Guantanamo, sempre più detenuti in sciopero della fame: 92 su 166

Guantanamo___Close_Guantanamo_Now_Aumenta il numero di detenuti del carcere di Guantanamo in sciopero della fame. Secondo un portavoce del centro di detenzione, citato dall’Huffington Post, altri otto prigionieri avrebbero scelto di protestare: ora, in tutto, sarebbero 92 su 166 quelli in sciopero della fame; diciassette quelli nutriti a forza. Le autorità hanno rafforzato la presenza di personale medico nel centro di detenzione per affrontare la protesta.

I vertici militari hanno ammesso, nelle scorse settimane, che la frustrazione e la rabbia tra i detenuti è aumentata negli ultimi tempi, dopo la promessa mancata del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, di chiudere Guantanamo. Sono “devastati” per questo motivo, ha ammesso un generale, perché Obama “non ha detto nulla nel suo discorso inaugurale, non ha detto nulla nel discorso sullo stato dell’Unione, non ha detto proprio nulla sulla chiusura del carcere” ha sottolineato John Kelly, comandante dello U.S. Southern Command, responsabile delle attività militari statunitensi in Centro e Sud America. Inoltre, “non ha riassegnato l’incarico di inviato speciale per la chiusura del campo di detenzione (Daniel Fried ha ricevuto un altro incarico, lasciando scoperto il posto, ndr)”. Questo, agli occhi dei prigionieri – e non solo – dimostra che Obama ha ormai accantonato l’idea di chiudere la prigione, come invece promesso dopo il suo ingresso alla Casa Bianca.

Nonostante i tagli alla spesa, Washington non sembra intenzionata a risparmiare su Guantanamo, già considerata la prigione più cara (pro capite), con un budget operativo per il 2013 di circa 177 milioni di dollari; questo significa che i contribuenti statunitensi pagano più di un milione di dollari per ognuno dei 166 detenuti. Il progetto al vaglio del Pentagono prevede una spesa di quasi 200 milioni di dollari: 150 per la ristrutturazione e 50 per costruire un nuovo carcere per i detenuti più importanti, come Khalid Sheikh Mohammed, la mente degli attentati dell’11 settembre 2001.

Obama, creando il ruolo di inviato speciale per Guantanamo, nel 2009, si era posto l’obiettivo di chiudere la prigione – nata dopo l’11 settembre 2001 per detenere i presunti terroristi – come sancito dall’ordine esecutivo 13492, il quarto firmato dal suo insediamento alla Casa Bianca. Ma il rimpatrio o il trasferimento in altri Paesi dei detenuti, dopo le restrizioni imposte dal Congresso – firmate da Obama – è stato reso quasi impossibile, annullando di fatto le possibilità di chiudere la prigione: oltre a impedire il trasferimento dei detenuti negli Stati Uniti per i rischi alla sicurezza – nonostante il parere opposto di un’agenzia del Congresso – il Parlamento statunitense ha posto il veto anche su quello verso diversi Paesi “instabili”.

“L’unica ragione per cui sono ancora qui è che il presidente Obama si rifiuta di rimandare i detenuti in Yemen. Tutto questo non ha senso. Sono un essere umano, non un passaporto, e merito di essere trattato come qualsiasi altra persona” ha raccontato pochi giorni fa uno dei detenuti, Samir Naji al Hasan Moqbel, al New York Times. “Sono detenuto a Guantanamo da 11 anni e tre mesi. Non sono stato accusato di alcun crimine. Non ho subito un processo”.

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