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In carcere per errore: 100mila euro di risarcimento

carcereAvellino – Dodici mesi di carcere per un criminale possono essere niente. Ma per una persona innocente sono devastanti. Ed è il caso di un rumeno che dopo aver trascorso un anno tra le mura del carcere da innocente, ha avviato – insieme al suo avvocato difensore Nunzia Napolitano – una battaglia legale per la ingiusta detenzione. E quella battaglia, vinta dopo tanti anni, gli ha cambiato la vita. In bene, naturalmente. Perché ha ottenuto il riconoscimento della ingiusta detenzione con il risarcimento di centomila euro. E per lui, straniero giunto in Italia per trovare lavoro e fortuna, 100mila euro sono tanti e bastano per cambiargli la vita.

Infatti, ha comprato già una casa per la famiglia in Romania, ha acquistato anche due furgoni per avviare un’attività di import-export tra Italia e Romania. Insomma, dopo anni di sofferenza, per il rumeno si è aperto uno spiraglio. Ed è anche il primo caso – almeno in Irpinia – di un risarcimento così cospicuo, nei confronti di uno straniero. Spesso e volentieri, infatti, sono protagonisti di casi di violenza e criminalità. Invece, il giovane era giunto in Italia per aiutare la famiglia, lavorando onestamente. Ma la sfortuna ha voluto che dopo 15 giorni dal suo arrivo viene arrestato.

Il giovane, insieme ad altri tre era stato accusato di riduzione in schiavitù, sequestro di persona e rapina aggravata. Secondo gli investigatori costituivano, insieme ad altri due, una banda criminale che aveva sede a Serino. I quattro rumeni sono stati arrestati il 14 marzo del 2008. E dopo 12 mesi di carcere sono stati rimessi in libertà. I ragazzi, tutti di età compresa tra i 18 e i 20 anni, erano stati accusati ingiustamente. I poveri rumeni, in pratica sono stati soltanto vittime di calunnie da parte di un loro connazionale, che dopo la denuncia, è tornato nel suo paese.

Ma per fortuna è finita l’odissea per i giovani rumeni che erano arrivati in Italia per trovare lavoro e dopo 15 giorni si sono ritrovati chiusi in una cella, senza capire nemmeno il perché. Ma, nonostante siano passati cinque anni, al rumeno gli è stata riconosciuta l’innocenza. Questo anche grazie al lavoro svolto in questi anni dal suo avvocato Nunzia Napolitano che ha prodotto una lunga e corposa memoria difensiva. Ora il rumeno è tornato a casa, ma presto tornerà in Italia per avviare l’attività lavorativa che aveva in mente.

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Disordini per lo sgombero 2009 del Boccaccio, giovane condannato

Riportiamo l’articolo dei fatti del 2009, dove i servi dei padroni hanno attaccato con la solita violenza chiudendo in un’angolo i compagni e aggredendo quello che adesso vogliono far passare per l’aggressore! Rompendogli la testa! Mai un passo indietro!

scimmionaturalmente Solidali e vicini a Scimmio!

Secondo l’accusa aggredì un poliziotto durante una manifestazione

MONZA, 14 Febbraio 2013 – Sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena e la non menzione della condanna e 2000 euro di risarcimento alla parte civile.
E’ la condanna inflitta dal Tribunale di Monza per resistenza e violenza a pubblico ufficiale a uno dei giovani che il 20 luglio del 2009 aveva partecipato alla manifestazione di protesta di un gruppo di anarchici contro lo sgombero del Centro sociale Boccaccio dall’ex cinema Apollo in via Lecco a Monza. Ad essere aggredito era stato un assistente capo della Polizia di Stato, che aveva subìto delle lesioni e si è costituito parte civile al processo per ottenere un risarcimento dei danni.

Davanti al giudice ieri è stato chiamato a testimoniare il vicequestore Francesco Scalise, dirigente del Commissariato di polizia di Monza allora come ancora adesso. “Il Questore di Milano aveva disposto lo sgombero dall’ex cinema Apollo degli occupanti del Centro sociale Boccaccio e di altri anarchici – ha ricordato Francesco Scalise – Avevo 60 uomini tra il personale della Digos e del Commissariato di polizia di Stato di Monza. Abbiamo sempre cercato di evitare lo scontro con i manifestanti, ma ad un certo punto però una quarantina di loro si sono messi in corteo non autorizzato. Ho mandato una trentina di poliziotti a seguirli sapendo che i manifestanti si sarebbero diretti in Comune per esprimere il loro disappunto. Non ho assistito personalmente all’aggressione contestata, ma so che si è arrivati all’identificazione dell’imputato dai fotogrammi del filmato delle telecamere del Comune”.
Il pm ha chiesto per l’imputato la condanna a 6 mesi di reclusione, confermata poi dal giudice, mentre la difesa dell’imputato sosteneva che non vi era prova che l’aggressore del poliziotto fosse proprio lui.

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Giustizia, da Strasburgo 3 nuove condanne per l’italia e i suoi processi lumaca

lumacaArriva per l’Italia una nuova condanna da parte della Corte di Strasburgo che ha stigmatizzato ancora una volta l’eccessiva durata dei processi nel nostro paese, sottolineando le problematiche legate al funzionamento della legge Pinto (cioè di quella norma con la quale si introduce il diritto per un cittadino di ricevere un risarcimento per danni morali e patrimoniali, qualora si avesse in corso una causa da più di 3-4 anni).

La sentenza è arrivata su tre diversi ricorsi riguardanti processi che erano stati intentati contro una decisione di esproprio indiretto, tutti durati tra i 12 e i 14 anni rispettivamente. La Corte ha riscontrato la violazione del diritto a godere della propria proprieta’, ma anche allo stesso tempo una violazione dell’equo processo, dal momento che sia la durata che il risarcimento sono risultati troppo esigui. Per questo motivo, l’Italia dovrà risarcire chi ha presentato ricorso per una somma complessiva di 120mila euro.

Fonte: clandestinoweb.com


Metadone in carcere, va in coma

E’ successo nel 1997 nel carcere di Arezzo riportando una lesione cerebrale, ora la sentenza. Il tribunale ha condannato il Ministero della Giustizia a 1 milione e 600 mila euro

astinenza-metadoneAndò in coma nel 1997 per aver ingerito una dose di metadone mentre era nel carcere di San Benedetto ad Arezzo. Oggi il tribunale di Firenze ha condannato il ministero della Giustizia a risarcire il detenuto, all’epoca dei fatti trentenne, con 1 milione e 600 mila euro. “Una sentenza – ha dichiarato l’avvocato Luca Fanfani, legale dell’uomo – che ha puntato ildito sul fatto che la struttura carceraria deve garantire l’incolumità del detenuto, evitando che ingerisca eroina o altre sostanze e, in caso di somministrazione di medicinali, ciò deve essere fatto in maniera corretta”.

Il trentenne, secondo quanto ricostruito nell’indagine, soffriva di tossicodipendenza e ingerì il metadone datogli dagli agenti penitenziari probabilmente assumendo anche dell’eroina che era riusciuto a portarsi in cella. Subito dopo il giovane andò in coma per un lungo periodo di tempo, riportando una lesione cerebrale che lo ha costretto sulla sedia a rotelle.

Fonte: repubblica.it


Carcere Abu Ghraib, risarciti i detenuti torturati

Un’azienda americana responsabile delle torture nel carcere iracheno:
5 mln di dollari per 71 ex prigionieri.

bandiera-usa-bruciataUn’azienda appaltatrice, la cui filiale era stata accusata di cospirazione per le torture subite dai detenuti del carcere iracheno di Abu Ghraib, ha raggiunto un accordo pari a 5 milioni di dollari per risarcire 71 ex prigionieri.
LA SOMMA DALLA L-3 SERVICES.Secondo quanto ha riferito la Bbc online, a versare la somma è previsto sia l’americana Engility Holdings, per conto della L-3 Services.
Quest’ultima era quella che ha fornito traduttori all’esercito americano dopo la guerra in Iraq.
Nel 2006, L-3 Services aveva più di 6 mila traduttori in Iraq con un contratto di 450 milioni di dollari, come riferì all’epoca uno dei dirigenti durante una conferenza di investitori.
PRIMO STORICO RISARCIMENTO. Il pagamento della Engility ha segnato il primo tentativo riuscito da parte degli avvocati degli ex prigionieri iracheni contro appaltatori della difesa nei processi relativi alle torture subite.
Un avvocato per gli ex-detenuti, Baher Azmy, ha detto che ciascuno dei 71 iracheni ha ricevuto una parte della liquidazione per aver sofferto «vaste e feroci torture e abusi».
L’avvocato Azmy ha detto che anche se alcuni soldati hanno affrontato la corte marziale per il loro ruolo negli abusi ad Abu Ghraib, l’esercito americano non ha perseguito gli appaltatori privati.