Category Archives: Assassinii di stato
Tre giorni di presidi e iniziative contro gli omicidi di Stato e in solidarietà con Maurzio Alfieri
Il 25 giugno 2013, nel carcere di Terni un altro detenuto è morto di Stato, ucciso dal cinismo dei servi in divisa.
Le guardie lo hanno picchiato, lo hanno lasciato da solo rinchiudendo e minacciando i compagni che lo avevano salvato da un primo tentativo di suicidio, lo hanno incitato ad uccidersi e infine lasciato morire senza muovere un dito in suo soccorso. Continue reading
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L’America brucia: New York, Seattle, Los Angeles, Chicago, Cleveland, Oklahoma City, Oakland e Pittsburg e, ovviamente, Ferguson e i sobborghi di St. Louis, sono attraversati da proteste, cortei e riot da tutta la notte dopo l’annuncio del Grand Jury secondo il quale il poliziotto Darren Wilson non è colpevole dell’omicidio del 18enne afroamericano Micheal Brown. Continue reading
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Non si placa la tensione che da giorni ormai si respira a Milano tra occupazioni abusive di case popolari, sgomberi e azioni violente da parte degli antagonisti che si sono schierati a fianco degli occupanti. E in questo clima una donna, che era incinta di sei mesi, ha perso il bambino. E ha spiegato ai medici, così come aveva fatto davati alle telecamere di Repubblica Tv, di essere stata colpita martedì scorso da una manganellata mentre stavamanifestando nel quartiere Corvetto, dove le forze dell’ordine avevano appena sgomberato due centri sociali. Continue reading
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Duri scontri fra polizia e manifestanti davanti alla sede del governo a Città del Messico. Le proteste si riferiscono ancora alla sparizione di 43 studenti nello stato del Guerrero. I manifestanti, alcuni armati di molotov, spranghe e bastoni, hanno gettato pietre e petardi contro gli agenti in tenuta anti-sommossa e questi hanno reagito con lacrimogeni e idranti. Decine di migliaia di persone erano arrivate pacificamente nel tardo pomeriggio nella piazza centrale di Città del Messico, lo Zocalo, dove si trova il Palazzo nazionale, sede del governo. All’improvviso è apparso un gruppo di manifestanti armati di bottiglie incendiarie, che gridavano “Fuori Pena Nieto!” (il presidente del Messico, ndr), “Dimissioni!”.
Fonte
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– Ancora un suicidio in carcere di un detenuto, il secondo nello spazio di due giorni, dopo quello di ieri a Fossombrone. “E’ accaduto questa mattina a Como e protagonista è stato un detenuto italiano di 60 anni, ristretto per omicidio, che si è impiccato con un laccio artigianale alla finestra del bagno della sua cella presso l?infermeria del carcere”, riferisce Donato Capece, segretario generale del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria. Continue reading
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Un terzo per suicidio, un terzo per cause naturali e un terzo per ragioni da accertare. Sono 2.358 i prigionieri deceduti in Italia dal 2000 a oggi. Non solo in carcere, ma anche per strada, in caserma o in ospedale. Come insegnano i casi Aldrovandi e Cucchi. Morire di carcere (ma non solo). Sebbene l’Italia nel giugno scorso sia stata parzialmente graziata dal comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sul trattamento inumano e degradante nelle carceri, nel segreto della cattività si continua a morire. E non solo per suicidio. Continue reading
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Una sola condanna, quattro mesi di reclusione per il direttore sanitario del carcere di Trani, Francesco Monterisi. Assolti gli altri 4 medici (Michele De Pinto, Gioacchino Soldano, Francesco Russo e Giuseppe Storelli, difesi dall’avvocato Carmine Di Paola), imputati nel processo con il rito abbreviato per la morte di Gregorio Durante, il detenuto trovato cadavere in una cella del penitenziario la mattina del 31 dicembre del 2011.
In udienza il pm Michele Ruggiero aveva chiesto tre anni per due medici ipotizzando che non si fosse trattato solo di un caso di omicidio colposo ma anche di abbandono di incapace, Continue reading
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Cinque medici lo avevano visitato, in meno di 48 ore. Tutti gli avrebbero prescritto solo qualche antidolorifico. Invece, quella peritonite stercoracea sarebbe costata la vita ad un detenuto di 45 anni, rinchiuso al carcere al Due Palazzi di Padova. Sotto inchiesta i cinque camici bianchi, come riportano i quotidiani locali, tutti indagati per concorso in omicidio colposo. Continue reading
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Manifestazione davanti alla camera per ricordare il caso di Marcello Lonzi, il ragazzo livornese morto nel 2003 a trent’anni nel carcere “Le Sughere”: come Stefano Cucchi. “Quando un figlio sano viene affidato allo Stato e ti viene restituito con otto costole rotte, due buchi in testa, un polso fratturato e ti dicono che è morto per cause naturali, non è possibile accettare e farsene una ragione”. Queste le parole di Maria Ciuffi, madre di Marcello Lonzi, il ragazzo livornese morto nel 2003 a trent’anni nel carcere “Le Sughere” di Livorno. Un sit-in a piazza di Montecitorio organizzato dalla madre di Lonzi e Continue reading
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Il quarantenne è morto nella notte fra il 2 e il 3 marzo, a Firenze, mentre veniva arrestato Uno dei militari è accusato anche di percosse. La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro carabinieri e i tre soccorritori del 118 accusati di omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, il quarantenne deceduto nella notte fra il 2 e il 3 marzo, a Firenze, mentre veniva arrestato. Uno dei militari deve rispondere anche di percosse: un video girato dai passanti lo mostra mentre colpisce con qualche calcio Magherini, quando già era a terra immobilizzato. I familiari di Magherini sono convinti che non finirà come la vicenda di Stefano Cucchi, con le assoluzioni degli imputati. “Ciò che differenzia quella vicenda da quella di Riccardo – ha spiegato il fratello, Andrea – è che a mio fratello è successo tutto in una strada, con testimoni alle finestre”. Continue reading
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“L’assassinio dell’ex presidente palestinese Yasser Arafat è stata una decisione ufficiale israeliana e americana”. Ne è convinto Marwan Barghouti, esponente di Fatah in carcere, che in una nota diffusa dal penitenziario israeliano di Hedarim, dove si trova dal 2004, spiega come questo piano mirasse a “far abortire la Seconda Intifada” e a “colpire la resistenza e l’unità del popolo palestinese”.
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Lo hanno trovato mentre mangiava il viso di una ragazza 22enne. Quindi gli hanno sparato un colpo da 50mila volt con il Taser, uccidendolo. È successo in un ostello per i senzatetto ad Argoed, 34 chilometri a nord di Cardiff, nel Galles del Sud, dove la polizia è intervenuta dopo la segnalazione del personale di sicurezza insospettito dai rumori che provenivano dalla stanza. Continue reading
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Como, 2 novembre 2014 – Lo hanno trovato gli agenti di polizia penitenziaria nella sua cella, quando ormai per lui non c’era più niente da fare. Nel pomeriggio di venerdì, un detenuto del carcere Bassone, si è tolto la vita impiccandosi. Italiano, 28 anni, era stato arrestato una decina di giorni fa per sequestro di persona, assieme ad altre quattro persone. Dopo il suo arresto, era stato portato in osservazione, quattro celle presidiate da un agente, dove confluiscono i detenuti che hanno motivi di incompatibilità con gli altri. In questo caso, si trattava di esigenze giudiziarie, legate alle indagini ancora in corso, per le quali la Procura aveva disposto il divieto di contatto tra i vari indagati. Venerdì pomeriggio verso le 16, gli agenti lo hanno trovato esanime, impiccato con le lenzuola della sua branda. Non aveva avuto contatti con nessun altro, se non l’agente che, a intervalli ravvicinati, controllava le sue condizioni in cella. Ciononostante, è riuscito a realizzare il suo intento.
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La lettera che pubblichiamo e che chiediamo di diffondere il più possibile (siti, radio di movimento, situazioni di lotta ecc.) è un coraggioso atto di accusa contro il carcere di Terni e contro tutta l’amministrazione penitenziaria. Non ci facciamo certo illusioni su di un’inchiesta da parte della magistratura, ma non possiamo lasciare solo Maurizio, uomo retto che non ha mai avuto paura di esporsi. Il DAP e i carcerieri devono sapere che a fianco di Maurizio ci siamo tutti/e noi ad urlare che sono degli assassini.
Carissimi/e compagni/e
Prima di tutto vi devo dire una cosa che mi sono tenuto dentro e mi faceva male… ma la colpa non è solo mia e poi potete capire e commentare la situazione in cui mi sono trovato e che ora rendiamo pubblica.
L’anno scorso mentre a Terni ero sottoposto al 14 bis arrivarono due ragazzi, li sentivo urlare che volevano essere trasferiti perché le guardie avevano ammazzato un loro amico… così mi faccio raccontare tutto, e loro mi dicono che un loro amico di 31 anni era stato picchiato perché lo avevano trovato che stava passando un orologio (da 5 euro) dalla finestra con una cordicina, così lo chiamarono sotto e lo picchiarono dicendogli che lo toglievano anche dal lavoro (era il barbiere), lui minacciò che se lo avessero chiuso si sarebbe impiccato, così dopo le botte lo mandarono in sezione, lui cercò di impiccarsi ma i detenuti lo salvarono tagliando il lenzuolo, così quei bastardi lo chiamarono ancora sotto e lo presero a schiaffi dicendogli che se non si impiccava lo uccidevano loro. Così quel povero ragazzo è salito, ha preparato un’altra corda, i suoi amici se ne sono accorti ed hanno avvisato la guardia, ma nel frattempo era salito l’ispettore perché era orario di chiusura, l’agente iniziò a chiudere le celle, ne mancavano solo tre da chiudere, tra cui quella del povero ragazzo, i due testimoni gridano all’ispettore che il ragazzo si sta impiccando e per tutta risposta ricevono minacce di rapporto perché si rifiutavano di rientrare in cella, finché dalla paura anche loro sono rientrati dopo aver visto che il loro amico romeno si era lasciato andare dallo sgabello con la corda al collo, e quei bastardi hanno chiuso a tutti tornando dopo un’ora con il dottore che ne costatava la morte e facendo le fotografie al morto…
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L’elenco dei pestaggi di Stato è lungo. Il conto di chi ha pagato è misero da Aldrovandi a Bianzino, da Uva a Magherini: le battaglie dei familiari.
Federico Aldrovandi, Riccardo Rasman, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Dino Budroni, Riccardo Magherini. Quando la mente prova a ricordare i nomi di tutti gli uomini morti mentre si trovavano nelle mani dello Stato, ce n’è sempre qualcuno che sfugge, e non certo per dolo. La lista è troppo lunga.
E quelli che conosciamo, forse, non sono neanche tutti, perché se li conosciamo è solo per il merito, la tenacia e il coraggio delle loro famiglie, eroiche nel mostrare cosa lo Stato ha fatto ai loro cari e contemporaneamente nel mettersi contro quello stesso Stato. Ci vuole fegato nel sapere che si sta andando verso il massacro e che tutta quella battaglia di giustizia si risolverà in un nulla di fatto. Già, perché è questo quello che viene da pensare. Perché di fronte a quella lista così lunga di morti ammazzati, il conto di chi ha pagato si tiene in una mano. Come un pugno di mosche.
Il primo fu “Aldro”, e non perché fu il primo a morire, il 25 settembre 2005 a Ferrara, ma perché fu il primo a guadagnarsi le pagine dei giornali, dopo una battaglia instancabile di sua mamma Patrizia. Aldro aveva 18 anni quando incontrò la polizia: Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri non si accontentarono di mettergli le manette. Tre anni e sei mesi di reclusione per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”, sentenzia la Cassazione nel 2012. Tutti beneficiari dell’indulto, tre di loro rientrati in servizio a gennaio 2014.
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MONZA: a un mese dal tragico gesto di Giulia Meregalli un altro coetaneo e amico si e’ tolto la vita nel reparto di Psichiatria dove avrebbe dovuto essere curato
Si è tolto la vita nel bagno della propria camera nel reparto di Psichiatria dell’Ospedale San Gerardo a Monza. A cercare la morte è stato un paziente di 28 anni ricoverato nella struttura del capoluogo brianzolo. Il fatto è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì: inutili i tentativi di rianimare il giovane da parte degli infermieri che si sono precipitati nella stanza appena si sono accorti dell’accaduto. I primi rilievi sono stati effettuati dai carabinieri di Monza che sono accorsi sul posto ed è stata disposta l’autopsia sul cadavere. E’ stata aperta un’indagine e sono stati notificati avvisi di garanzia a medici e infermieri.
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Uno studente di Tolosa colpito a morte da una granata assordante durante una notte di assedio al cantiere per la diga di Sivens.
La polizia francese le chiama armi non letali. Ma fanno male. Tanti sono stati feriti, Remi invece è morto. Un omicidio di Stato.
Aveva 21 anni. Non lo conoscevamo, ma era uno di noi. Uno dei tanti che hanno scelto di mettersi di mezzo, di lottare contro l’imposizione di un’opera inutile e costosa. Contro la distruzione di una zona umida, per un’agricoltura misurata sulla qualità, non sul peso, per una vita libera dalla feroce logica del profitto.
La piccola dimensione, l’autogestione dei territori e delle proprie vite, un’idea di relazioni sociali che rifiuta il profitto e sceglie la solidarietà, un’utopia concreta per tanti, in ogni dove, uniti al di là delle frontiere che separano gli uomini e le donne ma non le merci.
Leggendo i racconti di chi era in quei boschi, la mente è corsa ai nostri boschi, alle nostre valli, alla nostra lotta.
Giovedì 30 ottobre
ore 18 presidio al consolato francese di Torino in via Roma 366 – quasi all’angolo con piazza Carlo Felice
Ci sara’ anche il Movimento No Tav al presidio davanti al consolato francese di Torino per chiedere verita’ e giustizia per Remi.
Alla stessa ora è previsto un presidio anche al consolato francese di Milano in via della Moscova 12.
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“Non è concepibile che si entri in un carcere sotto la tutela dello Stato e se ne esca morti per overdose”. E’ quanto afferma in una nota il direttivo della Camera penale di Firenze in merito al decesso, per sospetta overdose, di una giovane donna detenuta nel carcere fiorentino di Sollicciano, una morte che “suscita sentimenti di tristezza e di indignazione”. “Piccole riforme e provvedimenti tampone – prosegue la nota dei penalisti fiorentini – evidentemente non consentono di risolvere il problema della invivibilità delle carceri italiane. Amnistia e indulto non sono certo una soluzione strutturale. Bisogna garantire anche in carcere il diritto alla salute che è prima di tutto tutela della persona, privata della libertà personale, da parte dello Stato.”
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Sabato 7 giugno circa 130 prigionieri politici palestinesi saranno in sciopero della fame da 45 giorni, per protestare contro la Detenzione Amministrativa, che è una procedura che permette all’esercito israeliano di trattenere i prigionieri indefinitamente, su informazioni segrete, senza formulare accuse a loro carico, senza fornire prove agli avvocati e senza processo (1) Continue reading
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Vincenzo Sapia, 29 anni, è morto oggi nel corso di una colluttazione con due carabinieri intervenuti per calmarlo dopo che aveva dato in escandescenze. Il fatto è accaduto nella frazione Mirto di Crosia, nel cosentino. Secondo i primi rilievi del medico legale, il decesso potrebbe essere stato causato da un infarto. Il pm della Procura di Castrovillari sta sentendo le persone che hanno assistito al fatto e disporrà l’autopsia per stabilire le cause della morte. Stando ad una prima ricostruzione, l’uomo, che in passato avrebbe sofferto di disturbi psichici, stamani ha sfondato il portoncino di un edificio situato davanti all’ufficio postale di Mirto Crosia dicendo che stava cercando un cane smarrito.Alcuni passanti, vedendo la scena, hanno chiamato i carabinieri. Quando i due militari sono giunti sul posto, hanno trovato Sapia, descritto come un uomo di corporatura molto robusta, fermo davanti all’ufficio postale, apparentemente tranquillo, ed hanno iniziato a parlarci. Improvvisamente l’uomo, secondo le testimonianze raccolte da pm e carabinieri, si è denudato rimanendo in mutande. Quindi ha aggredito un carabiniere, mettendogli le mani al collo e colpendolo. Anche l’altro militare è intervenuto. Ne è nata una colluttazione durante la quale Sapia si è accasciato a terra. Sul posto sono subito intervenuti i medici del 118, che hanno anche usato un defibrillatore, ma per l’uomo non c’è stato niente da fare. Il pm di turno alla Procura della Repubblica di Castrovillari sta già sentendo i testimoni del fatto e nelle prossime ore disporrà l’autopsia sul corpo di Sapia.
A Mirto Crosia si sono recati il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza Giuseppe Brancati, il comandante del reparto operativo Vincenzo Franzese ed altri ufficiali. L’Arma mantiene un riserbo assoluto sulla vicenda, ma dal Comando provinciale di Cosenza trapela la volontà di massima trasparenza su quanto accaduto e l’assoluta fiducia nell’ autorità giudiziaria che coordina le indagini.
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”La situazione resta allarmante nelle nostre carceri. Quello di oggi a Bari è l’ennesimo suicidio di un detenuto in un carcere italiano. L’uomo, 29 anni, si è impiccato in cella. Alla luce degli accadimenti che stanno attraversando le dinamiche penitenziarie in questo ultimo periodo occorre rivedere il sistema dell’esecuzione penale il prima possibile, altro che vigilanza dinamica nelle galere” Lo sottolinea il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, per voce del segretario generale Donato Capece. Continue reading
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La giovane sudanese , 27 anni, cristiana, è stata condannata a morte nel suo paese con l’accusa di aver rinnegato la religione musulmana in favore di quella cristiana. All’epoca della carcerazione era già incinta, e la bambina è venuta alla luce nel carcere di Khartoum. Per Meriam si tratta del secondo figlio, infatti la donna è già mamma di un altro bambino, Martin, di 22 mesi, che si trova in prigione con lei dal giorno dell’arresto, avvenuto il 17 febbraio. Continue reading
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Un suicidio portato a termine e uno tentato. È il drammatico bilancio della giornata di ieri il carcere di Ancona “Montacuto”. Lo riferisce l’Osservatorio permanente per le morti in carcere, formato da Radicali Italiani, dalle associazioni ‘Il Detenuto Ignoto’, ‘Antigone’ e ‘A Buon Diritto’, dalle redazioni ‘Radiocarcere’ e ‘Ristretti Orizzonti’. Dall’inizio dell’anno, 15 detenuti si sono tolti la vita. Continue reading
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Ennesimo decesso in un carcere italiano, ennesima dimostrazione che di carcere si muore troppo spesso in Italia.
Daniele Sparti, di 32 anni, è morto nel carcere di Giarre in provincia di Catania lo scorso 25 aprile, ma la notizia è stata divulgata solo oggi. Lo riporta una nota stampa dell’agenzia Adnkronos che riprende un comunicato dell’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, che ha ufficialmente reso noto la tragica vicenda.
Daniele era malato da tempo e veniva quotidianamente sottoposto a ossigenoterapia. L’ossigeno che lo aiutava a respirare, però, secondo le prime ricostruzioni si sarebbe esaurito nella nottata senza che nessuno se ne accorgesse. Daniele sarebbe, quindi, morto da solo, in una cella, con un macchinario a cui era semplicemente finito l’ossigeno all’interno. L’hanno trovato senza vita solo la mattina successiva. La salma è stata, quindi, trasportata presso l’obitorio dell’Ospedale Garibaldi di Catania. Intanto, la Procura competente ha già avviato un’inchiesta, per ora senza indagati, per capire come si sono svolti realmente i fatti e se la morte di Daniele può essere attribuita a qualcuno.
Quello che fa davvero rabbrividire è pensare che dopo otto anni di carcere scontanti, Daniele sarebbe divenuto nuovamente un uomo libero fra soli cinque giorni, solo cinque. Invece, il suo nome e la sua storia si aggiungono a quelle di tanti altri detenuti che hanno trovato la morte nelle carceri italiane. Secondo l’Osservatorio permanente sulle morti in carcere, dall’inizio del 2014 si contano 45 morti, tra cui 12 suicidi, con dati relativi al 26 aprile, cioè di soli due giorni fa. Nel 2013, invece, 153 morti e 49 suicidi e l’anno precedente il 2012 andò ancora peggio, con ben 60 suicidi per un totale di 154 decessi avvenuti in tutte le carceri del territorio italiano.
La notizia della morte di Daniele è stata commentata duramente da Donato Capece, Segretario Generale del Sappe, il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, che in un commento all’Adnkronos ha dichiarato che “E’ grave constatare come ancora una volta un detenuto infermo sia stato lasciato morire in carcere, quando poteva essere messo ai domiciliari. Sparti, infatti era malato da tempo e fra cinque giorni avrebbe lasciato il carcere. Il detenuto – continua Capece – è stato rivenuto in fin di vita dal controllo degli agenti penitenziari, tra le 6 e le 6.30 del 25 aprile scorso. Contestiamo la vigilanza dinamica che non consente il controllo dei detenuti. Torniamo a chiedere le dimissioni del vertice del Dap, fallimentari nella gestione dell’emergenza penitenziaria”.
La notizia della morte di Daniele arriva in un momento davvero critico per la situazione delle carceri italiane, che da anni fanno i conti con un sovraffollamento cronico, strutture inadeguate, mancanza di diritti e torture celate. Tra un mese, infatti, scadrà l’ultimatum imposto all’Italia dalla Corte Europea per i diritti dell’uomo riguardo le disumane condizioni delle carceri italiane. Nel maggio del 2013, infatti, la Corte ha condannato l’Italia a risolvere entro un anno (maggio 2014) il problema del sovraffollamento carcerario, sentenza poi ribadita ancora una volta quando, l’8 gennaio scorso, è stata rigettato il ricorso presentato dal governo italiano.
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ROMA – Nei primi mesi del 2014 “è stato raggiunto un nuovo picco di suicidi nelle carceri italiane: il 40% di tutti i decessi in carcere è infatti rappresentato da suicidi”. Lo ha affermato il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), Claudio Mencacci, sottolineando che nel 2013 la quota di suicidi era stata pari al 30%, contro il 40% del 2012 ed oltre il 40% del 2009. Continue reading
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MANTOVA. Oggi in tribunale a Mantova è in calendario un processo diverso dagli altri. All’apparenza uno dei tanti casi di diffamazione che vede sul banco degli imputati giornalisti e, come presunte vittime, una varia umanità. Questo però e diverso. Alle 12, dopo vari rinvii, inizierà il processo contro l’ex direttore Paolo Boldrini e il cronista Daniele Predieri della Nuova Ferrara accusati di aver diffamato l’ex pm Mariaemanuela Guerra, prima titolare delle indagini sulla morte di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni ucciso da quattro poliziotti durante un controllo. Continue reading
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Antonio Spizuoco suicidio carcere di Poggioreale
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Un detenuto si è tolto la vita nel Padiglione Milano del carcere di Poggioreale. La vittima, Antonio Spizuoco di 51 anni, si è impiccato. L’uomo faceva l’autotrasportatore e, il 19 aprile scorso, era stato fermato alla guida di un tir con a bordo circa 78 chilogrammi di cocaina. Al momento della morte aveva accanto a sè il giornale che riportava la notizia del suo arresto.
Da inizio anno salgono a 50 i “morti di carcere”, 47 tra i detenuti (di cui 14 suicidi), Continue reading
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Il 25 aprile scorso nel carcere di Giarre (Catania) un 32enne, D. N., è deceduto due giorni prima di tornare in libertà, dopo 8 anni passati a scontare la condanna.
La morte dell’uomo, cardiopatico e bisognoso di ossigenoterapia, sarebbe stata provocata da un infarto. Perché l’ossigeno era finito. La procura catanese ha aperto un’inchiesta, per ora senza indagati, e si attendono i risultati dell’autopsia.
Della notizia e del relativo fascicolo d’indagine si è avuta Continue reading
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Firenze, 30 apr. – (Adnkronos) – Sono indagati da ieri i quattro carabinieri intervenuti per arrestare l’ex calciatore viola Riccardo Magherini, morto nella notte del 3 marzo scorso a Firenze, in circostanze ancora tutte da chiarire, mentre veniva arrestato. I quattro militari dell’Arma, si è appreso da fonti investigative, sono stati iscritti dalla Procura di Firenze nel registro degli indagati e sarebbero accusati di omicidio preterintenzionale. Continue reading
Commenti disabilitati su Caso Magherini: Morto dopo arresto,nove indagati per omicidio | tags: 9 indagati, morto di stato, omicidio colposo, omicidio preterintenzionale, Riccardo Margherini | posted in Assassinii di stato, Contro carcere, CIE e OPG, Dentro le mura, Italia in cella, Tutti