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Varese: il Sindaco si oppone al progetto del Dap di dismettere il carcere dei Miogni

1176571804Il sindaco varesino dice no alla decisione del Dipartimento di amministrazione penitenziaria regionale di chiudere definitivamente la vecchia e malandata casa circondariale dei Miogni per accentrare il tutto a Busto Arsizio.
“Offensivo” addirittura, secondo il sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia Attilio Fontana, se si dovesse i chiudere i Miogni per accentrare tutto non a Varese, il capoluogo, ma a Busto Arsizio. “Offensivo” nei confronti della città innanzi tutto, dice Fontana da rappresentante della cittadinanza varesina, e “offensivo” nei confronti delle amministrazioni locali, ribadisce da primo rappresentante “sindacale” dei comuni lombardi.
Il Dipartimento di amministrazione penitenziaria regionale, dopo anni di dibattito sul futuro della vecchia e malandata casa circondariale dei Miogni, ne avrebbe chiesto infatti la chiusura definitiva. Il futuro dei presenti e prossimi detenuti sul territorio nelle intenzioni sarebbe quindi da accentrare a Busto Arsizio, dove il carcere esistente potrebbe essere ampliato quanto basta per farne una struttura unica a livello provinciale.
La decisione archivierebbe definitivamente il Piano carceri varato dal governo Berlusconi nel 2010; in quel documento Varese viene indicata come una delle otto città considerate strategiche per costruire una nuova struttura detentiva anche per la presenza dell’aeroporto internazionale di Malpensa. Si prevedeva pertanto la costruzione di un nuovo maxi carcere da un minimo di 450 posti e la contemporanea dismissione dei Miogni, appena 99 posti. Un provvedimento però difficilmente attuabile in carenza di risorse economiche del Ministero, tanto che non ha mai trovato seguito nonostante l’amministrazione comunale di Varese da subito avesse indicato un’area abbastanza ampia e collegata per la nuova struttura, in Valle Olona.
Su un punto in ogni caso il Ministero non ha mai lasciato spiragli: la ristrutturazione dei Miogni era esclusa, non essendo possibile ampliarlo in modo significativo e risultando quindi un’operazione diseconomica rispetto alla costruzione di un carcere nuovo di zecca e grande cinque volte tanto. Così a livello regionale sarebbe stata presa la decisione ritenuta più conveniente, mandando su tutte le furie il primo cittadino del capoluogo. Lui stesso, ammette, non ne sapeva nulla fino a ieri. “Nessuno si è fatto sentire – prosegue Fontana – Sarebbe assurda la decisione in sé e sarebbe assurdo che fosse stata presa senza neanche consultare gli enti locali interessati. Sarebbe insomma l’ennesimo provvedimento offensivo di questo stato inefficiente e centralista che se ne frega del territorio e di chi ci vive”. Una scelta insomma totalmente inadeguata, per il sindaco, scaturita dalla “solita, nota incapacità di affrontare i problemi e dalla non-volontà di risolverli”.
“Sono anni che si parla di ammodernamento e risanamento del carcere di Varese. Se anche avessero intenzione di chiuderlo – rincara Fontana – l’ipotesi andrebbe discussa con il territorio prima di prendere la decisione a livello politico”. Anche perché nonostante gli effetti non sarebbero immediati, sarebbero un bel problema per chi lavora con in Tribunale a Varese. “Magistrati, avvocati, forze dell’ordine, dovranno andare di continuo a Busto Arsizio.
Adesso manderò una lettera per chiedere di essere almeno informato su cosa sia stato deciso precisamente, dove e quando. In quanto rappresentante della comunità varesina credo sia mio diritto”. Aria di pesante polemica, insomma, sul futuro dei Miogni, tornato prepotentemente alla ribalta dopo la clamorosa evasione dei tre romeni. Varese si batte in difesa di un proprio carcere, il Comune ricorda di avere già individuato un’area possibile per la costruzione nella zona di Valle Olona. se si decidesse per la costruzione ex novo. Ma ribadisce anche la possibilità di mantenere il carcere attuale, con opportune opere di ristrutturazione.

Fonte: Il Giorno