Si chiamava Mohamed Abdi, aveva 38 anni, di origine somala. Era detenuto da circa un anno nella Casa Circondariale di Borgo San Nicola a Lecce per reati contro il patrimonio. Si è impiccato in una cella dell’Infermeria del Carcere. La salma è stata trasportata presso l’Ospedale “Vito Fazzi” e le Autorità Locali hanno avvisato il Consolato perché sembra che l’uomo non abbia parenti in Italia. “Anche se immediati, i soccorsi dei pochi Agenti lasciati nella programmazione dei servizio nella serata festiva di ieri, non sono serviti”, così ha dichiarato il Vice Segretario Nazionale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Agenti Polizia Penitenziaria) Domenico Mastrulli il quale sottolinea che “il carcere leccese è vessato da vari problemi, fra cui un sovraffollamento mai risolto”. Ieri nella struttura erano reclusi in 1.400. Mastrulli parla della carenza di uomini e donne nell’organico nei Reparti detentivi delle carceri e dei Nuclei traduzioni e piantonamenti che operano sotto scorta nell’accompagnamento dei detenuti nelle aule di Giustizia e per trasferimento di sede e per urgenti ricoveri esterni. Lecce – sottolinea il sindacato – ha “il primato delle ‘vittime’ le cui responsabilità o le colpe non devono e non possono ricercarsi sull’anello più debole del sistema penitenziario italiano, ma vanno ricercate nel fallimento di un sistema dove ministro e capo dipartimento poco fanno nonostante la drammaticità dei penitenziari e della situazione del personale di polizia dipendente”. Mastrulli aggiunge che l’Osapp è pronto “a dichiarare lo stato di agitazione, proteste su tutto il territorio con l’astensione dalla mensa di servizio” e si accinge a organizzare manifestazioni in strada “per attirare la sensibilità dell’opinione pubblica se non saranno da subito rafforzate gli organici nelle carceri togliendo il personale da compiti e servizi che poco ci appartengono in questo drammatico momento”. Tra questi, Mastrulli cita “esecuzione penale esterna”, vigilanza a procura della Repubblica, tribunali, e, in genere, edifici giudiziari, scorte a politici, magistrati e funzionari e incombenze varie negli uffici amministrativi.
Nel Carcere di Lecce, a fronte di una capienza regolamentare di 680 posti, sono rinchiuse in condizioni disumane ed illegali 1.400 persone detenute. Una situazione insostenibile, che vede il 90 per cento dei detenuti che assumono ansiolitici per tirare avanti. Vede le attività ricreative all’interno del carcere come una chimera per la stragrande maggioranza. Vede il campi da calcio inutilizzabili perché privi dei requisiti di sicurezza necessari. E se a tutto ciò si aggiunge che Borgo San Nicola è un carcere di recente costruzione (ha poco più di vent’anni), tutto suona come una beffa. Una beffa da cui scaturiscono le vicende che hanno portato il Magistrato di Sorveglianza a condannare lo Stato per aver ristretto un individuo in una cella di 3,39 metri quadri (compresi gli arredi), sistemandolo in un letto a castello che dista solo 50 centimetri dal soffitto.
Dal 1° Gennaio ad oggi sono già 2 i decessi avvenuti nelle sovraffollate ed illegali Carceri Italiane ed entrambi sono stati dei suicidi. Dal 2000 invece sono 2.089 i detenuti “morti di carcere” dei quali ben 753 si sono suicidati.
di Emilio Quintieri
Fonte: clandestinoweb.com