Il blitz? «Sì, lo rifarei». Cristian D’Alessandro, uno dei 30 attivisti di Greenpeace detenuto in Russia per il blitz a una piattaforma petrolifera di Gazprom, avrebbe risposto così ai cronisti che lo attendevano all’uscita dal carcere. «Sto assaporando la libertà», avrebbe detto al padre Aristide, raggiunto al telefono. Anche se non è ancora chiaro se per l’attivista«sarà possibile rimpatriare o dovrà rimanere Continue reading
Tag Archives: carceri russe
Pussy Riot Tolokonnikova in quarantena in carcere siberiano
L’amministrazione penitenziaria russa ha confermato stamattina che Nadia Tolokonnikova, componente della band Pussy Riot, si trova “in quarantena in un carcere del territorio di Krasnoyarsk, nel nord della Siberia”.
Lo ha reso noto il responsabile della Ong per i diritti umani della Russia, Vladimir Lukin, all’agenzia Interfax.
“Mi e’ stato detto Continue reading
Russia: perse le tracce della Pussy Riot Nadia Tolokonnikova
Da oltre 10 giorni si sono perse le tracce di Nadezhda Tolokonnikova, una delle tre cantanti del gruppo russo Pussy Ryot condannate a due anni di carcere per aver inscenato una protesta nella cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore di Mosca. Lo denuncia il marito della donna, Petr Verzilov, che dice di non avere più notizie di lei dallo scorso 21 ottobre, quando è stata trasferita dal carcere della Mordovia dov’era Continue reading
Greenpeace, attivista napoletano nei guai: «Reato di pirateria»
MOSCA – Aperta un’inchiesta per il reato di pirateria nei confronti dei trenta attivisti di Greenpeace fermati giovedì dalla guardia costiera russa dopo le proteste contro la piattaforma Prirazlomnaya di Gazprom.
FINO A 15 ANNI DI CARCERE Per questo tipo di reato la legge russa prevede fino a 15 anni di carcere. Tutti gli attivisti che hanno preso parte al raid – fa sapere il comitato investigativo russo che ha avviato l’inchiesta – saranno Continue reading
Pussy Riot, Nadezhda in sciopero della fame
Nadezhda Tolokonnikova, leader della punk band Pussy Riot, è stata trasferita oggi in una cella di sicurezza dopo che ieri, lunedì 23 settembre, aveva denunciato di aver ricevuto delle minacce di morte in carcere.
La notizia viene resa nota da Interfax, citando Ghennadi Morozov, presidente di una commissione sociale di supervisione. Morozov ha spiegato che non si tratta di una misura punitiva ma di una decisione Continue reading
Una truffa miliardaria nelle carceri russe
Truffe e varie operazioni fraudolente per oltre 10 miliardi di rubli (250 milioni di euro) sono state scoperte da un’inchiesta interna al Servizio penitenziario federale russo (Fcin in sigla). La notizia non rivela niente che ai cittadini russi non sia noto da sempre – la corruzione all’interno del mastodontico sistema penitenziario è una costante fin dai tempi di Pietro il Grande, e ovviamente anche da prima, salvo essere chiamata con altri nomi – ma fornisce alcuni interessanti flash sui nuovi modi in cui il sistema creato per punire i reati finisce per incoraggiarne altri ai massimi livelli.
La truffa più assurda, riportata dai media locali con gran rilievo, è quella che ha visto il Fcin ordinare e acquistare a caro prezzo – per una somma totale di oltre un miliardo di rubli, circa 25 milioni di euro – una grossa partita di braccialetti elettronici per la sorveglianza dei detenuti agli arresti domiciliari. Gli apparecchi, dall’aspetto simile a quello di semplici orologini digitali da polso, sono stati ordinati personalmente dall’ex capo del servizio penitenziario, Aleksandr Reimer, a una ditta praticamente sconosciuta, in quantità molto superiore alle necessità (la detenzione ai domiciliari non è una misura molto usata in Russia) e saltando ogni verifica sulla qualità del prodotto fornito. Il risultato è stato un “pacco” da commedia alla napoletana, visto che le decine di migliaia di braccialetti arrivati a destinazione si sono rivelati degli aggeggi del tutto inutili perché privi dell’elemento più importante (e pregiato), cioè il collegamento con uno dei sistemi satellitari di geolocalizzazione, il classico GPS o il più patriottico (tutto made in Russia) Glonass. In pratica erano davvero degli orologini di plastica da pochi centesimi.
A questa truffa vanno poi sommate decine e decine di altri casi più “classici”, fondamentalmente basati su estorsioni e bustarelle imposte dai responsabili del servizio penitenziario ai fornitori, su materiali non rispondenti ai capitolati d’acquisto e via dicendo; ed è chiaro che la somma totale di 10 miliardi di rubli, essendo frutto di un’inchiesta interna, è molto probabilmente assai inferiore alla realtà.
Come che sia, sembrerebbe che davvero il presidente Vladimir Putin stia cercando di ripulire almeno in parte le spaventose incrostazioni di corruzione e malaffare che appesantiscono in modo micidiale tutte le strutture amministrative. Il presidente ha indicato questa come una delle massime priorità del suo terzo mandato, ed effettivamente è ormai da diversi mesi che le notizie relative a inchieste e repulisti nei ministeri e nei servizi federali stanno occupando le prime pagine. Subito prima delle truffe nel servizio penitenziario erano state diffuse le notizie sull’ammontare dei danni provocati dalle malversazioni all’interno di uno dei sancta sanctorum del regime russo, il servizio di amministrazione e approvvigionamento della difesa (Oboronservis), in cui la sola vendita illegale di proprietà immobiliari del dipartimento ha portato oltre 13 miliardi di rubli di danni per l’erario – ed enormi guadagni illeciti nelle tasche di una serie di funzionari in divisa. Per lo scandalo Oboronservis sono finora finiti in carcere parecchi ufficiali d’alto grado, a partire dall’ex ministro della difesa Anatoly Serdyukov.
Resta tuttavia da capire se la pulizia che viene ora sbandierata su tutti i media sia effettivamente tale o se non sia condotta in modo da colpire soltanto alcuni casi indifendibili lasciando sostanzialmente inalterato il sistema che consente alla corruzione di proliferare. La Russia, ricordiamo, è agli ultimi posti in assoluto nella graduatoria mondiale sulla trasparenza e la corruzione nelle strutture amministrative pubbliche. In ogni caso, va comunque notato, il rilievo e lo spazio che queste vicende hanno sui media non potrà non avere effetti sull’opinione pubblica e sulla capacità stessa dei media di affrontare più in generale il tema della corruzione.