Uno tsunami. Il secondo nel giro di 1 mese. Con la Marina Militare al centro di un nuovo scandalo giudiziario. Cinque ufficiali e un sottoufficiale in carcere per concussione. In manette pure un dipendente civile del ministero della Difesa.
L’inchiesta della procura di Taranto descrive uno scenario inquietante. Con tangenti che per gli inquirenti arrivavano pure a Roma, direzione Stato Maggiore della Marina. “Il 10% su tutti gli appalti”. E il quadro è destinato ad aggravarsi. Ci sono altri indagati e nuove “catture” potrebbero scattare presto per molti appartenenti.
I pm raccontano di un sistema di corruzione “radicato” in quella che è la base aeronavale della nostra Marina. A svelare la presunta “organizzazione”, un imprenditore ribellatosi nel marzo scorso, che ha fatto arrestare in flagranza di reato un capitano di Fregata, Roberto La Gioia, mentre intascava una busta da 2.000 euro. Con i Carabinieri che sequestravano una pen drive e un appunto nella cassaforte dell’ufficiale che documentavano appalti, percentuali e spartizioni di mazzette. Decine e decine di migliaia di euro finite nelle tasche di diversi eccellenti. La Gioia ha ammesso che il suo predecessore gli fece le consegne. Tradotto, ereditò il “sistema”.
Manette e perquisizioni in tutta Italia, dunque: da Taranto a Napoli passando per Roma. Con molti imprenditori pugliesi che, secondo i pm, erano costretti a pagare fino al 10% del valore dell’appalto per ottenere non solo commesse, ma soprattutto i pagamenti, dalla forza armata.
Il giocattolo adesso s’è rotto e il gip Pompeo Carriere nell’ordinanza di custodia cautelare parla tra l’altro di “vero e proprio pizzo imposto in modo rigido e con brutale, sfacciata protervia”.
L’inchiesta, come già detto, rischia di allargarsi a macchia d’olio. E di coinvolgere altri pezzi da novanta della Marina Militare. E non solo…