«La cella è inadeguata». Il giudice di sorveglianza accoglie il reclamo e dispone il trasferimento del detenuto. L’ordinanza è stata emessa il 12 maggio scorso dalla dottoressa Maria Gustapane e, inevitabilmente, è destinata a fare scuola. La situazione in cui versa il ricorrente, Franco De Riccardis, 64 anni, di Lizzanello, non è diversa, infatti, da quella in cui si trova la gran parte dei reclusi, e non solo nel carcere di Borgo San Nicola.
Alberto Fedele, dirigente della Asl di Lecce, incaricato dal giudice ad eseguire una perizia sulla cella che De Riccardis condivide con altri due detenuti, nell’informativa depositata il 10 maggio scorso, ha dichiarato che «la superficie pavimentata è di 10,17 metri quadrati; vi è sufficiente aeroilluminazione naturale; e vi è un servizio igienico di un metro quadrato».
Condizioni che, come rilevato dal perito, contrastano con quanto previsto dal decreto ministeriale del 5 luglio 1975, che indica i requisiti igienico sanitari dei locali destinati ad abitazioni private. Una normativa che prevede che gli ambienti di vita e di riposo per una persona non devono essere di superficie inferiore a 28 metri quadrati. Almeno14 ad individuo, se nella casa ci sono più persone. Per adeguarsi a questi standard, la cella di De Riccardis, per ospitare tre detenuti, dovrebbe essere di 42 metri quadrati. Norme dello stesso tenore, di natura regionale, regolano gli spazi nelle strutture collettive.
Per questo, il dirigente della Asl ha concluso ravvisando il «sovraffollamento dell’ambiente ove è ospitato il detenuto in parola». Le cifre fanno tremare le pareti dell’Istituto di pena. Adeguarsi ad esse appare pressoché impossibile.
«L’amministrazione penitenziaria è costretta ad eseguire l’ordinanza del magistrato di sorveglianza – ha sottolineato l’avvocato Alessandro Stomeo, che assiste De Riccardis – Anche perché una recente pronuncia della Corte Costituzionale, la 135 del 2013, si esprime in tal senso. La questione non era mai stata affrontata in questi termini. La decisione, per la prima volta, è stata assunta dal magistrato, a prescindere da quanto previsto da leggi, convenzioni e raccomandazioni di rilievo internazionale, sulla base della semplice normativa interna. Se si dovesse moltiplicare il numero dei reclami di questo tipo, si porrebbe il problema concreto del trasferimento di decine e decine di detenuti in celle idonee, di cui l’istituto di pena leccese, così come molti altri, non è dotato».
«Il problema si pone in maniera seria – ha commentato Antonio Fullone, il direttore del carcere leccese – anche se la situazione di sovraffollamento negli anni si sta ridimensionando. A Borgo San Nicola, attualmente, sono detenute circa 1200 persone, a fronte delle oltre 1300 del 2012 e delle 1500 del 2011. Per far fronte alla situazione, però, sarebbe necessario un intervento a livello nazionale».