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Afghanistan, In aumento le donne in carcere per “reati morali”

cordatesaKabul – Il numero delle donne detenute in Afghanistan per “reati morali”, come la fuga dai mariti violenti, è aumentato consistentemente. Lo ha denunciato Human Rights Watch, mettendo in forse la tesi che la condizione femminile nel Paese sia migliorata.
Il gruppo per la tutela dei diritti umani ha riferito che i dati del ministero degli Interni dimostrano che il numero delle donne e delle ragazze condannate per crimini morali nel Paese funestato dalla guerra è aumentato del 50 per cento nell’arco di diciotto mesi, passando da quattrocento a seicento. Secondo il rapporto di Human Rights Watch, la maggior parte delle seicento donne detenute in carcere sono vittime di aggressioni sessuali e violenze familiare, scappate dai loro aguzzini. “Quattro anni dopo l’adozione della legge sulla Continue reading

“Abbiamo torturato i detenuti”

In Afghanistan dopo la denuncia delle Nazioni Unite, le prime ammissioni. Ma non si prevedono cambiamenti reali

afghanistanUna commissione del governo afgano ha ammesso le torture subite da centinaia di detenuti, due settimane dopo l’inizio delle indagini seguite alla pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite. Un documento che svelava abusi dilaganti e sistematici.

TORTURE E AMMISSIONE – In una conferenza stampa a Kabul, la capitale dell’Afghanistan, è stato spiegato come l’inchiesta abbia confermato le accuse dell’Onu, così come spiega ilNew York Times. Quasi la metà dei 284 prigionieri – intervistati in tre  province del paese – erano stati torturati durante l’arresto o interrogatorio. Grazie all’inchiesta è stato possibile scoprire anche come diversi detenuti non abbiano avuto nemmeno accesso alla difesa legale. Eppure il governo ha cercato di minimizzare il caso:  Abdul Qadir Adalatkhwa ha osservato come, nonostante siano emerse verità imbarazzanti, non ci fosse alcuna prova sull’applicazione dell “tortura in modo sistematico”.

ABUSI E VIOLENZE – I risultati dell’inchiesta sono stati comunque il ​​primo riconoscimento formale, da parte dei funzionari afgani,delle violazioni dei diritti umani, Una scolta dopo le smentite iniziali, in occasione della pubblicazione del rapporto delle Nazioni Unite, rilasciato il 20 gennaio. In un comunicato, l’ufficio del presidente Hamid Karzai si è limitato a spiegare di aver ricevuto la relazione. Ma non ci sono state dichiarazioni ufficiali.

IL RAPPORTO DELL’ONU – Altro che esportazione della democrazia e dei diritti umani. Nel rapporto pubblicato dalle Nazioni Uniti venivano denunciate molestie sistematiche contro chi si trovava nelle carceri afghane. Su 635 prigionieri ascoltati dai responsabili dell’Onu (in 89 centri di polizia, esercito e servizi segreti) ben 326 avevano denunciato di aver subito violenze nel corso della prigionia. Numeri impressionati se si prendono in considerazione quelle commesse sui minori: la proporzione si innalza fino al 76%, con 80 adolescenti su 105 che hanno svelato ai funzionari delle Nazioni Unite di essere stati torturati. Quattordici i tipi differenti di molestie denunciati: dalla frusta agli elettroshock, senza dimenticare quelle di natura sessuale, praticate sui genitali. Nel rapporto si parlava anche della “presunta scomparsa” di 81 individui imprigionati a Kandahar, tra settembre 2011 e ottobre 2012. Fatti inquietanti, come aveva sottolineato Jan Kubis, il rappresentante speciale dell’Onu in Afghanistan, che aveva richiesto un immediato intervento del governo afghano per fermare le violenze. Le preoccupazioni sui casi di tortura hanno scatenato non poche proteste sulla consegna dei detenuti, da parte delle forze militari della Nato, alle autorità afghane. Un punto rivendicato dal governo Karzai. Eppure la Convenzione internazionale contro la tortura, che gli Stati Uniti hanno firmato, vieta il trasferimento di un detenuto “in un altro Stato, qualora vi siano serie ragioni per credere che ci sia il pericolo che possa essere sottoposto a tortura”. Nonostante l’ammissione della commissione afghana, in pochi credono inoltre che gli abusi nelle carceri afghane diminuiranno. Heather Barr, ricercatore in Afghanistan per Human Rights Watch. ha spiegato come il problema sia alla base: “Il sistema giudiziario afghano è impostato sulle confessioni: così è per ora improbabile che avvengano dei seri cambiamenti nel modo di operare”, ha concluso.

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