Al momento dell’arrivo delle ragazze, di cui tre accusate di esplosivi e una per traffico di droga,
l’ambiente all’interno del Centro Penitenziario Femminile era abbastanza teso. Le detenute
denunciano di subire trattamenti vessatori (pestaggi, perquisizioni, umiliazioni durante le visite).
L’arrivo della nuova funzionaria e le sue crudeli pratiche hanno fatto in modo di collassare la già
dura pseudo convivenza delle interne, le quali già devono resistere al peso giornaliero di vivere
lontano dai propri cari, ricevendo offese e denigrazioni, sia verso di loro che verso i propri familiari
e amici.
I FATTI
Questa mattina, verso le 10:20, in orario di visite, le detenute del CPF hanno iniziato una rivolta
in uno dei dormitori, bruciando sedie, materassi, lenzuola, televisori, richiedendo la fine dei
maltrattamenti verso di loro e verso i familiari. Le dichiarazioni dei familiari e amici delle ragazze
prigioniere raccontano che mentre il fuoco ardeva e bruciava tutto, i funzionarie e gendarmi
(assistenti sociali, sociologi ed educatori) si dedicavano a guardare come le ragazze urlavano di
aprire le porte delle celle, visto che il fuoco avanzava e l’aria diventava irrespirabile dal fumo,
mantenendo un’attitudine complice e indifferente alle sopraffazioni della gendarmeria.
All’interno del CPF esiste il modulo di Maternità nel quale risiedono tre detenute incinte, una di
esse è la compagna Roxana Marín (accusata per materiale esplosivo, fatto che denunciamo come
montaggio), nell’altro raggio le altre detenute ( Yaritza Grandon, Ariadna Torres e Silvana Lamilla,
le prime due accusate di materiale esplosivo e l’altra ragazza per traffico di droga, fatti dei quali
denunciamo come parte dello stesso montaggio).
Dopo una mezzora, la gendarmeria ha fatto irruzione con estintori, manganelli e gas urticante,
attuando con estrema violenza contro le ragazze che si stavano asfissiando dal fumo e dal fuoco
ormai prossimo. Fuori dal Penitenziario abbiamo potuto parlare con i familiari delle ragazze
recluse, e una di esse, ci ha confermato che sua figlia Eliana Becerra Ganga di 23 anni porta avanti
uno sciopero della fame e dei liquidi da 36 giorni, richiedendo un’immediata revisione della sua
condizione, in quanto si trova da un’ anno detenuta senza avere nessuna condanna né nessun
processo in vista. L’altra richiesta è che venga sottoposta a cure mediche visto che soffre di un
cancro allo stomaco, che dovuto allo sciopero della fame è peggiorato. La madre di Eliana denuncia
che durante la visita di questa mattina, è stata picchiata dai gendarmi mentre veniva portata fuori dal
CPF nel momento della rivolta.
Abbiamo potuto parlare con lei e ci ha riferito che sua figlia è costantemente picchiata e torturata
dai funzionari della gendarmeria, di fatto è stata trasferita arbitrariamente da Villarica e durante la
durata del viaggio, un’ora e mezza è stata ripetutamente colpita e insultata.
Verso le 13:40 gli agenti antisommossa della gendarmeria (U.S.E.P.), affiancati dai carabinieri
hanno fatto irruzione con le camionette per il trasferimento di 10 recluse, tra di loro Eliana Becerra.
I familiari delle ragazze hanno sollecitato informazioni di dove verranno portate e la lista di tutte le
ragazze trasferite.
L’unica risposta che abbiamo ricevuto è stata l’assoluta indifferenza di questi bastardi, che hanno
effettuato questa azione repressiva con inaudita violenza, fregandosene altamente se fuori c’erano
familiari e amici delle detenute.
Urlavamo i nomi dei nostri cari e anche loro rispondevano con urla. Dalle camionette ci urlavano
che le ragazze incinte erano state picchiate e affumicate dal gas urticante, la stesso sistema si
ripeteva sulle detenute che si trovano nell’altro modulo.
Dall’interno delle camionette si udivano i tonfi dei colpi ricevuti alle ragazze, in modo che non
potessero dirci cosa fosse successo durante l’irruzione della gendarmeria per mettere fine alla
rivolta.
Gli unici nomi che siamo riuscite ad ascoltare tra urla e rumori di colpi sono: Katherine Fabres,
Eliana Becerra e Antonella, di cui non abbiamo capito il cognome.
Ricordiamo che nessuna delle ragazze trasferite ha ricevuto condanna per i fatti che le si accusa.
Facciamo un appello a stare attenti a ciò che può accadere all’interno del CPF di Temuco,
facciamo in modo che nessun prigioniero si senta solo, men che meno nelle condizioni in cui si
trovano in questi momenti. La solidarietà è più che una parola scritta, deve essere attiva e costante a
favore della libertà di coloro che sentiamo dentro di noi come affini, sorelle, fratelli e compagn*
Temuco, 04-04-2013
FAMILIARES Y AMIGXS PREXS 28-M
¡¡¡LIBERTAD INMEDIATA Y SIN CONDICIONES, LOS MONTAJES CAERAN Y
CAERAN!!!
¡¡¡ROXANA, YARITZA, ARIADNA, SILVANA Y JOTA PE A LA KALLE AHORA!!!
¡DESDE KUALKIER PARTE AULLAMOS POR LA LIBERTAD!