“Battitura” e proteste al Bassone per il taglio delle telefonate a casa

maniGiorni agitati nella struttura già turbata dai recenti suicidi
(m.pv.) Non sono giorni tranquilli per il carcere del Bassone. Dopo la notizia dei due morti suicidi nelle ultime settimane, ieri i detenuti hanno iniziato anche una classica forma di protesta, quella della “battitura” delle sbarre fatta con le gavette. Premessa d’obbligo, i due fatti drammatici di cui abbiamo parlato in apertura non sarebbero al centro del contendere, ma sarebbero stati solo la miccia – preannunciata da un incendio di coperte dello scorso fine settimana – per rivendicazioni sopite

da tempo.
Al centro della protesta ci sarebbero le telefonate a casa dei detenuti e la possibilità – in caso di bisogno – di mettersi in contatto con gli avvocati. Con l’arrivo della nuova direzione della struttura, stando alle rimostranze, su questi permessi ci sarebbe stato un giro di vite.
Giusto per fare un esempio, ad ogni detenuto sono concesse quattro telefonate al mese. In caso di padri con figli sotto i 10 anni, le maglie erano un po’ più larghe, previo parere favorevole della direzione.
Ultimamente tuttavia questi via libera sarebbero stati ridotti, o quantomeno rallentati, così come le possibilità di chiamare gli avvocati. Da qui le proteste, che hanno trovato terreno fertile nei malumori per i due recenti suicidi. Una delegazione di detenuti ha chiesto un incontro con la direttrice e nel frattempo è iniziata – da ieri mattina – la “battitura” che si ripete due volte al giorno.
L’autopsia e le lettere
Ieri pomeriggio, intanto, la Procura ha dato mandato per eseguire l’autopsia sul corpo del 28enne di Lomazzo che si è tolto la vita la scorsa settimana. La famiglia vuole vederci chiaro. Nelle numerose lettere inviate di recente alla compagna, non si faceva cenno a nulla che potesse far prevedere un esito simile, anzi il ragazzo – nonché padre di tre figli – parlava di progetti per il futuro. Da qui l’incredulità dopo aver appreso del decesso. Ma la Procura vuole capire anche altro. Ovvero il perché di una simile decisione.
L’arrestato infatti era in cella per una vicenda delicata, ovvero il sequestro e il pestaggio di un uomo nell’ambito di conflitti tra la criminalità della zona della Bassa comasca. Quello stesso ambiente malato in cui sono poi maturati molti altri fatti di cronaca recente della nostra provincia. Il capire dunque cosa possa essere maturato nella mente del 28enne e perché, potrebbe dunque essere importante anche su altri fronti di indagine ancora aperti. Il ragazzo di Lomazzo non era in una cella comune, ma era in osservazione e costantemente monitorato per esigenze investigative legate al divieto di avere contatti con qualsiasi altro detenuto.

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