Si chiama Joanne Chesimard, ha 65 anni, ed è la prima donna a entrare nella black list dei 25 terroristi più ricercati dal Fbi.
Per tutti, però, è Assata Shakur, un passato nelle Black panther e nella Black liberation army, madrina di Tupac Shakur, uno dei rapper più famosi di sempre.
«UCCISE UN AGENTE». È accusata dell’omicidio a sangue freddo di un agente di polizia avvenuto il 2 maggio 1973, quando Assata si batteva con le armi per i diritti degli afroamericani.
Quel giorno la donna si trovava in auto con due compagni, Zayd Shakur e Sundiata Acoli, quando una pattuglia della polizia li fermò per un fanale posteriore rotto. A quel punto sarebbe iniziata la sparatoria che ha portato alla morte di Werner Foerster e al ferimento del collega James Harper.
Nel 1977 arrivò la condanna all’ergastolo, nel 1979 l’evasione di prigione con l’aiuto del fratello Mutulu Shakur (padre adottivo di Tupac) e dell’attivista italiana Silvia Baraldini (estradata e tornata in Italia solo Continue reading
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Assata Shakur entra tra i 25 terroristi più ricercati d’America
Ecco il “Trip Advisor” delle prigioni. I detenuti americani danno le pagelle
Sistemazione, pasti, personale e sicurezza. Questi e altri aspetti sono oggetto di recensione da parte degli utenti, il cui giudizio viene pubblicato su Internet. Questa volta non si sta parlando di alberghi, «bed and breakfast» o villaggi vacanze, bensì di penitenziari.
Si tratta di un’iniziativa partita dagli stesso ospiti delle prigioni americane che hanno deciso di passare in rassegna, e sotto la lente di ingrandimento, tutto ciò che riguarda la struttura in cui si trovano per scontare la propria pena. Una volta stilata, la pagella viene pubblicata su siti online come «Yelp», e chi non lo può far direttamente perché per motivi precauzionali non ha accesso alla rete, lo fa fare ai familiari ai quali consegna la propria «review» durante i colloqui.
«E’ uno strumento molto prezioso, aiuta a rendere trasparente un sistema che non lo è Continue reading
Gestapo style: le detenzioni segrete della CIA
Dopo gli attacchi dell’11 Settembre contro gli Stati Uniti, la CIA ha tramato con decine di governi alla costruzione di un programma segreto di consegne straordinarie e di detenzione che ha abbracciato il mondo.
Le consegne straordinarie sono trasferimenti, senza un legale processo, di un prigioniero alla custodia di un governo straniero allo scopo di detenerlo e interrogarlo.
Il programma era concepito a protezione dell’America. Ma, come descritto nel nuovo report della Open Society Justice Initiative, spogliava le persone dei loro diritti più elementari, agevolava forme raccapriccianti di tortura, a volte catturava persone sbagliate, e sviliva la reputazione sui diritti umani (sic! ndt) degli Stati Uniti in tutto il mondo.
Ad oggi, gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri governi coinvolti, più di 50 in tutto, si sono rifiutati di riconoscere la loro partecipazione, risarcire le vittime, o di considerare responsabili le persone incaricate maggiormente del programma e dei suoi abusi. Qui sono riportati 20 fatti ulteriori dal nuovo report che mettono in luce quanto brutale ed errato fosse il programma: Continue reading
Usa: giustiziato in Texas detenuto da 19 anni nel braccio della morte
Washington, 10 apr – Il cinquantenne Rickey Lewis, detenuto da 19 anni nel braccio della morte per aver ucciso nel 1990 George Newman e averne successivamente violentato la moglie, e’ stato giustiziato in Texas.
Lewis, condannato nel 1994 alla pena capitale, e’ stato dichiarato morto per iniezione letale alle 18.32 (ora locale) dal Dipartimento della Giustizia Criminale del Texas.
L’uomo, reo confesso della violenza carnale, ha sempre negato la responsabilita’ per omicidio.
L’esecuzione di Rickey Lewis e’ la seconda nello stato del Texas dall’inizio dell’anno.
Prigionieri – Daniel McGowan di nuovo in carcere
Apprendiamo che ieri, 4 aprile 2013, Daniel Mcgowan, compagno anarchico per la liberazione animale e della Terra, è stato nuovamente tratto in arresto dopo il suo recente rilascio, lo scorso dicembre. Secondo quanto diffuso dalla Croce Nera Anarchica di New York, l’arresto sarebbe da ricondurre al “mancato ravvedimento” del compagno vista la recente pubblicazione di una sua intervista su un quotidiano statunitense e altri testi diffusi in rete. Dopo sette anni nei moduli per l’annichilimento dei corpi e delle menti del governo americano, Daniel viene nuovamente sequestrato come rappresaglia: non sono riusciti a piegarlo, hanno fallito.
Libertà per Daniel McGowan!
Segue da greenisthenewred.com
Daniel Mc Gowan, ecologista radicale statunitense, recentemente scarcerato dopo aver scontato quasi 7 anni in carcere (di cui buona parte trascorsi in regime di carcerazione speciale presso carceri CMU – Communication Management Unit ) è stato riarrestato questa mattina. Non sono ancora chiare le ragioni per cui Daniel sarebbe stato riportato in
carcere, ma si presuppone si tratti di una ritorsione per la sua volontà di continuare a lottare, in particolare contro le carceri a regime speciale CMU, sulle quali ha scritto numerosi articoli mentre si trovava in carcere, e di cui ha nuovamente scritto nei giorni scorsi, con un articolo comparso sull’Huffington Post dal titolo ‘Documenti del
tribunale provano che sono stato detenuto presso carceri CMU a causa delle mie convinzioni politiche’.
Si pensa che a questo punto Daniel verrà trattenuto in carcere sino alla data effettiva di fine pena, il 5 di giugno.
Per scrivergli :
DANIEL McGOWAN
#63794-053
MDC BROOKLYN
METROPOLITAN DETENTION CENTER
P.O. BOX 329002
BROOKLYN, NY 11232
Immigrazione, gli Usa aprono le carceri
Molti è previsto debbano portare il braccialetto elettronico, quasi tutti devono invece presentarsi con regolarità presso gli uffici immigrazione.
Sono centinaia gli immigrati irregolari che, in attesa di processo, in meno di una settimana sono stati scarcerati in varie città degli Stati Uniti. Non ci sono più i soldi per mantenerli nei centri di detenzione.
L’Ice, l’agenzia dell’immigrazione che fa capo al dipartimento della Sicurezza guidato da Janet Napolitano, ha deciso di iniziare a risparmiare in vista dell’entrata in vigore dei tagli automatici alla spesa pubblica, avvenuta in seguito al decreto firmato dal presidente Usa Barack Obama: 85 miliardi di dollari in meno nel 2013, 1.200 miliardi nei prossimi 10 anni. E 4 miliardi è previsto siano recuperati proprio dalle casse della Sicurezza.
TAGLIO SULLA SPESA DECISO NEL 2011. La scure sulla spesa pubblica, soprannominato il «sequestro», è stata decisa nel 2011 per motivare repubblicani e democratici a trovare un accordo, rivelatosi impossibile, sul tetto del debito.
«Non riesco a credere che non ci fossero altri modi per contenere i costi. Svuotare le carceri solo per questioni economiche è una decisione assurda. Non mi faccio influenzare, ma è normale che mi sento meno sicura. C’è una ragione se le persone sono in prigione», commenta rammaricata a Lettera 43.it Barbara Zarrett, mentre compra le verdure nel famoso mercato di Union Square a New York.
L’ARIZONA È UNO DEI PIÙ COLPITI. Il numero degli immigrati messi in libertà vigilata non si conosce ancora con precisione. Non tutti i centri hanno applicato la misura. Scarcerazioni sono state registrate in alcune prigioni della Lousiana, New Jersey, Texas e New York, tra gli altri.
Uno degli Stati più colpiti è stato sicuramente l’Arizona, dove è più ferrea la legge sull’immigrazione. Più di 300 rilasci e un’aspra polemica tra i repubblicani e le associazioni che difendono i diritti degli immigrati.
«La sicurezza pubblica è in pericolo. Sono stati rimessi in libertà criminali con la scusa dei tagli al bilancio», tuona Paul Babeu, lo sceriffo della Contea di Pinal. «Obama non avrebbe mai permesso che questo avvenisse nelle strade della sua città, ma non ha avuto problemi a farlo da noi».
VIA I DETENUTI MENO PERICOLOSI. Anche il senatore repubblicano John MacCain, impegnato in questi mesi, insieme con una commissione bipartisan, a mettere in piedi le basi per una comprensiva riforma dell’immigrazione, si è detto «contrariato», così come hanno espresso disappunto e paura molti cittadini su Twitter, o attraverso i commenti agli articoli che riportavano la notizia sui network americani.
L’Ice ha però assicurato che i cancelli dei centri di detenzione sono stati aperti solo per gli immigrati irregolari che hanno alle spalle «reati lievi», che non costituiscono quindi un «pericolo per la comunità».
Ogni clandestino costa agli Usa 164 dollari al giorno
L’azione legale che deve decidere sulla deportazione degli immigrati scarcerati però non si ferma e tutti coloro che sono stati fatti uscire dai centri di detenzione sono destinati a essere guardati a vista dalle forze dell’ordine.
Si è trattato di una «misura necessaria, per fare in modo che i livelli di detenzione siano mantenuti anche con il budget attuale», ha spiegato la portavoce dell’Ice, Gillian Christensen.
Il risparmio, in effetti, è notevole se si pensa che il costo per il «mantenimento» di un clandestino nei centri di detenzione è di circa 164 dollari al giorno, mentre, secondo quanto riporta il New York Times, riprendendo le stime dell’associazione National immigration forum, i costi si abbatterebbero fino a poche decine di dollari con altre forme alternative di detenzione.
RILASCIATI SOLO I «NON CRIMINALI». Chiamata in causa dai repubblicani, la Casa Bianca ha fatto sapere di non aver giocato nessun ruolo nella decisione dell’agenzia, ma di ritenere i detenuti rilasciati «non criminali».
Se Obama cerca di mantenersi neutro, a festeggiare sono le associazioni umanitarie che si occupano dei diritti dei clandestini. «Ci sono molte persone in carcere che semplicemente non ci dovrebbero stare», ha spiegato al Washington Post, Lindsay Marshall, la responsabile di un gruppo chiamato Florence immigrant and refugee right project.
Molti di questi, secondo gli attivisti, non sono un pericolo per la comunità, non hanno commesso crimini, ma sono comunque costretti ad attendere la deportazione nei centri di detenzione, lontani dalle loro famiglie.
LA SEPARAZIONE DALLA FAMIGLIA. Tra questi c’è Ronei Ferreira De Souza, il Boston Globe ha raccontato la sua storia: 36enne, in Brasile faceva il giardiniere; ora da cinque mesi lotta contro il provvedimento che impone la deportazione.
È padre di due bambini, il suo avvocato lo descrive come un uomo di Chiesa e buon lavoratore, arrestato dalla polizia alcuni mesi fa per guida senza patente. La deportazione significa la separazione dai suoi figli.
«Abbiamo disperatamente bisogno di una riforma dell’immigrazione», spiega Gabrielle Young, una ragazza dai lunghi capelli biondi che studia a New York per fare l’attrice, «conosco tante persone che lavorano qui da anni. Non hanno i documenti e sono terrorizzati all’idea di essere rispediti nei Paesi di origine. Molti di loro hanno avuto figli, che in America hanno studiato e che qui vogliono vivere. Quando ho sentito la notizia, non ho pensato alla mia incolumità, ma solo al fatto che una mossa così improvvisa, aggiungerà nuovo caos».
NEL PAESE 11 MLN DI IMMIGRATI. La pensa così anche Michael Ruth, studente di legge: «È pericoloso lasciare il campo alla soggettività. L’Ice dice che sono stati rilasciati perché colpevoli solo di reati lievi. Ma cosa vuol dire? Qual è la linea di demarcazione tra un reato e l’altro? Credo che in America vengano arrestate molte persone ingiustamente, per motivi che non meritano il carcere».
Attualmente negli Stati Uniti ci sono circa 11 milioni di immigrati irregolari. Da un mese, un gruppo bipartisan di otto senatori sta studiando una riforma che porti progressivamente sia all’acquisizione della cittadinanza dei clandestini che per anni hanno lavorato e studiato negli Usa, sia alla definizione di severe misure di sicurezza alla frontiera con il Messico.
La riforma dell’immigrazione è uno dei punti cardine del secondo mandato alla Casa Bianca di Obama. Il presidente è convinto che questa possa vedere la luce prima della fine del 2013.
Usa: esecuzione di una condanna a morte sospesa all’ultimo minuto, detenuto ha problemi mentali
Nelle ultime ore si è parlato molto, negli Usa e non solo, della condanna a morte inflitta in Georgia, a un 52enne con problemi mentali, Warren Hil, detenuto da 20 anni nel penitenziario di Jackson. Ebbene, all’1, ora italiana, a sorpresa, è stata sospesa l’esecuzione della pena capitale. I legali hanno asserito che Hill, condannato a morte per aver ucciso un suo compagno di cella, ha 70 di quoziente intellettivo.
USA – La patria del carcere
Gli Stati Uniti, lo Stato che più publicizza sè stesso come esempio di libertà e democrazia ha consolidato oramai da tempo un primato tutto a stelle e strisce. Qui si imprigionano più persone che in qualsiasi altro Paese del mondo. Le persone residenti negli Stati Uniti rappresentano solo il 5% della popolazione mondiale: di queste, 2,4 milioni “vivono” nelle carceri degli Stati Uniti, ossia il 25% dei prigionieri di tutto il mondo.
Tra il 1970 e il 2005 la popolazione carceraria è aumentata del 700% ma la crescita più significativa riguarda i profitti dell’industria legata al settore delle prigioni private: tali profitti sono infatti cresciuti del 1600% nel periodo 1990 – 2009.
Prima del 1980 non esistevano prigioni gestite da società private per fini di lucro; nei tre decenni successivi tali società hanno usato i loro enormi profitti per guadagnare peso politico e accelerare la crescita di questo settore di mercato.
Le dichiarazioni rilasciate dalla ‘Corrections Corporation of America’, la più grande compagnia di carceri private al mondo, rivelano gli interessi della compagnia per il mantenimento delle misure economiche draconiane del governo che contribuiscono al crescente tasso di incarcerazione di massa: “La nostra crescita generalmente dipende dalla nostra capacità di ottenere nuovi contratti … Qualsiasi variazione (legislativa) rispetto a droga o immigrazione clandestina, potrebbe far variare il numero di persone arrestate e condannate, riducendo quindi la domanda ai nostri istituti penitenziari per accoglierle. ”
In un articolo di qualche anno fa (1), il New York Times adduceva tra le cause del tasso continuo di carcerzione, pene non commisurate per reati minori, come il compilare assegni a vuoto o legate all’uso di droghe, reati che in altri Paesi, raramente producono pene detentive. Inoltre la carcerazione di chi le sconta è molto più lunga.
Nel 2010, quando il sistema economico era in piena crisi , le due più grandi società private carcerarie, la CCA e il gruppo GEO hanno ottenuto 3 miliardi di dollari di profitti. Questo denaro, come quello per i salvataggi dei banchieri di Wall Street, sono stati presi dai contribuenti per volere dei politici federali e statali e messi nelle tasche di un numero relativamente basso di capitalisti che gestiscono il sistema carcerario privato.
L’incarcerazione di massa viene mantenuta come fonte di enormi profitti, la repressione che si esprime in arresti e condanne da parte dello Stato,ne è una pre-condizione. Lo Stato si dimostra come il vero artefice di una realtà economica che emargina settori interi di popolazione per poi lucrare sulla loro pelle.
Segregazione di Stato
La repressione colpisce più duramente i settori più emarginati della società. I numeri parlano chiaro, è ovunque evidente la sproporzione di persone di colore che riempiono le carceri. Negli Stati con la quantità più numerosa di detenuti, le persone di colore costituiscono oltre l’89 per cento della popolazione carceraria in California, il 71% in Texas e il 65% in Arizona. Quasi la metà sono immigrati privi di documenti detenuti dal governo degli Stati Uniti in buona parte arrestati dalla famigerata ICE, il corpo di polizia di frontiera a guardia dei confini con il Messico.
Un articolo di Micromega di inizio 2012 (2), riportava la definizione che lo scrittore Adam Gopnick, ha dato al sistema carcerario americano: “la dentenzione di massa ha influenza sulla società contemporanea come avveniva per la schiavitù nel 1850″, rifacendosi a studi che dimostrano come il sistema penitenziario americano di oggi sia “la continuazione con altri mezzi (neanche tanto diversi) del regime segregazionista”.
Il carceriere è il capitale
In queste prigioni qualsiasi programma di “riabilitazione” è esplicitamente considerato non-economicamente conveniente, in modo tale che al momento del rilascio gli ex prigionieri sono stati essenzialmente privati di ogni capacità di trovare un posto di lavoro. Questo fattore alimenta l’emarginazione sociale aumentando le probabilità che gli ex detenuti tornino in breve tempo nell’infernale sistema carcerario, a tutto vantaggio delle lobby della detenzione.
La crescita dei profitti dell’infame sistema carcerario rivela tutto lo sfruttamento della parte più debole della classe operaia americana; nonostante gli enormi profitti, le condizioni all’interno delle prigioni private sono spesso peggio di quelle pubbliche, con più alti tassi di violenza contro i prigionieri,suicidi, celle sporche infestate dai topi e che odorano di urina.
Nessuna legge nè riforma cambierà mai questo stato di cose. Perchè le leggi le fa il padronato per servire il capitale. E il capitale è il sommo capo di tutti i carcerieri.
K.B.
(1) NYT 23/04/2008
(2) MicroMega “Gulag America” Giuliano Santoro 31/12/2012
www.combat.coc.org
Ashley Smith si uccide in carcere davanti alle guardie che restano ferme
Ashley Smith, 19 anni, è morta suicida nel 2007 nel carcere femminile di Grand Valley in Kitchener, Ontario. Ashley Smith si è soffocata tra l’indifferenza delle guardie carcerarie rimaste al di là delle sbarre senza intervenire.
Oggi(23gennaio2013) per la prima volta un video mostra la morte di Ashley, mostrato alla giuria durante un’inchiesta giudiziaria. Nelle immagini si vedono le guardie carcerarie mentre guardano la giovane morire attraverso una botola. Le guardie, come riportato dalla CBC News, sono rimaste ferme per 10 minuti discutendo su cosa sarebbe stato meglio fare. Molte volte in precedenze Ashley aveva provato il suicidio ma le guardie ogni volta affermavano che era solo un modo per cercare di attirare l’attenzione.