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Gradisca – La manifestazione contro il CIE del 16 novembre finisce con i fuochi d’artificio

Non è stata una festa, ma neanche una processione, certamente le attese per la manifestazione del 16 novembre erano tante, meno le persone che hanno partecipato.
Vi erano diverse organizzazioni sociali, politiche, individualità, varie soggettività, ma per quello che ho potuto vedere poche le persone slegate dalle organizzazioni, poca la cittadinanza. Sarà per il fatto che si è abituati a perdere, sarà per il fatto che regna il disfattismo, oggi doveva essere una giornata dalla risposta collettiva condivisa per dire, come è stato scritto sui muri del CIE, ed in alcuni striscioni, mai più CIE. Continue reading


La prigione ingiusta

Qui di seguito un video di “servizio pubblico”, puntata su carcere e detenzione, parola ad un detenuto

cordatesa


Video sul CIE di Ponte Galeria: IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

clicca sull’immagine per vedere il filmatocordatesaGabriele Del Grande, Stefano Liberti
Italy 2012 7′
SINOSSIPadri di famiglia, lavoratrici, ragazzi e ragazze nati in Italia. Al centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Roma ne arrivano ogni giorno. Non hanno commesso alcun reato, eppure rischiano di passare 18 mesi dietro le sbarre in attesa di essere espulsi. La loro detenzione è convalidata da un giudice di pace, in nome del popolo italiano. Basta un permesso di soggiorno scaduto. Lo dice la legge e questo basta a tranquillizzare l’opinione pubblica e a rimuovere il problema.Noi però abbiamo deciso di andare a vedere e ne è scaturita una Scheggia di Za, un viaggio nel CIE di Roma. Siamo convinti che mostrare quei luoghi e ascoltare quelle voci significa rompere una definizione e ribadire che nessun essere umano è illegale. Nemmeno quando lo dice una legge.

SCHEDA TECNICADoc 7 Italy, 2012Autori: Gabriele del Grande, Stefano Liberti

Fotografia: Enrico Parenti

Montaggio: Chiara Russo

prodotto con li sostegno di Open Society Foundations.

Per tutte le info andate sul loro sito: ZALAB


No al 41 bis [VIDEO]

Diffondiamo da “uniti contro la repressione”

Non c’è lotta al capitalismo senza lotta contro il carcere

Non c’è lotta contro il carcere senza lotta al 41 bis

copertina-no-41-bisClicca sull’immagine per guardare il video

 


Picchiato a morte dai poliziotti in cella, video choc in Belgio

Bruxelles – (Adnkronos/Ign) – Il giovane di 26 anni, Jonathan Jacob, è stato pestato da un gruppo di agenti. E’ morto per un’emorragia al fegato. Il filmato mandato in onda dalla tv ‘Vrt’.

Attenzione, il video contiene immagini che possono urtare la sensibilità dell’utente

play

 

 

 

 

 

Il Belgio è sotto choc per le agghiaccianti immagini del pestaggio a morte di un detenuto in un commissariato nella provincia di Anversa, diffuse dalla rete televisiva fiamminga Vrt e ora visibili online. L’uomo ucciso è un 26enne, Jonathan Jacob, picchiato senza pietà da sei agenti in tenuta anti sommossa, con caschi, scudi e manganelli.

I fatti, avvenuti nel 2010, sono venuti alla luce solo ieri sera con la diffusione del video. Il giovane, che aveva assunto anfetamine, era stato arrestato a causa del suo comportamento sospetto. Inizialmente gli agenti lo avevano portato in un ospedale psichiatrico perché fosse internato, ma qui Jacob si mostra molto violento e il direttore respinge il ricovero. Il giovane viene riportato allora in cella, dove viene chiesto a un medico di somministrargli un calmante.

Jacob non si calma e in attesa del medico arrivano i poliziotti. La telecamera della cella del commissariato di Morstel lo mostra completamente nudo, mentre un nugolo di agenti vestiti di nero lo investe, picchiandolo senza pietà. Quando il medico arriva, il giovane è già morto per un’emorragia al fegato. A scioccare il pubblico è anche il fatto che uno degli agenti responsabili sia ancora in servizio. Il ministro degli Interni, Joelle Milquet, afferma oggi su Le Soir che quest’ultima circostanza è “inammissibile”.

 

 

 

 


Ashley Smith si uccide in carcere davanti alle guardie che restano ferme

Ashley Smith, 19 anni, è morta suicida nel 2007 nel carcere femminile di Grand Valley in Kitchener, Ontario. Ashley Smith si è soffocata tra l’indifferenza delle guardie carcerarie rimaste al di là delle sbarre senza intervenire.

ashleyOggi(23gennaio2013) per la prima volta un video mostra la morte di Ashley, mostrato alla giuria durante un’inchiesta giudiziaria. Nelle immagini si vedono le guardie carcerarie mentre guardano la giovane morire attraverso una botola. Le guardie, come riportato dalla  CBC News, sono rimaste ferme per 10 minuti discutendo su cosa sarebbe stato meglio fare. Molte volte in precedenze Ashley aveva provato il suicidio ma le guardie ogni volta affermavano che era solo un modo per cercare di attirare l’attenzione.

Fonte e video


Conversazioni di comuni cittadini sul carcere

Carcere, pena, condanna, rieducazione, sovraffollamento…l’immaginario comune diffuso relativo alla realtà carceraria, alle sue condizioni e implicazioni sociali si sviluppa spesso a partire dalla percezione di una distanza profonda dall’oggetto in questione. Ciascuno di noi si sente in grado di esprimere un’opinione, ma difficilmente conosciamo davvero problematiche nascoste e recluse lontano dagli occhi e dalle orecchie della cittadinanza.