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Rebibbia, Atac elimina la navetta: bimbi bloccati in carcere

bambiniincarcereDa Atac e Comune di Roma un brutto regalo di natale per i figli dei carcerati di Roma, a Rebibbia: la navetta per uscire dal carcere verrà eliminata. I figli dei reclusi sono pochi a Roma, ma devono stare con i loro genitori nella struttura di reclusione. Per aiutarli in una vita difficile anche per loro era stata istituita la navetta Atac che una volta a settimana li portava a trascorrere alcune ore fuori dalle mura grigie della casa di detenzione di Rebibbia. Ora l’Atac, per via dei tagli al servizio, la eliminerà dal primo gennaio: per questo il Garante per i detenuti Angiolo Marroni ha scritto una lettera al sindaco Ignazio Marino pregandolo di evitare il taglio di un piccolo ma significativo servizio finora rivolto ai bambini più deboli. Continue reading


Prigionieri G8 2001 – Francesco Puglisi estradato in Italia

cordatesaApprendiamo che Francesco Puglisi, compagno arrestato a Bercellona in seguito alle condanne in merito alla rivolta del G8 di Genova 2001, è stato estradato verso l’Italia. Dovrebbe essere di transito per il carcere di Rebibbia, attendiamo conferma della destinazione definitiva.


Incredibile episodio di violenza a Rebibbia

cordatesa”Incredibile episodio di violenza ieri da parte di un detenuto e di alcuni suoi familiari durante il colloquio che si svolgeva nell’area verde del Nuovo Complesso di Rebibbia”. E’ quanto denunciano Giovanni Battista de Blasis e Maurizio Somma, rispettivamente segretario generale aggiunto e segretario nazionale per il Lazio del Sappe. Un agente di Polizia Penitenziaria che aveva richiamato il detenuto, sottolineano, e’ stato aggredito ”con un violento pugno”. ”Ancora piu’ grave -prosegue la nota- e’ stato l’atteggiamento e la Continue reading


Roma: detenuto 35enne muore suicida a Rebibbia Nuovo Complesso

cordatesaSi è tolto la vita impiccandosi, con un lenzuolo, all’interno del bagno della sua cella della sezione G11 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. È morto in questo modo, ieri pomeriggio, un detenuto 35enne di origine bulgara, Vasile Vasil Venetov. Lo rende noto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.
L’uomo – a quanto appreso dal Garante – era un detenuto lavorante e si trovava a Rebibbia N.C. dal 2010. Era stato estradato dall’Olanda per reati connessi al traffico di stupefacenti. Aveva un fine pena fissato a marzo 2014. Venetov è stato trovato agonizzante dai suoi compagni di cella ieri pomeriggio, intorno Continue reading


82enne malato di cancro in cella insieme a 15 persone

cordatesaUn anziano di 82 anni malato di tumore alla prostata, alla vescica e alla gola è rinchiuso in un cella del carcere di Rebibbia, dove deve scontare una pena di tre anni, con altre 15 persone. E’ l’ennesimo caso dovuto al sovraffollamento delle carceri italiane denunciato questa volta dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni al Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma. La vicenda, scoperta dai collaboratori del garante che si erano recati nel carcere della Capitale per un controllo di routine, ha portato alla luce anche in una altro particolare. Nella segnalazione del garante, dove si chiede di valutare la possibilità di applicare a quest’uomo una misura alternativa alla detenzione in carcere, si segnala Continue reading


Roma: detenuto di 46 anni muore all’Ospedale “Pertini”

cordatesaGino Dolce, 46 anni, detenuto a Rebibbia Nuovo Complesso, Reparto G11, è deceduto all’ospedale “Pertini” giovedì scorso, 16 maggio 2013.
Aveva varie patologie, ha avuto una trombosi, una broncopolmonite, è stato in coma. Nel 2008 era stato ricoverato allo “Spallanzani” per 4 mesi e non si riprendeva da una meningite, aveva avuto febbre a 40 per settimane e aveva perso l’uso dell’occhio dx (2008). Lamentava che non gli dessero analgesici per il mal di testa e che le gocce da comprare con la domandina venissero autorizzate sempre tardi.  Per un incidente del 2006 gli avevano messo viti nelle ginocchia che avevano provocato una trombosi. Doveva avere anche un intervento alla colonna per separare le vertebre, per gli osteofiti sulle vertebre e un intervento per un lipoma.
Per il fegato seguiva una terapia perché Continue reading


Rebibbia “A rischio incolumità detenuti e personale”

carceri-sovraffollate1 “Nel carcere di Rebibbia è a serio rischio l’incolumità dei detenuti e del personale. Da cinque mesi una stanza che dovrebbe essere destinata alla socialità è occupata da 20 letti per altrettanti detenuti che condividono un solo bagno e l’intera struttura è al collasso: 1800 presenti a fronte di una capienza di 900 posti. Questa situazione è pericolosa per i detenuti e per il personale, che non solo è impossibili tato ad assolvere al compito istituzionale di garantire la sicurezza e la rieducazione, ma rischia la propria incolumità in condizioni limite come quella di alcuni turni in cui sono in servizio 2 agenti ogni 300 detenuti. Garantire la sicurezza e la vivibilità delle carceri è anche la necessaria condizione per raggiungere obiettivi di rieducazione e reinserimento, come quelli ottenuti negli anni da progetti e buone pratiche realizzate con l’impegno delle associazioni che l’amministrazione comunale dovrà Continue reading


Minorenne sconta la pena a Rebibbia come gli adulti

cordatesaI suoi documenti dicono che è minorenne eppure un adolescente tunisino di 17 anni è recluso nel carcere di Rebibbia proprio come un adulto. La denuncia viene direttamente dal Garante dei Detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, che ha chiesto all’autorità giudiziaria di accelerare le pratiche per favorire il trasferimento dell’adolescente nella più idonea struttura per minori di Casal del Marmo. Il giovane, deve scontare una pena di 8 mesi per detenzione di stupefacenti.

“Il carcere è un ambiente difficile da vivere per gli adulti, figurarsi per un adolescente straniero che si trova in Italia senza famiglia e senza nessun altro punto di riferimento” ha commentato Marroni. “Il suo vissuto pregresso, e Continue reading


Muore in carcere, era dentro per una rapina da 20 euro

bastaROMA – Aveva tentato di rubare venti euro a un tabaccaio. Per questo motivo, un 57enne era detenuto da un mese e mezzo nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. L’uomo è morto la notte tra lunedì e martedì, probabilmente a causa di un infarto. A darne notizie è il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, precisando che si tratta del terzo detenuto che muore nelle carceri del Lazio da inizio anno.

ALCOLISTA – La vittima, detenuto da un mese e mezzo nella sezione G11 del carcere romano, doveva scontare una condanna per una tentata rapina ai danni di un tabaccaio. L’uomo, a quanto appreso dai collaboratori del Garante, era affetto da dipendenza dall’alcool e per questo, dal momento del suo ingresso in carcere, era stato preso in carico dal Sert ed aveva colloquio periodici con gli psicologi.

USO DEL CARCERE PER REATI MINORI– Martedì mattina l’uomo è stato trovato senza vita nel suo letto, morto probabilmente stroncato da un infarto. «Al di là dei motivi che hanno portato alla morte di quest’uomo – ha detto Marroni – fa riflettere la circostanza che un uomo con tali problematiche sia condannato a scontare in carcere una pena per una tentata rapina di 20 euro. La colpa è di una legislazione che prevede un uso abnorme del carcere, anche per i reati minori».

SOVRAFFOLLAMENTO – «Nelle carceri del Lazio registriamo un tasso di sovraffollamento di quasi il 50% – aggiunge Marroni – Occorrerebbe rivedere l’ordinamento nel senso di prevedere il carcere solo come extrema ratio. Ma, nonostante gli appelli del Presidente della Repubblica e di quelli dei due rami del Parlamento, la politica sembra essersi di nuovo dimenticata del dramma che si sta vivendo nelle carceri italiane».

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Carcere. Situazione esplosiva nel reparto per malati HIV a Rebibbia

malati-di-aisdROMA – Uno dei quattro reparti  in Italia,dedicato ai detenuti affetti da HIV, e quindi reparto di interesse nazionale, G 14 di Rebibbia N.C., era il fiore all’occhiello del carcere. Pensato per ovviare all’isolamento sanitario dei malati di HIV ha un’infermeria, una cucina, un laboratorio informatico, una cappella e una biblioteca.

Le celle sono sempre aperte e i detenuti partecipano a progetti che facilitano la socializzazione e il lavoro, parte integrante del trattamento come la terapia clinica.

Da qualche tempo, però, la situazione è peggiorata al punto da spingere il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni a denunciare «un clima potenzialmente esplosivo che, fino ad oggi, non è deflagrato per il lavoro svolto dal nostro ufficio,  dai volontari, dai sanitari e dagli agenti di polizia penitenziaria».

Attualmente nel G 14 ci sono 22 persone, tutte malate di HIV. L’età media è fra  i 45 e i 50 anni. Oltre all’HIV, i presenti hanno patologie psichiatriche, l’epatite, cardiopatie e dermatiti.  Buona parte dei detenuti è di difficile gestione – negli ultimi 10 giorni si sono registrati tre casi di autolesionismo – sei sono casi psichiatrici conclamati. In tre sono in sciopero della fame e rifiutano i farmaci per motivi di giustizia (attesa liberazione anticipata, permessi premio, ricoveri in ospedale).

«Molti – ha detto il Garante – sono, per le loro condizioni, incompatibili con il carcere. Il fisico di ognuno è segnato dalle malattie e dalle dipendenze. Ma a costringerli in una cella sono le posizioni giuridiche, le misure alternative revocate, i cumuli di pena, i nuovi reati o, più semplicemente, il fatto di non avere una dimora. Il vissuto determina l’assenza delle famiglie e i problemi economici, con molti detenuti che dipendono dai nostri operatori, dai volontari anche per le più piccole necessità».

Su questa situazione si è abbattuto il taglio indiscriminato della spesa.  Per la prima volta, nel 2013 non saranno finanziate le attività per i tossicodipendenti, rimaste senza copertura economica. Il carcere non  ha più fondi né per la mediazione culturale, né per i progetti del G14, né per quelli delle comunità terapeutiche che operano in carcere. A ciò si aggiunga che la storica direttrice del reparto è stata trasferita al Prap ed è stata sostituita da un’altra persone che, in contemporanea, deve occuparsi anche della struttura protetta dell’ospedale Pertini e del nucleo traduzioni.

«La somma di queste criticità – ha concluso il Garante – ha fatto salire la tensione alle stelle e creato una situazione di emergenza. Di fatto la gestione del reparto è affidata alla polizia penitenziaria, agli infermieri ed agli operatori del trattamento. Ciò che si percepisce è un clima di esasperazione dove è sempre più netta la sensazione di essere stati abbandonati dalle istituzioni, con concreti rischi di recrudescenza e di inasprimento delle condizioni di detenzione. Per evitare l’irreparabile occorre che ciascuna componenti torni a fare il proprio lavoro: gli educatori ed il personale sanitario e di sicurezza devono essere messi in condizione di poter lavorare; la magistratura deve tornare a scegliere ciò che è meglio per ciascun detenuto; occorre che vengano riattivati, anche con l’aiuto delle politiche regionali, percorsi alternativi al carcere; occorre che il territorio e la società civile tornino ad aprirsi. Occorre in sostanza, lavorare tutti insieme per far tornare il reparto il fiore all’occhiello che era»

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Rebibbia, detenuto muore dopo malore

si è sentito male dopo una seduta di ginnastica. Soccorso con il defibrillatore dal personale presente, è stato immediatamente trasferito all’ospedale “Sandro Pertini” dove, pero’, è deceduto poco dopo il suo arrivo

bacioL’uomo era detenuto in una cella della sezione G 9 del carcere di Rebibbia N. C., quella riservata ai cosiddetti reclusi precauzionali, proveniente da Genova. Ex carabiniere della stazione di Genova-Sampierdarena, sospeso dall’Arma, Schena stava scontando una condanna per  una serie di reati fra i quali la vendita di falsi titoli onorifici del “Sovrano Ordine di Malta e di Cilicia” e falsi attestati di onorificenza dell’Onu in cambio di denaro da destinare a suo dire a scopi benefici.

“Quest’uomo non soffriva, almeno in apparenza, di patologie così gravi da metterlo a rischio di vita – ha detto il Garante dei detenuti – Il problema, pero’, è che gli attuali livelli di sovraffollamento, la carenza di risorse e le gravi difficoltà in cui versa la sanità penitenziaria del Lazio, fanno sì che le carceri non siano le strutture più adeguate a garantire livelli ottimali di tutela della salute alle persone che vi sono recluse”.

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