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La Tragica storia di Giuseppe Casu.Medici implicati nel caso,tutti assolti.

contenzione_1Un uomo è morto dopo sette giorni di ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Cagliari. Ora i giudici d’appello hanno confermato l’assoluzione dei medici. Scrivendo però che si tratta di un “macroscopico caso di malasanità”. E la figlia chiede: “Diventi un esempio”. Perché non si ripetano vicende come questa.
Si chiamava Giuseppe Casu. Faceva l’ambulante. Ed è morto dopo essere rimasto per sette giorni legato a un letto d’ospedale. I medici che lo hanno tenuto in queste condizioni sono stati assolti, anche in secondo grado. Ora però i giudici della corte d’appello di Cagliari hanno chiarito le motivazioni della sentenza. Di una assoluzione che, dicono, ha molti “ma”. Perché si tratta, scrivono i magistrati, di un «macroscopico caso di malasanità». Di una vicenda «dall’evoluzione incredibile» che deve essere conosciuta. Anche perché non è poi così “anormale” come sembra. Continue reading


TSO a Parma. Richiesta indagine

Diffondiamo da SenzaFuturo
tsoTrascrivo (spostando il video alla fine) dal sito Movimento Revolution, precisando 2 cose, una inerente una cosa scritta nel post e una di carattere generale. La prima è che per il TSO si può fare ricorso o richiesta di revoca anche se la procedura è stata rispettata, e inoltre non per forza si deve fare entro 48 ore, si può fare anche dopo. La seconda è che, come ho già scritto nella e-mail di risposta a questa notizia, tanto di cappello a chi ha fatto ciò, ma mi preme il dire che ciò di cui si parla non succede solo a Parma, succede ovunque, in ogni parte, luogo e posto d’Italia. Per cui, non lo si consideri (al solito…) un caso isolato ed eccezionale, qualcosa che è accaduto a Parma ma che non succede altrove.
Nel contempo, invito a partecipare a CAMPAGNA PER L’APPLICAZIONE DELLE NORME DI TUTELA E DI DIFESA DEI DIRITTI CIVILI DEI SOGGETTI SOTTOPOSTI A TSO
La Campagna può essere sottoscritta tramite invio di e-mail solamente da gruppi, associazioni, ecc., sia formali che informali. Inoltre, riguarda solo la Regione Sicilia, però chi vuole può farla nella propria Regione.
Natale Adornetto
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Riceviamo richiesta di aiuto per ipotesi di Abuso T.S.O Trattamanto Sanitario Obbligatorio,sembra che a Parma questo metodo venga utilizzato con troppa facilità.
Abbiamo raccolto delle testimonianze scioccanti da parte sia dei “pazienti” rinchiusi sia dei parenti .
I familiari ci informano che è stata richiesta l’avvio di un’indagine .
Ribellarsi all’abuso dell invadenza della psichiatria
Mi hanno legato al letto per due settimane
Mi hanno impedito di telefonare
Mi hanno impedito di ricevere visite
Mi hanno costretto a prendere i farmaci dopo il ricovero
Mi hanno impedito di uscire anche se mi sono ricoverato volontariamente
Mi hanno tenuto in trattamento coatto per due mesi …
E’ TUTTO ILLEGALE!
E’ ora di conoscere i tuoi diritti, di porre un argine
allo strapotere della psichiatria, alla sua invasione
nelle nostre vite, nei nostri corpi e nelle nostre menti
… e allora CONOSCI I TUOI DIRITTI!
IL TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) DEVE ESSERE UN’ECCEZIONE
Il TSO è per legge un PROVVEDIMENTO ECCEZIONALE da applicarsi solo nel caso in cui una persona non solo presenti “alterazioni tali da necessitare di urgenti interventi terapeutici” ma si rifiuti inoltre di seguire le cure prescritte. Perché sia valido il TSO sono necessari due certificati medici più la firma del sindaco. Se il TSO viene fatto contravvenendo a queste norme è da considerarsi ILLEGALE e si può fare ricorso entro 48 ore. Entro 48 ore deve pure avvenire la convalida da parte del giudice tutelare. Per questo motivo Il TSO deve inoltre essere notificato al giudice tutelare e in mancanza di questa notifica il provvedimento decade automaticamente; alla mancata notifica del TSO può seguire una denuncia al comune per omissione di atti d’ufficio.
IL DIRITTO ALLA COMUNICAZIONE NON SI TOCCA
Nessun medico può vietare a nessuna persona di entrare nel reparto psichiatrico in orario di visita, a nessun paziente può essere impedito di telefonare dal reparto (il diritto alla comunicazione è riconosciuto dalla legge).
LA TERAPIA È OBBLIGATORIA SOLO IN CASO DI TSO
Nessuno può obbligarti a seguire una terapia a meno che sia stato emanato un provvedimento di Trattamento Sanitario Obbligatorio, in caso contrario sei libero di rifiutare qualsiasi cura e puoi diffidare il medico che ti importuna con i suoi pressanti inviti a seguire una certa terapia: fuori dal TSO ogni persona è LIBERA DI FARE QUELLO CHE VUOLE con le terapie consigliate dai medici.
DIRITTO ALLA SCELTA E ALL’INFORMAZIONE
Anche durante il TSO il paziente dovrebbe poter scegliere la terapia che preferisce e quantomeno essere informato sulla terapia stessa e sui suoi effetti diretti e collaterali.
NESSUNO PUÒ ESSERE LEGATO
Nessuno può essere legato, nessun mezzo di contenzione può essere usato (se non per il tempo strettamente necessario a somministrare una terapia); ogni violazione di questa norma è solo un atto di violenza, è un MALTRATTAMENTO PERSEGUIBILE A NORMA DI LEGGE.
IL RICOVERATO VOLONTARIO PUÒ USCIRE QUANDO VUOLE
Chi è ricoverato in regime di ricovero volontario deve essere DIMESSO DAL REPARTO NON APPENA LO DESIDERA. I pazienti ‘volontari’ trattenuti forzatamente nel reparto sono vittime di SEQUESTRO DI PERSONA, reato duramente perseguibile a norma di legge
ATTENZIONE, per quanto sanciti dalle leggi questi diritti non sono quasi mai riconosciuti e mille difficoltà, mille ricatti si oppongono alla loro concreta realizzazione.

Video: Intervista shock dei pazienti – Parma abuso TSO

FonteMovimento Revolution


Trattamento sanitario obbligatorio per le neo-mamme

Non è il titolo di una nuova soap opera, ma è l’ennesimo tentativo di imbottire di psicofarmaci chi sta per avere o ha appena avuto un bambino, che a sua volta riceverà la sua dose tramite l’allattamento, due piccioni con una fava. Un’eventualità che potrebbe riguardarti se una nuova proposta pro farmaci venisse approvata.

DepressionePostPartum-300x225Questo è business, creato ad hoc tramite i media. Basta mettere nelle news tre o quattro casi di madri che gettano il loro figlio dalla finestra, mettere in moto una delle tante associazioni di categoria (lobby), quella dei ginecologi per esempio, che fa pressione sui politici presentando statistiche false (arrotondate con qualche zero in eccesso), ragioni costruite, sempre ad hoc, per cui è necessario riempire di farmaci le mamme, la cosa segue gli iter burocratici, magari con procedura di urgenza e alla fine il Ministro della Salute approva.

Fazio ci deve ancora dire come è andata a finire con i milioni di euro che ci ha fatto spendere per i vaccini per la pandemia della suina, vaccini che tuttora vengono refrigerati (a pagamento) in celle frigorifere in tutta Italia, per poi essere smaltiti come rifiuti speciali (a pagamento) alla data di scadenza, se non troviamo qualche paese africano che ce li compra a prezzo scontato, di modo che “quegli ignorantoni del terzo mondo” possano farci da discarica biologica a buon prezzo.
Il TSO “anti-infanticidio” è un grosso business al pari di quello delle vaccinazioni. Il mercato dei vaccini obbligatori riversa i suoi veleni su milioni di bambini, più e più volte con i richiami, e moltiplicato per euro o dollari rende felici gli azionisti delle multinazionali farmaceutiche.

Nel mondo l’obbligo vaccinale si sta estinguendo, in Italia siamo fra gli ultimi, probabilmente siamo più duri di comprendonio, o forse fra i nostri politici e le lobby ci sono interessi più consolidati che in altri paesi. Ci sono già alcune regioni che hanno tolto l’obbligo, quindi prima o poi le vaccinazioni diventeranno facoltative in tutta Italia. Le mamme, milioni di mamme costituiranno il nuovo mercato che si affiancherà a quello delle vaccinazioni, che comunque continuerà, perchè la disinformazione e il terrorismo vaccinale sono comunque difusi.

Il network farmaceutico ora cerca di dare inizio a un nuovo settore di mercato, quello delle mamme, imbottendole di psicofarmaci che hanno nella lista degli effetti collaterali la “possibile insorgenza di pensieri omicidi e suicidi” così anche chi non avrebbe mai di suo tali pensieri, dopo la somministrazione di psicofarmaci avrà un bel da fare a cercare di fermarli mentre gli girano per la testa lottando contro un forte impulso a tradurli in azione. Quelli che non sono riusciti a trattenersi, durante l’arresto, quando non hanno posto fine anche alla loro vita, dichiarano sempre che era più forte di loro, dovevano farlo, quei pensieri non li lasciavano in pace. Ed è la verità, ma nessuno indaga mai sugli psicofarmaci al punto da far pensare che vi siano disposizioni in tal senso.

C’è anche da dire che la causa del problema di una madre che cerca di sopprimere il suo bambino non è da ricercarsi propriamente nel fatto che abbia partorito, ma a problemi che la persona stessa ha già, a prescindere dal parto.

Alcune di quelle madri, prima ancora di partorire, erano in cura da uno psichiatra o da uno psicologo e quando parli di cura in questo contesto stai parlando di somministrazione di psicofarmaci. Psicofarmaci che fra gli effetti collaterali includono “probabile insorgenza di pensieri suicidi ed omicidi”. Quindi anche una madre che normalmente non farebbe mai nemmeno un graffio al suo bambino potrebbe trasformarsi in un’infanticida se si manifestassero quel genere di impulsi provocati da psicofarmaci che sta prendendo per “curare” per esempio una depressione preesistente al parto.

La cronaca è piena di stragi familiari, in passato ho cercato di raccogliere tutti i casi per farne un articolo, ma non ho continuato, faccio fatica a fare gli aggiornamenti, dovrei tenere un database solo per quello.

La maggior parte delle persone responsabili di quelle stragi prendeva psicofarmaci con i suddetti effetti collaterali. Ma uno psichiatra vi dirà che la persona aveva già quel genere di turbe e istinti omicidi prima ancora di prendere i farmaci, nonostante vi siano studi che confermano che sono i farmaci la causa. Quando poi chi ha commesso tali delitti viene condannato e finisce in un manicomio criminale, la “cura” continua. Con psicofarmaci ovviamente, il business continua.

Il TSO per la depressione post-partum si rivela un fattore che può creare il problema che cerca di ”curare”, sempre fra virgolette, perché i farmaci non hanno mai guarito alcunché.

Non c’è alcuna intenzione di prevenire, ma solo di vendere farmaci, la pagina più accessibile dei siti delle case farmaceutiche è quella delle statistiche dei milioni, anzi miliardi, di dollari/euro fatturati.

Le pressioni sono forti, alle obiezioni, come il fatto che non si può applicare la stessa legge usata per calmare un pazzo furioso con dei punturoni da lobotomia chimica, rispondono con la proposta di emendamenti alla legge 180 che la addolciscano per adattarla all’atmosfera dei nastrini rosa e azzurri.

Questo significa che un giorno si potrebbero aggiungere altri emendamenti alla legge 180 anche per risolvere, per esempio, il bullismo nelle scuole, o per dare un calmata alla folla che si presenterà agli sportelli delle banche per avere indietro i soldi che non ci saranno più, o qualsiasi altra situazione che questa società in declino sta generando.

Questo che stanno cercando di fare è qualcosa che porterà passo dopo passo, in modo molto soft, a una incredibile riduzione della libertà individuale. Di fatto è un attentato alla nostra libertà.

Il problema non è il parto, ma il fatto che gli esseri umani oggi vivono in una società in cui stili di vita insostenibili rendono instabili gli individui, senza meta e confusi dal mare di disinformazione in cui sono immersi.

La maggior parte delle persone non sa nemmeno perché si trova su questo pianeta e nemmeno se lo chiede, semplicemente vive spinta da stimoli che provengono da ogni parte senza valutare se seguirli sarà a proprio beneficio o meno. Questo porta le persone a vivere insoddisfatte e spesso depresse e in questo mondo grigio c’è posto anche per una madre che uccide il suo bambino. E le case farmaceutiche hanno un ruolo determinante nel creare questa situazione globale e lo fanno tramite l’establishment medico-farmaceutico.

Ci sono diversi siti finanziati dalle case farmaceutiche, diversi appartengono a delle onlus, che si propongono come consulenti per la sindrome post parto, sono “familiari”, non farti fregare, sono fatti per portarti ad imbottirti di psicofarmaci. Questo vale anche per chi ritiene di essere arrivato all’ultima spiaggia: gli psicofarmaci danno il colpo di grazia.

Il TSO toglie alla persona tutti i diritti. La proposta include un assistente che controlla 24 ore su 24 che la madre non faccia male al bambino e deve vivere fianco a fianco fino a completa guarigione dalla sindrome post-parto. Avrebbe poteri di signore-padrone.

I medici che hanno intrapreso strade differenti a quella della prescrizione di farmaci e che non hanno accettato compromessi con il giuramento di Ippocrate sono rari e vanno stimati e aiutati a portare avanti quella che per loro è una missione.

Adesso è tempo di mondiali di calcio. Una nuova macchina mastodontica è stata messa in moto. I media parlano di “importantissimo evento mondiale”. Dedicheranno moltissime risorse, tante come non è mai stato fatto in precedenza, tanti programmi, rubriche, sezioni dei tg, ecc. tutto per distrarre la nostra attenzione dai problemi che dovrebbero essere risolti.

farmaci-integratori-contro-colesteroloOccorre guardare ed ascoltare con un certo distacco, senza eccessivo coinvolgimento, quell’entusiasmo è artificialmente creato e impedisce di vedere la reale situazione in cui viviamo.

E’ pure possibile che a fine mondiali ci si renda conto che emendamenti e leggi scomode siano state approvate in tale periodo.

Non possiamo permettere che tali proposte passino, tantomeno emendamenti alla legge 180. Anzi la legge 180 dovrebbe essere abolita.

La legge 180 applicata alle madri, emendata o meno si presterebbe sempre ad abusi
E’ necessario avere un po’ di lungimiranza per capire l’intero disegno:

Le madri possono venire costrette a prendere farmaci o perdere i loro figli. Infatti potrebbero venire considerate come irresponsabili e quindi i loro figli portati via e affidati alle istituzioni. Non è difficile convincere una madre: “Ti conviene prendere le pillole, sai altrimenti se non vuoi curarti, come fai a seguire i bambini, poi gli assistenti sociali questo lo devono scrivere sul rapporto… se poi ti portano via il bambino…” Pensi che non ci siano persone che arriverebbero a dire queste cose a una madre? Allora non conosci il mondo.

Alcune donne con depressione non rispondono ai farmaci e molte risolvono quello stato ansioso semplicemente con l’assunzione di integratori, vitamine e minerali e parlando con persone amiche e di fiducia.

Depressione e ansia possono insorgere durante la gravidanza, causate dall’alterazione ormonale indotta da un’alimentazione con carne e prodotti animali provenienti da allevamenti intensivi. Non esiste antidepressivo, o qualsiasi farmaco, che sia stato dimostrato di uso sicuro per la donna in gravidanza. Molti farmaci mettono anche a rischio il sano sviluppo del feto

Negli Stati Uniti ci sono centinaia di cause legali in atto per danni e morte di neonati attribuibili all’impiego di psicofarmaci durante la gravidanza. In Italia, che io sappia, non ce ne sono, perché l’informazione viene tenuta nascosta e nessuno indaga in tal senso.

Mancano ricerche sulla sicurezza dei farmaci sul feto e sui bambini durante l’allattamento. Mentre è vero che è stato riscontrato che i bambini sono drogati dai farmaci assunti dalla madre.

Lo screening “preventivo” erroneamente scopre gravi malattie mentali inesistenti e madri sane vengono forzate a prendere farmaci che possono danneggiare anche i loro bambini.

Questa proposta è barbara, metterla in atto va considerato un crimine contro l’umanità.

Una scienza che pensa di risolvere problemi che turbano un individuo legandolo o praticandogli la lobotomia chimica non è di nessuna utilità.

Il trattamento sanitario obbligatorio per delle future e neo mamme se approvato creerà un ulteriore disastro degno della stupidità di chi mira al profitto indiscriminato. Significa psichiatrizzare l’uomo fin nel grembo materno facendogli assorbire gli psicofarmaci dati alla madre, e poi come neonato, tramite un latte con psicofarmaci. Ma qualche lobby legata all’industria alimentare proporrà di porre “obbligo del latte in polvere per madri in TSO”.

Ricorda che la maggior parte dei presidenti delle case farmaceutiche ha una vita longeva. Non prendono ciò che consigliano al resto del mondo, si nutrono di alimenti biologici e ricorrono alle cure alternative quando ne hanno bisogno.

Fonte


TSO ad una vecchietta di 90 anni perché sfama i piccioni

Il 23 gennaio nonna Elvezia è stata prelevata con la forza da un esercito di vigili urbani, vigili del fuoco e personale ospedaliero e rinchiusa per un trattamento sanitario obbligatorio in psichiatria. Scriviamo e protestiamo tutti/e per questa ennesima vergogna!
piccioni“Nonna Elvezia è stata portata via da un esercito di polizia municipale, vigili del fuoco e personaleospedaliero. Per lei un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), dichiarata incapace di intendere e di volere perché ha dedicato la sua intera vita a sfamare questi poveri animali, ultimi tra gli ultimi.
Dopo anni di braccio di ferro è stata sgomberata dalla sua abitazione, dove sfamava molti piccioni, ed è stata portata in una struttura, l’amministrazione ha totalmente ignorato le proposte che da mesi le associazioni animaliste hanno presentato, cioè di trovare una soluzione per permettere a nonna Elvezia di continuare a sfamare i piccioni, magari in un’area diversa venendo anche incontro al resto del quartiere. Il comune non ha voluto in alcun modo trattare e ha voluto fare la voce grossa contro una vecchietta indifesa che chiedeva solo di poter sfamare i suoi amici piccioni.
Inviate e-mail di protesta al comune di Savona per chiedere che venga immediatamente rilasciata Nonna Elvezia e che possa proseguire a curare i suoi piccioni. Chiediamo inoltre al comune cosa ne è stato di tutti i piccioni che vivevano a casa di Nonna Elvezia dopo che sono entrati i vigili.
Inviare mail a:
staff.sindaco@comune.savona.it, t3.liguria@rai.it, presidente.consiglio@comune.savona.it, gruppoconsiliare.partitodemocratico@comune.savona.it, listaberrutisindaco@comune.savona.it, udc.api@comune.savona.it,psi@comune.savona.it, rifondazione.comunista@comune.savona.it, movimento5stelle@comune.savona.it, vicepresidente.consiglio@comune.savona.it, leganordliguria@comune.savona.it, noipersavona.verdi@comune.savona.it

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Ovviamente, potete scrivere anche ad altri indirizzi e-mail.

Natale Adornetto

Fonte

 


Sui TSO e come difendersi

Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO)

Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è l’erede della coazione e della violenza che ha sempre contraddistinto la (incon)scienza psichiatrica dal suo sorgere.

tsoThomas Szasz lo definisce un crimine contro l’umanità. Di fatto la psichiatria ha sempre fondato la sua azione sull’uso della forza per piegare la resistenza di coloro che non si piegavano (e non si piegano) alle sue diagnosi e ai suoi (mal)trattamenti.

La legislazione italiana, che viene considerata come la più avanzata del mondo nel campo della difesa dei diritti degli utenti dei servizi psichiatrici, ha mantenuto, nello smantellare le strutture manicomiali, l’istituto e la logica che ne rappresentavano le fondamenta: il trattamento coatto.

Non tutti sanno che la pluridecorata “legge 180” in realtà si occupa di regolare le situazioni in cui e le procedure con cui gli psichiatri possono obbligarci a sottostare alle loro “diagnosi” e “terapie”. Aldifuori di queste situazioni, previste dalla legge, ogni azione contro la nostra volontà rappresenta una violazione dei nostri diritti e un comportamento rilevante dal punto di vista penale.

In questi ultimi anni sono nati in varie parti d’Italia gruppi di azione di tutela e di difesa dagli abusi psichiatrici (generalmente sedi di Telefono Viola) che cercano di fornire informazioni legali precise a coloro che sono minacciati dai servizi psichiatrici.

Scopo di questa sezione è fornire agli interessati informazioni e strumenti pratici di autotutela dai trattamenti psichiatrici coatti a partire dall’esperienza maturata dal movimento antipsichiatrico italiano.

Ulteriori contatti e approfondimenti possono essere richiesti contattando il nostro sportello di consulenza online.


TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO – Scheda informativa

COS’ E’ ricovero psichiatrico coatto (contro la nostra volontà)
CHI LO DISPONE il Sindaco del comune di residenza o presso cui ci si trova
CHI LO PROPONE un medico (non importa se psichiatra o meno, appartenente alla struttura pubblica o privato)
CHI LO CONVALIDA un medico operante nella struttura sanitaria pubblica (spesso l’Ufficiale Sanitario)
QUANDO PUO’ ESSERE FATTO quando i due medici di cui sopra dichiarano:

  • che la persona è affetta da alterazioni psichiche tali da doversi attivare urgenti interventi terapeutici;
  • che la stessa rifiuta tali interventi;
  • che non esistano alternative extraospedaliere al ricovero.
CHI VIGILA Il Giudice Tutelare competente nel territorio del Comune che ha disposto il TSO (generalmente operante presso le preture). A lui il Sindaco deve inviare, entro 48 ore dalla firma, il provvedimento corredato dalle certificazioni mediche. Il Giudice Tutelare assunte le informazioni del caso può convalidare o non convalidare il ricovero
DOVE PUO ESSERE EFFETTUATO IL RICOVERO solo presso i reparti psichiatrici istituiti presso gli ospedali civili
QUANTO DURA 7 (sette) giorni; rinnovabili con provvedimento del Sindaco su proposta del Primario del reparti psichiatrico
CHI VIGILA SUL RINNOVO DEL TSO il Giudice Tutelare. A lui Sindaco manda il provvedimento di proroga del TSO per la convalida
CHE DIRITTI ABBIAMO
  1. abbiamo diritto alla notifica del provvedimento di TSO. In assenza di questa notifica nessuno può obbligarci a seguirlo o ad assumere terapie (esclusi i casi di comportamenti penalmente rilevanti e i casi in cui si ravvisano gli estremi dello stato di necessità);
  2. abbiamo diritto di presentare ricorso avverso al TSO al Sindaco che lo ha disposto. Questo ricorso può essere proposto anche da chi ne ha interesse (familiari, amici, associazioni…). Per ridurre i tempi conviene inviarne copia al Giudice Tutelare, specie se il ricorso parte entro le prime 48 ore dal ricovero (quando presumibilmente lo stesso non ha ancora convalidato il provvedimento);
  3. abbiamo diritto di avanzare richiesta di revoca al Tribunale, chiedendo la sospensione immediata del TSO e delegando, se vogliamo, una persona di nostra fiducia a rappresentarci al processo;
  4. abbiamo diritto di scegliere, ove possibile, il reparto presso cui essere ricoverati;
  5. abbiamo diritto di conoscere le terapie che ci vengono somministrate e di poter scegliere fra una serie di alternative;
  6. abbiamo diritto di comunicare con chi riteniamo opportuno;
  7. abbiamo diritto di essere rispettati nella nostra dignità psichica e fisica. Anche se sottoposti a TSO nessuna contenzione fisica può esserci applicata, se non in via eccezionale e per il tempo strettamente necessario alla somministrazione della terapia. Gli atti di contenzione di natura punitiva sono reati penalmente perseguibili;
  8. abbiamo diritto di dettare nella nostra cartella clinica ogni informazione riguardante il nostro stato di salute e i trattamenti che riceviamo;
  9. abbiamo diritto di conoscere i nomi e la qualifica degli operatori del reparto (essi devono indossare cartellini di riconoscimento)

Cos’è il Trattamento Sanitario Obbligatoriotso1

Il T.S.O. (Trattamento Sanitario Obbligatorio) è un provvedimento emanato dal Sindaco che dispone che una persona sia sottoposta a cure psichiatriche contro la sua volontà, normalmente attraverso il ricovero presso i reparti di psichiatria degli ospedali generali (SPDC – Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura).

In alcune zone del nostro paese è uso consolidato attuare il TSO, oltre che nei reparti psichiatrici, anche presso il domicilio della persona. Ma in linea generale e nella stragrande maggioranza dei casi, il provvedimento di TSO si risolve nell’accompagnamento coatto, tramite i vigili urbani, presso i reparti psichiatrici.

La legge regola due istituti di coercizione: l’A.S.O. (accertamento sanitario obbligatorio) e il T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio).

Il Sindaco può emanare l’ordinanza di TSO nei confronti di un libero cittadino solo in presenza di due certificazioni mediche che attestino che: 1. la persona si trova in una situazione di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici; 2. gli interventi proposti vengono rifiutati; 3. non è possibile adottare tempestive misure extraospedaliere.

Le tre condizioni di cui sopra devono essere presenti contemporaneamente e devono essere certificate da un primo medico (che può essere il medico di famiglia, ma anche un qualsiasi esercente la professione medica) e convalidate da un secondo medico che deve appartenere alla struttura pubblica. La legge non prevede che i due medici debbano essere psichiatri.

Le certificazioni oltre a contenere l’attestazione delle condizioni che giustificano la proposta di TSO, devono essere motivate nella situazione concreta. In altre parole non dovrebbero essere ammesse certificazioni che si limitano alla mera enunciazione delle tre condizioni, né tantomeno prestampati. Così come non dovrebbero essere prese in considerazione certificazioni che si limitano alla sola indicazione della diagnosi. In realtà l’uso di prestampati è una prassi comune accettata dai sindaci e dai giudici tutelari che dovrebbero vigilare sul rispetto delle procedure e delle garanzie previste dalla legge. (Nella sezione sentenze trovate alcune decisioni della magistratura che ratificano l’obbligo di motivare i TSO in maniera sostanziale e non meramente formale).

Ricevute le certificazioni mediche, il sindaco ha 48 ore per disporre, tramite un’ordinanza, il trattamento sanitario obbligatorio facendo accompagnare la persona dai vigili urbani presso un reparto psichiatrico di diagnosi e cura (SPDC). In genere il reparto è scelto secondo la disponibilità dei posti, ma in teoria la legge fornisce il diritto alla persona di scegliere il reparto dove essere ricoverati. Va sottolineato comunque che il TSO può essere realizzato solo in questi reparti. Qualsiasi altro ricovero in una qualsiasi altra struttura psichiatrica o sociale, indipendentemente dalle modalità con cui avviene, è da considerarsi sempre ricovero volontario. Nessuno può essere trattenuto contro la sua volontà presso nessuna di queste strutture e, in SPDC, ciò è possibile solo in presenza di un provvedimento di TSO.

Un capitolo importante in questa fase, non ancora approfondito e affrontato dal movimento antipsichiatrico, è quello della notifica del TSO a chi vi è sottoposto. In altre parole, come fa un cittadino a difendersi legalmente rispetto ad un atto di cui non è a conoscenza? E ancora, come si fa a sapere quando si è obbligati alle cure e quando invece abbiamo ogni diritto legale di rifiutarle? In genere le persone si orientano a naso nelle situazioni. Se si è fuori, è la presenza dei vigili urbani che ci fa supporre di essere in TSO; se si è già ricoverati, volontari o meno, ci si fa capire subito che non abbiamo alcun diritto e dobbiamo sottostare alle cure senza avere possibilità di andarcene o di rifiutarle.

La notifica del provvedimento va richiesta nel momento in cui qualcuno ci impone di seguirlo, di assumere una terapia, di entrare in un reparto. In assenza di tale provvedimento, infatti, ogni azione di coazione nei nostri confronti può essere denunciata come reato penale. Restano fuori le situazioni in cui può essere invocato l’art. 56 del codice penale sullo stato di necessità (“non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé o d altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo). Negli altri casi possono ravvisarsi gli estremi di violenza privata, sequestro di persona…

Pur se la legge non dispone esplicitamente l’obbligo di tale notifica, lo stesso è connaturato alla natura stessa del provvedimento. Il TSO infatti è un provvedimento di limitazione della libertà personale (necessita infatti, come vedremo, della convalida dell’autorità giudiziaria) e ha la forma giuridica dell’ordinanza sindacale che, come sappiamo, acquista efficacia in ragione della notifica ai soggetti interessati (si pensi alle ordinanze di sgombero….). Ciononostante non ci risulta che tale obbligo venga soddisfatto da nessuno dei Sindaci italiani che emanano provvedimenti di TSO. Da qui la campagna del Comitato d’Iniziativa Antipsichiatrica che rivendica, fra gli altri, il diritto alla notifica del TSO a chi vi è sottoposto.

Una volta che il sindaco ha emanato il provvedimento di TSO, e esso ci è stato notificato, possiamo essere condotti presso uno dei reparti di psichiatria (SPDC – servizio psichiatrico diagnosi e cura) funzionanti presso gli ospedali generali. In nessun caso possiamo essere condotti contro la nostra volontà in altre strutture psichiatriche sia pubbliche che private (reparti universitari, comunità alloggio, Comunità etc.).

Il Sindaco ha l’obbligo di inviare il provvedimento di TSO al Giudice Tutelare (entro le 48 ore successive al ricovero) per la necessaria convalida. Il Giudice Tutelare, assunte le informazioni del caso, convalida il provvedimento entro le 48 ore successive. La mancata convalida da parte del Giudice Tutelare del provvedimento fa decadere automaticamente il TSO.

L’esperienza maturata negli anni ci dice che il Giudice Tutelare raramente esercita la sua funzione di controllo sui TSO. In genere si limita ad un controllo “formale”, verificando se la documentazione è completa e se sono stati rispettati i tempi di notifica del provvedimento etc. In realtà detto controllo potrebbe avere effetti più incisivi se i Giudici Tutelari esercitassero concretamente i loro poteri di convalida (vedi a proposito la sentenza del pretore di torino).

Una volta ricoverati in TSO presso il servizio psichiatrico i nostri diritti (primo fra tutti quello alla libertà di movimento e di scelta) vengono limitati e siamo obbligati a subire gli interventi degli operatori del reparto.Anche in questa situazione di coazione manteniamo una serie di diritti inalienabili.

  1. Possiamo fare ricorso al Sindaco contro il TSO. Questa possibilità, oltre che all’interessato, è allargata a “chiunque vi abbia interesse” (quindi anche amici, familiari, associazioni…). Il Sindaco deve rispondere entro 10 giorni. Fatto paradossale se si pensa che il TSO dura di norma 7 (sette) giorni, eventualmente prorogabili di 7 giorni in 7 giorni. Se presentiamo ricorso entro le 48 ore successive al ricovero, è conveniente mandarne copia al Giudice Tutelare per attivarne l’azione di controllo. In caso di risposta negativa, il ricoverato può presentare richiesta di revoca direttamente al Tribunale, chiedendo al contempo la sospensione immediata del TSO e delegando una persona di sua fiducia per rappresentarlo in giudizio davanti al Tribunale.
  2. Seppure non possiamo rifiutare le cure, abbiamo senzaltro diritto di essere informati sulle terapie che ci sono somministrate e di poter scegliere su un ventaglio di proposte diverse. In ogni caso, è conveniente, ove le terapie somministrateci ci risultino particolarmente invasive, presentare al responsabile del reparto una dichiarazione di diffida ai sanitari rispetto alla somministrazione di terapie che si ritengano lesive, chiedendo che venga inserita nella nostra cartella clinica.
  3. Anche se ci viene fatto credere il contrario, il TSO non giustifica la contenzione o la violenza fisica ai danni di chi vi è sottoposto. L’uso della forza deve essere sempre legato alle esigenze terapeutiche e non travalicare il rispetto della dignità e dell’integrità fisica della persona. Non è quindi legalmente ammissibile l’uso punitivo della contenzione, le violenze fisiche e verbali degli infermieri, l’essere legati per un periodo superiore a quello necessario alla somministrazione di una terapia… Queste situazioni vanno e possono essere denunciate alla magistratura.
  4. Abbiamo diritto di comunicare con chi riteniamo opportuno. In questo senso non è ammissibile una selezione da parte del personale dei soggetti autorizzati a entrare in contatto con noi. Ciò è molto importante perché gli operatori tendono a limitare l’accesso a coloro che possono darci una mano a praticare i nostri diritti. In questo senso è importante per coloro che sono a rischio di TSO rivolgersi alla sede di telefono viola più vicina e sottoscrivere la Procura contro i trattamenti psichiatrici coatti e l’elettroshock. La procura è un atto con il quale affermiamo le nostre volontà rispetto alle cure psichiatriche e diamo mandato ai soci del Telefono Viola di farle valere.

tso2Il TSO, come abbiamo detto, ha la durata di 7 giorni. Alla scadenza il responsabile del reparto deve comunicare al Sindaco se ritiene necessario prorogare il trattamento obbligatorio. In caso contrario la persona viene dimessa, oppure il suo ricovero viene trasformato in ‘volontario’.

La proroga del TSO avviene attraverso tutti i passaggi di cui abbiamo già parlato (ordinanza del sindaco, convalida del giudice tutelare). Anche nel caso di proroga, va richiesta la notifica per evitare di rimanere rinchiusi in reparto pur risultando formalmente volontari.

Aldilà di quello che ci lasciano a volte credere, nessuno ‘firma’ per la nostra scarcerazione, né è necessario che qualcuno ci accompagni o si prenda la ‘responsabilità’ per noi. Chi viene ricoverato (o si ricovera) in psichiatria non è una persona incapace e interdetta, per cui mantiene tutti i diritti e doveri di qualsiasi altro utente della struttura sanitaria. Una volta venuto meno il TSO, per scadenza dei termini, revoca o altro, possiamo chiedere di essere dimessi in ogni momento e tale richiesta non può essere disattesa senza integrare gli estremi di reato del sequestro di persona.

fonte: http://www.ecn.org/antipsichiatria