di Modena. Alcuni detenuti sono rimasti feriti ma senza conseguenze gravi.
La situazione si è verificata a causa delle condizioni ambientali che si registrano all’interno del carcere.
Secondo le informazioni diffuse, sembrerebbe che un detenuto abbia chiesto di parlare con la direttrice del carcere e al secco rifiuto ricevuto abbia risposto cospargendosi il corpo di olio e minacciando di darsi fuoco. Un altro si è invece cucito la bocca e si è procurato delle lesioni con una lametta. All’arrivo del Comandante di reparto, accompagnato da un gruppo di agenti della Penitenziaria, i detenuti hanno inscenato una dura protesta, cominciando a sbattere gli sgabelli contro le inferriate e il detenuto con la lametta si è lanciato contro il comandante, cercando di colpirlo con la stessa lametta. A frapporsi tra l’aggressore e il comandante è stato proprio un altro carcerato, rimasto poi lievemente ferito dalla lametta […]
“Il sappe dichiara che il problema è la troppa libertà concessa ai detenuti, che consisterebbe nell’ apertura delle celle. Ma di fatto sappiamo bene cosa accenda le rivolte: condizioni carcerarie e soprusi perpetrati dagli sceriffi delle galere.”
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Ancora tensione nella Casa Circondariale di Biella.
Lunedì scorso nel carcere di via dei Tigli un altro agente della polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto. E’ il secondo episodio in pochi giorni.
L’episodio è avvenuto nella mattinata di ieri. L’uomo, che si trovava nella sua cella al terzo piano, nel reparto comuni, ha spaccato, senza nessun apparente motivo, un lavandino. E’ quindi stato accompagnato da un agente fuori dalla cella per essere trasferito in un’altra. Il detenuto, a questo punto, fuori di sè dalla rabbia, ha resistito aggredendo l’agente. Si tratta di un carcerato comunitario, un detenuto comune e non uno di quelli destinati all’alta sorveglianza.
Il poliziotto ha dovuto fare ricorso alle cure mediche presso l’ospedale “Degli Infermi” di Biella, dove gli è stato praticato un bendaggio alla mano ed è stato poi dimesso con sette giorni di prognosi salvo complicazioni.
Il carcerato, invece, che nell’aggressione non ha riportato alcuna conseguenza fisica, è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.
Nè l’agente, nè il detenuto sono le stesse persone coinvolte nell’altro caso di aggressione avvenuto la settimana passata. Anche in quel caso un agente era stato aggredito da un detenuto comune ed era dovuto ricorrere alle cure mediche presso l’ospedale. Su entrambi gli episodi dal carcere non sono ancora giunte comunicazioni ufficiali.
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Sabato 7 giugno circa 130 prigionieri politici palestinesi saranno in sciopero della fame da 45 giorni, per protestare contro la Detenzione Amministrativa, che è una procedura che permette all’esercito israeliano di trattenere i prigionieri indefinitamente, su informazioni segrete, senza formulare accuse a loro carico, senza fornire prove agli avvocati e senza processo (1) Continue reading
Commenti disabilitati su Non lasciamoli soli, sosteniamo i prigionieri politici in sciopero della fame. | tags: danni del digiuno, fronte palestina, Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Non lasciamoli soli, Palestina libera, palestinarossa, sciopero della fame, sosteniamo i prigionieri politici in sciopero della fame. | posted in Assassinii di stato, Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Mondo in cella, Scarcerazioni e carcerazioni, Tutti
Scriviamo ai compagni e alle compagne in carcere:
Daniele Altoè C.C. Piazza Don Soria, 37 – 15121 Alessandria
Andrea Ventrella C.C. Via Port’Aurea, 57 – 48121 Ravenna
Paolo Milan C.C. Brissogne, Loc. Les Iles, 14 – 11020 Aosta
Toshiyuki Hosokawa C.C. Brissogne, Loc. Les Iles, 14 – 11020 Aosta
Giuseppe De Salvatore C.C. Via dei Tigli 14 – 13900 Biella
Francesco Di Berardo C.C. Via Roncata 75 – 12100 Cuneo
Nicolò Angelino C.C. via Maria Adelaide Aglietta 35 – 10151 Torino
Marianna Valenti – C.C. via del Rollone 19 – 13100 Vercelli
Fabio Milan – C.C. via del Rollone 19 – 13100 Vercelli
Michele Garau – Strada Quarto inferiore 266 – Loc. Quarto Inferiore – 14030
Nicco, Chiara, Claudio, prigionieri No Tav raggiunti da nuove misure
cautelari, rimangono nelle galere in cui erano precedentemente detenuti:
Claudio Alberto C.C. Via Arginone 327 – 44122 Ferrara
Niccolò Blasi C.C. Via Casale San Michele 50 – 15100 Alessandria
Chiara Zenobi C.C. Via Bartolo Longo 92 – 00156 Roma
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Ancora emergenza all’interno della casa circondariale di contrada Pendente a Ragusa. Dopo i suicidi sventati grazie all’intervento degli agenti di polizia pentinziaria, adesso si profila un’emergenza sanitaria. Giovedì, infatti, sono stati segnalati due casi di scabbia. I detenuti sono stati prontamente isolati e messi in quarantena. Si tratta di due cittadini stranieri che lamentavano prurito e, dopo gli accertamenti sanitari, sono risultati affetti da scabbia.
Si tratta di un’infezione contagiosa della pelle che si verifica tra gli esseri umani. È causata da un parassita molto piccolo e di solito non direttamente visibile che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito, provocando un intenso prurito allergico.
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Torino, 3 giu. (La Presse) – Sono 39 le misure cautelari eseguite nei confronti di altrettanti anarchici, di cui diciassette arresti (undici in carcere e sei ai domiciliari) e altre dodici misure cautelari tra obblighi, divieti di dimora e obblighi di presentazione alla pg, quelle eseguite oggi a Torino e in molte province italiane dopo la chiusura di una maxi inchiesta della Digos di Torino coordinata dai pm Emanuela Pedrotta e Antonio Rinaudo. Sono 111 gli indagati e 39 gli episodi di reati contestati, commessi dal settembre 2012 al gennaio 2014. Dal danneggiamento alla violenza a pubblico ufficiale, dal sequestro di persona all’invasione di edifici. Continue reading
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Tornata a casa dal carcere dopo che era stata arrestata per scippo ai danni di una 70enne non ce l’aveva fatta a resistere e, dopo aver tentato l’evasione dai domiciliari, ha pensato bene anche di tagliare il braccialetto elettronico che consente alle Forze dell’ordine di rintracciarla. Continue reading
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Ad 8 mesi dall’arresto di Gianluca e Adriano, anarchici dei Castelli Romani, era prevista per la giornata di ieri, 26 Maggio, la prima udienza del processo in cui sono imputati e che li vede accusati di associazione con finalità di terrorismo, oltre che di incendio, furto aggravato in concorso, deturpamento ed imbrattamento di cose altrui. Continue reading
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”La situazione resta allarmante nelle nostre carceri. Quello di oggi a Bari è l’ennesimo suicidio di un detenuto in un carcere italiano. L’uomo, 29 anni, si è impiccato in cella. Alla luce degli accadimenti che stanno attraversando le dinamiche penitenziarie in questo ultimo periodo occorre rivedere il sistema dell’esecuzione penale il prima possibile, altro che vigilanza dinamica nelle galere” Lo sottolinea il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, per voce del segretario generale Donato Capece. Continue reading
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La giovane sudanese , 27 anni, cristiana, è stata condannata a morte nel suo paese con l’accusa di aver rinnegato la religione musulmana in favore di quella cristiana. All’epoca della carcerazione era già incinta, e la bambina è venuta alla luce nel carcere di Khartoum. Per Meriam si tratta del secondo figlio, infatti la donna è già mamma di un altro bambino, Martin, di 22 mesi, che si trova in prigione con lei dal giorno dell’arresto, avvenuto il 17 febbraio. Continue reading
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Un suicidio portato a termine e uno tentato. È il drammatico bilancio della giornata di ieri il carcere di Ancona “Montacuto”. Lo riferisce l’Osservatorio permanente per le morti in carcere, formato da Radicali Italiani, dalle associazioni ‘Il Detenuto Ignoto’, ‘Antigone’ e ‘A Buon Diritto’, dalle redazioni ‘Radiocarcere’ e ‘Ristretti Orizzonti’. Dall’inizio dell’anno, 15 detenuti si sono tolti la vita. Continue reading
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Ennesimo decesso in un carcere italiano, ennesima dimostrazione che di carcere si muore troppo spesso in Italia.
Daniele Sparti, di 32 anni, è morto nel carcere di Giarre in provincia di Catania lo scorso 25 aprile, ma la notizia è stata divulgata solo oggi. Lo riporta una nota stampa dell’agenzia Adnkronos che riprende un comunicato dell’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, che ha ufficialmente reso noto la tragica vicenda.
Daniele era malato da tempo e veniva quotidianamente sottoposto a ossigenoterapia. L’ossigeno che lo aiutava a respirare, però, secondo le prime ricostruzioni si sarebbe esaurito nella nottata senza che nessuno se ne accorgesse. Daniele sarebbe, quindi, morto da solo, in una cella, con un macchinario a cui era semplicemente finito l’ossigeno all’interno. L’hanno trovato senza vita solo la mattina successiva. La salma è stata, quindi, trasportata presso l’obitorio dell’Ospedale Garibaldi di Catania. Intanto, la Procura competente ha già avviato un’inchiesta, per ora senza indagati, per capire come si sono svolti realmente i fatti e se la morte di Daniele può essere attribuita a qualcuno.
Quello che fa davvero rabbrividire è pensare che dopo otto anni di carcere scontanti, Daniele sarebbe divenuto nuovamente un uomo libero fra soli cinque giorni, solo cinque. Invece, il suo nome e la sua storia si aggiungono a quelle di tanti altri detenuti che hanno trovato la morte nelle carceri italiane. Secondo l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, dall’inizio del 2014 si contano 45 morti, tra cui 12 suicidi, con dati relativi al 26 aprile, cioè di soli due giorni fa. Nel 2013, invece, 153 morti e 49 suicidi e l’anno precedente il 2012 andò ancora peggio, con ben 60 suicidi per un totale di 154 decessi avvenuti in tutte le carceri del territorio italiano.
La notizia della morte di Daniele è stata commentata duramente da Donato Capece, Segretario Generale del Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che in un commento all’Adnkronos ha dichiarato che “E’ grave constatare come ancora una volta un detenuto infermo sia stato lasciato morire in carcere, quando poteva essere messo ai domiciliari. Sparti, infatti era malato da tempo e fra cinque giorni avrebbe lasciato il carcere. Il detenuto – continua Capece – è stato rivenuto in fin di vita dal controllo degli agenti penitenziari, tra le 6 e le 6.30 del 25 aprile scorso. Contestiamo la vigilanza dinamica che non consente il controllo dei detenuti. Torniamo a chiedere le dimissioni del vertice del Dap, fallimentari nella gestione dell’emergenza penitenziaria”.
La notizia della morte di Daniele arriva in un momento davvero critico per la situazione delle carceri italiane, che da anni fanno i conti con un sovraffollamento cronico, strutture inadeguate, mancanza di diritti e torture celate. Tra un mese, infatti, scadrà l’ultimatum imposto all’Italia dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo riguardo le disumane condizioni delle carceri italiane. Nel maggio del 2013, infatti, la Corte ha condannato l’Italia a risolvere entro un anno (maggio 2014) il problema del sovraffollamento carcerario, sentenza poi ribadita ancora una volta quando, l’8 gennaio scorso, è stata rigettato il ricorso presentato dal governo italiano.
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ROMA – Nei primi mesi del 2014 “è stato raggiunto un nuovo picco di suicidi nelle carceri italiane: il 40% di tutti i decessi in carcere è infatti rappresentato da suicidi”. Lo ha affermato il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, sottolineando che nel 2013 la quota di suicidi era stata pari al 30%, contro il 40% del 2012 ed oltre il 40% del 2009. Continue reading
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Almeno 5 detenuti sono morti durante una rivolta scoppiata in un carcere dello Stato brasiliano di Bahia. Secondo la polizia, i cinque sono stati uccisi da altri reclusi durante la rivolta, sedata dall’intervento delle squadre speciali. I tumulti sarebbero scoppiati dopo che un agente penitenziario ha sparato alla gamba di un detenuto che voleva impedire agli agenti di ispezionare la sua cella.
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Pensacola (Florida, Usa) – Una esplosione per una presunta fuga di gas si è verificata in un carcere della Florida, a Pensacola, causando la morte di due persone e il ferimento di 100-150 persone tra detenuti e guardie. La portavoce del penitenziario di Escambia County, Kathleen Castro, ha riferito che lo scoppio ha fatto crollare parte dell’edificio, in cui al momento erano rinchiusi 600 detenuti. All’origine dell’esplosione potrebbe esserci l’allagamento della struttura, causato dalle pesanti piogge che nei due giorni scorsi hanno colpito la zona.
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Teramo – E’ stato colpito con violenza alla testa e ora è ricoverato in stato di coma. Un detenuto casertano di 27 anni è stato aggredito nel carcere teramano di Castrogno. Non si esclude che il ferimento possa essere avvenuto nel corso di una rissa con altri detenuti.A prestargli soccorso il personale di sorveglianza che ha immediatamente chiamato il 118. Il 27enne si trova ora nell’ospedale di Teramo. I sanitari lo stanno sottoponendo a una Tac per verificare le sue condizioni.
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E’ morto in carcere, dove si trovava recluso al regime del 41bis, Giovanni Pollari, capo mandamento della mafia di Cianciana, condannato all’ ergastolo per associazione mafiosa ed omicidi e coinvolto anche nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino.
Pollari aveva 65 anni ed è morto per cause naturali. Finì in carcere la prima in occasione dell’operazione antimafia denominata “Castello”, che pose fine a un lungo elenco di estorsioni e omicidi nella zona compresa tra Alessandria della Rocca, Bivona, Cianciana e Santo Stefano Quisquina, finalizzati ad assicurarsi il controllo dei subappalti e delle forniture relativi alla costruzione dell’adduttore della diga “Castello”, per l’irrigazione dei terreni situati nella valle dei fiumi Verdura, Magazzolo e Platani. Altri interessi, in relazione ai quali sono sorti fortissimi contrasti, riguardano la realizzazione di opere di metanizzazione relative ai Comuni di Bivona, Alessandria della Rocca, Cianciana e Santo Stefano Quisquina.
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Protesta dei detenuti nel carcere di Velletri, vicino Roma, nel corso della quale sarebbe rimasto ferito un poliziotto della penitenziaria. Lo si apprende da fonti della polizia. La protesta è scattata intorno alle 19, sembra dopo una rissa che è degenerata.
Della vicenda si occupa anche il sito di polizia penitenziaria PolPen.it. Secondo quanto riferito online, «tutto è cominciato da una rissa ed è degenerata in una rivolta dei detenuti nella Casa Circondariale di Velletri, con tanto di celle distrutte o incendiate.
A quanto pare le cause sono riconducibili a futili motivi, ma è dovuta intervenire la Direttrice della struttura accompagnata dal Vice Comandante di Reparto e dal responsabile dell’Ufficio Matricola del carcere laziale».
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