Droga all’interno del carcere della Novate e prostitute per i detenuti che usufruivano di permessi premio. È stato arrestato al termine di un’indagine condotta dalla polizia municipale un 42enne originario di Torre del Greco, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Piacenza. Con lui sono finite in manette la compagna 50enne ed una terza persona di 45 anni che fungeva da autista per le ragazze. Nei guai anche un medico, che avrebbe ripetutamente fornito certificazioni di false malattie con i quali l’agente giustificava le proprie assenze sul lavoro.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Piacenza, è partita nei mesi scorsi a seguito di alcuni controlli sul territorio: sono state alcune prostitute a raccontare di persone che avevano offerto, a loro o ad altre ragazze, la disponibilità di un appartamento in affitto dove consumare rapporti sessuali. Appartamento, nella zona di viale Dante, che si è rivelato essere riconducibile all’assistente capo e della compagna. Proprio lo stesso agente, sfruttando la sua presenza all’interno del carcere, avrebbe organizzato appuntamenti per i detenuti in permesso premio dietro pagamenti di denaro. Almeno cinque le ragazze coinvolte, alle quali venivano chiesti 20 euro per l’affitto dell’appartamento: ad occuparsi del trasporto delle prostitute era un 45enne di San Rocco al Porto, a sua volta arrestato.
A questa attività, secondo quanto emerso, si era affiancato anche un giro di spaccio di stupefacenti all’interno delle Novate, portato avanti con l’aiuto della moglie di un detenuto, fermata durante le indagini e trovata in possesso di 25 grammi di hashish, che consegnava la droga al 42enne per introdurla nella struttura.
Nella vicenda è rimasto coinvolto anche un medico piacentino 50enne, accusato di aver certificato in maniera illecita le ripetute assenze dal lavoro dell’agente. Le visite, hanno spiegato gli inquirenti, non venivano fatte, ma era lo stesso assistente a comunicare alla segreteria del professionista il numero dei giorni da indicare sul certificato. Il medico, che ha ricevuto una misura di interdizione dalla professione della durata di due mesi, è stato denunciato sulla base del cosiddetto “decreto Brunetta” sui dipendenti pubblici, che prevede una pena fino a cinque anni oltre alla radiazione dall’albo.
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