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Detenuti si facevano selfie, scandalo nel carcere di Verona

la mammadi paoloLa Procura apre indagine e per alcuni carcerati dell’Est scatta la sorveglianza stretta. Hanno filmato la vita in cella, scattandosi anche dei selfie e poi hanno pubblicato le immagini su Youtube e sui loro profili Facebook. Ed è così, che la Polizia Penitenziaria s’è resa conto che alcuni cellulari erano entrati in carcere a Montorio.

Mercoledì durante i controlli sono stati trovati altri quattro cellulari nelle sezioni detentive, nell’arco di sei mesi i cellulari rinvenuti sono una ventina, un dato sconcertante. Le voci viaggiano veloci in carcere e la bravata di alcuni detenuti dell’Est ha fatto in fretta il giro dei bracci che dividono le sezioni. Una voce è arrivata anche all’orecchio di un poliziotto che ha deciso di andare in fondo a quella confidenza. Continue reading


Nel carcere di Montorio solo quattro educatori per ottocento detenuti

DIRTY DANCING. Nel carcere provinciale di Cebu, nelle Filippine, ogni quarto sabato del mese succede qualcosa di straordinario: i cancelli si aprono, centinaia di persone vengono fatte entrare nel cortile, e qui passano il pomeriggio assistendo allo spettUn numero crescente di reclusi con sentenze definitive (pari al sessanta per cento degli 820 complessivi), e la quasi totale assenza dei magistrati di sorveglianza. Il tutto condito da un sovraffollamento che, con celle da due popolate in quattro e carenza di docce, non dà pace ai galeotti di Montorio. È questo il dato rilevato dal senatore radicale Marco Perduca che ieri, dopo la precedente visita del ferragosto del 2009, ha nuovamente messo piede nella struttura penitenziaria scaligera. Lasciando la poltrona a Roma, Perduca invita i futuri colleghi a «individuare le leggi che hanno creato questo stato di cose», considerando la necessità di un’amnistia e di varie riforme, ma partendo anche dall’utilizzo delle pene alternative già prevista dalla legge. «Due terzi dei reclusi a Verona sono stranieri, soprattutto di lingua araba», fa notare il senatore, sottolineando la necessità di specifici corsi di mediazione culturale per agenti ed educatori, a loro volta ridotti all’osso da prepensionamenti e mancanza di fondi. «Nella struttura ci sono solo quattro educatori per oltre ottocento detenuti, il che vanifica il loro ruolo di anello di congiunzione tra la direzione e i reclusi, alimentando frustrazioni, episodi di autolesionismo e tensioni». Ad agevolare un po’ le cose e distendere il clima, per fortuna, ci sono le occasioni di lavoro, rivolte a circa 120 persone. «La garante dei detenuti e la direzione stessa sono molto attente a potenziare l’offerta di lavoro interna, che aiuta anche a garantire un minimo di autosostentamento agli stranieri». Gli stessi che, per altro, sono i più penalizzati nella possibilità di beneficiare dei domiciliari negli ultimi diciotto mesi di pena da scontare. «Trovare un alloggio idoneo per gli stranieri non è sempre facile. Ma a Verona manca anche la presenza in carcere dei magistrati di sorveglianza che potrebbero agevolare tale passaggio per chi è recluso nella nuova sezione riservata ai cosiddetti dimittendi». Maggiore attenzione, per il senatore in uscita, andrebbe riservata anche al circuito dei giovani adulti, ossia quei cento ragazzi tra i diciotto e i venticinque anni che necessitano di un trattamento diverso, a partire da una maggiore istruzione scolastica. «Gli studi si fermano alle medie, ma non bastano. Si parla di corsi di scuola alberghiera, che agevolerebbero la ricerca del lavoro in uscita dal carcere, ma per ora sono ancora inesistenti».

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