L’inferno, la fuga e il rialzarsi di Mary Lou Poppins

cordatesaSemmai qualcuno si interrogasse su cosa sia l’inferno, noi l’abbiamo conosciuto. Se esistessero parole per descriverlo e se gli altri potessero capirle, ne morirebbero. Le cicatrici rimangono indelebili, come un marchio a fuoco. Soltanto gli animali nei campi di concentramento chiamati allevamenti e laboratori possono sapere di cosa si tratta. E pure loro non possono parlarne. Forse solo le immagini della shoah ne possono rendere l’idea. Se la cosiddetta razza umana è capace di compiere questa shoah ogni giorno, credo che essa non sia fatta di sangue e carne come noi, ma di cuori di pietra e menti criminali. E se tutte le razze dicono che sono figlie di un unico Dio, allora io dico che ci sono più Dei, questo Dio non è mio Padre.
Iniezioni di moditen depot, crisi epilettiche dovute al serenase, latte che usciva dal seno, dondolamenti continui da una gamba all’altra, periodi in cui pesavo appena 46 kg (sono 1,68cm), alternati a periodi in cui pesavo 74 kg, viso ricoperto di verruche, bava alla bocca, capelli che cadevano, denti che si spezzavano, periodi di stitichezza estrema, e periodi di diarrea improvvisa, periodi di totale smarrimento in cui mi sforzavo di pensare qualcosa ma non riuscivo a parlare e dire niente, voglia ossessiva di morire, accuse e insulti dei parenti, anni chiusa in una stanza senza parlare con nessuno, tre tentativi di suicidio falliti, nessun amico, nessuna carezza, nessun abbraccio… e non avevo mai fatto male ad una mosca, avevo soltanto criticato (avevo 16 anni) e cercato di uscire da una famiglia priva di affetto, ma ogni volta che scappavo mi prendevano e mi rinchiudevano. Poi sono riusciti a rinchiudermi dentro, con gli psicofarmaci, allora non scappavo più, ero morta dentro, ma loro erano contenti, e continuavano ad addossarmi la colpa di ogni cosa, sia padre che madre, finché un giorno uno psichiatra disse l’unica cosa giusta che mi capitò di sentire, anche se ormai erano secoli che stavo incatenata: ai tuoi fa molto comodo che tu stia così, in questo modo non affrontano le loro problematiche, tu verifica pure, basta che te ne vai di casa, ed i tuoi dovranno guardarsi negli occhi. E così è stato: hanno cominciato la guerra tra loro, ma hanno pure cominciato a mettermi nel mezzo e a sfruttarmi per avermi dalla loro parte con tutte le loro forze. Ma a me si era aperta una porta, la porta della riconquista della vita. E non è facile riprendersi qualcosa che a stento si è conosciuto. Per questo motivo ho bisogno di conoscere persone che si sono liberate dalla psichiatria, perché sono/siete i miei fratelli e sorelle, la mia vera famiglia.
Salve Natale, puoi prendere la testimonianza purché rimanga anonima o con nome fittizio. Ti vorrei comunque dire che c’è tutta una parte ancora da scrivere, e forse un giorno quando sarò pronta lo farò. Io ho smesso con i servizi e terapie dopo 12 anni, ed esattamente 12 anni dopo ho avuto una ricaduta che mi è costata il 4° e più doloroso tso di tutti, cioè da madre. Ho dovuto ricominciare tutto da capo, con tutto il paese che “pensa a suo modo” e maggiori difficoltà nel trovare un lavoro (gli ultimi erano di badante e baby-sitter). Ancora mi devo assestare, a maggio festeggio 1 anno senza porcherie. Ma quei 12 anni in cui non ho più preso cure (chiamiamole così…) sono stati una odissea perché non è per niente facile cominciare a vivere se si è cresciuti in una gabbia, e anche il corpo ha sfogato ogni genere di problema. Probabilmente avrei evitato una ricaduta se solo fossi riuscita a vivere bene il mio matrimonio, ma non è andata così, e pazienza… si cade e ci si rialza, ricadere dopo 12 anni è un po’ più doloroso… ma anche stavolta non mi hanno seppellita. Ciao, un abbraccione!
Scritto da Natale Adornetto

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