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Poesia di Madda, detenuta alle Vallette

Riceviamo e diffondiamo

Scritto da Maddalena Rolle, detenuta presso il carcere di Lorusso Cotogno, ha 28 anni, residente a Rivara ma vissuta piu a Torino, Porta Palazzo sopratutto.

 

La mia realtà

 

Tristemente annoiati

Imprimiamo i nostri sentimenti sulla carta

Raggiriamo il tempo con qualche menzogna

Senza stimoli ci sentiamo travolti dall’amarezza,

vittime di noi stessi contempliamo il momento del nostro ritorno,

ogni secondo , di ogni giorno, in ogni singolo momento,

Annoiati dalla tranquillità, dal silenzio, dallo stesso panorama notte e giorno,

routines, abitudini scandite da orari precisi sconvolgono la vita di noi tutti.

Non penso ad altro che arrivi la sera per la quasi serenità interiore,

per nascondermi nel torpore della notte  e addolcire il dolore,

per addormentarmi chiudendo gli occhi  e riaprirli nella solita storia del “domani”,

sperando che prima o poi qualcosa cambi, vivendo nel tempo altri attimi, attimi migliori,

sorvolando la monotomia di queste prigioni,

costruendo la mia favola che si evolve dentro al mondo reale ,

sognando ad occhi aperti per non impazzire ,

vivendo il mio film entusiasmante con diversi attori,

ed ogni giorno la pellicola che scorre, lasciando spazio ad altri ruoli,

cortometraggi con scene che condizionano le mie azioni,

perche e’ il nostro cervello a poter viaggiare in posti lontani, a noi sconosciuti e delle volte remoti,

anche se soli, chiusi, in posti bui e si dipende dagli stessi panorami,

dove la dignità si affievolisce e piano piano senti che svanisce,

il tuo cervello comanda e viaggiando la ripristina dalla radice,

non combattendo una guerra di sangue, ma soltanto con la tua mente,

perche’, non esistono padroni ma solo noi stessi cercati d’esser burattinati dalle istituzioni.

 

ROLLE Maddalena.


Fuori tutti/e dalle galere

Diffondiamo da Rete Evasioni

cisonomomentiCi sono momenti in cui arriva il sole, attraversa le sbarre, filtra dal vetro, attraversa la bottiglia che hai sul tavolo, si allunga in stralci sul tavolo, ti scalda un po’ l’orecchio.

Ci sono momenti in cui di notte guardi il soffitto, ascolti il silenzio, senti il rumore del vuoto del corridoio, ascolti il sibilo di una porta chiusa.

Ci sono momenti in cui ti siedi a fumare una sigaretta all’aperto e guardi il cielo e pensi che se credessi in Dio lo ringrazieresti di poter godere di tanta bellezza anche da qui.

Ci sono momenti in cui cammini per i corridoi e pensi che non ti usciranno più dai polmoni.

Ci sono momenti, tanti momenti, in cui il tuo corpo è fermo e la tua mente ti sta immaginando mentre distruggi tutto quello che ti capita tra le mani.

Ci sono momenti in cui pagheresti oro per una bella birra fresca.

Ci sono momenti in cui ti arriva, da non sai bene dove, un odore di terra, di foglie, di autunno e ti ricordi.

Ci sono momenti in cui il sole del cielo d’autunno ti fa ripensare alle montagne e al fiato dei tuoi cani.

Ci sono momenti in cui finalmente tutte le parole vuote scompaiono, tutte le maschere cadono.

Ci sono momenti in cui cadono tutte quelle degli altri senza che loro lo sappiano.

Ci sono momenti in cui ti accorgi che questo posto ti ha cambiato e altri in cui pensi di essere sempre la stessa; e ti scopri  e ti riscopri.

Ci sono momenti in cui riconosci l’ora della giornata dal rumore che senti nei corridoi e ti accorgi che sta diventando normale.

Ci sono momenti in cui di notte ti svegli di soprassalto perché una luce ti spia il sonno.

Ci sono momenti in cui vedi una madre piangere perché non può fare la cosa più naturale su questa terra: stare con i suoi figli.

Ci sono momenti in cui piangi per il pianto di quella madre, per gli abbracci negati, per i rapporti mutilati, perché pensi che per tanto dolore nessuno pagherà mai.

Ci sono momenti in cui pensi che potresti guardare per ore il viso delle compagne  che sono con te, perché sai che è solo per quegli occhi che non hai mai avuto paura di questo inferno.

Ci sono momenti in cui pensi al dolore di chi viene a trovarti; alle loro facce che, tutte le volte che se ne vanno, sbigottite, dicono “la stiamo lasciando qui”.

Ci sono momenti in cui il sangue si gela al pensiero della libertà perché pensi che non potrai portare fuori con te le tue compagne.

Ci sono momenti, tanti momenti, in cui una risata irrompe come un tuono, come una cascata da un dirupo e si dipana fresca sulla pelle, sul viso, nella testa.

Ci sono momenti in cui vedi tornare il sorriso sul volto di una compagna e pensi di non voler altro dalla giornata.

Ci sono momenti in cui ti arriva la voce che qualcuno è uscito o evaso e le sbarre si incrinano e il sorriso è beffardo.

Ci sono momenti, tanti, costanti, ripetuti in cui pensi ad un cumulo di macerie, a chiavi spezzate, a divise bruciate e senti la freschezza dei piedi nudi sull’erba e il respiro è profondo.


LORO DECIDONO

Loro decidono a che ora dovete mangiare e cosa dovete mangiare.
Loro decidono a che ora dovete andare a letto, come dovete dormire, 
la testa rivolta verso lo spioncino e mai sotto il lenzuolo.
Altrimenti tirano colpi sulla porta.
Loro decidono a che ora dovete alzarvi.
Loro decidono in quale momento dovete fare l'aria. Il luogo, la 
gabbia che chiamano “passeggiata”.
Loro decidono a chi dovete scrivere, quello che dovete scrivere, 
il tempo di inoltro postale.
Loro decidono chi può vedervi ai colloqui, chi non ha il diritto 
di farvi visita.
Loro decidono che non dovete più avere una sessualità.
Loro decidono ciò che dovete leggere e ciò che non dovete leggere.
Loro decidono che il dentista può strappavi i denti, non curarli.
Loro decidono che possono somministrarvi dei neurolettici e 
spegnervi il cervello se non avete più la forza di sputare il il veleno.
Loro decidono che noi non dobbiamo più avere rapporti umani...

Roger Knobelspeiss, QHS

gabbia
Figlio di zingari sedentarizzati, Roger Knobelspeiss è nato in Normandia 
nel 1947.
Vive un'infanzia fatta di piccoli furti, con il fratello Jean, che verrà 
ucciso da un commerciante a cui stava rubando l'autoradio.
Nel 1972 è condannato a quindici anni di prigione per una rapina che ha 
sempre negato di aver commesso. In prigione conosce Jacques Mesrine. 
Graziato dal presidente della Repubblica Mitterrand nel 1981, è di nuovo 
arrestato e fatto prigioniero nel 1983, per una rapina che nega nuovamente 
di aver commesso e per la quale verrà assolto nel gennaio 1986.
Nell'aprile 1987 è arrestato in flagranza di reato nel corso di una rapina
alla Banca Popolare di Thuir nei Pirenei Orientali. Condannato il 17 
aprile dello stesso anno a sette anni di prigione dalla corte d'assise di 
Rouen per una sparatoria (Fusillade de la rue aux Saulniers) con dei 
poliziotti, viene trovato a Saint-Pierre-les-Elbeuf nella notte tra il 23 
e il 24 settembre 1982, è condannato di nuovo, il 27 ottobre 1989, a nove 
anni di isolamento dalla corte d'assise di Perpignan per la rapina di Thuir.
Viene liberato nell'agosto 1990 grazie a una riduzione di pena. Ha passato 
26 anni dietro le sbarre. Ribelle di sempre, era un uomo sempre arrabbiato. 
Negli anni 70 è stato al centro della lotta contro l'Alta Sicurezza. Il suo 
primo libro, QHS, testimonianza spietata sul regime di isolamento, rivela 
in lui un grande talento di scrittore.