La traduzione di detenuti presso strutture sanitarie esterne comporta, secondo il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria, un grave rischio. Parte l’appello agli organi competenti
A seguito della sventata evasione di un detenuto che, all’interno del carcere di Lecce, avrebbe finto un malore per essere accompagnato presso una struttura sanitaria esterna, la Segreteria Nazionale del Sappe, sindacato autonomo Polizia Penitenziaria, scrive, tra gli altri, al Prefetto di Lecce e al Dirigente Asl Lecce, al fine di accendere i riflettori su casi simili.
Il Sappe denuncia da tempo l’aumento dei ricoveri e delle traduzioni dei detenuti presso i luoghi di cura esterni al carcere, come conseguenza del passaggio della sanità penitenziaria a quella pubblica. Secondo l’organizzazione sindacale, “l’aumento di traduzioni di detenuti verso le strutture sanitarie esterne ha inciso ed incide in maniera determinante sul lavoro del nucleo traduzioni e piantonamenti dell’ Istituto di Lecce a causa della grave carenza in organico del personale di Polizia Penitenziaria, considerato che nella stragrande maggioranza dei casi, le patologie di cui sono affetti i detenuti potrebbero essere curate anche all’interno del penitenziario leccese”.
Il problema sussisterebbe soprattutto nelle ore serali, quando condurre all’esterno detenuti anche pericolosi, “con un numero inadeguato di Poliziotti di scorta”, rappresenta una difficoltà non da poco. Anche i piantonamenti, per la maggior parte nelle corsie ospedaliere a stretto contatto con altri malati con un insufficiente numero di personale, determina una situazione per cui correre ai ripari. “Abbiamo chiesto in più occasioni – scrivono dal Sappe – uno sforzo da parte dell’Asl di Lecce affinché consentisse l’ingresso presso il locale Istituto Penitenziario di un numero maggiore di specialisti, al fine di ridurre al minimo il turismo carcerario permettendo così di utilizzare le risorse disponibili, nel controllo più adeguato dei detenuti malati”.
Altra questione importante sarebbe la fatiscenza di molti automezzi utilizzati per il trasporto dei detenuti. “Abbiamo notizia che alcuni automezzi che hanno superato diverse centinaia di migliaia di chilometri continuano incessantemente a circolare , considerata l’esiguità degli automezzi disponibili, come pure molti automezzi sono fermi poiché mancano i fondi per ripararli” denuncia Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe.
Fonte: leccenews.it