Varese – Soldi. Rapporti sessuali con prostitute. E anche l’organizzazione di un pestaggio, di una missione punitiva contro il comandante e il vicecomandante della polizia penitenziaria ai Miogni, troppo rispettosi delle regole.
Sarebbe questo il “prezzo della corruzione”, quello che avrebbero ottenuto o avrebbero voluto ottenere cinque agenti della penitenziaria che all’inizio dello scorso anno avrebbero favorito in vario modo l’evasione di tre detenuti romeni dalla casa circondariale di Varese. Gli evasi furono catturati tutti nel giro di pochi giorni, mentre le manette ai polsi dei cinque poliziotti sono scattate nelle prime ore della giornata di martedì 9 dicembre nell’ambito di un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Annalisa Palomba e condotta dalla stessa polizia penitenziaria e dai carabinieri della Compagnia di Luino. Continue reading
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Sesso e soldi per l’evasione
Carcere di Busto Arsizio – Agenti aggrediti in carcere
«E’ un caso isolato e fortunatamente non usuale». Minimizza Orazio Sorrentini, il direttore della casa circondariale di Busto Arsizio, la vicenda che si è registrata la sera tra giovedì e venerdì all’interno della struttura da lui gestita. Un detenuto ha infatti aggredito due agenti, procurando loro alcuni traumi facciali.
L’autore del gesto è un ragazzo pakistano con evidenti problemi psichici Continue reading
Varese: il Sindaco si oppone al progetto del Dap di dismettere il carcere dei Miogni
Il sindaco varesino dice no alla decisione del Dipartimento di amministrazione penitenziaria regionale di chiudere definitivamente la vecchia e malandata casa circondariale dei Miogni per accentrare il tutto a Busto Arsizio.
“Offensivo” addirittura, secondo il sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia Attilio Fontana, se si dovesse i chiudere i Miogni per accentrare tutto non a Varese, il capoluogo, ma a Busto Arsizio. “Offensivo” nei confronti della città innanzi tutto, dice Fontana da rappresentante della cittadinanza varesina, e “offensivo” nei confronti delle amministrazioni locali, ribadisce da primo rappresentante “sindacale” dei comuni lombardi.
Il Dipartimento di amministrazione penitenziaria regionale, dopo anni di dibattito sul futuro della vecchia e malandata casa circondariale dei Miogni, ne avrebbe chiesto infatti la chiusura definitiva. Il futuro dei presenti e prossimi detenuti sul territorio nelle intenzioni sarebbe quindi da accentrare a Busto Arsizio, dove il carcere esistente potrebbe essere ampliato quanto basta per farne una struttura unica a livello provinciale.
La decisione archivierebbe definitivamente il Piano carceri varato dal governo Berlusconi nel 2010; in quel documento Varese viene indicata come una delle otto città considerate strategiche per costruire una nuova struttura detentiva anche per la presenza dell’aeroporto internazionale di Malpensa. Si prevedeva pertanto la costruzione di un nuovo maxi carcere da un minimo di 450 posti e la contemporanea dismissione dei Miogni, appena 99 posti. Un provvedimento però difficilmente attuabile in carenza di risorse economiche del Ministero, tanto che non ha mai trovato seguito nonostante l’amministrazione comunale di Varese da subito avesse indicato un’area abbastanza ampia e collegata per la nuova struttura, in Valle Olona.
Su un punto in ogni caso il Ministero non ha mai lasciato spiragli: la ristrutturazione dei Miogni era esclusa, non essendo possibile ampliarlo in modo significativo e risultando quindi un’operazione diseconomica rispetto alla costruzione di un carcere nuovo di zecca e grande cinque volte tanto. Così a livello regionale sarebbe stata presa la decisione ritenuta più conveniente, mandando su tutte le furie il primo cittadino del capoluogo. Lui stesso, ammette, non ne sapeva nulla fino a ieri. “Nessuno si è fatto sentire – prosegue Fontana – Sarebbe assurda la decisione in sé e sarebbe assurdo che fosse stata presa senza neanche consultare gli enti locali interessati. Sarebbe insomma l’ennesimo provvedimento offensivo di questo stato inefficiente e centralista che se ne frega del territorio e di chi ci vive”. Una scelta insomma totalmente inadeguata, per il sindaco, scaturita dalla “solita, nota incapacità di affrontare i problemi e dalla non-volontà di risolverli”.
“Sono anni che si parla di ammodernamento e risanamento del carcere di Varese. Se anche avessero intenzione di chiuderlo – rincara Fontana – l’ipotesi andrebbe discussa con il territorio prima di prendere la decisione a livello politico”. Anche perché nonostante gli effetti non sarebbero immediati, sarebbero un bel problema per chi lavora con in Tribunale a Varese. “Magistrati, avvocati, forze dell’ordine, dovranno andare di continuo a Busto Arsizio.
Adesso manderò una lettera per chiedere di essere almeno informato su cosa sia stato deciso precisamente, dove e quando. In quanto rappresentante della comunità varesina credo sia mio diritto”. Aria di pesante polemica, insomma, sul futuro dei Miogni, tornato prepotentemente alla ribalta dopo la clamorosa evasione dei tre romeni. Varese si batte in difesa di un proprio carcere, il Comune ricorda di avere già individuato un’area possibile per la costruzione nella zona di Valle Olona. se si decidesse per la costruzione ex novo. Ma ribadisce anche la possibilità di mantenere il carcere attuale, con opportune opere di ristrutturazione.
Fonte: Il Giorno
Varese – Il carcere scoppia di nuovo I detenuti oltre quota 400
Busto Arsizio, 28 febbraio 2013 – Di nuovo oltre la soglia dei 400 i detenuti la casa circondariale bustese che da anni soffre di sovraffollamento. Negli ultimi tempi la struttura carceraria in via per Cassano è finita al centro dell’attenzione prima per la condanna della Corte europea dei diritti umaniarrivata all’Italia per le condizioni dei detenuti in celle sovraffollate, poi per alcuni personaggi noti, finiti dietro le sbarre. Spenti i riflettori mediatici che si erano accesi sui detenuti famosi, la casa circondariale bustese si ritrova con i problemi che la riguardano da tempo, a cominciare dal sovraffollamento. Situazione difficile che tuttavia e per fortuna non impedisce di promuovere all’interno esperienze di lavoro importanti, come la cioccolateria e la panetteria, avviata con successo pochi mesi fa e già “affamata” di nuovi spazi per potenziare la produzione. Intanto sono di nuovo aumentati i carcerati.
«Eravamo scesi a 380 – spiega il direttore Orazio Sorrentini – ora siamo di nuovo a 409 detenuti, a fronte di una capacità di 167 posti». La maggior parte dei carcerati sono stranieri, oltre 60%, effetto della presenza di Malpensa. Due anni fa sembrava essere vicina la soluzione del grave problema del sovraffollamento grazie al protocollo d’intesa che l’allora Ministro della Giustizia Angelino Alfano aveva firmato con il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Era il mese di marzo 2011: l’intesa prevedeva interventi a Opera, Bergamo e Busto Arsizio. Per il carcere bustese si trattava di realizzare una nuova struttura con una capacità di 200 posti (costo 11 milioni di euro).
La città di Busto Arsizio aveva addirittura ricevuto un encomio dal Ministero e dalla Regione per la tempestività con cui aveva dato la disponibilità all’ampliamento, segno di attenzione ai problemi della realtà carceraria. Invece quel piano è rimasto sulla carta, messo “nel cassetto” dai tagli decisi dal Governo Monti. Ma il sindaco Gigi Farioli è pronto a sollecitare i nuovi eletti in Parlamento affinché riconsiderino il progetto di ampliamento per il carcere bustese.
Martedì 5 marzo sarà visitato dalla Commissione consiliare dei Servizi sociali del comune di Busto Arsizio, che di recente ha avviato in collaborazione con la casa circondariale un progetto di inserimento lavorativo per due detenuti. «Siamo pronti e siamo lieti per la visita della commissione consiliare – dice il direttore Sorrentini – è uno dei segnali importanti di attenzione da parte dell’istituzione».
Calci e pugni agli Agenti di Polizia Penitenziaria dopo rientro dal colloquio nel carcere di Varese
Aggressioni in carcere: ennesimo caso nel carcere di Varese. Durante ispezione a seguito del colloquio con i familiari, detenuto aggredisce poliziotti penitenziari.
Si è ribellato agli agenti della Polizia Penitenziaria che lo stavano riportando in cella dopo il colloquio con i parenti. Calci, pugni e schiaffi ai due agenti che in quel momento lo stavano perquisendo per verificare che non fossero stati ceduti oggetti vietati durante l’incontro con i familiari. Questa la motivazione per cui un detenuto italiano di 22 anni al carcere Miogni di Varese è stato deferito alla magistratura.
L’accusa quella di lesione e resistenza a pubblico ufficiale. Il giovane si trova in carcere per numerosi reati collegati alla droga, nonostante la sua giovane età, e pare che abbia dimostrato più di una volta la sua indole violenta. La vicenda è accaduta sabato al carcere varesino, ma la notizia si è diffusa solo nella giornata di ieri. I due agenti sono stati medicati al Pronto Soccorso dell’ospedale di Circolo. Uno dei due ha riportato lesione al volto a causa dei pugni ricevuti ed entrambi hanno avuto una prognosi di dieci giorni.
ASCA