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diffondiamo da informa-azione
Venerdi’ 31 maggio è stato fatto un saluto ai prigionieri del carcere di Buon Cammino in sciopero del carrello da sabato 25 Maggio per denunciare la situazione in cui versano le carceri e in particolare il carcere cagliaritano.
Una quarantina di persone si è mossa sui due lati del carcere a salutare e far sentire la propria vicinanza ai prigionieri, torce, petardini, urla, cori e qualche intervento al megafono hanno caratterizzato il presidio che è stato accolto molto bene da dentro.
La logistica del carcere permette una Continue reading
Commenti disabilitati su Cagliari – Dal presidio in solidarietà con i prigionieri in lotta del carcere di Buoncammino | tags: buoncammino, cagliari, detenuti in lotta, presidio anticarcerario, sciopero del carrello, solidarietà ai prigionieri | posted in Comunicati, critiche e riflessioni, Contro carcere, CIE e OPG, Italia in cella, Presidi, cortei, saluti e iniziative, Tutti
(Adnkronos) – Un ampio settore del braccio destro del carcere di Buoncammino di Cagliar rischia la chiusura dopo il crollo di una lastra di circa 80 chili, che ha reso necessario evacuare tre celle. La decisione verra’ assunta dopo la perizia tecnica dei Vigili del Fuoco che hanno effettuato un sopralluogo nella zona interessata dall’improvviso cedimento.
“E’ un ulteriore conferma della grave situazione in cui versa la struttura che ospita circa 500 detenuti a fronte di una capienza di 345”, afferma Maria Grazia Caligaris, presidente di ‘Socialismo Diritti Riforme’, che aveva sollecitato l’intervento facendosi interprete delle preoccupazioni dei familiari dei detenuti, degli Continue reading
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(ANSA) – CAGLIARI, 31 MAR – Ieri sera un detenuto ha appiccato un rogo nel piccolo reparto del Centro clinico del carcere di Buoncammino, a Cagliari, dove si trovava in stato di osservazione. Il gesto non ha avuto un epilogo drammatico grazie al tempestivo intervento dei baschi blu. “Ha appiccato l’incendio nella propria camera – ha spiegato il coordinatore Uil Penitenziari di Cagliari, Roberto Todde – ma il coraggio degli agenti ha permesso di mettere in salvo l’uomo, gli altri detenuti e contrastare le fiamme”.
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Un algerino di 32 anni M.K. che sta scontando una pena a 1 anno e 5 mesi di carcere, ha ingoiato una forchetta per protestare contro il mancato trasferimento a Genova. L’uomo che finirà di scontare la pena tra meno di un anno, si trova a Buoncammino da 7 mesi essendo stato sfollato dal carcere ligure di Marassi”. Lo rende noto l’associazione “Socialismo Diritti Riforme” in seguito a un colloquio effettuato con il detenuto dai volontari.
Nel corso dell’incontro con il cittadino algerino è emerso che il grave gesto autolesionistico non è stato l’unico. L’uomo infatti ha ingoiato un’altra forchetta che però è riuscito ad espellere. “Si tratta – sottolinea Maria Grazia Caligaris, presidente di SdR – di una persona privata della libertà che soffre particolarmente la distanza dai familiari. Sostiene infatti di avere un fratello a Genova ma le condizioni sanitarie, la conoscenza di un italiano approssimativo e la difficoltà a dare indicazioni precise sulla parentela rendono la sua situazione particolarmente difficile.
Nei giorni scorsi, in seguito alla nuova ingestione della forchetta, è stato ricoverato in Ospedale per provvedere alla rimozione della pericolosa posata. Giunto a destinazione però, forse perché non aveva compreso il motivo del ricovero, ha firmato il foglio di dimissioni ed è tornato a Buoncammino. Una dimostrazione palese del disagio in cui si trova”.
“La vicenda – evidenzia Caligaris – presenta tuttavia dei tratti che qualificano negativamente l’iniziativa del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. È evidente che l’algerino è stato trasferito in Sardegna per alleggerire il numero di ristretti nella struttura di Genova ma la motivazione appare piuttosto punitiva anziché razionale. Una persona che mostra evidenti segnali di malessere non può essere considerata una patata bollente di cui disfarsi allontanandola laddove invece avrebbe potuto accedere a una pena alternativa tenendo conto della svuota carceri e della pena non particolarmente gravosa”.
“Purtroppo – conclude la presidente di SdR – l’amministrazione sembra dimenticare che spesso i cittadini extracomunitari in stato detentivo sono poveri diavoli che hanno bisogno soltanto di essere reinseriti in società attraverso iniziative rieducative e promuovendo azioni per consentire loro di avere un lavoro almeno per il sostentamento. Restando così la situazione, nonostante la buona volontà del Direttore, degli Agenti e dei Medici, non è possibile contenere la disperazione di queste persone. La speranza almeno per M.K. è che possa tornare a Genova e ritrovare i parenti per concludere positivamente la sua triste esperienza.
Fonte: Agenparl
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Equitalia arriva anche in carcere. “Amaro fine d’anno per un cittadino recluso a Buoncammino. D.C., messinese, 68 anni, che all’inizio del 2012 aveva ottenuto ‘per le disagiate condizioni economiche’ la remissione dei debiti di giustizia, si è visto recapitare nel carcere di Buoncammino un sollecito di pagamento da Equitalia Nord. La nota lo ha gettato nello sconforto”. Lo rende noto Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme, sottolineando “il disappunto e la preoccupazione con cui l’uomo ha accolto la lettera”.
CAGLIARI – “L’ordinanza dell’Ufficio di Sorveglianza di Cagliari aveva disposto – ricorda Caligaris – la cessazione con effetto immediato di tutti gli atti in corso e la comunicazione all’ufficio incaricato del recupero dei crediti. Dopo un anno invece Equitalia si è rifatta viva esigendo il pagamento di 1.685,55 euro comprensivi di interessi di mora calcolati al 28 novembre 2012. Il sollecito ha gettato nel panico l’uomo che nel corso di un colloquio ha manifestato il timore che l’atto in suo possesso potesse non essere valido. Il successivo chiarimento ha fugato le ansie ma resta il fatto che la remissione del debito per chi versa in condizioni di indigenza deve essere rispettata in pieno dagli enti creditori evitando situazioni imbarazzanti soprattutto per chi si trova privato della libertà. La burocrazia non può accanirsi, come purtroppo spesso accade, con chi è debole e non è in grado di difendersi soprattutto quando i documenti parlano chiaro”.
Fonte: sardegnaoggi.it
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