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Carmelo Musumeci, una vita dietro le sbarre, lancia petizione contro l’ergastolo

cordatesaCarmelo Musumeci, ergastolano detenuto nel carcere di Padova, durante gli anni ha avuto modo di studiare ed ha iniziato a scrivere libri ed articoli, raccontando all’Italia la vita dei detenuti da dietro le sbarre. Di recente, ha lanciato una petizione contro l’ergastolo ostativo. A firmarla sono stati anche personaggi illustri, come Margherita Hack, la quale ha anche scritto la presentazione del suo libro “Zanna Blu”.
Secondo il principio su cui si basano le carceri, esse dovrebbero essere finalizzate alla rieducazione dell’individuo per il reinserimento nella società. L’ergastolo è dunque Continue reading


«No all’ergastolo», in carcere è sciopero della Messa di Pasqua

pasquaPADOVA. Uno «sciopero» della Messa di Pasqua in carcere. Un atto semplice ma forte, un appello che nasce dalla disperazione. È l’iniziativa lanciata da Carmelo Musumeci, detenuto del carcere Due Palazzi di Padova, per sostenere la campagna a favore di una proposta di legge di iniziativa popolare per l’abolizione dell’ergastolo. Campagna che ha raccolto numerose adesioni, soprattutto da personalità del mondo della cultura e della scienza. «Lo sciopero di Pasqua – scrive Musumeci in una lettera aperta a don Oreste Benzi (scomparso nel 2007) – perché per noi, almeno su questa terra, non ci sarà mai resurrezione».

Ecco per interno la lettera aperta di Carmelo Musumeci.

 

Lettera aperta a Don Oreste Benzi (in cielo dal 2007) , fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII

 

Don Oreste, nonostante le numerose iniziative, appelli, le lettere, le firme raccolte e le numerose adesioni di persone importanti, come Margherita Hack, Umberto Veronesi, Agnese Moro e Bianca Berlinguer, ma anche di tanti uomini e donne di Chiesa, contro l’esistenza in Italia della “Pena di Morte Viva”, l’ergastolo senza benefici, nulla è cambiato. E i buoni, nonostante che siano trascorsi dalle nostre condanne venti, trenta e più anni, non sono ancora sazi e continuano a torturarci l’anima, il cuore e la mente. In questi giorni mi sono domandato che altro possiamo fare per attirare l’attenzione, sensibilizzare l’opinione pubblica, per fare capire ai buoni che ricambiare male con altro male, (murare viva una persona senza neppure la compassione di ucciderla) fa sentire innocente qualsiasi criminale.

Don Oreste, ognuno combatte con le armi che ha ed ho pensato di proporre a tutti gli uomini ombra, sparsi nelle nostre Patrie Galere, lo sciopero della messa di Pasqua, perché per noi, almeno su questa terra, non ci sarà mai resurrezione. Che cosa abbiamo noi da spartire con questa festa? Tanto vale non festeggiarla, è una presa in giro per noi… Lo so, non sarai sicuramente d’accordo, non lo è neppure il mio compagno Ignazio che è di fronte alla mia cella, che non si perde mai una messa, ma che altro possiamo fare per tentare di cambiare il cuore della società civile, dei giudici, dei politici e degli uomini di chiesa, che spesso si occupano solo delle nostre anime e non dei nostri sogni e speranze?

Don Oreste, è da pazzi giudicare un uomo o una donna colpevole per il resto della sua vita e, a parte l’errore, è un orrore. Molti di noi sono diventati uomini nuovi, perché continuano a punirci? Che c’entriamo noi con quelli che eravamo prima?

Don Oreste, dall’ultima volta che ti ho visto nel carcere di Spoleto, quando ti schierasti dalla parte dei più cattivi (prima di te lo aveva fatto solo Gesù), mi manchi, ma perché te ne sei andato così presto in cielo? Potevi rimanere ancora un poco su questa terra per darci una mano ad abolire la “Pena di Morte Viva” in Italia. Ora ci sentiamo più soli. Diglielo tu a Dio, io non ho il coraggio (e poi sono anche ateo) che gli uomini ombra per Pasqua non andranno a messa.

Don Oreste, guarda cosa puoi fare da lassù perché stiamo invecchiando e non abbiamo più tempo. Siamo disperati, molti di noi (siamo già quasi in 300 che hanno aderito) a settembre sono pronti anche ad uno sciopero della fame: non ci resta che la nostra vita per cercare di ritornare nel mondo dei vivi e lotteremo con quella. Don Oreste, è dura vivere nell’ombra ed è per questo che gli uomini ombra non festeggeranno la Pasqua. Perdonaci almeno tu se puoi. Il mio cuore ti manda un abbraccio fra le sbarre.

Fonte


Una quaestio sulla pena dell’ergastolo

Sull’incostituzionalità del carcere a vita

images (9)SOMMARIO: 1. Il giudice che condanna all’ergastolo infligge una pena costituzionalmente legittima? – 2. Trama (costituzionale) e interpretazioni fuori copione. – 3. Ritornare a parlare di ergastolo. – 4. Ritornare davanti alla Corte costituzionale. – Allegato. Ipotesi di atto di promovimento alla Corte costituzionale: 1. Rilevanza processuale dellaquaestio. – 2. Impossibilità di un’interpretazione conforme a Costituzione. – 3. Riproponibilità della quaestio. – 4. Il mutato contesto costituzionale. – 5. Determinazione del petitum (dimensione statica e dimensione dinamica dell’ergastolo). – 6. Incostituzionale perché pena non rieducativa (in violazione dell’art. 27, comma 3, Cost.). – 7. Incostituzionale perché pena fissa e automatica (in violazione degli artt. 3, 25 comma 2, 27 commi 1 e 3, Cost.). – 8. Incostituzionale per disparità di trattamento tra ergastolani (in violazione dell’art. 3 Cost.). – 9. Incostituzionale perché contraria al senso di umanità (in violazione dell’art. 27, comma 3, Cost.). – 10. Incostituzionale come la pena di morte (violazione dell’art. 27, comma 4, Cost.). – 11. Incostituzionale per anacronismo legislativo. – 12. Dalla dimensione statica alla dimensione dinamica dell’ergastolo (profili d’inammissibilità processuale). – 13. Il postulato (non persuasivo) della giurisprudenza costituzionale. – 14. Incostituzionale perché giuridicamente resta una pena perpetua. – 15. Ancora sulla concreta perpetuità (alla luce del diritto vivente in tema di concessione della liberazione condizionale). – 16. Incostituzionale perché pena indeterminata (violazione degli artt. 3, 25 commi 2 e 3, Cost. e dell’art. 117, comma 1, Cost. in relazione all’art. 7 CEDU). – 17. Profilo sostitutivo della dichiarazione d’incostituzionalità e richiesta di annullamento consequenziale della pena dell’ergastolo con isolamento diurno.

[Andrea Pugiotto]

Per scaricare il documento andare al sito fonte


Italia: Stato canaglia

Ristretti Orizzonti, 6 febbraio 2013

Voglio dare voce a chi necessita di una voce. A chi non ha potere (Yuen Ying Chan Daily News reporter).

jailOrnella Favero, il direttore di Ristretti Orizzonti, oggi ha portato in redazione la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dell’8 gennaio 2013 (appena tradotta in italiano) che condanna lo Stato italiano per la violazione dell’articolo 3 della convenzione che stabilisce:
– Divieto della tortura. Nessuno può essere sottoposto a torture né a pene o trattamenti inumani o degradanti.
Ornella nelle riunioni in Redazione mi ricorda spesso:
– Non voglio fare un giornale di denuncia, voglio fare un giornale di informazione. Per cui cerco di capire come sono andate le cose e cerco di usare sempre toni sobri. Io credo che la verità si impone per la forza della sobrietà della notizia, non di quanto urli in più.
Ornella ha ragione, ma se lo dice la Corte europea che l’Italia è uno Stato canaglia, lo voglio dire anch’io, anche se sono stato un fuorilegge.
E lo voglio fare urlando dalle sbarre della mia finestra, affinché qualcuno aldilà del muro di cinta mi senta che nelle carceri italiane, spesso, il detenuto subisce un carico di sofferenza superiore a quella prevista dalla sentenza della sua condanna.
Subisce una sofferenza non solo fisica, ma soprattutto mentale perché il prigioniero italiano oltre a perdere la libertà, molte volte getta via dalle sbarre della sua finestra anche il suo cuore.
Spesso nelle nostre patrie galere il detenuto perde anche i propri pensieri perché ti spogliano della tua identità.
E per sopravvivere non ti rimane altro che esprimere la tua libertà e amore con la rabbia verso tutte le istituzioni colpevoli di averti fatto diventare un fantasma.
Per questo molti di noi a volte si dimenticano del male che hanno commesso e si ricordano solo del male che adesso ricevono.
Allora per questo grido che nelle nostre Patrie galere non esistono diritti all’integrità fisica, alla salute mentale, sessuale, familiare, diritti sociali, morali e culturali.
E se lo dice la Corte europea lo posso affermare anch’io che l’Italia è uno Stato canaglia e mi auguro che il resto d’Europa, in una guerra umanitaria, ci venga presto a bombardare di legalità.

 

Carmelo Musumeci
Redazione di Ristretti Orizzonti


Turchia: ergastolo per ‘terrorismo’ a sociologa Pinar Selek

ANKARA, 24 GEN – La nota sociologa turca in esilio in Francia Pinar Selek e’ stata condannata oggi all’ergastolo per ‘terrorismo” da un tribunale di Istanbul.

pinarLa sociologa e’ stata giudicata per la quarta volta per complicita’ in un’esplosione che fece sette morti nel 1988 nel Bazar delle Spezie di Istanbul, di cui e’ pero’ contestata la matrice terroristica. Era stata assolta nei tre precedenti giudizi.

Selek, che oggi vive a Strasburgo, non e’ rientrata in Turchia per il processo. La sentenza ha provocato reazioni di sgomento e di indignazione fra i suoi numerosi sostenitori presenti nell’aula. Ci sono state grida ”fascisti! fascisti!” da parte di alcune attiviste straniere. La decisione di sottoporla a un nuovo processo presa alla fine dell’anno scorso dalla Corte di cassazione aveva gia’ provocato forti polemiche in Turchia e nel mondo. Numerosi intellettuali e artisti turchi si sono mobilitati in sua difesa. L’attrice Deniz Turkali ha parlato di un ‘processo farsa’. Il sindaco di Strasburgo, il socialista Roland Ries, si e’ schierato a fianco della sociologa turca denunciando ”l’accanimento giudiziario di alcuni magistrati, per motivi politici”.

Selek, allora giovane sociologa di 28 anni nota per le sue ricerche sulla minoranza curda, era stata arrestata nel 1998 e accusata di complicita’ con i ribelli separatisti del Pkk sospettati di essere responsabili dell’esplosione del bazar delle Spezie. Una nuova perizia nel 2000 aveva pero’ concluso che l’esplosione era dovuta ad una fuga di gas. Sulla base di questa perizia Selek era stata precedentemente assolta.

Fonte:  ANSAmed