Il seguente articolo è stato pubblicato sul numero 21 anno 98 di Umanità Nova
In occasione del congresso costitutivo della CIT/IWC a Parma abbiamo avuto modo di intervistare due compagni, uno statunitense e uno tedesco, in merito alle lotte dei carcerati. L’IWOC, Imprisoned Workers Oraganizing Committee, è la branca dell’IWW che si occupa dei lavoratori incarcerati; il GG/BO, Gefangenen-Gewerkshaft/Bundesweite Organisation, è un’unione sindacale di detenuti nata in Germania nel 2014.
In entrambi questi paesi è diffuso il lavoro carcerario; nel caso statunitense, poi, siamo di fronte a un sistema carcerario fondato fin dai suoi albori, come vedremo, sul lavoro coatto. Riconoscendo che lavoratori-carcerati sono lavoratori a tutti gli effetti questi sindacati hanno coerentemente sviluppato strumenti di analisi e di lotta per intervenire in queste situazioni.
Nel corso degli ultimi decenni con i fenomeni legati alla così detta “guerra alla droga” e alle varie “emergenze” securitarie si è assistito a un ritorno in auge delle politiche di reclusione di massa come dispositivo di controllo sociale, basti pensare alla pluridecennale esplosione della popolazione carceraria negli Stati Uniti.Continue reading
Caos e violenze sull’Isola di Manus: dove la polizia ha fatto irruzione nel famigerato centro di detenzione per richiedenti asilo che fin dal 2012 ospita i migranti che tentavano di raggiungere l’Australia dai paesi dell’Asia sud-orientale. Dichiarato incostituzionale, il centro era stato chiuso lo scorso 31 ottobre, ma centinaia di persone avevano rifiutato di lasciarlo affermando di temere per il loro futuro e la loro sicurezza. Secondo le prime notizie decine di persone sarebbero state arrestate, compreso il portavoce dei richiedenti asilo, il giornalista iraniano Behrouz Boochani. Continue reading
Sono centinaia i prigionieri delle diverse carceri egiziane che nel mese di ottobre hanno deciso di cominciare lo sciopero della fame a oltranza per denunciare la lunghezza dei tempi della detenzione preventiva e i diversi maltrattamenti di cui sono vittime. Tra questi anche 210 tifosi dello Zamalek (in seguito al rinnovo di un altro mese della loro detenzione) che, dopo aver cominciato la protesta, sono stati picchiati dalle guardie, rasati e minacciati di non essere trasferiti nella sezione non politica del carcere.
L’arresto preventivo è, di fatto, uno dei tanti mezzi illegali usati dal regime per tenere in carcere a tempo indeterminato e senza fornire prove i/le detenute politiche. C’è chi, come il giornalista Shawkan, è da 4 anni dentro senza processo. Continue reading
I secondini hanno dovuto lasciare in fretta e furia un’ala del HMP Long Lartin ieri, quando 80 prigionieri hanno iniziato ad attaccarli a colpi di palle da biliardo.
Il ritiro dei secondini dall’ala ebbe come conseguenza che i prigionieri presero il controllo di questa e la rivolta terminò solo dopo le prime ore del mattino dopo la consueta repressione da parte della squadra antisommossa peniteziaria chiamata “Tornado Team”. Diciotto prigionieri sono stati trasferiti in risposta alla rivolta, una risposta repressiva usata dalla direzione della prigione per evitare il ripetersi di altri disordini.
Almeno 13 detenuti sono morti e altri otto sono rimasti feriti gravemente in scontri nel carcere di Cadereyta, nel nord del Messico. Grave anche un poliziotto. Le guardie carcerarie sono dovute intervenire con la forza in seguito a violenti scontri scoppiati tra gang rivali all’interno del penitenziario di atato. Almeno due dei detenuti morti hanno ferite d’arma da fuoco.
Il carcere di Sednaya come un campo di sterminio: in quattro anni sarebbero morte più di 13mila persone per mano del regime di Assad. È la denuncia presentata Amnesty International in un rapporto intitolato«Il mattatoio umano: impiccagioni di massa e sterminio nel carcere di Sednaya». Di notte, quando nella prigione regnava il silenzio, gruppi di 50 detenuti venivano impiccati due o tre volte a settimana. Una pratica tenuta segreta e praticata tra settembre 2011 e dicembre 2015 ma che potrebbe essere tuttora in vigore. Molti prigionieri, spiega ancora la ong, sono morti anche per le «politiche di sterminio» delle autorità, che comprendono torture ripetute, privazione del cibo, Continue reading
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LONDRA – Una storia che evocava Breaking Bad non poteva che finire male per tutti: anche per l’assassino. È morto in una tetra prigione londinese, forse suicida, Stefano Brizzi, l’italiano 50enne condannato all’ergastolo nel dicembre scorso per l’omicidio di Gordon Semple, un poliziotto inglese di 59 anni, attirato nel suo appartamento della capitale britannica attraverso un sito per appuntamenti gay e poi ucciso dopo giochi sessuali sadomasochistici, al termine dei quali il killer maniaco ha cercato di fare scomparire il cadavere della vittima, dissolvendolo con l’acido nella vasca da Continue reading
Un nuovo video shock scuote l’America. Mostra almeno sei agenti che saltano addosso ad un detenuto afroamericano in una prigione tra il Texas e l’Arkansas. Michael Sabbie, 35 anni, implora “Non respiro, non respiro”. Il giorno dopo verrà trovato morto in cella. Continue reading
Più di 200 persone sono fuggite dal penitenziario di Jardinopolis, a 300 chilometri da San Paolo, in Brasile. I detenuti hanno prima dato fuoco ai materassi nelle celle e poi si sono dati alla fuga, che però non è durata molto. La polizia è infatti riuscita a raggiungere gran parte dei fuggitivi in un campo di canna da zucchero nelle vicinanze del carcere. Altri detenuti si sono invece arresi. Le forze dell’ordine brasiliane hanno comunicato di aver ripreso il controllo della situazione.
Una rivolta è scoppiata nel carcere di Vivonne, vicino a Poitiers, in Francia, dove una sessantina di detenuti ha occupato una parte della prigione appiccando un incendio dopo aver sottratto le chiavi delle celle alle guardie carcerarie. Lo riporta le Figaro spiegando che nella rivolta non sono stati presi ostaggi e che le fiamme sono state sedate grazie all’intervento dei pompieri. Non vi sarebbero feriti né tra i detenuti né tra le guardie.
Riceviamo una corrispondenza dal prigioniero ecologista anarchico Marco Camensich rispetto al suo trattamento intra-extra-carcerario:
Fine giugno 2016: Aggiornamento “discesa”
Dopo il trasferimento di novembre 2015 da Bostadel a Saxerriet (Salez) nella sezione “chiusa di transito”, il 10 dicembre 2015 ci fu “riunione di trasferimento” con la direzione del carcere, i responsabili del DAP Zurigo ed il mio legale, ove furono deliberati poi ordinati i seguenti “passi”, ora già realizzati:
Gennaio 2016 trasferimento interno del “transito” in una “sezione aperta”
Febbraio 2016 2 uscite di 5h accompagnate da personale dell’istituto
Marzo 2016 2 uscite ognuna di 5h accompagnate da “figura di riferimento di propria scelta che
si assume la responsabilità” Continue reading
E’stato pubblicato “Rompere la Piazza”, un opuscolo che parla del reato di devastazione e saccheggio da un punto di vista giuridico, storico, politico, cercando di analizzare questo dispositivo repressivo in un’ottica più estesa. Un documento di analisi che cerca di stimolare il confronto tra compagn* e realtà conflittuali attraverso iniziative di presentazione e riflessione condivisa sull’argomento.
Sarebbero almeno 14 i detenuti morti per alcune rivolte scoppiate ieri in quattro penitenziari dello Stato brasiliano di Cearà durante uno sciopero delle guardie carcerarie. Cinque cadaveri sono stati trovati carbonizzati. A riportarlo è la Segreteria di giustizia del piccolo Stato nord-orientale. Continue reading
Condannati a 12 anni di prigione gli anarchici Mónica e Francisco
Oggi, 30 marzo 2016, è stata notificata agli avvocati dex compagnx la sentenza del Tribunale Nazionale che condanna lx anarchicx Mónica Caballero y Francisco Solar a 5 anni di prigione per “lesioni”, più 7 anni per “danni con finalità terrorista”, che fanno un totale di 12 anni di prigione per ognunx di loro. Sono statx assoltx dall’accusa di “appartenenza a organizzazione terrorista e cospirazione” contro il Monastero di Montserrat.
Di fronte alla condanna dex nostrx compagnx ci si presenta la Continue reading
Solo dopo una settimana di fermo di polizia, senza possibilità di accesso per gli avvocati, emergono gli elementi della nuova operazione anti-gay in Tunisia, questa volta nella capitale Tunisi, non nella bigotta e provinciale Kairouan. Nelle prime ore di giovedì 24 marzo dieci giovani sono stati portati via da un appartamento dove stavano passando la notte insieme. Tra di essi, due 19enni e un 18enne che erano già stati arrestati per presunti atti omosessuali nel dicembre scorso a Kairouan – il caso dei “sei studenti gay” – condannati in primo grado a 3 anni di carcere, poi scarcerati dopo 40 giorni e condannati in appello a un solo mese. Due giorni prima di questo nuovo arresto erano stati incontrati e intervistati, sulle violenze subite in carcere, dalla giornalista Continue reading
Cinque anni e mezzo di carcere: tanto è costato a Luaty Beirao, musicista e rapper angolano il suo impegno politico e la dissidenza al presidente Jose Eduardo dos Santos. La sentenza è stata emessa da un tribunale di Luanda che ha giudicato Beirao e altri 16 imputati colpevoli di voler rovesciare il governo e le istituzioni.
La vicenda ha avuto inizio il 20 giugno scorso quando il gruppo è stato arrestato dopo essere stato colto “in flagrante reato di lettura” come hanno Continue reading
6.37 Cinque detenuti sono morti nel carcere di Malabero, nell’isola indonesiana di Sumatra, a causa di un incendio scoppiato a seguito di disordini. Lo ha reso noto la polizia. La rivolta era scoppiata dopo che agenti dell’antidroga erano entrati nella struttura e avevano portato via un boss della droga. L’Indonesia ha leggi molto severe sugli stupefacenti, fino alla pena di morte per i Continue reading
Bulent Kenes, ex caporedattore ed editorialista del quotidiano turco Zaman, è stato condannato a due anni e sette mesi di carcere per aver “insultato” il presidente Recep Tayyip Erdogan in una serie di tweet. Secondo il tribunale penale di primo grado di Istanbul, a cui si sono rivolti gli avvocati di Erdogan, i commenti del giornalista su Twitter “sono andati oltre i limiti del diritto di critica”. Continue reading
Tanta fatica (e tanto spettacolo) per niente. Messa in scena una spettacolare fuga, due deteunuti del carcere canadese di St. Jerôme, in Québec, sono riusciti a evadere grazie all’aiuto di due complici, che li attendevano in elicottero sul tetto del penitenziario. Poche ore più tardi, i due sono però stati intercettati dalla polizia e nuovamente arrestati. Continue reading
Quella di martedì 1 marzo è una giornata a suo modo storica per il popolo basco e i/le militanti della sinistra indipendentista: Arnaldo Otegi, l’esponente abertzale più popolare degli anni Duemila, è uscito dal carcere di Logrono (Spagna, La Rioja) dove la giustizia di Madrid lo aveva confinato per gli ultimi sei anni e quattro mesi.
Di seguito, invece, il file audio con la traduzione delle prime parole di Otegi: “siamo entrati in carcere da baschi, indipendentisti e socialisti. Ne usciamo ancor più baschi, indipendentisti Continue reading
Si chiama «La Modelo», e a dispetto del nome è considerata una delle carceri più pericolose della Colombia. Nel suo sistema fognario, le autorità hanno trovato i resti di corpi smembrati di almeno 100 persone. Non solo detenuti, ma anche visitatori, entrati e mai più usciti.
I corpi
La prigione di «La Modelo», a Bogotà, ha una popolazione carceraria di 11mila detenuti. Tristemente nota alle cronache locali e non solo: nelle celle sono rinchiusi militanti di estrema sinistra, ma anche paramilitari di estrema destra e spacciatori. Rinchiusi qui anche alcuni guerriglieri delle Farc. La forze dell’ordine colombiane hanno trovato, nei condotti fognari, i resti di corpi di almeno 100 persone. Uccise, e poi smembrate. Le sparizioni sarebbero avvenute fra il 1999 e il 2001, ma solo adesso sono state avviate delle indagini ufficiali, come ha annunciato il procuratore Caterina Heyck Puyana. I resti rinvenuti non sarebbero solo di carcerati, ma anche di parenti e semplici visitatori «I cadaveri smembrati sono stati gettati nei tubi di scarico del sistema fognario» ha spiegato Puyana.
Un video che sarebbe stato girato lo scorso 28 febbraio nel carcere di massima sicurezza di Izalco sta riscaldando l’ambiente in Honduras.
Mostra infatti le ragazze praticamente nude che si esibiscono in uno striptease davanti ai prigionieri.
Non è chiaro chi abbia organizzato quello che è già stato definito l'”Izalco Pornoparty”. sul quale il Governo ha già promesso di voler aprire un’inchiesta.
Sono in ogni caso comprensibili le reazioni indignate dei cittadini liberi, molti dei quali non hanno mai potuto concedersi il lusso di cui hanno beneficiato 200 dei più pericolosi criminali del Paese.
Genova , 22 feb. – Tensione la notte scorsa nel carcere di Sanremo. Due detenuti italiani intorno a mezzanotte hanno cercato di dare fuoco alla propria cella per protesta, costringendo la polizia penitenziaria ad aprire la porta.
Usciti dalla cella hanno provato ad aggredire un agente con delle armi rudimentali costruite con delle lamette e hanno seminato il panico Continue reading
Sotto il sole del pomeriggio i primi passi da uomo libero, uomo non più isolato dal mondo, li ha fatti abbracciato al fratello. I giornalisti davanti alla prigione della Louisiana chiamata Angola gli hanno chiesto se avesse piani per il futuro: «Andare a trovare mia madre al cimitero». Continue reading
Alla vigilia della visita di Papa Francesco, una rivolta in carcere sconvolge il Messico. Un gruppo di detenuti ha appiccato un incendio per distrarre le guardie e favorire un tentativo di fuga e nella prigione di Topo Chico, a Monterrey, nello stato di Nuevo León, è stata carneficina. Il quotidiano Reforma on-line parla di “50 morti e 70 feriti”, Continue reading
La denuncia è del “Relatore speciale sulle torture e altre punizioni crudeli, inumane e degradanti” Juan Ernesto Mendez durante conferenza stampa della 28ª sessione del Consiglio delle Nazioni Uniti per i diritti umani. I numeri sono in continua evoluzione, ma la cosa peggiore è la lunghezza dei termini: non è inusuale, per un prigioniero, passare 25-30 anni o anche di più senza alcun contatto umano. Le prigioni federali sono “indisponibili” ai controlli esterni. “Come nel Bahrein”, afferma Mendez Continue reading
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