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Terni, apre il nuovo reparto e arrivano altri detenuti: il carcere rischia davvero il collasso

Il numero complessivo dei reclusi supererà le 400 unità, quasi il doppio della capienza considerata ottimale. E tra poco aprirà una nuova sezione di ‘alta sicurezza’

Death Penalty slideNuovi arrivi È iniziato, come previsto, il trasferimento nel carcere ternano di una cinquantina di detenuti, provenienti da altri istituti e che andranno ad occupare l’ormai famoso nuovo reparto. In attesa che arrivino anche altri detenuti, definiti pericolosi e per i quali verrà ampliata la sezione di alta sicurezza. Ma mentre il numero dei reclusi aumenta – proteste o no – quello del personale sembra essere destinato, quanto meno, a restare inalterato: «Rispettare gli impegni – commentano gli agenti – sembra non essere tra le priorità della direzione, visto che sono arrivati meno della metà dei colleghi previsti».

Detenuti Prima di questo ulteriore contingente di detenuti in arrivo, il carcere ternano ospitava già 360 detenuti – tra i quali ce ne sono diversi sottoposti al regime previsto dall’articolo 41bis e altri a quello di alta sicurezza, mentre una sezione protetta è riservata a transessuali e detenuti per reati sessuali – a fronte di una capienza ottimale che veniva stimata tra le 200 e le 250 unità. Di norma ogni cella ospita due detenuti, poco meno della metà dei quali, circa 150, sono stranieri. Non esiste una sezione femminile, in quanto a Terni, in caso di arresto, le donne restano al massimo per pochi giorni.

Personale Quello che effettivamente presta servizio, al netto dei distaccati in altre realtà e assenti a vario titolo è un personale composto da circa 170 unità. Tanto che nel nuovo padiglione, quello che si sta popolando in questi giorni – 16 celle con tre detenuti ciascuna – l’amministrazione pensa di attuare la cosiddetta ‘vigilanza dinamica’: «Un’unica pattuglia che effettua i normali giri di controllo e una serie di telecamere che fanno il resto. In teoria – dicono gli agenti di custodia – è tutto perfetto, ma nella pratica di tutti i giorni la cosa non è poi cosi semplice».

Tensione Tra i motivi di apprensione, per le persone che lavorano in carcere, c’è il crescente «aumento del numero delle aggressioni» nei loro confronti, ma anche il rischio di «inquinamento criminale del territorio ternano». Senza dimenticare che, in carcere, c’è anche chi decide di ammazzarsi e, una vigilanza ridotta, non permette di impedire che questo avvenga, come dimostra l’ultimo episodio: a gennaio un uomo di nazionalità marocchina, si è impiccato alle sbarre della cella. Lo hanno trovato quando ormai era troppo tardi.

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