Monza – Celle piccole e sovraffollate, condizioni che violano i diritti dei carcerati e l’articolo 3 della convenzione europea sui diritti umani. La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per trattamento inumano e degradante di sette detenuti a Busto Arsizio e Piacenza, disponendo un risarcimento per totali 100mila euro e dando un anno di tempo per adeguarsi. La sentenza è «una mortificante conferma dell’incapacità a garantire i diritti elementari dei reclusi», ha commentato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Avvilita, ma non sorpresa» si è detta invece il ministro della Giustizia Severino. Sottolineando che sono urgenti «misure strutturali».
Lo stesso ministro ha recentemente avuto modo di analizzare la situzione del carcere di Monza, carente proprio dal punto di vista della struttura. Severino ha risposto a una interrogazione della senatrice monzese Anna Maria Mancuso disponendo un’indagine, conclusa a dicembre, che ha confermato le condizioni di difficoltà. Ma per ragioni economiche non possono essere erogati fondi ulteriori in questa fase di legislatura, rimandando un eventuale intervento al prossimo governo.
Mancuso aveva comunicato al ministro che «dal punto di vista abitativo la struttura risulta non essere idonea in quanto fatiscente a causa di consistenti infiltrazioni d’acqua, di muffe e macchie di umidità, pertanto senza i requisiti igienici necessari per essere abitata». Una condizione di difficoltà che ricade sui detenuti e su chi lavora in via Sanquirico. E che dovrebbe vedere l’intervento del ministero per prendere provvedimenti.