Martedì alle ore 8:30 presidio al Tribunale di Monza in Piazza Garibaldi
per l'udienza preliminare di Paolo e Peppino, i due compagni monzesi
colpiti dalla repressione.
SIAMO TUTTI CON PE’
Da mercoledì 16 gennaio 2013, Peppino, membro del collettivo del centro
sociale Boccaccio, è stato colpito da un provvedimento repressivo che
lo obbliga agli arresti domiciliari, con divieto di comunicazione con
l’esterno.
E’ accusato di “concorso anomalo in rapina”, insieme ad altri tre
compagni NOTAV (tra cui anche Paolo, altro compagno monzese), per
un episodio verificatosi il 14 luglio 2011 a Cuneo, nell’ambito di
un corteo spontaneo che concludeva una giornata di solidarietà e
sostegno a Maurizio (altro compagno allora detenuto nel carcere di
Cuneo per i fatti successivi allo sgombero della Maddalena in
Valsusa del 3 luglio 2011).
Prima di entrare nel merito di questa assurda vicenda processuale,
crediamo doveroso ricordare chi è Peppino e qual è il contributo
che quotidianamente offre nello sviluppo delle attività del Boccaccio,
in particolar modo in quelle rivolte all’esterno.
Peppino è uno dei fondatori del Comitato Monzese per il Diritto alla
Casa ed è in prima linea nel supporto a coloro che rischiano di
essere sfrattati dalle proprie abitazioni. Tutti i martedì pomeriggio
cura un servizio rivolto agli inquilini, uno sportello di consulenza
legale di base, che nel corso di questi mesi, in cui l’emergenza a
bitativa ha coinvolto numerosi singoli e nuclei famigliari, ha
registrato numerosi accessi. Insieme ad altri membri del Comitato
ha appena concluso la scrittura di un progetto relativo alla pratica
dell’autorecupero che sarà presentato nella prima settimana di
febbraio all’Amministrazione comunale.
Peppino è tra i promotori dei corsi organizzati nell’ambito delle
attività della palestra popolare del Boccaccio. In particolare è
tra i responsabili del corso di boxe attivato a partire da settembre:
trattasi di corsi gratuiti aperti a tutti coloro che vogliano
condividere attraverso la pratica sportiva momenti di socialità
svincolati da interessi economici e competizione.
Peppino, che ha conosciuto sulla propria pelle la disumanità del
sistema carcerario, partecipa attivamente ai progetti di Cordatesa,
gruppo che si occupa di sviluppare una riflessione critica
sull’apparato repressivo, volto al superamento della società
carceraria, proponendosi come interlocutore con i famigliari dei
detenuti del carcere di Monza. E’ in questo ambito che opera anche
Paolo, l’altro compagno monzese denunciato e colpito da un
provvedimento di obbligo di dimora nei confini comunali.
Peppino è coinvolto nell’attività quotidiana di skipping, ossia di
quella pratica che, in accordo con alcuni commercianti monzesi, prevede
il recupero da parte del Boccaccio degli alimenti invenduti (destinati
a essere eliminati) e di una loro immediata ridistribuzione nell’ambito
di cene di autofinanziamento per progetti sociali o direttamente a
persone in estrema difficoltà economica.
Oltre a queste attività specifiche, Peppino è indubbiamente attivo in
tanti altri fronti di lotta: in particolar modo è coinvolto spesso in
presidi, manifestazioni ed eventi legati alla tutela del territorio e
i suoi cori sono diventati un’immancabile colonna sonora nell’ambito
delle manifestazioni NOTAV, No Pedemontana, No TEM.
La sua assenza coatta da tutte queste attività rende ancor più
inaccettabile il provvedimento restrittivo che lo ha colpito.
Peppino era a Cuneo per portare la propria solidarietà a Maurizio e a
denunciare la criminalizzazione del movimento NOTAV messa in atto
dalla magistratura. Al termine della giornata, nel corteo che stava
riportando tutti i compagni dal carcere verso la stazione, è irrotta,
investendo alcuni manifestanti, una vettura. E’ questo l’episodio
rispetto al quale è stato messo in atto da parte degli inquirenti un
ribaltamento dei fatti che ha portato all’assurda accusa di “concorso
anomalo in rapina”. Accusa costruita semplicemente sulla deposizione
della conducente del veicolo che dichiara di essere stata derubata di
una borsa contenente valori per circa 2000 euro (!).
Un capo di imputazione di questo tipo appare assolutamente pretestuoso,
in quanto si sottolinea l’estraneità degli imputati rispetto alla rapina,
ma, come sta accadendo sempre più frequentemente colpisce in maniera
indiscriminata ricorrendo al dispositivo del concorso.
Questa formula permette allo Stato di colpire con misure repressive chi
partecipa alle lotte indipendentemente da qualunque (presunta)
responsabilità individuale, ma soltanto sulla base della loro identità e
del loro agire politico.
Vediamo inoltre in questa operazione l’ennesimo tentativo di colpire,
criminalizzare e mettere a tacere una delle voci di dissenso più radicale
degli ultimi anni come quella NOTAV: opporsi a questa dinamica è
fondamentale per tutelare il diritto al dissenso e le pratiche di
resistenza che quotidianamente riteniamo necessario mettere in atto.
Esprimiamo quindi pieno appoggio e calorosa solidarietà a tutti i compagni
colpiti dal provvedimento in questione, in particolare al nostro compagno
Peppino ristretto agli arresti domiciliari con l’odioso divieto di comunicare
con l’esterno. Chiediamo il suo immediato ritorno in libertà, nonchè la
rimozione dell'obbligo di dimora a Paolo.