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Sciopero della fame nel carcere di Viterbo

sciopero-della-fameRiceviamo da Davide Rosci e diffondiamo con la più totale solidarietà e complicità

Viterbo 8 Maggio 2013

In accordo con altri compagni e detenuti abbiamo deciso d’intraprendere uno sciopero della fame che inizierà Mercoledì 22 Maggio per appoggiare il corteo che si svolgerà a Parma il 25 Maggio contro il sistema inumano delle carceri, la differenziazzione, il carcere duro e l’isolamento. Il nostro fine è cercare una solidarietà di classe a sostegno delle lotte di tutti i prigionieri. E’ una forma estrema, ma siamo consapevoli che solo con la lotta da dentro e fuori queste mura si possano ottenere cambiamenti.
Quello che avviene in questi luoghi è sconosciuto ai più e solo costretto a vivere determinati abusi può testimoniare quanto sia aberrante il trattamento che questo stato riserva a chi ha sbagliato. L’obiettivo della Continue reading


Viterbo – Sparo contro il carcere

OLYMPUS DIGITAL CAMERAApprendiamo da velina del SAPPE (sindacato dei secondini) diffuso il 17 aprile 2013, che ignoti hanno sparato un colpo di arma da fuoco contro una torretta di guardia posta lungo il muro di cinta del carcere di Viterbo. Non vi sono feriti e gli autori del gesto si sono dileguati senza essere identificati.


In manette mentre tenta di fuggire, ex poliziotto condannato a 7 anni

P1030224VITERBO – E’ stato arrestato mentre tentava la fuga l’ex poliziotto di Tarquinia di 37 anni, N.V., finito in carcere nel 2003 per pedofilia. La condanna a 7 anni di reclusione che gli era stata inflitta in primo e secondo grado, nei giorni scorsi, è stata confermata dalla Corte di Cassazione. L’uomo, che ha già trascorso 3 anni e 2 mesi in carcerazione preventiva, quindi, deve scontare una pena residua di 4 anni e 10 mesi. Pena che gli è stata inflitta perché aveva adescato alcune minorenni in chat e le aveva convinte a spogliarsi davanti alla webcam. Intanto lui le filmava e poi immetteva le immagini in un circuito di pedopornografia scoperto e smantellato dalla polizia postale di Modena. Nel corso delle indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Civitavecchia, emerse anche che l’uomo aveva incontrato personalmente alcune minorenni e, Continue reading


Viterbo – Spari in carcere contro agente penitenziario

colpi-di-pistolaTragedia sfiorata nel carcere di Mammagialla, a Viterbo dove sono stati esplosi dei colpi d’arma da fuoco contro un’agente di sorveglianza.
A darne notizia è il segretario nazionale dell’Ugl Polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti, esprimendo “solidarieta’ e vicinanza al personale di Polizia penitenziaria della casa circondariale”. I fatti si sono verificati ieri mattina e fortunatamente il colpo non ha investito l’agente di sorveglianza. La struttura di Viterbo “opera in forte carenza d’organico – spiega Moretti – nonostante l’invio di diverse unita’ e con una media di circa 700 detenuti ristretti di cui oltre 50 di massima sicurezza. Si tratta di una situazione di tensione significativa proprio in questo reparto, in cui i reclusi, proprio al momento dell’accaduto, usufruivano dei colloqui con i loro familiari”. Per il sindacalista “e’ allarmante quanto accaduto – continua Moretti – soprattutto se messo in relazione agli episodi dei Continue reading


Pm pestato da un boss in carcere, indagati tre secondini

mazzatezl2Può un boss della ‘ndrangheta calabrese detenuto in un carcere di massima sicurezza riuscire ad aggredire a pugni un pm arrivato per interrogarlo? E’ quello che è accaduto nel carcere di Mammagialla a Viterbo nel novembre scorso quando Domenico Gallico, boss della omonima ndrina, è riuscito ad aggredire e malmenare il Pm calabrese Giovanni Musarò giunto sul posto per interrogarlo. Come rivela il Corriere del Sera per quell’episodio sono ora indagati tre agenti della polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Viterbo. Episodio ancora più grave se si pensa che il boss, oltre ai precedenti per il suo ruolo di capomafia, non è nuovo a Continue reading


Lettera di Davide Rosci dal carcere di Viterbo

PowerTorno a scrivere dopo alcuni giorni passati in isolamento. Sì, mi sono fatto 4 giorni di isolamento dopo essere stato trasferito dal carcere di Rieti al carcere di Viterbo.

Ora voi vi chiederete cosa mai io abbia potuto fare. La risposta è niente, giuro niente! Così come quando mi tradussero da Teramo a Rieti: non avevo fatto nulla e, per di più non ho potuto conoscere le motivazioni che giustificato questi trasferimenti.
C’è la chiara volontà di punirmi, facendomi capire con questo modo di fare, che la mia voglia di informare chi è fuori e la lotta di tutti coloro che mi sono vicini sono da arginare. Hanno dapprima trattenuto tutta la posta in arrivo che gli scorsi lunedì e martedì mi era arrivata a Rieti, giustificando, in maniera fantasiosa, che all’interno vi fosse qualcosa di pericoloso(?) anche se le avevano aperte e avevano visto che non c’era niente (per la cronaca si trattava di due lettere di miei amici, 4 lettere di mia zia contenenti le foto dei miei adorati nipoti e due cartoline). Hanno di fatto violato la mia privacy e deliberatamente censurato ogni tipo di corrispondenza in arrivo. È palese che hanno agito in modo illegale ed incostituzionale

Poi, non contenti, hanno fatto la cosa più vile ed infame, trasferendomi qui a Viterbo e mettendomi in isolamento! Non mi hanno giustificato la cosa e mi hanno sbattuto in una cella di 5 mq senza riscaldamento e senza poter avere contatti con nessuno. Mi hanno vietato di prendere una coperta e ho dormito tre notti(!) al gelo con solo il giubbino. Ditemi voi se questo è un atteggiamento da paese civile! Trasferire, lasciare al freddo e in isolamento una persona che non ha avuto rapporti disciplinari o altro è il chiaro modo di fare di chi, nel buio e nel silenzio delle carceri italiane, ignora ogni legge morale e giuridica.

Non nascondo di aver provato sconforto, provate a mettervi al posto mio e a vivere in 20 giorni tre cambi di carcere, la censura delle lettere e l’isolamento totale senza sapere quanto tempo duri. È qualcosa che ti fa perdere la fiducia nelle istituzioni, oltre che la testa. Così mi sono affidato ai miei libri e solo la lettura di “Gramsci in carcere e il Partito” e “Oltretorrente”, che narra le gesta di Guido Picelli, gli Arditi del Popolo e le barricate di Parma, mi ha dato la forza e la serenità per affrontare queste vicissitudini. L’esempio di Gramsci e quello di Picelli sono stati per me qualcosa di indescrivibile. Attraverso quelle pagine rigo dopo rigo ho ricaricato il mio cuore e la mia mente.
Ormai pensavo al peggio, convinto di dover rimanere in quello scempio di posto fino all’11 Aprile, data nella quale a Roma ci sarà l’appello per l’aggravamento degli arresti domiciliari in custodia cautelare, invece mi hanno portato in sezione. Solo dopo che il consigliere regionale di Rifondazione Comunista del Lazio, che ringrazio di cuore, era venuto a trovarmi.

Concludo con la mia convinzione personale che continuerò ad urlare: potranno imprigionare il mio corpo, mai la mia mente.
A testa alta! La lotta non si arresta!

Viterbo, Domenica 17/03/13

Davide Rosci

 

da controlacrisi


Repressione 15 Ottobre – Davide Rosci trasferito a Viterbo e altri aggiornamenti

potere-repressione_fondo-magazineDavide è stato nuovamente trasferito, dal carcere di Rieti a quello di Viterbo. In realtà a Rieti è stato in isolamento solo i primi giorni, probabilmente perchè in sezione nuovi giunti.
L’11 Aprile avrà un’udienza al tribunale di Roma per tentata evasione dai domiciliari.

Altri imputati per il 15 ottobre, avranno invece l’udienza preliminare a Roma il giorno 4 aprile, e ci sarà probabilmente un presidio davanti al tribunale. Tra questi anche l’udienza per Mauro accusato di tentato omicidio (carabiniere della camionetta).

Si è invece capito che Massimiliano, il sesto condannato di Roma, oltre ai 5 teramani, è un fascio. Sempre troppo tardi, però è importante diffondere la notizia.

per scrivere e dare solidarietà a Davide:

DAVIDE ROSCI
Casa circondariale di VITERBO
Strada Santissimo Salvatore, 14/b
01100 –   VITERBO


Detenuto tenta il suicidio ingerendo delle pile

suicidioE’ in gravi condizioni il detenuto che, nella tarda serata di ieri 28 febbraio, intorno alle 23,15, ha tentato il suicidio nel carcere di Mammagialla.

Si tratterebbe di un tunisino sulla trentina che, secondo quando si apprende, avrebbe inizialmente ingerito pile per poi procurarsi un profondo taglio all’avambraccio e infine avrebbe provato a impiccarsi.

Subito intervenuti gli agenti della polizia penitenziaria che hanno scongiurato il peggio.

Sono stati allertati i sanitari del 118 che hanno trasferito il trentenne a Belcolle dove è ricoverato in gravissime condizioni.

Fonte


Lazio: troppo arsenico nell’acqua erogata in quattro carceri, salute a rischio per 1.600 detenuti

Gli istituti penitenziari coinvolti sono il Mammagialla di Viterbo, quello di Latina e le due strutture di Civitavecchia. Il Garante: “I reclusi sono attualmente costretti o a bere l’acqua dei rubinetti o a pagare di tasca propria bottiglie di acqua minerale”.
arsenicoArsenico nell’acqua anche nelle carceri. Lo denuncia il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni: “Quattro carceri interessate in tre diverse città, con oltre 1.600 detenuti, oltre agli agenti di polizia penitenziaria e a tutte le altre figure che vivono e lavorano in carcere, alle prese con il drammatico problema dell’acqua all’arsenico. È una vera e propria emergenza”.
Un problema irrisolto nonostante la scadenza della deroga accordata alla Regione Lazio dall’Unione Europea. Le carceri interessate dall’emergenza sono il ‘Mammagiallà di Viterbo (719 detenuti), quello di Latina (158 reclusi, fra cui 32 donne), le due strutture di Civitavecchia, il “G. Passerini” (118 detenuti) e il “Nuovo Complesso” (627 presenti, fra cui 42 donne).
“Mentre all’esterno le autorità si stanno organizzando con distributori di acqua depurata, in carcere questo ancora non avviene – ha detto il Garante – e i liberi cittadini, rispetto ai detenuti, hanno anche l’opportunità di spostarsi per prelevare acqua non contaminata. I reclusi sono attualmente costretti o a bere l’acqua dei rubinetti o a pagare, di tasca propria, bottiglie di acqua minerale per bere, cucinare e per la cura personale”.
“La salute dei cittadini è un diritto inviolabile, e la sua tutela ci impone di assumere ogni tipo di cautela – continua Marroni – un principio che vale a maggior ragione quando si parla di chi lavora nel carcere e delle persone private della libertà che spesso non possono, anche per motivazioni di carattere economico, scegliere l’alternativa più sicura”.
A Viterbo la direzione del carcere ha chiesto urgentemente l’installazione di un potabilizzatore per tutelare la salute dei detenuti e degli operatori e l’ordine e la sicurezza all’interno dei reparti detentivi. E già due anni fa il Garante fu protagonista di una polemica con il locale gestore idrico sui livello di arsenico riscontrati nell’acqua utilizzata nel carcere.
La struttura, che attualmente ospita 719 detenuti a fronte dei 444 posti disponibili, “ha un fabbisogno di almeno 400 mc di acqua al giorno – si legge nel comunicato – l’urgenza inderogabile del potabilizzatore è legata al fatto che l’invio di acqua potabile garantita dal gestore idrico, è vanificata dal fatto che il serbatoio del carcere, dove questa confluisce, è unico, e dunque l’acqua potabile si mischia con quella contaminata, vanificando la fornitura stessa”.
“Inoltre l’impianto del carcere non è frazionabile e fornisce acqua a tutte le strutture, comprese le cucine dei detenuti e quella degli agenti, il bar, le sezioni detentive per l’utilizzo diretto (bere, cottura, reidratazione e ricostituzione alimenti, uso personale, docce etc.) – prosegue la nota – a Civitavecchia, a seguito della scadenza della deroga, il sindaco Pietro Tidei, con ordinanza del 31 dicembre scorso, ha vietato l’acqua contaminata per uso potabile, per la cura dell’igiene personale e per la preparazione degli alimenti ordinando, contestualmente, al gestore idrico di garantire, fino al termine dell’emergenza, un adeguato rifornimento di acqua potabile (5/6 litri al giorno) ad ogni cittadino, compresi quelli detenuti nelle due carceri cittadine, dove ancora non è stato risolto il problema dell’installazione di potabilizzatori”.
Analoghe problematiche si riscontrano nel carcere di Latina dove, nonostante l’emergenza, i detenuti continuano ad utilizzare l’acqua che esce dai rubinetti. Al fine di sollecitare un intervento urgente nelle carceri interessate, il Garante ha inviato una lettera ai sindaci di Viterbo, Civitavecchia e Latina e ai Prefetti di Viterbo, Roma e Latina”.
“Le mie prerogative istituzionali – ha scritto Marroni – mi impongono per legge, d’intervenire di fronte a seri rischi che possono ledere i diritti dei detenuti. Uno dei più importanti è il diritto alla salute, alle cure e alla prevenzione sanitaria. Quello che sta accadendo rispetto al problema arsenico, è una lesione grave a questo diritto per tutti i cittadini liberi; a maggior ragione per i cittadini detenuti, costretti ad utilizzare solo l’acqua inquinata del carcere, non potendo approvvigionarsi altrove. Le chiedo di intervenire presso gli Enti gestori del Servizio idrico, per assicurare, con qualsiasi mezzo approvvigionamenti idrici sani al carcere. Questo, oltre che per garantire il diritto alla salute, anche per assicurare ordine e sicurezza negli istituti”.

Fonte: paesesera.it, 25 gennaio 2013