PAVIA. Nella cella, un rettangolo di sette metri quadrati, c’è posto per due detenuti. Ma ogni sera lo spazio si restringe. All’interno della stanza viene portato un altro letto, una branda pieghevole, per ospitare il terzo detenuto. A Torre del Gallo, quando le luci si spengono, si dorme così, con i letti affiancati e il respiro del compagno a pochi centimetri. Alle 8 del mattino la branda viene portata fuori e la cella si apre.
Liberi tutti. Il progetto “celle aperte”, con i detenuti che possono muoversi per le sezioni durante il giorno e rientrare nelle celle alla sera, è l’unico antidoto al sovraffollamento del carcere di Pavia. L’istituto ha una capienza di 244 posti e una tollerabilità di 442 detenuti. Ma attualmente ospita 485 reclusi. Per il 45 per cento sono stranieri. Sono alcuni dei dati forniti agli avvocati della Camera penale di Pavia, che hanno fatto visita al carcere nell’ambito del progetto nazionale, avviato dall’Unione delle Camere di penali, di un osservatorio sulle condizioni dei detenuti in Italia.
La visita degli avvocati. «Lo scopo è monitorare la situazione delle carceri – spiega il presidente della Camera penale di Pavia, l’avvocato Luca Angeleri –. I dati raccolti durante le visite degli avvocati saranno poi portati all’attenzione degli organi politici, nel tentativo di trovare una soluzione ai problemi». Oltre ad Angeleri hanno avuto la possibilità di entrare nel carcere di Pavia anche gli avvocati Roberta Valmachino, che è la referente per le carceri per la Camera penale, l’avvocato Marco Casali, componente del direttivo, Manuela Deorosola, della giunta dell’Unione Camere penali di Torino, e Stefano Sambugaro, di Genova, dell’Osservatorio carceri dell’Unione camere penali. Gli avvocati sono stati accompagnati dal direttore del carcere, Jolanda Vitale, e dal comandante della polizia penitenziaria Angelo Napolitano.
Celle piene. «Il primo problema è sicuramente quello del sovraffollamento – racconta Angeleri –. Ma va detto che a Pavia si sta cercando di risolvere il problema. Con l’apertura delle celle, che si unisce alle quattro ore d’aria già previste, i detenuti hanno la possibilità di socializzare. Abbiamo parlato con loro, ci hanno detto di trovarsi bene. Ovviamente nelle sezioni protette questo non avviene, ma lì non c’è nemmeno il problema del sovraffollamento». In queste sezioni si trovano i reclusi per reati sessuali, coloro che hanno collaborato con la giustizia e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. «E poi c’è la sezione di chi si è macchiato di reati di criminalità organizzata – prosegue Angeleri –. Da una parte ci sono i calabresi, dall’altra i detenuti provenienti da Sicilia e Campania. Abbiamo visitato anche questa sezione. Le celle ci sono sembrate ben tenute, anche da un punto di vista igienico. La doccia è in spazi comuni, ma ogni cella ha il bagno chiuso».
Per tenersi impegnati. «Ci sono diversi progetti in corso – spiega Angeleri –. C’è il panificio, la cucina, il teatro, la palestra. Le attività non mancano. Questo serve anche a migliorare la qualità della vita. Parlando con il medico ci è stato spiegato che in carcere sono aumentati, negli ultimi anni, i casi di pazienti cardiopatici e i diabetici.
Non è tutto rose e fiori. Alla fine del 2012 due detenuti hanno tentato di togliersi la vita, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro. «Il carcere è una realtà difficile ed è chiaro che l’individuo è messo a dura prova – spiega Angeleri –. Parlando con lo psichiatra abbiamo capito, però, che la forbice del disagio è talmente ampia che non sempre siamo di fronte a problemi psichiatrici e comunque i problemi non sempre sono così individuabili e facili da affrontare. Il vero problema è quello della sorveglianza».
Troppi detenuti, pochi agenti. «Il nodo a Pavia riguarda l’organico della polizia penitenziaria – denuncia Angeleri –. Pochi uomini non possono controllare tutti i detenuti. E ora che sarà aperto il nuovo padiglione sarà anche più difficile, visto che non è previsto un aumento di agenti. Il progetto “celle aperte” è importante, ma i poliziotti stanno con il fiato sospeso dalla mattina alla sera. Lo scorso anno c’è stata una rivolta di 75 detenuti e in quel momento c’erano solo quattro agenti. Si riuscì a mediare, ma il poliziotto rischia ogni giorno».
Le soluzioni. L’Unione Camere penali propone l’indulto e l’amnistia per rientrare nei parametri imposti dalla Corte europa. «Questo potrebbe risolvere la situazione nell’immediato – spiega Angeleri –, ma si deve fare anche di più. Adottare, ad esempio, un uso più moderato della carcerazione preventiva. O rivedere il reato di clandestinità, che ha intasato anche il carcere di Torre del Gallo, e il reato di spaccio di sostanze stupefacenti».
Fonte: Gelocal laProvinciaPavese