Galeotta è stata l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, dove la Polstrada di Cosenza, a seguito di un controllo notturno, ha fermato il latitante siciliano Agostino Casella, 44 anni, ricercato dalla polizia da oltre un anno. L’uomo avrebbe cercato di tenere nascoste le proprie generalità, ma nel corso del controllo sarebbe stato identificato e poi accompagnato alla sottosezione della Polstrada di Cosenza Nord. Da qui a seguito delle formalità di rito, è stato portato nel carcere di Cosenza.
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Rissa in carcere, condannati dopo 4 anni e mezzo, ma uno è latitante un altro è evaso
Stava pregando in cella, di notte, durante il mese del Ramadam. Ma qualcuno non apprezzava il suo fervore religioso e lamentava di non riuscire a dormire. Dopo avergli chiesto di smettere è passato agli insulti e per tutta risposta si è visto sputare addosso. Il giorno dopo, per vendetta, ha arruolato tre connazionali per una spedizione punitiva e hanno picchiato lui e un suo amico.
Fu un agente di Polizia Penitenziaria ad accorgersi che in quell’ora di libertà qualcosa era andato storto, vedendo il gruppo scendere le scale con addosso i segni ben visibili della colluttazione. Uno dei magrebini riportò una lussazione alla spalla, l’altro tagli e contusioni. Venne avvertito il direttore del carcere per prendere le misure conseguenti.
Era l’8 settembre del 2008 e per quei fatti ieri sono state condannate sei persone per rissa. Si tratta di Bashkim Dervishi, 43 anni, Elton Hylviu, 30 anni, Robert Lusha, 32 anni e Anton Staka 30 anni, tutti albanesi detenuti in quel momento all’Arginone, e di Ramzi Katani, marocchino, e Miled Orabi, tunisino, entrambi di 31 anni.
Ieri in tribunale, davanti al giudice Landolfi e al pm Stefania Borro, sono stati sentiti gli agenti di Polizia Penitenziaria e il direttore del carcere Francesco Cacciola, che ha battezzato l’episodio come scoppiato per “motivi religiosi”.
Al termine della discussione il giudice ha condannato Dervishi, Saka e Hylviu a un anno e otto mesi. Un anno di pena per tutti gli altri. Pena sospesa per Katani e Lusha. Per alcuni di loro la condanna non sarà un dramma. C’è chi risulta latitante, chi invece è appena evaso dal carcere di Parma.
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