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Manifestazione contro i CIE a Gradisca

cordatesa


Qui nessuno è clandestino!

Diffondiamo da Gruppo Anarchico Germinal

f1_128_1A pochi chilometri da noi a Gradisca d’Isonzo dal 2006 esiste un CIE (centro di identificazione ed espulsione).
In questa prigione sono reclusi in condizioni durissime decine di cittadini non dell’unione europea per il solo motivo di non possedere (o non possedere più) un permesso di soggiorno valido.
Divieto di leggere, di comunicare con l’esterno, psicofarmaci, privazioni e soprusi di ogni tipo sono pane quotidiano e provocano tra l’altro continui episodi di autolesionismo.
Riteniamo importante far conoscere l’esistenza di questi luoghi e le logiche che li governano, promuovendo iniziative di informazione e denuncia. Invitiamo tutti e tutte a partecipare e a contribuire in modo attivo al presidio che si terrà sabato 18 maggio dalle 17 in via delle Torri (dietro la chiesa di s.antonio).
L’iniziativa vuole anche promuovere la partecipazione al presidio regionale che ci sarà sabato 1 giugno nel pomeriggio di fronte al CIE
di Gradisca indetto dal Coordinamento regionale contro i CIE.

Assemblea contro i CIE

 


Torino. Striscione a casa Baldacci

BALDACCISabato 23 febbraio. Nel primo pomeriggio un gruppo di antirazzisti ha fatto visita alla casa del colonnello e medico Antonio Baldacci, responsabile per la Croce Rossa militare del CIE di Torino. Davanti alla villetta di via Zandonai 8 a Chieri è stato steso uno striscione con la scritta. “Baldacci ti ricordi di Fatih? Croce Rossa assassina!”.
La foto che correda il testo è stata scattata da un reporter di passaggio.

Fatih era un immigrato tunisino senza documenti rinchiuso nel CIE (allora CPT) di Torino. Nella notte del 23 maggio 2008 stava male. Per tutta la notte i suoi compagni di detenzione chiesero inutilmente aiuto.
Dichiareranno ad un giornalista “gridavamo come cani al canile, senza che nessuno ci ascoltasse”.
La mattina dopo Fatih era morto.
Non venne eseguita nessuna autopsia.
Non sappiamo di cosa sia morto Fatih. Sappiamo però che in una struttura detentiva gestita dalla Croce Rossa nessuno lo ha assistito, nessuno gli ha garantito alcuna cura.
Due giorni dopo il colonnello e medico Antonio Baldacci dichiarerà “gli immigrati mentono sempre, mentono su ogni cosa”.
Parole che non meritano commento, perché ricordano sin troppo bene quelle degli aguzzini di ogni dove.

Il 2 giugno 2008 un gruppo di antirazzisti si recò alla casa di Baldacci per un “cacerolazo”. Si batterono le pentole davanti alla sua casa, si distribuirono volantini, si appesero striscioni.
Una normale protesta di persone indignate per una morte senza senso.
Oggi quella protesta di fronte alla casa del colonnello e medico Antonio Baldacci è entrata nel fascicolo del processo contro 67 antirazzisti, che lottarono e lottano contro le deportazioni, la schiavitù del lavoro migrante, la militarizzazione delle strade.

Nel CIE di Torino le lotte, le fughe, la gente che si taglia per sfuggire all’espulsione sono pane quotidiano, come quotidiana è la resistenza di chi crede che, nell’Italia dei CIE, delle deportazioni, dei morti in mare, ribellarsi sia un’urgenza che ci riguarda tutti.

Per questa ragione non accetteremo che le lotte di quegli anni vengano rinchiuse in un aula di tribunale: porteremo le nostre ragioni nelle strade di questa città, porteremo il CIE nel salotto di Torino.

La prima tranche del processo va in scena mercoledì 27 febbraio ore 9 in aula 46 del tribunale di Torino.

Sabato 2 marzo “Il CIE nel salotto della città” presidio itinerante per il centro cittadino. Appuntamento alle 15 in piazza Castello

Antirazzisti contro la repressione
Ti ricordi di Fatih?

anarresinfo.noblogs.org


I CIE sono dei Lager dei nostri giorni

Corrispondenza con un compagno recluso nel CIE di Bari e li’ deportato dopo le rivolte al CIE di Ponte Galeria a Roma


Resistere alle espulsioni

Diffondiamo da macerie

rabbia (1)Jamal e’ da un mese prigioniero nel Cie di corso Brunelleschi a Torino. Non ha i documenti in regola, ma a Torino ha una moglie incinta di 8 mesi, tant’e’ che il suo avvocato aveva immediatamente presentato ricorso contro l’espulsione, e Jamal era in attesa fiducioso di essere liberato. Ma all’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino sono furbi, e ieri pomeriggio chiamano Jamal fuori dalla sezione per “notificargli qualcosa”. Negli uffici del Cie, Jamal capisce che quello che devono notificargli non e’ ne’ la liberazione, ne’ la proroga della reclusione, ma un biglietto di sola andata per il Marocco. Solo contro una decina di poliziotti, isolato dai suoi compagni di reclusione, Jamal capisce che e’ il momento di lottare: chiama la moglie, che lancia l’allarme all’avvocato e ad alcuni solidali.

La notizia rimbalza su Radio Blackout 105.250 Fm, e nel giro di poco si forma un presidio di fronte all’ingresso principale su via Mazzarello, e con slogan e battiture si attira l’attenzione dei passanti e dei reclusi, alcuni dei quali salgono sui tetti. L’avvocato manda un fax urgente in Questura per evitare l’espulsione, e attende la risposta. Poco dopo arriva a difendere il Centro arriva la celere, e arriva anche la notizia che Jamal per evitare l’espulsione si e’ tagliato su tutto il corpo. Il presidio si trasforma in blocco stradale per intasare il traffico davanti all’ingresso, e la Celere quasi carica i manifestanti. Nel frattempo, arriva al Cie anche la moglie di Jamal, che riesce ad entrare per un colloquio. Verso le sei di pomeriggio, dal retro del Cie esce una camionetta a sirene spiegate con due reclusi: dovevano espellerne tre, e tra di loro Jamal non c’e’, e’ ancora a colloquio con la moglie.

Quando la moglie esce e arriva la conferma che Jamal e’ stato medicato e riportato nella sezione e non in isolamento, il presidio si scioglie, con l’amaro in bocca per non essere stati abbastanza per riuscire a bloccare entrambe le uscite e tutte e tre le espulsioni, ma con la conferma che resistere alle espulsioni e’ possibile davvero, quando alla determinazione dentro si aggiunge la solidarieta’ vera e rapida fuori. E questa e’ una cosa su cui tutti i nemici delle espulsioni dovranno riflettere nei prossimi giorni.

macerie @ Gennaio 31, 2013

 


Centri di identificazione ed espulsione: i dati nazionali del 2012

carcereSecondo i dati forniti dalla Polizia di Stato, nel 2012 sono stati 7.944 (7.012 uomini e 932 donne) i migranti trattenuti in tutti i centri di identificazione ed espulsione (CIE) operativi in Italia. Di questi solo la metà (4.015) sono stati effettivamente rimpatriati con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) del 50,54%. Si conferma dunque la sostanziale inutilità dell’estensione della durata massima del trattenimento da 6 a 18 mesi (giugno 2011) ai fini di un miglioramento nell’efficacia delle espulsioni, dal momento che il rapporto tra i migranti rimpatriati rispetto al totale dei trattenuti nei CIE è incrementato di appena il 2,3% rispetto al 2010, anno in cui il limite massimo per la detenzione amministrativa era ancora di sei mesi. Rispetto al 2011, poi, l’incremento del tasso di efficacia nei rimpatri è risultato addirittura irrilevante (+0,3%). Per di più, se si compara il numero effettivo di rimpatri effettuati nel 2008 (anno in cui i termini massimi di trattenimento erano ancora di 60 giorni) con quello del 2012, si registra una flessione da 4.320 a 4.015 (si veda grafico rendimento CIE). Il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i CIE nel 2012 risulta essere l’1,2% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità presenti sul territorio italiano (326.000 secondo le stime dell’ISMU al primo gennaio 2012).

Se dal punto di vista della rilevanza dei numeri e dell’efficacia, la detenzione amministrativa si conferma essere uno strumento sostanzialmente fallimentare nel contrasto dell’immigrazione irregolare, il prolungamento del tempo massimo di detenzione nei CIE ha invece drammaticamente peggiorato le condizioni di vita dei migranti all’interno di queste strutture. Tale evidenza è stata sistematicamente riscontrata dai team di Medici per i Diritti Umani (MEDU) durante le viste effettuate in tutti i CIE nel corso dell’ultimo anno e confermata dagli stessi enti gestori e, sovente, anche dai rappresentanti delle Prefetture. In effetti per quanto concerne il prolungamento dei tempi massimi di trattenimento è pressoché unanime il giudizio negativo espresso dai responsabili degli enti gestori dei 10 CIE monitorati da MEDU nel corso degli ultimi 12 mesi. Tale misura ha infatti seriamente compromesso la gestione complessiva dei centri causando gravi problemi organizzativi, logistici e sanitari. A conferma dell’aggravamento del clima di tensione e dell’ulteriore deterioramento delle condizioni di vivibilità all’interno dei centri di identificazione ed espulsione, vi sono le numerose rivolte e fughe che si sono verificate nel corso dell’anno appena trascorso: nel 2012 sono stati 1.049 i migranti fuggiti dai CIE, vale a dire il 33% in più rispetto al 2011.

Alla luce delle ulteriori evidenze acquisite in un anno di monitoraggio, Medici per i Diritti Umani ritiene necessario riportare la questione del superamento dei CIE nel dibattito elettorale delle prossime elezioni politiche. Le gravi e ripetute violazioni dei diritti umani dei migranti – ancor più dell’evidente inefficacia dei centri di identificazione ed espulsione – impongono una radicale revisione dell’attuale sistema di detenzione amministrativa. Tale revisione non può che avvenire nell’ambito di una profonda riforma della legge “Bossi-Fini” che porti a politiche migratorie atte a garantire reali possibilità di ingresso regolare e di inserimento sociale. Su questi argomenti è quanto mai urgente che le forze che si candidano a governare l’Italia si esprimano con la dovuta chiarezza.

Roma, 30 gennaio 2013

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Tabella con i dati nazionali 2012 e 2011 sui CIE
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Grafico rendimento CIE

fonte: Medici per i Diritti Umani


Torino – rivolta e fiamme al Cie di corso Brunelleschi

14 Gennaio – Momenti di fuoco e rivolta stasera al Centro di Identificazione ed Espulsione di Corso Brunelleschi a Torino.

cie 2Scintilla della rabbia: la mancanza di riscaldamento in una delle sezioni del lager, con gravi conseguenze sui prigionieri più anziani.

Alcuni rivoltosi si sono arrampicati sul tetto della struttura e lì hanno dato fuoco a dei materassi. Altri hanno incendiato masserizie in un’altra parte dell’edificio.

Fonte: Radioblackout

Ore 1.00 – Riportiamo anche che alcuni compagni sono stati fermati fuori dal lager dai servi di stato.

ore 1:42 – Quattro macchine ancora fermate dalla polizia in piazza Sabotino. Chi può vada a portare solidarietà ai fermati.

ore 1:52 – Tutti liberi i compagni precedentemente fermati. Buonanotte.