Per tre incendi consecutivi divampati nel fine settimana nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino, la polizia ha arrestato un tunisino e sei nigeriani. Gli incendi – è stato accertato – erano chiaramente dolosi. I roghi sono stati appiccati sabato pomeriggio, domenica a pranzo e domenica sera. Sono stati spenti dai vigili del fuoco. Non ci sono stati feriti. Due moduli abitativi della struttura sono però stati dichiarati inagibili e gli ospiti spostati in altri moduli.
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CIE, 3 incendi in 2 giorni, 7 arresti
Condizioni di vita inumane, peggio del carcere
Quattordici visite agli undici Centri di permanenza italiani, un anno di testimonianze raccolte (da febbraio 2012 a febbraio 2013), un dossier di oltre 200 pagine. Alla fine del lavoro i Medici per i diritti umani hanno certificato “condizioni di vita inumane, peggiori di quelle delle carceri” offrendo svariati motivi in più al ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, per andare avanti nella sua opera: “I Cie e i Cara vanno superati”. I Cie ospitano immigrati in attesa di identificazione o di espulsione. I Cara gli immigrati che hanno chiesto asilo.
I lavoro dei Medici per i diritti umani fa comprendere, innanzitutto, una questione prettamente economica: i Cie non sono in grado di garantire condizioni dignitose ai “trattenuti” perché lo Stato italiano ha fortemente disinvestito su queste strutture. Alcuni esempi. La prima gestione del Continue reading
Immigrati, la storia di Karim rinchiuso a Ponte Galeria
ROMA – Karim ha 24 anni, un forte accento milanese, una vita in Italia, una fidanzata italiana e un figlio in arrivo. Ma ha anche il passaporto egiziano e rischia di volare a migliaia di chilometri di distanza con il divieto di fare ritorno. Spedito in un altro continente, separato dal bambino quando ancora non si sono potuti nemmeno conoscere. La sua compagna ha saputo da poco di essere incinta.
Tutti in sciopero della fame. Karim è uno dei sessanta internati nel Centro di identificazione e di espulsione più grande d’Italia, Ponte Galeria. Tutti i reclusi della sezione maschile stanno facendo lo sciopero della fame per chiedere pacificamente che vengano accolte una serie di richieste. “Procedure più rapide, un servizio sanitario più efficiente, la traduzione delle notifiche nella lingua d’origine, che le Continue reading
Resoconto presidio sotto al CIE di Modena del 20 aprile
Dalle ore 15.00 di sabato 20 Aprile, si e’ tenuto sotto le mura del CIE modenese, un presidio, in solidarieta’ ai reclusi della struttura, al quale hanno partecipato circa una sesantina di solidali antirazzisti, provenienti da diverse realta’, vedi oltre Modena, anche Bologna, Verona, Trento, Torino, Cremona e Parma. Non appena noi solidali siamo arrivati al CIE, un solerte funzionario della Questura ha tentato invano, di consegnare il foglio che riportava le prescrizioni del Questore inerenti la manifestazione. Nessuno lo ha ritirato. Per circa due ore, abbiamo gridato slogan (vedi, “SOLIDARITE’ AVEC LES SANS PAPIERS”, “FUOCO AI CIE” in lingua araba, ” DI CIE E CARCERI NON NE VOGLIAMO PIU’, COLPO SU COLPO LI BUTTEREMO GIU’ “), salutato con un megafono gli internati e fatto battiture sulla recinzione esterna del CIE. I reclusi hanno risposto calorosamente con battiture e grida. Durante lo svolgersi della manifestazione, qualcuno degli “ospiti” e’ riuscito a contattarci telefonicamente, e a riferirci che Continue reading
Resistere alle espulsioni
Diffondiamo da macerie
Jamal e’ da un mese prigioniero nel Cie di corso Brunelleschi a Torino. Non ha i documenti in regola, ma a Torino ha una moglie incinta di 8 mesi, tant’e’ che il suo avvocato aveva immediatamente presentato ricorso contro l’espulsione, e Jamal era in attesa fiducioso di essere liberato. Ma all’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino sono furbi, e ieri pomeriggio chiamano Jamal fuori dalla sezione per “notificargli qualcosa”. Negli uffici del Cie, Jamal capisce che quello che devono notificargli non e’ ne’ la liberazione, ne’ la proroga della reclusione, ma un biglietto di sola andata per il Marocco. Solo contro una decina di poliziotti, isolato dai suoi compagni di reclusione, Jamal capisce che e’ il momento di lottare: chiama la moglie, che lancia l’allarme all’avvocato e ad alcuni solidali.
La notizia rimbalza su Radio Blackout 105.250 Fm, e nel giro di poco si forma un presidio di fronte all’ingresso principale su via Mazzarello, e con slogan e battiture si attira l’attenzione dei passanti e dei reclusi, alcuni dei quali salgono sui tetti. L’avvocato manda un fax urgente in Questura per evitare l’espulsione, e attende la risposta. Poco dopo arriva a difendere il Centro arriva la celere, e arriva anche la notizia che Jamal per evitare l’espulsione si e’ tagliato su tutto il corpo. Il presidio si trasforma in blocco stradale per intasare il traffico davanti all’ingresso, e la Celere quasi carica i manifestanti. Nel frattempo, arriva al Cie anche la moglie di Jamal, che riesce ad entrare per un colloquio. Verso le sei di pomeriggio, dal retro del Cie esce una camionetta a sirene spiegate con due reclusi: dovevano espellerne tre, e tra di loro Jamal non c’e’, e’ ancora a colloquio con la moglie.
Quando la moglie esce e arriva la conferma che Jamal e’ stato medicato e riportato nella sezione e non in isolamento, il presidio si scioglie, con l’amaro in bocca per non essere stati abbastanza per riuscire a bloccare entrambe le uscite e tutte e tre le espulsioni, ma con la conferma che resistere alle espulsioni e’ possibile davvero, quando alla determinazione dentro si aggiunge la solidarieta’ vera e rapida fuori. E questa e’ una cosa su cui tutti i nemici delle espulsioni dovranno riflettere nei prossimi giorni.
macerie @ Gennaio 31, 2013